1/5/2017
Critiche all'interim report sullo Stato Rakhine presentato dal governo birmano

5 gennaio 2017
La Consigliere di Stato Daw Aung San Suu Kyi ha presentato un rapporto interinale sulla situazione dello Stato Rakhine.

Nel suo intervento la Leader birmana ha dichiarato che il Comitato centrale per lo sviluppo dello Stato Rakhine, nato alla fine di maggio dopo l’acuirsi ulteriore della situazione nello Stato Rakhine, ha sottolineato il livello di stabilità nel distretto di Maungtaw e nello Stato Rakhine, anche se si possono sempre verificare nuovi problemi che dovrebbero essere risolti nel modo corretto e  che le accuse dovrebbero essere confutate attraverso la verità.

In conclusione il Consigliere di Stato ha sottolineato l’urgenza di risolvere tali questioni con l’accountability.  Le prime conclusioni sulla repressione del terrorismo nello stato Rakhine non hanno prodotto un “genocidio” dei mussulmani Rohingya, ne abusi nei confronti delle popolazioni mussulmane. Secondo il rapporto "la popolazione bengalese che risiede nella regione di Maungtaw, il crescente numero di persone che frequentano le moschee Mawlawi (studenti islamici)  nella regione di Maungtaw, e gli edifici religiosi, sono la prova che non ci sono stati casi di genocidio e di persecuzione religiosa nella regione”.

"Non si è verificato alcun caso di malnutrizione nell’area anche per le condizioni positive  presenti nel settore della pesca e in quello agricolo della zona”

Ma le dichiarazioni della leader birmana sono state criticate da Phil Robertson, Vice direttore Asia di Human Right Watch, che ha dichiarato che il panel “assomiglia sempre di più ad un meccanismo governativo di lavaggio delle informazioni, cosa che noi temevamo”, tan il Vice Presidente del Panto più che il Vice presidente del panel è Myint Swe, ex generale dell’esercito birmano.

Anche altre organizzazioni per i diritti umani hanno dichiarato che il governo sta cercando di “coprire” gli abusi contro i civili dello Stato Rakhine, considerati una minoranza senza stato e migranti illegali  in Birmania.

"A giudicare da quanto è stato scritto, la commissione ha agito con l’obiettivo di giustificare quelle che chiama “ accuse esterne” invece di affrontarle seriamente” ha ribadito Robertson.

Gruppi di mussulmani hanno protestato  di fronte alla ambasciata del Myanmar a Bangkok contro  la repressione dei mussulmani Rohingya.

"L’esercito ha commesso crimini e la commissione sta cercando di coprirli, attraverso una vergognosa campagna di propaganda” ha dichiarato Matthew Smith, fondatore della associazione  Fortify Rights.

Le recenti violenze sono il risultato di un attacco avvenuto il 9 ottobre scorso, nei confronti di tre postazioni di sicurezza da parte di circa 250 uomini armati. Da allora alcuni rapporti denunciano la ripresa di azioni militari volti a cacciare i mussulmani etnici dallo Stato Rakhine. Il governo invece ribadisce di aver portato avanti operazioni di antiterrorismo nello stato e ha rifiutato le accuse di uccisione e abusi nei confronti di innocenti.  Aung San Suu Kyi ha sottolineato inoltre che gli aiuti umanitari nello Stato Rakhine dovrebbero essere rivolti ad entrambe le comunità, senza alcuna discriminazione. Questa dichiarazione è stata effettuata dopo che era girata la voce  che gli aiuti umanitari provenienti dalla Malesia sarebbero stati forniti direttamente ai mussulmani dello Stato Rakhine, secondo le indicazioni del Malaysian Consultative Council of Islamic. Il governo birmano ha sottolineato come le proposte di aiuti debbano essere inviate attraverso i canali diplomatici.