Di seguito il testo della Dichiarazione della Lega Nazionale
per la Democrazia sulla validità delle sanzioni economiche. Il
testo fa una attenta analisi della irrilevanza delle sanzioni sulla
condizione sociale ed economica della Birmania e sui veri mali del
paese.
L'NLD indica altresì alcune condizioni fondamentali per la
eventuale modifica delle sanzioni e propone anche un" dialogo specifico
con USA, UE, Canada, Nuova
Zelanda e Australia, al fine di raggiungere un accordo, su quando,
come e in quali circostanze si potrebbero modificare le sanzioni,
nell'interesse della democrazia dei diritti umani e di un ambiente
economico integro.
Uno studio e un'analisi sugli impatti delle sanzioni,
da parte di un gruppo di esperti rispettati da tutti sarebbe utile a
questa discussione."
Cecilia Brighi
Dichiarazione dell’NLD sulle Sanzioni
8 febbraio 2011
National League for Democracy
97/B, West Shwegondine Road,
Bahan Township, Rangoon
Negli
ultimi mesi il tema delle sanzioni è apparso ripetutamente nelle
discussioni relative a quali politiche potrebbero maggiormente
incoraggiare un cambiamento positivo in Birmania.
Le attuali politiche e gli atti amministrativi sono volti a promuovere
una economia sana indipendentemente dalle sanzioni? Le affermazioni
secondo cui le sanzioni hanno peggiorato le condizioni di vita dei
Birmani sono giustificate, oppure tali accuse si basano su presupposti
politici?
Le
sanzioni, così come sono ora, potranno raggiungere gli obiettivi
desiderati? Ci sono segni tangibili di progresso nel processo di
democratizzazione?
Il
problema delle sanzioni va esaminato all'interno di un contesto più
vasto che comprende aspettative politiche e realtà economiche.
Fino
a che punto le sanzioni siano responsabili delle dure condizioni di
vita dei birmani è un tema che ha già fatto sorgere molte controversie.
Il Fondo Monetario Internazionale ha sottolineato come le cause
principali dei mali dell'economia siano le pessime politiche economiche e
le conseguenti performances, la cattiva gestione e un clima sfavorevole
agli investimenti. Il Fondo non ritiene che le sanzioni siano un
fattore significativo per quanto riguarda i problemi economici del
paese.
Si
potrebbe considerare a tal riguardo l’accusa, non suffragata da prove,
che lo sviluppo sia stato impedito a causa della riduzione dell’
assistenza allo sviluppo, provocata dalle sanzioni. Si deve notare che
la maggior parte degli aiuti ufficiali allo sviluppo verso la Birmania
furono interrotti solo dopo il 1988. Mentre, già nel dicembre 1987 la
Birmania era entrata nella lista dei Paesi meno sviluppati, nonostante
i 3.712 milioni di dollari ricevuti in aiuto tra il 1978 e il 1988.
Le
sanzioni hanno prodotto una limitazione del commercio estero, dannosa
per le condizioni sociali della Birmania? Il volume del commercio estero
birmano era di fatto cresciuto rapidamente sin dagli anni 90. Nell'anno
fiscale 2008/09, gli utili derivanti dalla vendita di gas naturale
hanno generato da soli circa il 35% delle entrate di tutte
l'esportazioni.
Le
esportazioni di gas naturale sono iniziate nel 1998 e hanno fatto
incassare 1.070 milioni di dollari nel 2005/06 e 2.380 nel 2008/09. Si
stima che per l'anno 2010/11 le esportazioni di gas possano raggiungere
4.000 milioni di dollari. Tali vendite di risorse naturali hanno fatto
crescere le entrate e rafforzato le risorse finanziarie.
Le riserve di
valuta estera sonno salite a 4.041 milioni di dollari nel 2008/09 e,
nonostante una crescente robustezza finanziaria, l'istruzione e la
sanità sono state trascurate e le condizioni di vita non sono
migliorate. Secondo il Rapporto UNDP sullo Sviluppo delle Risorse Umane
del 2010, la Birmania è scivolata dietro il Laos e la Cambogia ed ora è
collocata nei ranghi più bassi delle nazioni del Sudest Asiatico.
Se
osserviamo gli Investimenti Diretti Esteri (IDE), i capitali stranieri
si sono concentrati essenzialmente nei settori dell'estrazione delle
risorse naturali. Mentre gli IDE del 2008/09 totalizzavano 925 milioni
di dollari, gli investimenti esteri autorizzati salivano a 15.839
milioni di dollari, di cui il 62% nei settori del petrolio e gas
naturale. Il resto si è concentrato nella produzione di energia
idroelettrica nelle attività minerarie.
