DICHIARAZIONE FINALE
- La quarta Conferenza sulla Birmania
della Confederazione Internazionale dei Sindacati, organizzata a
Katmandu dai tre affiliati CIS del Nepal nei giorni 3 e 4 aprile 2007,
ha visto la partecipazione di leader e rappresentanti del movimento
democratico birmano – tra cui la Federazione dei Sindacati birmani
(FTUB) affiliata alla CIS, la Federazione dei Sindacati Kawthoolei
(FTUK) ed il Governo di Coalizione Nazionale dell'Unione Birmana
(NCGUB) –, delle centrali sindacali nazionali affiliate alla CIS di 20
paesi dell'Asia del Pacifico, dell'Europa e del Nordamerica, come pure
delle Federazioni Sindacali Internazionali (GUF), dell’Organizzazione
Internazionale del Lavoro e di altri partecipanti.
- Nella Conferenza sulla Birmania sono
stati presentati rapporti dettagliati sull'attuale stato della
repressione nel paese, con particolare riferimento ai diritti del
lavoro e ai diritti sindacali. La Conferenza ha riscontrato come in
Birmania le condizioni permangano critiche, nonostante lunghi anni di
campagne ad opera della comunità internazionale, tra cui quella del
movimento sindacale, contro le violazioni diffuse e sistematiche dei
diritti umani.
- La Conferenza sulla Birmania esprime
grave preoccupazione nei confronti del mancato avvio da parte del
regime militare birmano di un dialogo efficace con la Lega Nazionale
per la Democrazia e con le organizzazioni dei gruppi etnici nazionali
per ripristinare la democrazia e la pace. La Conferenza sulla Birmania
respinge con forza il processo di "Convenzione Nazionale" avviato dal
regime ed esprime il proprio apprezzamento nei confronti dei processi
di consultazione del NCUB[1] per lo sviluppo di una bozza di costituzione democratica federale.
- La Conferenza sulla Birmania condanna
il perdurare della detenzione del Premio Nobel per la pace Daw Aung San
Suu Kyi, nonché la detenzione e gli abusi perpetrati ai danni di oltre
mille prigionieri politici, molti dei quali hanno perso la vita in
conseguenza dei maltrattamenti durante la detenzione.
- La Conferenza sulla Birmania condanna
la repressione dei diritti sindacali, ivi compreso il diniego della
libertà di associazione, sia a livello normativo, sia nella pratica,
nonostante la Birmania abbia ratificato la Convenzione n° 87. Gli
attivisti del lavoro, i componenti delle rispettive famiglie, amici e
conoscenti vengono costantemente arrestati, torturati e condannati a
pesanti pene detentive. Il regime militare ha tentato di etichettare la
FTUB come organizzazione terroristica, impedendo al suo Segretario
Generale, Maung Maung, di partecipare alla Conferenza Internazionale
del Lavoro e di recarsi all'estero.
- La Conferenza sulla Birmania condanna
il tentativo operato dal regime militare di istituire le Associazioni
dei Lavoratori di Myanmar, operanti sotto il suo controllo, oltre a
condannare i tentativi del regime volti ad ottenere il sostegno di
donatori ed organizzazioni internazionali in un quadro in cui viene
totalmente negata qualunque reale libertà di associazione.
- Le donne sono state oggetto di più
intensa repressione tramite politiche ed interventi del regime
militare; ad esempio sono state sottoposte al lavoro forzato e a
continui stupri e sono state utilizzate nelle aree di conflitto come
arma di guerra da parte dei militari; donne e bambine sono inoltre
state oggetto di traffici, tra l’altro per alimentare l'industria del
sesso.
- I lavoratori emigrati dalla Birmania
sono maggiormente esposti alle violazioni dei propri diritti
fondamentali. La Conferenza sulla Birmania esprime il proprio
apprezzamento nei confronti dell'opera delle organizzazioni sindacali e
di altre organizzazioni di alcuni paesi volta al miglioramento delle
condizioni dei lavoratori emigrati dalla Birmania e alla loro
protezione.
- Nonostante il regime abbia ratificato
la Convenzione n° 29 e malgrado l’impegno formalmente assunto nei
confronti dell'attuazione delle Raccomandazioni della Commissione di
Inchiesta dell’OIL in materia di sradicamento del lavoro forzato,
questa pratica permane sistematica e diffusa da parte sia dei militari,
sia delle autorità locali, essendo peraltro accompagnata da violazioni
di altri diritti fondamentali, tra cui reinsediamento forzato,
detenzione ed esecuzione arbitrarie, stupro, tortura e reclutamento
forzato di bambini soldato. La FTUB ed altre organizzazioni sindacali
continuano a presentare rapporti regolari, frequenti e dettagliati sul
lavoro forzato imposto dall'esercito alle popolazioni civili di tutto
il paese.
