10/13/2011
il sindacato mondiale chiede al Consiglio di Amministrazione ILO di approvare l'istituzione di una Commissione di inchiesta sulla libertà di organizzazione sindacale

Commissione d’Inchiesta dell’ILO sulla Libertà sindacale in Birmania
Il momento è ora!

“Sarà il Ministro a rappresentare i lavoratori, per cui non c’è bisogno di un sindacato”, ha affermato un funzionario del Ministero del Lavoro. “Se si desse la possibilità di costituire un sindacato, questo potrebbe smantellare la stabilità del paese. Ecco perché non permetteremo mai la costituzione di un sindacato”[1]

In Birmania (Myanmar) la libertà sindacale viene da tempo negata per legge e nella pratica, nonostante da anni gli organi di controllo dell’ILO esprimano le proprie forti critiche in merito. La Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC-CIS) e la sua affiliata, Federation of Trade Unions – Burma (FTUB), fanno appello al Consiglio d’Amministrazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) affinché nel corso della sessione n° 312 del prossimo mese di novembre approvi l’istituzione di una Commissione d’Inchiesta ai sensi dell’Articolo 26 della Costituzione dell’ILO in ragione delle violazioni gravi e sistematiche della Convenzione sulla libertà sindacale e la protezione del diritto sindacale (n° 87 del 1948)[2]. Questo passo permetterà al Consiglio d’Amministrazione di esercitare un’ulteriore pressione nei confronti del governo birmano affinché avvii quelle riforme invocate da tempo.

La libertà sindacale negata per legge

Il Comitato di Esperti sull’applicazione delle convenzioni e delle raccomandazioni dell’ILO ha ripetutamente formulato critiche nei confronti “…del divieto di costituzione di sindacati e dell’assenza di qualsivoglia base giuridica per la libertà sindacale in Myanmar”.[3] Il Comitato dell’ILO sull’applicazione delle norme ha inoltre “deplorato il perdurare dell’assenza di un quadro normativo che preveda l’istituzione di organizzazioni sindacali libere e indipendenti”, oltre a “rammaricarsi dell’inesistenza di meccanismi nel paese che permettano la denuncia di gravi violazioni dei diritti sindacali”.[4]

Ai sensi della Costituzione del 2008, il Parlamento ha il potere di legiferare in merito alle “organizzazioni dei lavoratori”, mentre l’Articolo 354 permette ai cittadini “di costituire associazioni e organizzazioni”. Tuttavia tale diritto può essere esercitato esclusivamente “qualora non sia in contrasto con le leggi approvate per garantire la sicurezza dell’Unione, il prevalere della legge e dell’ordine, la tranquillità e la pace delle comunità, l’ordine pubblico e la moralità”. Inoltre anche un diritto già così limitato può essere sospeso indefinitamente in caso di dichiarazione dello stato di emergenza ai sensi dell’Articolo 379.

Le norme di legge riportate di seguito limitano ulteriormente il diritto alla libertà sindacale in Birmania; il Comitato di Esperti ha richiesto al governo birmano di abrogarle immediatamente.

·         Ordinanza n° 2/88: proibisce raduni, sfilate, marce o processioni da parte di gruppi di cinque o più soggetti, indipendentemente dal fatto che l’atto abbia o meno l’intenzione di creare disturbo o di commettere un crimine.

·         Ordinanza n° 6/88: stabilisce che “per potersi costituire le organizzazioni sono tenute a richiedere apposita autorizzazione al Ministro dell’interno e degli affari religiosi”, aggiungendo che chiunque venga ritenuto colpevole di essere membro di un’organizzazione, di favoreggiamento o di utilizzare materiali di organizzazioni non autorizzate è passibile di pena detentiva fino a tre anni.

·         Legge sulle associazioni illegali: stabilisce che chiunque sia membro di un’associazione illegale, o partecipi a riunioni di associazioni illegali, oppure contribuisca, riceva o richieda contributi per gli scopi di tali associazioni, oppure sostenga in qualsivoglia modalità le attività di tali associazioni è passibile di pena detentiva da un minimo di due a un massimo di tre anni, oltre ad essere assoggettabile a sanzione pecuniaria.

·         Dichiarazione n° 1/2006: definisce la Federation of Trade Unions of Burma (FTUB) quale “organizzazione terroristica”, pur trattandosi di un vero e proprio sindacato che opera attraverso mezzi non violenti.