Gli
investimenti in altri settori sono stati insignificanti. Gli
investimenti produttivi sono stati ostacolati da un ambiente sfavorevole
alle imprese, che comprende la variabilità dei tassi di cambio, la
mancanza di responsabilità e la corruzione. Durante gli anni 90, sono
stati ritirati persino gli investimenti provenienti da altri paesi
asiatici, non vincolati dalle sanzioni.
Il
settore dell'abbigliamento birmano è stato quello maggiormente colpito
dalle sanzioni. Gli anni dal 1998 al 2001 sono stati gli anni del boom
per il settore dell'abbigliamento per la elevata domanda da parte dei
mercati americano ed europeo. Le entrate dalle esportazioni di questo
settore sono cadute per 400 milioni di dollari nel 2003 a causa delle
sanzioni americane. Di tutta quella perdita solo il 2,5% è relativo ai
salari dei lavoratori.
Il peso principale è ricaduto sui grandi
imprenditori e sulle classi privilegiate che stavano sfruttando il
paese e la forza lavoro. Quando le imprese del settore abbigliamento non
poterono più esportare direttamente verso i paesi destinatari dei loro
prodotti ma dovettero passare attraverso paesi terzi, i profitti birmani
caddero. Comunque nel
2008/2009 il settore abbigliamento si è ripreso, grazie al peso di nuovi
affari dalla Cina. Attualmente le entrate del settore abbigliamento
sono al terzo posto degli utili da esportazione.
La
popolazione delle campagne impegnata in agricoltura, che costituisce il
63% della popolazione totale, non è stata toccata dalle sanzioni.
Piuttosto i contadini hanno risentito della mancanza di libertà nella
produzione e nella vendita, delle vendite forzate di terreni agricoli e
delle politiche e pratiche che hanno prodotto in una massiccia riduzione
del prezzo di prodotti agricoli. Quindi gli stenti della grande
maggioranza dei birmani non sono dovuti alle sanzioni ma alle cattive
politiche del governo.
Potrebbe
essere il caso di menzionare a questo punto certe pratiche presenti nel
settore forestale. Alcune eccellenti leggi e regolamenti, promulgate
sin dai tempi in cui la Birmania era una colonia, relativamente alla
conservazione delle foreste rimangono ancora valide. Ma tali norme sono
state, costantemente ignorate e, per decenni, nelle foreste del paese vi
è stato un diboscamento illegale rampante specie nelle aree contigue ai
confini nazionali.
Foreste vergini, una volta intatte sono diventate
nudi tratti di terra, come conseguenza drammatica della complicità tra i
rapaci mercanti di legno dei paesi vicini e le corrotte autorità
locali. Da questo esempio si può vedere chiaramente che molto
dell'attuale squilibrio nello sviluppo economico della Birmania è
attribuibile alla assenza di gestione
sistemica delle risorse naturali. Le sanzioni non possono essere
accusate dello stato disastroso delle foreste della Birmania.
Le
critiche alle sanzioni, specie quelle economiche, servono talvolta a
distrarre l'attenzione dai problemi principali che piagano il paese. Le
accuse secondo cui le sanzioni economiche hanno impedito l'emergere di
una classe media, trascurano il fatto lampante che in Birmania non
esiste alcuna genuina economia di mercato. Lo sfacciato clientelismo è
il marchio dell'economia birmana e costituisce l'ostacolo principale
all'emergere di piccole e medie imprese.
Allo
stesso modo, le accuse secondo le quali sarebbero le sanzioni ad aver
allontanato la gente normale dal concetto di buona governance, ignorano
del tutto il rifiuto del regime militare di accettare qualsiasi
proposta riguardante quelle riforme che, in qualche modo, potrebbero
allentare la morsa assoluta del loro potere in tutte le sfere della
vita della nazione.
Si è asserito che le sanzioni hanno tenuto lontano l'alta tecnologia
occidentale, mentre la sola tecnologia accessibile, proveniente da paesi
che non eccessivamente preoccupati da considerazioni etiche, era di
qualità estremamente bassa. Questa affermazione equivale all'assoluzione
delle responsabilità del governo che dovrebbe assicurare che i
contratti con le imprese includano clausole a tutela degli interessi
della nazione e della gente.
