5/26/2009
La giunta militare respinge il pronunciamento ASEAN sul processo di Aung San Suu Kyi
Il processo contro la leader democratica Aung San Suu Kyi dominerà  l’incontro Asia-Europa (Asem) che si sta tenendo in questi giorni ad Hanoi e che vedrà presenti i ministri degli Esteri di 45 paesi – l’Unione Europea, l’Asean, la Cina, il Giappone, la Corea del Sud, l’India e il Pakistan.

Il Commissario UE per le Relazioni Esterne, Benita Ferrero-Waldner, ha auspicato che i Paesi asiatici si impegnino con la giunta militare in modo tale che le cose cambino presto ma è convinta che la soluzione della crisi venga dall'Asia.

Nel frattempo, la giunta respinge le accuse ricevute dall’ASEAN la settimana scorsa.

Sul tema proponiamo un lungo articolo tratto da Irrawaddy e tradotto in italiano.


IRRAWADDY – La giunta ha “respinto con durezza” (ndr “Strongly rejected”) il pronunciamento dell’Asean che condannava il processo della leader democratica Aung San Suu Kyi.            

Secondo i canali di informazione del governo, la giunta militare ha affermato che il pronunciamento Asean della settimana scorsa – che l’Unione Europea ha ieri definitivo “rimarchevole” – era sbagliato nei fatti e deviava dalle pratiche usuali dell’ASEAN.              

Il pronunciamento è stato fatto in nome dell’Asean dal Chairman dell’Organizzazione, il Ministro degli Esteri della Thailandia. “Tale pronunciamento fatto dal Chiarman dell’Asean – che non è rituale nelle pratiche dell’Asean, incorretto nei fatti e interferisce negli affari interni della Birmania (ndr Myanmar) – è respinto con durezza dalla Birmania (ndr Myanmar)” ha riferito il governo birmano.         

“E’ triste notare che il Chairman dell’Asean ha fallito nel preservare la dignità dell’Asean, la dignità della Birmania (ndr Myanmar) e la dignità della Thailandia” continua il comunicato del regime, che è stato anche pubblicato su giornali, televisioni e radio dello stato.         

Pressata da Stati Uniti e da Unione Europea, la Thailandia, attuale Chairman dell’Asean, ha emesso un comunicato in cui si diceva che con gli occhi della comunità internazionale sulla Birmania, “l’onore e la credibilità” del regime birmano erano “in gioco”.          

Nel Comunicato l'Asean riaffermava la disponibilità del gruppo regionale di contribuire in modo costruttivo al processo di riconciliazione nazionale e alla transizione pacifica verso la democrazia in Birmania, mentre chiedeva l’immediato rilascio di Aung San Suu Kyi.        

“L’Asean sta tentando piccoli passi per far smuovere la posizione della Birmania”, così riferisce Debbie Stothard, coordinatrice del gruppo di advocacy regionale Altsean-Burma. “L’Asean ha bisogno di essere più dura per superare le tattiche prepotenti della giunta militare birmana”.         

“I leader militari birmani sono la principale ragione per cui milioni di richiedenti asilo e migranti hanno lasciato la Birmania e hanno creato le condizioni per sostenere crimine transnazionale” ha detto “ La giunta ha creato la più seria crisi umanitaria nella storia e sta conducendo la guerra più lunga del mondo. La reazione difensiva della Birmana contro il comunicato Asean dovrebbe essere un buon segnale che l’Asean sia ora sul binario giusto”.      
Nel frattempo, i rappresentanti UE al meeting di Hanoi chiedono al regime di liberare Suu Kyi. Hanno fatto la richiesta all’inizio della due giorni di incontri nella capitale vietanamita con i rappresentanti di 45 paesi di Asia e Europa.     

Il Meeting Asia-Europa (Asem) a Hanoi è stato convocato per discutere modi per interrompere la recessione economica mondiale e per rafforzare la cooperazione economica.          

Ma ci si aspetta che tutto questo sia superato tanto dal processo contro Suu Kyi, quanto dai test nucleari nordcoreani di lunedì.      

All’incontro partecipano i Ministri degli Esteri dell’Unione Europea, i dieci paesi dell’Asean più Cina, India, Corea del Sud, Giappone, Mongolia e Pakistan.     

Parlando a Parigi prima dell’incontro Asean, Rama Yade, il Ministro francese per i diritti umani, ha detto a TV5 Monde in un intervista che ora è compito dei governi asiatici rafforzare le pressioni sulla Birmania.    

“E’ ovvio che la chiave è in Asia” ha detto Yade. Il Ministro francese ha descritto l’arresto di Suu Kyi come un “pretesto per gettarla in prigione e metter su un finto processo”. Yade ha avvertito: “Se noi la perdiamo, sarà sulla nostra coscienza”.    

In ogni caso, un incontro UE-Cina della scora settimana a Brussels non è riuscito a trovare un accordo su nuove possibili pressioni da adottare sul regime birmano per ristabilire la democrazia.    

Mentre la Thailandia – nonostante abbia emanato il comunicato – ha detto che l’Asean non cambierà la sua posizione di coinvolgimento della Birmania, la Cina ha rifiutato di partecipare. Il Primo Ministro cinese Wen Jiabao ha chiesto all’Unione Europea di “assicurare che le proprie relazioni bilaterali non saranno colpite in modo negativo da incidenti individuali” 

(Puoi leggere l'articolo in orginale su
http://www.irrawaddy.org/article.php?art_id=15727)