Una elezione politica importante per il futuro del paese, ma sotto la sfida del COVID 19 e della cancellazione del voto in alcune zone di conflitto del paese.
Elezioni Scottanti in Birmania/Myanmar
Le elezioni politiche confermate per il giorno 8 Novembre prossimo, si terranno nel mezzo della pandemia che non ha certo risparmiato il paese delle pagode. In quella data verrà eletto il parlamento nazionale, quelli delle regioni e degli Stati e le istituzioni a livello locale. Come è noto il 25 % dei seggi a tutti i livelli è detenuto dai militari che nomineranno in modo autonomi i loro rappresentanti.
L’8 novembre dovrebbero andare a votare oltre 37.000.000 milioni di cittadini, 5 milioni dei quali voteranno per la prima volta. Mentre i partiti di opposizione hanno chiesto di rinviare le elezioni a causa del COVID 19 che ha ridotto drasticamente gli spazi per una campagna elettorale a livello locale e potrebbe mettere a rischio coloro che andranno a votare. Certo la pandemia dovuta al Covid19 rischia di avere un impatto fortemente negativo sulla partecipazione al voto e sui risultati. Secondo le norme per la sicurezza sono vietati assembramenti di oltre 30 persone e la campagna elettorale è sempre più difficile soprattutto nelle aree di conflitto, dove è oscurata internet da mesi e dove è impossibile organizzare qualsiasi iniziativa. Altra preoccupazione è data dal fatto che il Comitato per la risposta all’emergenza Covid19 è formato dal 50 % di civili e il restante 50% da militari.
l’NLD e la Commissione elettorale, hanno ribadito l’impegno a mantenere la data dell’8 novembre, garantendo che si metteranno in atto tutte le misure atte a rendere sicuri i seggi elettorali, si è impegnata ad aumentare drasticamente il numero dei seggi elettorali per evitare file e assembramenti e a fornire ai funzionari i mezzi individuali di protezione e garantendo a coloro che hanno più di 60 anni di poter votare in anticipo nelle loro case, anche se questa scelta mette a rischio la segretezza del voto. A causa del Covid la campagna elettorale ha subito forti restrizioni, che hanno colpito soprattutto i piccoli partiti, con meno mezzi per promuovere iniziative online anche se più del 50 % dei birmani possiede uno smartphone e oltre il 34% ha una connessione internet.
La Commissione Europea ha inviato una missione di esperti che ha analizzato il sistema elettorale, la Commissione elettorale, il quadro legale, l’ambiente dei media in generale e dei social media. Ma non sembra ci siano state reazioni al fatto che la Commissione Elettorale ha vietato al più grande gruppo di monitoraggio elettorale del paese, l'Alleanza Popolare Per Le Elezioni Credibili, di monitorare il voto per "aver ricevuto assistenza da organizzazioni internazionali, senza essere ufficialmente registrata”.
Per ridurre il rischio di COVID-19, la Commissione Elettorale dell'Unione (UEC) ha aperto seggi elettorali anticipati a livello nazionale per gli elettori più anziani, più vulnerabili al COVID-19 e che potranno votare in anticipo fino al 5 novembre. Per coloro che non possono recarsi ai seggi elettorali a causa delle condizioni di salute, sono disponibili urne mobili. Il Myanmar ha 5,1 milioni di persone che hanno 60 anni e oltre, quasi il 10% della popolazione, secondo un sondaggio del 2019. Potranno votare in anticipo anche le persone nei centri di quarantena, quelle bloccate a causa di limitazioni di viaggio, i dipendenti pubblici che devono svolgere le loro funzioni al di fuori dei loro collegi elettorali, i candidati alle elezioni ei loro rappresentanti. Anche la consigliera di stato Aung San Suu Kyi, il presidente U Win Myint, l'ex generale ed ex portavoce del parlamento U Shwe Mann, che ha fondato l'Union Betterment Party, per partecipare alle elezioni dell'8 novembre, hanno votato in anticipo a Naypyitaw .