- A quanto sopra si aggiungono alcune
sconcertanti iniziative assunte dal governo, che comportano gravi
minacce alla sicurezza, all'integrità ecologica e alla sopravvivenza a
livello locale. Tra queste, possiamo citare la costruzione di dighe sul
fiume Salween, la distruzione ed il taglio illegale di foreste di teak,
la produzione ed il traffico di sostanze stupefacenti e la priorità
assegnata nel bilancio nazionale alle spese militari, oltre alla
mancanza di un sostegno alle necessità elementari del paese in materia
di sanità e di istruzione.
- La Conferenza sulla Birmania condanna
tutti gli investimenti diretti esteri, esprimendo particolare
preoccupazione nei confronti degli aumenti degli investimenti nei
settori del petrolio, del gas e minerario, dell'incremento delle
esportazioni illegali di legname e del dominio di tutte le attività
economiche significative del paese da parte di imprese controllate o
associate al regime militare e agli ex baroni della droga; la
preoccupazione riguarda inoltre il mancato sviluppo da parte dei
governi di sanzioni internazionali efficaci contro il regime, il
crescente sostegno economico e politico fornito al regime birmano dalla
Cina e da altri paesi vicini e la portata limitata della "Posizione
Comune" dell'Unione Europea, nonché le esclusioni che essa prevede.
- La Conferenza sulla Birmania riconosce
l'importante ruolo di leadership che potrebbe potenzialmente essere
svolto dall'India in qualità di superpotenza regionale e di più grande
democrazia al mondo per la promozione della causa della democrazia e
dei diritti sindacali in Birmania.
- La Conferenza sulla Birmania esprime
il proprio apprezzamento nei confronti degli sforzi compiuti dalle
varie commissioni sulla Birmania nei Parlamenti di tutto il mondo, con
particolare riferimento al lavoro svolto dalla Commissione
Interparlamentare dell’ASEAN su Myanmar (AIPMC) per la promozione del
progresso verso la democrazia in Birmania.
- Nonostante molti anni di attenzione e
le Risoluzioni approvate dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e
dalla precedente Commissione sui diritti umani, con le relative
richieste di riconciliazione nazionale, la situazione in Birmania
continua a costituire una grave minaccia per la pace e la stabilità
regionale ed internazionale. La Conferenza sulla Birmania accoglie con
favore il recente dibattito all'interno del Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite, pur deplorando la mancata adozione in ragione del
veto di Cina e Russia e dell'opposizione del Sudafrica, e sottolinea la
relazione del Relatore Speciale Paulo Sérgio Pinheiro al Consiglio dei
Diritti Umani dell’ONU sulla situazione dei diritti umani in Birmania,
nella quale si afferma: “Gravi violazioni dei diritti umani vengono
compiute da individui all'interno delle strutture del Consiglio di
Stato per la Pace e lo Sviluppo, che non solo vengono perpetrate
impunemente, ma che sono addirittura autorizzate dalla legge". La
relazione sottolinea come “i ripetuti abusi del sistema giuridico
neghino la certezza del diritto e rappresentino un forte ostacolo alla
garanzia di un esercizio efficace e significativo delle libertà
fondamentali dei cittadini".
- La Conferenza sulla Birmania riconosce
gli sforzi prodotti dall’OIL fin dal 1992, volti nello specifico a
costringere il regime militare ad adempiere ai propri obblighi e a
rispettare i diritti fondamentali del lavoro e le Convenzioni da esso
stesso ratificate. Nel giugno del 2000 la Conferenza Internazionale del
Lavoro ha adottato una Risoluzione che ha evidenziato il ricorso
sistematico e costante al lavoro forzato in Birmania. La Risoluzione
richiedeva ai Costituenti dell’OIL e ad altre organizzazioni
internazionali di valutare i rispettivi rapporti con la Birmania e di
cessare qualsivoglia rapporto che potesse comportare un effetto diretto
o indiretto di aiuto e di favoreggiamento del lavoro forzato. Alla luce
della mancata attuazione da parte del regime delle raccomandazioni
della Commissione di Inchiesta dell’OIL, la questione birmana è rimasta
all'ordine del giorno di tutte le sessioni del Consiglio di
Amministrazione e della Conferenza dell’OIL tramite una Sessione
Speciale del Comitato sull'applicazione delle norme. I termini della
Risoluzione del 2000 sono stati ulteriormente richiamati e rafforzati
dalla Conferenza OIL del 2006 tramite sedute specifiche della
Commissione di Selezione della Conferenza. È stato richiesto ai
Costituenti dell’OIL di relazionare sulle misure assunte ai sensi della
Risoluzione del 2000 e di avviare ulteriori misure adeguate, ivi
compreso nei confronti degli investimenti diretti esteri e dei rapporti
con le imprese birmane statali o di proprietà di militari.