Il Governo birmano ha recentemente presentato al Parlamento una “Legge sulle organizzazioni dei lavoratori”, la quale darebbe l’impressione di concedere ai lavoratori la libertà sindacale. La ITUC-CIS ritiene che questi sviluppi mirino a sviare le costanti critiche relative alle violazioni dei diritti umani e sindacali, piuttosto che a introdurre effettive riforme legislative in linea con la Convenzione 87 dell’ILO o a garantire l’effettiva introduzione di più ampi diritti sindacali. In effetti, i lavoratori sono stati completamente esclusi dal processo di redazione della legge che regolamenta la loro attività. Inoltre il processo ha visto solamente la partecipazione del governo e della Federazione delle Camere di commercio dell’Unione di Myanmar. La Legge sulle organizzazioni dei lavoratori è già stata oggetto di numerosi emendamenti in Parlamento, anche se non appare ancora chiaro quale sarà l’impatto di questi emendamenti sul diritto alla libertà sindacale e sul diritto di organizzarsi e di procedere alla contrattazione collettiva. Per quanto il Dipartimento sulle Norme del Lavoro dell’ILO abbia avuto la possibilità di esprimersi su una bozza precedente, non è assolutamente chiaro quale sarà la formulazione al termine della procedura parlamentare e in che misura questa si rivelerà conforme alle norme internazionali del lavoro.

Inoltre non è chiaro se le sopra citate norme già esistenti permarranno in vigore in seguito alla eventuale approvazione della nuova legge sindacale. Qualora così dovesse essere, la libertà sindacale risulterebbe fortemente limitata nel paese. Anche nel caso in cui tali norme dovessero essere abrogate, la Costituzione del 2008 rimane comunque in violazione della Convenzione 87. La nuova legge non può quindi essere contemporaneamente coerente con quanto stabilito nella costituzione e nella Convenzione 87.

La libertà sindacale negata nella pratica

I lavoratori impegnati in attività sindacali in Birmania sono stati arrestati, imprigionati, torturati, oppure sono “scomparsi” o sono stati uccisi, come ampiamente documentato dalla Confederazione Internazionale dei Sindacati nel suo Rapporto annuale e come dichiarato da numerosi organi di controllo dell’ILO, tra cui il Comitato di esperti sull’applicazione delle convenzioni e delle raccomandazioni[5], il Comitato sull’applicazione delle norme e il Comitato sulla libertà sindacale. Sono almeno 54 gli attivisti sindacali e del lavoro a tutt’oggi detenuti in Birmania. A titolo di esempio, il Comitato sulla libertà sindacale dell’ILO ha appreso che nel 2008 sei attivisti del lavoro - Thurein Aung, Wai Lin, Nyi Nyi Zaw, Kyaw Kyaw, Kyaw Win e Myo Min – sono stati condannati a lunghe pene detentive per avere organizzato le attività del 1 Maggio sui diritti dei lavoratori e per avere contattato la FTUB ricevendone assistenza finanziaria. Il Comitato ha concluso che: “è innegabile che le sei persone siano state punite per avere esercitato il proprio diritto fondamentale alla libertà sindacale e alla libertà di espressione. Il Comitato intende ribadire che la detenzione di sindacalisti per motivazioni collegate alle rispettive attività in difesa degli interessi dei lavoratori costituisce una grave interferenza sulle libertà civili in generale e sui diritti sindacali in particolare. Un movimento sindacale autenticamente libero e indipendente potrà svilupparsi solamente quando saranno rispettati i diritti umani fondamentali (si veda Digest, op. cit., par. 33 e 64)”[6]. I rapporti degli organi di controllo dell’ILO contengono ulteriori gravi esempi di rappresaglia brutale nei confronti dell’esercizio dei diritti sindacali.