Si
è inoltre detto che le sanzioni finanziarie sono inefficaci e
indirizzate male. In realtà solo ai membri della giunta militare e ai
loro associati viene negato l’accesso al sistema finanziario americano
e, dal momento che i cittadini birmano normali non hanno un conto
bancario, si può asserire che queste misure non colpiscono il pubblico
in genere. Le sanzioni finanziarie hanno anche impedito, benché in modo
imperfetto, il riciclaggio del denaro sporco e il trasferimento
all'estero degli utili derivanti dalle vendite di gas e di altre risorse
naturali.
Le
sanzioni mirate servono per segnalare che gli atti contrari alle norme
fondamentali della giustizia e dei diritti umani non possono essere
commesse impunemente persino da regimi autoritari.
Le
sanzioni furono imposte alla Birmania dagli USA, da paesi membri della
Comunità Europea, dal Canada, Nuova Zelanda e Australia con i seguenti
obiettivi:
- porre fine alle violazioni di diritti umani
- promuovere valori e comportamenti democratici
- scoraggiare il governo militare dall'opprimere la popolazione.
Le
assemblee legislative emerse dai risultati delle elezioni del 2010,
sono totalmente dominate, a tutti i livelli, nazionale e regionale, in
modo congiunto dal partito USDP, fondato dal SPDC (il vecchio Consiglio
per la Restaurazione dell'Ordine e della Legge dello Stato) e dai
rappresentanti dei militari non eletti, ma nominati dal comandante in
capo. I tentativi di indicare queste assemblee come il solo spazio
permesso per fare politica, riduce la democratizzazione in Birmania ad
una parodia. Lo specifico appello della Lega Nazionale per La Democrazia
(NLD) contro la cancellazione del partito è stato respinto dalla Corte
Suprema con una fretta inaccettabile e senza alcuna giustificazione
legale. Anche questo è indice della volontà di limitare al minimo le
attività politiche
nel paese.
Ora
più che mai c'è urgente bisogno di reclamare un processo politico
inclusivo. La partecipazione di un largo spettro di forze politiche è
essenziale al raggiungimento della riconciliazione nazionale in
Birmania.
Gli
sviluppi del processo di democratizzazione, fondati saldamente sulla
riconciliazione nazionale, e sul rilascio dei prigionieri politici,
devono essere alla base di ogni considerazione di modifica nella
politica delle sanzioni.
Le posizioni dell’NLD rispetto alle sanzioni possono essere riassunte come segue:
- Gli USA, i paesi membri della Unione Europea, Canada, Nuova Zelanda e
Australia hanno imposto le loro sanzioni alla Birmania al fine di
ottenere miglioramenti nella situazione dei diritti umani e di
promuovere i valori democratici
- Le sanzioni sono il risultato di decisioni adottate dai paesi
interessati, non il prodotto di richieste di partiti politici,
organizzazioni o cittadini birmani.
- Di recente, alcuni partiti politici, organizzazioni, individui e paesi
hanno chiesto la eliminazione delle sanzioni.La maggioranza di queste
richieste sembrano essere motivate da considerazioni politiche. Le
evidenze disponibili indicano che le condizioni economiche del paese
non sono state determinate dalle sanzioni in nessun livello degno di
nota.
- Dal momento che le cause principali all’origine delle sanzioni sono le
violazioni di diritti umani e la mancanza di comportamenti democratici,
è proprio con l'affrontare questi problemi che si può meglio
raggiungere la rimozione delle sanzioni. Il rilascio di tutti i prigionieri politici è la richiesta fondamentale.
- Perciò noi esortiamo il Governo birmano ad adottare in modo sollecito e costante, tutte le azioni necessarie.
- L’NLD ritiene che, nel frattempo, le condizioni di vita della gente
migliorerebbero, se le imprese che avessero già investito, o pensano di
investire, in Birmania osservassero le linee guida mirate alla
conservazione ambientale, alla protezione dei diritti dei lavoratori e
alla promozione della società civile.
- L’ NLD propone un confronto con gli USA, EU, Canada, Nuova Zelanda e
Australia, al fine di raggiungere un accordo, su quando, come e in
quali circostanze si potrebbero modificare le sanzioni, nell'interesse
della democrazia dei diritti umani e di un ambiente economico integro.
Uno studio e un'analisi sugli impatti delle sanzioni, da parte di un
gruppo di esperti rispettati da tutti sarebbe utile a questa
discussione.
- La comunità internazionale ha espresso da tempo il desiderio di vedere
la Birmania progredire sulla strada della democrazia e della prosperità
economica. Politiche appropriate, coordinate saggiamente e applicate in
modo coerente costituirebbero il percorso migliore per raggiungere
questo obiettivo.
(9 Febbraio 2011)