- La Conferenza sulla Birmania ha
ricevuto rapporti dettagliati dal Direttore Esecutivo dell’OIL, Kari
Tapiola, e dal Funzionario di collegamento, Richard Horsey. La
Conferenza sulla Birmania sottolinea i dibattiti che si sono tenuti e
le conclusioni adottate nel corso della riunione del Consiglio di
Amministrazione dell’OIL del marzo 2007. Pur apprezzando il Protocollo
d’Intesa tra il regime militare birmano e l’OIL sottoscritto nel
febbraio del 2007, il quale istituisce un meccanismo di denunce per le
vittime del lavoro forzato attraverso il Funzionario di collegamento
con il regime militare, la Conferenza sulla Birmania ritiene che un
tale accordo non sia di per se stesso sufficiente a garantire che si
ponga fine al lavoro forzato, richiedendo quindi un più stretto
monitoraggio della conformità, un aumento delle risorse a disposizione
dell'ufficio OIL in Birmania e una costante pressione sul regime al
fine di garantire lo sradicamento del lavoro forzato.
- La Conferenza sulla Birmania sostiene
fortemente le decisioni del Consiglio di Amministrazione dell’OIL e le
Conclusioni della Commissione di Selezione della Conferenza
Internazionale del Lavoro del 2006 affinché venga sottoposta alla Corte
Internazionale di Giustizia la violazione della Convenzione sul lavoro
forzato 1930 (Convenzione OIL 29) da parte del regime militare birmano.
La Conferenza sulla Birmania richiede:
· Al regime militare birmano
di avviare un effettivo dialogo con la
Lega Nazionale per la Democrazia e con le organizzazioni che
rappresentano i gruppi etnici per il ripristino della democrazia e
della pace;
di dare attuazione alle Raccomandazioni
della Commissione di Inchiesta dell’OIL affinché si ponga
immediatamente fine al ricorso al lavoro forzato e si perseguano i
responsabili di questo crimine contro l'umanità.
· Alla CIS, agli affiliati e alle GUF, di collaborare per i seguenti obiettivi
dare attuazione e coordinare campagne sindacali internazionali per l'attuazione della presente dichiarazione;
fare ricorso a tutti i mezzi
disponibili per promuovere la consapevolezza sulla questione birmana, a
partire dai luoghi di lavoro fino al livello nazionale ed
internazionale;
istituire e promuovere un database CIS delle imprese che effettuano investimenti in Birmania;
avviare tutte le misure possibili per
persuadere le imprese operanti in Birmania a porre fine a qualunque
rapporto economico e commerciale e ad interrompere qualunque
investimento nel paese fino a quando non venga ripristinata la
democrazia e non venga sradicato il lavoro forzato;
avviare una campagna che abbia come
obiettivo le imprese multinazionali operanti con la Birmania e al suo
interno, con particolare riferimento alle grandi imprese del settore
del petrolio, del gas e minerario e ai progetti per la costruzione di
dighe e per investimenti in infrastrutture che comportano importanti
benefici economici per il regime, costituendo una fonte futura di
valuta estera;
sottolineare l'importanza della
campagna sulla questione birmana nell'ambito del programma del Comitato
sul capitale dei lavoratori della CIS in modo da esercitare pressioni
sulle imprese affinché cessino qualunque commercio ed investimento in
Birmania;
identificare le compagnie di
assicurazione che garantiscono la copertura di investimenti aziendali
in Birmania ed assumere tutte le possibili iniziative affinché vengano
persuase a interrompere la copertura assicurativa;
organizzare una Giornata di Azione
Internazionale sulla Birmania ed esaminare ulteriori iniziative
sindacali adeguate affinché venga esercitata una pressione efficace sul
regime militare birmano;
persuadere le organizzazioni
internazionali e regionali, ivi comprese le istituzioni finanziarie, ad
interrompere prestiti e qualunque altro progetto relativo alla
Birmania, ad eccezione di quei casi specificamente previsti per la
promozione dell'attuazione delle raccomandazioni dell’OIL e per la
lotta contro HIV/AIDS, malaria e tubercolosi;
intervenire tramite il Gruppo dei
lavoratori in modo da garantire che l’OIL sorvegli da vicino
l'attuazione piena ed efficace del Protocollo d’Intesa e affinché
sostenga attivamente il rafforzamento e l'adeguamento delle risorse
dell'ufficio OIL in Birmania;
adoperarsi affinché venga adottata una risoluzione sulla Birmania da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite;
fornire sostegno politico e finanziario
e solidarietà alla FTUB nelle sue attività di organizzazione e di
campagna, ivi comprese missioni sindacali di solidarietà nelle aree di
confine;
difendere la FTUB ed i suoi leader
contro le false accuse mosse dal regime militare, sostenendone gli
sforzi verso l'istituzione di organizzazioni sindacali libere ed
indipendenti in Birmania;
fornire la propria assistenza
nell'organizzazione e nel sostegno dei lavoratori emigrati e dei
profughi birmani in modo da garantire il rispetto e la protezione dei
rispettivi diritti secondo il diritto interno ed internazionale;
assicurare la partecipazione delle lavoratrici birmane alle varie attività educative e sindacali della CIS;
rafforzare la campagna per il rilascio
immediato e senza condizioni di Aung Sang Suu Kyi e di tutti gli altri
prigionieri politici, sottolineando il caso di attivisti sindacali, tra
cui Myo Aung Thant;
rafforzare il sostegno per il movimento
democratico birmano, ivi compresi NCGUB e NCUB, e per le varie
organizzazioni politiche e della società civile nei vari paesi;
collaborare con enti intergovernativi e
parlamentari per l'istituzione di commissioni parlamentari sulla
Birmania, istituendo prioritariamente tali commissioni nella regione
del sud dell'Asia (SAARC).
