Ribelli nel Kokang annunciano un cessate il fuoco unilaterale.
dopo quattro mesi di conflitto armato ha lasciato sul campo morti e feriti

 ribelli che, per oltre quattro mesi, hanno combattuto l’esercito birmano nelle zone di confine con la Cina, hanno dichiarato un cessate il fuoco unilaterale.
Il conflitto ha lasciato sul terreno morti e ha minacciato la continuazione dei dialoghi di pace nazionali. I soldati dell’esercito birmano presidiano la città di Laukkai, della regione del Kokang, nel nord dello Stato Shan.  Gli scontri tra le truppe governative e i ribelli di etnica cinese sono scoppiati all’inizio di febbraio e hanno causato la fuga di decine di migliaia di persone, molte fuggite in Cina. L’aviazione birmana ha lanciato bombe sul territori cinese uccidendo molti cittadini e facendo infuriare Pechino che ha lanciato avvertimenti nei confronti dell’esercito birmano.

"Abbiamo deciso di interrompere i combattimenti unilateralmente questa mattina, ma conserveremo per autodifesa le armi. Se l’esercito ci attaccherà dovremo essere in grado di difenderci.”  Ha dichiarato, Htun Myat Linn, uno dei portavoce della Myanmar Nationalities Democratic Alliance Army (MNDAA), il gruppo maggiore di insurgenti della regione del Kokang di lingua cinese. Nel corso di questi 4 mesi sono morte tra le 80 e 90 persone e oltre 200 sono state ferite. Rimarremo sulle nostre posizioni anche se i combattimenti si sono fermati.

" i combattimenti sono andati avanti per quattro mesi e temiamo possano inficiare le elezioni generali” ha dichiarato Htun Myat Linn.  Il governo birmano vuole garantirsi, prima delle prossime elezioni, un cessate il fuoco vincolante con la miriade di gruppi etnici molti dei quali sono in lotta da decenni, Ai  ribelli Kokang  si sono aggiunti una serie di altri gruppi etnici insuregenti e il conflitto può minacciare la scommessa sulla pace. Il Kokang ha forti legami con la cina. Gli abitanti parlano cinese e lo yuan è la valuta corrente e decine di migliaia di persone hanno oltrepassato il confine per sfuggire ai combattimenti.