La repressione prosegue a tutt’oggi. Nel 2011 migliaia di lavoratori sono scesi in sciopero in ragione della profonda disperazione causata da salari ridottissimi e condizioni di lavoro spaventose in stabilimenti tessili e calzaturieri, perlopiù localizzati a Rangoon o nelle immediate vicinanze. Tra gli scioperi citati nel rapporto vanno ricordati quelli presso gli stabilimenti dell’azienda tessile CGI nella Zona Industriale n° 2 della Township di South Dagon, lo stabilimento calzaturiero Taiyi nella Zona Industriale della Township di Hlaing Tharyar, l’azienda tessile Mya Fashion nella Zona Industriale 3 della Township di Hlaing Tharyar, l’impresa calzaturiera New Way nella Zona Industriale 4 della Township di Hlaing Tharyar e la PTK Company sita nella Zona delle Tre Pagode. La maggioranza dei lavoratori viene inoltre assunta a giornata, ciò che li priva di qualsivoglia stabilità occupazionale. In numerosi casi forze di polizia in tenuta antisommossa, furgoni per il trasporto dei detenuti e cisterne dei pompieri fanno la loro comparsa non appena lo sciopero comincia, nel tentativo di controllare e intimidire i lavoratori. In taluni casi viene intimato ai lavoratori di disperdersi immediatamente per evitare di essere oggetto di dure misure repressive da parte del governo centrale e/o della township.

Perché una commissione d’inchiesta ora

In mancanza di una rinnovata pressione, il governo della Birmania continuerà ad ignorare le critiche e le raccomandazioni dei meccanismi di supervisione dell’ILO, come peraltro fa da ormai venti anni. L’ultimo rapporto del Comitato di Esperti riflette questa esasperazione, ripetendo numerose raccomandazioni essenziali nei “termini più incisivi”[7]. Quale massima procedura investigativa dell’ILO, la Commissione d’Inchiesta potrebbe promuovere quelle riforme così necessarie a livello giuridico e nella pratica. In questo modo, la Commissione d’Inchiesta potrebbe aprire lo spazio necessario per il dibattito e la consultazione.

Tutte le norme di legge ratificate nel quadro della Costituzione del 2008 non possono in nessun modo essere pienamente conformi con la Convenzione 87. Come dichiarato dal Comitato di Esperti, “l’ampia clausola di esclusione contenuta nell’articolo 354 della Costituzione sottopone l’esercizio di questo diritto ‘alle leggi approvate a garanzia della sicurezza dello Stato, alla prevalenza della legge e dell’ordine, alla tranquillità e alla pace della comunità o all’ordine pubblico e alla morale’”. Sempre secondo il Comitato, “l’articolo 354 della Costituzione potrebbe promuovere ulteriori casi di violazione della libertà sindacale attraverso la legge o nella pratica”[8]. Una Commissione d’Inchiesta potrebbe identificare le ulteriori misure necessarie a rendere la costituzione e le norme sul lavoro in vigore nel paese conformi con le norme internazionali del lavoro, indipendentemente dalle attuali iniziative legislative del governo.

Più importante ancora, non vi è indicazione alcuna del fatto che il governo preveda di interrompere le persecuzioni a carico degli attivisti dei diritti del lavoro e dei sindacalisti, o di riconoscere la FTUB quale organizzazione sindacale legittima. Inoltre, appare chiaro che il governo impedirà la costituzione di qualsivoglia sindacato che non possa controllare, come peraltro già ampiamente dichiarato da funzionari del Ministero del Lavoro. La sola approvazione di una nuova norma di legge è insufficiente in mancanza di un’effettiva possibilità di costituire organizzazioni sindacali libere e indipendenti.

Una Commissione d’Inchiesta potrebbe produrre raccomandazioni da verificare attraverso un’assistenza tecnica intensificata da parte dell’ILO, oltre a permettere una costante rendicontazione al Consiglio di Amministrazione dell’ILO al fine di verificare i progressi compiuti nell’attuazione delle raccomandazioni stesse. Una Commissione d’Inchiesta agevolerebbe il processo di fornitura costante di assistenza tecnica da parte del personale dell’ILO, accompagnata da puntuali misure di verifica.

Stante la mancanza di libertà sindacale e di altri diritti fondamentali, la Commissione d’Inchiesta permetterebbe anche di creare un maggiore spazio per la libertà sindacale, allargandolo a livello sociale. L’inesistenza di diritti umani fondamentali e della stessa democrazia continua a costituire un ostacolo importante al pieno godimento della libertà sindacale da parte dei lavoratori; una Commissione potrebbe intervenire su temi che potrebbero andare a vantaggio di altri settori della società, rafforzando così il movimento verso l’apertura di un maggiore spazio democratico.

