Si comincia a confiscare la terra per l’oleodotto – Articolo di Khaing Su & Mungpi
Mizzima – I residenti della provincia di Kyuakphya, nello
Stato dell’Arakan, nella Birmania Occidentale, hanno riferito che le autorità
non hanno pagato alcuna compensazione, nonostante le assicurazioni in tal
senso, per i 150 acri di terra coltivabile sequestrati a Maggio.
Un
residente del villaggio di Malakyum ha detto a Mizzima che la terra è stata
sequestrata dalle autorità con la scusa del cantiere per il Terminal
petrolifero, con la promessa di ricevere sostanziosa compensazione.
"Si chiamano danni collaterali" - Vignetta di Harn Lay
(apparsa su
The Irrawaddy
il 4 Settembre 2009)
“Le autorità ci hanno fatto
firmare un accordo. L’accordo stabiliva nei dettagli le forme di compensazione
che avremmo ricevuto. Ma da quel momento non c’è stata traccia di nessuna forma
di compensazione” ha detto un altro abitante del posto a
Mizzima.
Secondo lo stesso abitante, le autorità
hanno cominciato a gettare le fondamenta del Terminal sui terreni in cui gli
abitanti del posto erano soliti coltivare il cocco.
“Per
alcuni di noi,
la terra significa tutto, dal momento che non c’è altra terra da
coltivare” ha continuato l’intervistato.
Mentre la gente del posto potrebbe
vedere la confisca della terra come un’altra pratica normale nella Birmania
comandata da un regime militare, la
China National Petroleum Corporation (CNPC)
il 3 Novembre ha annunciato di avere iniziato nell’area i lavori di costruzione
per l’oleodotto e il gasdotto.
Lo
Shwe Gas Movement, un gruppo di attivisti
che monitora le attività di esplorazione di gas e petrolio nello Stato dell’Arakan,
conferma che la CNPC è pronta a costruire un terminal per il gas e il petrolio
proprio nella provincia di Kyuakphyu.
La
progettata doppia pipeline (gas e petrolio) verrà connessa con i Terminal. Mentre il gasdotto trasporterà il Gas dal bacino Shwe, un’area
offshore di
fronte allo Stato dell’Arakan, l’oledotto trasporterà il petrolio che arriverà
dal Medio Oriente e dall’Africa verso la provincia cinese dello Yunnan.
“Molte persone
sono disperate per la loro terra confiscata ma altri sperano che l’energia
arrivi anche qui e ci porti l’elettricità”, ha detto a
Mizzima un funzionario
governativo.
Tuttavia, lo
Shwe Gas Movement ha dichiarato che la CNPC ha ottenuto i diritti esclusivi
per il gas prodotto dal bacino Shwe, rendendo di fatto vane le speranze degli
abitanti del posto.
Alla società che opera nel
bacino Shwe, partecipano le coreane
Daewoo e
Korea Gas Corporation (KOGAS), le
indiane
Oil and Natural Gas Corporation (ONGC) e
Gas Authority of India Limited
(GAIL) e la birmana
Myanmar Oil and Gas Enterprise (MOGE).
Ad oggi,
la provincia di Kyaukphyu riceve elettricità dalle 6 alle 9 di sera per sei
giorni consecutivi. Il settimo giorno niente fornitura.
Gli
attivisti dicono che i Terminal e le pipeline non aiuteranno gli abitanti del
posto, perché il regime ha accettato di vendere gas alla Cina per i prossimi 30
anni con un ritorno totale di
30 miliardi di dollari americani.
Wong
Aung, un membro dello
Shwe Gas Movement, ha detto: “Il progetto non beneficerà
in alcun modo la gente del posto, perché
non creerà posti di lavoro. Nonostante
vari abusi, le imprese tessili possono dare lavoro, ma un progetto energetico non
offre niente di tutto questo”
Wong Aung ha anche aggiunto che
la progettata pipeline, che si stima percorrerà 900 km dentro la Birmania,
porterà con sé numerose violazioni dei diritti umani.
“Ci
saranno ancora confische di terre, lavoro forzato, e molte altre gravi
violazioni dei diritti umani a mano a mano che la Giunta prepara il terreno per
la pipeline” ha aggiunto Wong Aung.
Prevedendo queste terribili violazioni, il gruppo di Wong Aung insieme a
parecchie altre organizzazioni ambientaliste ha inviato un appello a Hu Jintao,
Presidente cinese, per fermare il progetto.
(
Puoi leggere l'articolo in originale su Mizzima)
(10 Novembre 2009)