2/28/2016
Aumenta la produzione di oppio in Birmania

Aumenta la produzione di oppio in Birmania

dal 2006 la coltivazione di papavero da oppio in Birmania ha raggiunto livelli record e nel 2014 è raddoppiata. I tentativi di sradicamento di questa attività non hanno dato ai contadini l’opportunità di trovare forme di coltivazione alternative, ma hanno contribuito a creare una maggiore condizione di povertà. La povertà, i conflitti ed una sempre crescente richiesta di oppio in Cina sono tre dei principali fattori che impediscono di estirpare questa pratica nel paese. L’UNODC ha stimato che il 70% della produzione di eroina in Asia è alimentata dal mercato cinese, dove si sono registrati 1,5 milioni di casi di dipendenza da oppio e eroina, senza contare quelli non registrati.

Circa il 90% di questo oppio proviene dallo stato Shan che si trova in Birmania, scenario di continui conflitti fra i gruppi etnici armati e l’esercito governativo, che rende difficile lo sradicamento della coltivazione di oppio visto che gli eserciti di ciascun gruppo impone il pagamento delle tasse ai contadini, così che non vi sono incentivi alla eliminazione di questo commercio.

Secondo il Myanmar Opium Forum Farmers, “ La Grande maggioranza di produttori di oppio coltiva questa pianta per sopravvivere, in quanto povera”. Molti capi-villaggio intervistati dall’ UNODC hanno affermato che la principale ragione per cui coltivano oppio, è ottenere le risorse  per comprare il cibo. I rappresentanti del Forum hanno dichiarato, inoltre, che non smetteranno di coltivare oppio finché non avranno fonti di guadagno alternative. Nonostante la maggior parte dell’oppio vada a finire in Cina, la dipendenza è molto diffusa anche nei villaggi della Birmania, dove viene prodotto, causando gravi problemi tra la popolazione. In questo quadro, la Finlandia ha donato $3,3 milioni all’UNODC, da devolvere in tre anni, per aiutare gli agricoltori a convertire le loro coltivazioni d’oppio in piantagioni di caffè, in modo da favorire la riduzione dei problemi causati dalla produzione e dal consumo di questa sostanza.

L’UNODC negli ultimi sei anni ha già speso 6 milioni  di dollari per un programma di Sviluppo Alternativo a sostegno di alcuni dei 200.000 coltivatori di oppio della Birmania perché passino alla produzione di colture alternative. Questo fondo aggiuntivo contribuirà adesso a spingere gli agricoltori ad aderire al programma e a comprare prodotti come semi  di caffè e fertilizzanti. Secondo Troels Vester, country manager per l'UNODC in Birmania, "UNODC finora ha aiutato a creare una cooperativa di 800 agricoltori. Speriamo se ne aggiungeranno altri 1.000. Ora abbiamo bisogno di collegarli agli acquirenti di caffè in tutto il mondo ".

Tuttavia, non è facile per i contadini abbandonare un tipo di commercio ritenuto veloce e redditizio, nonostante la dipendenza che affligge i loro villaggi.

Lashi La, co-ordinatore del Myanmar Opium Farmers Forum ha dichiarato che sono necessari dialogo e collaborazione fra gli agricoltori e l’UNODC  per determinare i modi più efficaci per eliminare gradualmente l'oppio. Convincere i coltivatori a smettere sarà quindi difficile per via dei molti vantaggi che traggono da questa attività, come la poca manutenzione e i guadagni elevati.

Secondo Vester “Sarà possibile trasformare  tutte le aree di coltivazione di oppio in caffè? La risposta è si. Abbiamo calcolato che saranno necessari circa $150 milioni perché ciò avvenga. Una cifra relativamente piccola in rapporto a quelle spese negli altri paesi per lo stesso obbiettivo”.

Il problema è sicuramente complesso, ma una cosa è certa: finché proseguirà l’elevata coltivazione di oppio, proseguirà in egual modo la dipendenza da oppio e da eroina. Tuttavia, la coltivazione d’oppio è solo un tassello del puzzle. La lotta e la cura della tossicodipendenza sono ancora deboli e per questo bisogna fare progetti a lungo-termine. Se non si interverrà, non solo la Birmania, ma anche i paesi confinanti come Laos, Tailandia e Cina continueranno ad avere impatti negativi sul piano sociale causati dalla dipendenza. 



                                                                     



                                    
                                                                              
tradotto da GIUSEPPE DE GREGORIO