· All’OIL
Di concerto con i Costituenti, compiere
tutti i preparativi al fine di permettere al Consiglio di
Amministrazione, in mancanza di un progresso rapido e tangibile, di
richiedere immediatamente un parere consultivo alla Corte
Internazionale di Giustizia sulla base dell'accordo tra OIL ed ONU
sulle conseguenze ai sensi del diritto internazionale del persistere
del mancato adempimento da parte della Birmania ai propri obblighi di
cui alla Convenzione 29.
Istituire un sistema per il
monitoraggio e la rendicontazione regolare delle azioni assunte dai
Costituenti dell’OIL e dalle organizzazioni internazionali al fine di
conferire efficacia alla Risoluzione del 2000 e alle successive
decisioni del Consiglio di Amministrazione, incluse quelle relative
agli investimenti diretti esteri in tutte le forme.
Organizzare conferenze con la
partecipazione di diverse parti interessate (le cosiddette
Multi-stakeholder conferences) con l'obiettivo di promuovere uno
scambio di idee e di migliori pratiche per l'attuazione della
Risoluzione del 2000, in linea con le decisioni assunte nella sessione
del 2006 della Conferenza Internazionale sul Lavoro.
Esaminare tutte le possibilità per
perseguire presso la Corte Penale Internazionale i responsabili del
lavoro forzato e di altri crimini contro l'umanità in Birmania.
· Ai governi
Rifiutare il riconoscimento del
processo di “Convenzione Nazionale” e la costituzione illegittima
predisposta dal regime. La comunità internazionale deve piuttosto
garantire il proprio sostegno politico nei confronti degli sforzi del
movimento di opposizione democratica, che comprende il Governo in
esilio della NCGUB, FTUB, NCUB ed altre organizzazioni per la
promozione di una costituzione democratica federale, assistendo inoltre
il movimento sindacale e l'opposizione democratica della Birmania nel
proprio sforzo volto alla creazione delle condizioni per la democrazia,
sostenendo la cooperazione internazionale ed i progetti di capacity building.
Dare piena attuazione alla Risoluzione
OIL del giugno del 2000, istituire commissioni tripartite a livello
nazionale, monitorare l'applicazione della Risoluzione e presentare
all’OIL relazioni in materia su base regolare.
Rafforzare la pressione politica,
diplomatica ed economica, prevedendo anche l'applicazione di sanzioni
economiche efficaci contro il regime, con l'obiettivo di garantire il
rispetto dei diritti fondamentali e della democrazia.
Promuovere il dialogo tra enti governativi ed intergovernativi, tra cui EU[2], ASEAN[3], ASEM[4] e SAARC[5],
con l'obiettivo di spingere il regime militare ad avviare un efficace
dialogo politico che preveda vincoli temporali e la partecipazione di
tutte le parti interessate, ivi compresi i gruppi etnici e la Lega
Nazionale per la Democrazia come condizioni indispensabili per
l'istituzione di una vera e propria democrazia e dello stato di diritto.
Rafforzare la Posizione Comune
dell’UE, tra l'altro completando l'elenco dei settori commerciali e
delle imprese birmane relativamente ai quali sia in vigore un divieto
di scambi, aggiungendovi quelli che ancora non siano stati inclusi.
[1] National Council of the Union of Burma – Consiglio Nazionale dell’Unione Birmana.
[3] Association of South East Asian Nations – Associazione delle Nazioni dell'Asia Sud-Orientale
[4] Asia-European Meeting.
[5] South Asian Association for Regional Cooperation – Associazione per la cooperazione regionale dell'Asia del Sud.