Riteniamo che una Commissione d’Inchiesta sulla Convenzione 87 non sminuirebbe in nulla l’importante lavoro sviluppato dalla Commissione d’Inchiesta sulla Convenzione 29. Al contrario, i temi della libertà sindacale e del lavoro forzato sono strettamente correlati e una Commissione d’Inchiesta sulla libertà sindacale completerebbe e rafforzerebbe quanto già fatto in materia di lavoro forzato.

Facciamo appello a tutti i governi affinché sostengano l’istituzione di una Commissione d’Inchiesta

In mancanza di un’ulteriore pressione energica e sostenuta risulterà pressoché impossibile introdurre significativi cambiamenti a livello normativo e nella pratica nel contesto birmano. Come indicato in precedenza, la ITUC-CIS nutre gravi preoccupazioni sulla compatibilità di qualsivoglia nuova legge sindacale con le norme internazionali del lavoro. Inoltre il governo e la comunità imprenditoriale hanno indicato chiaramente la propria opposizione alla costituzione di organizzazioni sindacali indipendenti. Senza una Commissione d’Inchiesta appare fortemente probabile che le eventuali strutture sindacali create ai sensi delle nuove norme di legge, se e quando verranno approvate, non sarebbero comunque indipendenti. L’esito più probabile è che gli eventuali sindacati costituiti opererebbero sotto il controllo dello Stato, impedendo così di fatto la possibilità di aprire vertenze del lavoro che potrebbero migliorare la vita dei lavoratori. Si tratta di un esito del tutto inaccettabile.

La ITUC-CIS e le organizzazioni affiliate fanno appello ai governi affinché sostengano i lavoratori della Birmania nella rivendicazione del proprio diritto fondamentale alla libertà sindacale. Un tale risultato potrà essere raggiunto solamente se verranno prontamente approvate nuove norme di legge in linea con le norme internazionali del lavoro, con particolare riferimento alla Convenzione 87, e se sarà possibile procedere alla costituzione di organizzazioni sindacali autentiche che possano operare senza interferenze da parte del governo. È necessario procedere subito alla costituzione di una Commissione d’Inchiesta al fine di garantire che queste necessità essenziali non permangano mere aspirazioni, ma si traducano in realtà.



[1] La Camera di Commercio birmana minaccia misure repressive nei confronti delle imprese a salario più alto, The Irrawaddy, 7 giugno 2011, disponibile in linea al sito http://www.irrawaddy.org/article.php?art_id=21445.

[2] Il 17 giugno 2010 alcuni delegati dei lavoratori alla Conferenza Internazionale del Lavoro hanno presentato una denuncia ai sensi dell’Articolo 26 della Costituzione dell’ILO in ragione della mancata osservanza della Convenzione sulla libertà di associazione e la protezione del diritto sindacale (Convenzione 87 del 1948), quale prodromo alla possibile costituzione di una Commissione d’Inchiesta. La decisione sulla questione è stata rinviata in modo da permettere al governo birmano di rispondere alla denuncia, ciò che è avvenuto nel marzo del 2011. La questione è attualmente al vaglio del Consiglio d’Amministrazione.

[3] Si veda il Rapporto del Comitato di esperti sull’applicazione delle convenzioni e delle raccomandazioni dell’ILO (2011), Rapporto III (Parte 1A) pagina 120, disponibile in linea all’indirizzo http://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/@ed_norm/@relconf/documents/ meetingdocument/wcms_151556.pdf

[4] Si veda il Rapporto del Comitato sull’applicazione delle norme dell’ILO (2011) (Parte II/31) alla pagina 18, disponibile all’indirizzo http://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/@ed_norm/@relconf/documents/meetingdocument/wcms_157818.pdf.

[5] Op. cit. fn. 3 alle pagine 118-119.

[6] Comitato sulla libertà sindacale dell’ILO, Denuncia contro il Governo di Myanmar presentata dalla Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC-CIS), Rapporto N° 349, Caso n° 2591, par. 1089.

[7] Si veda a pagina 120.

[8] Si veda il Rapporto del Comitato di esperti sull’applicazione delle convenzioni e delle raccomandazioni dell’ILO, (2010), Rapporto III (Parte 1A) pagina 178, disponibile all’indirizzo http://www.ilo.org/public/libdoc/ilo/P/09661/09661%282010-99-1A%29.pdf.