Novantatré sono i partiti politici, (60 partiti etnici) che hanno presentato loro liste con 7.000 candidati per circa 1.171 seggi sia per le istituzioni nazionali che locali. Con l’obiettivo di riuscire a cambiare le scelte del parlamento e del governo (il Ministro del lavoro è oggi un ex militare del partito di opposizione USDP) sui temi connessi alle condizioni di lavoro, ai diritti e alla protezione sociale, la Confederazione sindacale CTUM ha promosso la formazione di una coalizione elettorale, composta da sindacati, associazioni, attivisti della società civile, giuristi del lavoro, rappresentanti dei contadini e ha lanciato la candidatura di 11 rappresentanti indipendenti (di cui 9 sindacalisti della CTUM) alle elezioni politiche. I candidati si presenteranno in 11 collegi caratterizzati da una forte presenza di lavoratori e lavoratrici immigrate, e si candideranno al Parlamento nazionale e a quello della Regione di Yangon. Non vi è alcuna intenzione di costituire un partito del lavoro, ma di influenzare i lavori parlamentari. “vogliamo portare in parlamento la voce dei contadini e dei lavoratori” ha dichiarato il Presidente del CTUM. Allo stesso modo alcuni partiti etnici hanno formato delle coalizioni all’interno dei singoli stati per evitare la frammentazione e l’impossibilità sia di ottenere seggi in parlamento che di fare un governo di coalizione.
Molte sono le critiche sollevate dalle organizzazioni per i diritti umani a partire da Human Rights Watch:
"Per il Myanmar queste seconde elezioni multipartitiche rappresentano una pietra miliare, ma per quanto lunghe siano le file per votare, queste elezioni saranno fondamentalmente sbagliate", ha dichiarato Brad Adams, direttore di HRW per l'Asia. "Le elezioni non possono essere libere ed eque fintanto che un quarto dei seggi è riservato ai militari, l'accesso ai media nazionali non è uguale, i critici del governo devono affrontare la censura o l'arresto e ai Rohingya viene negata la partecipazione al voto".
Purtroppo però la Commissione elettorale ha deciso che, non essendo in grado di garantire la sicurezza del processo elettorale in una serie di collegi situati in zone di conflitto negli stati Shan, Kayin, Rakhine, Mon e nella regione di Bago, in quelle circoscrizioni le elezioni non si potranno tenere. Questa decisione ha scatenato una serie di critiche pesanti e la richiesta di rivedere tale decisione, per lo meno in alcune delle township meno esposte al conflitto.
Se si prende il solo Stato Rakhine, a causa dell’annullamento delle elezioni in alcuni collegi elettorali del nord, il 72,5 per cento degli elettori ammissibili, secondo i dati dell'UEC, sarà privato del diritto di voto. E solo il 27 percento degli elettori aventi diritto, potrà formalmente votare. E così anche la loro rappresentanza in Parlamento è in discussione. Il Rakhine in particolare si trova militarmente ed economicamente in una posizione strategica. Cina, India e altri paesi hanno investito miliardi di dollari in questo Stato. E a causa del conflitto tra l’esercito nazionale e l’Arakan Army più di 600 civili sono stati uccisi o feriti e più di 220.000 persone sono state sfollate. Inoltre le autorità hanno proibito agli oltre 600.000 Rohingya ancora residenti in Myanmar di votare, questo dato include anche gli oltre 130.000 Rohingya che vivono reclusi dal 2012 nei campi profughi interni al Rakhine.
In una recente intervista a The Irrawaddy, U Win Aung, candidato dell’ANP, l’Arakan National Party, il terzo partito del Myanmar, ha dichiarato: “Ora [poiché la Commissione elettorale dell'Unione (UEC) ha annullato le elezioni in alcuni collegi elettorali], il 72,5 per cento degli elettori nello Stato di Rakhine, secondo i dati dell'UEC, sarà privato del diritto di voto. E solo il 27 percento degli elettori aventi diritto, potrà esprimere il proprio voto. Resta in discussione quanti di loro potranno effettivamente votare. Anche la loro rappresentanza in Parlamento è in discussione. Il governo e la Commissione Elettorale dell’Unione dovrebbero riconsiderare seriamente la cancellazione del voto [nelle aree individuate] e cercare di garantire 'elezioni libere ed eque. Il governo, con fiducia, rispetto, apertura mentale e forte volontà politica, dovrebbe negoziare con le parti interessate, compresi i partiti politici nello Stato di Rakhine, ed elaborare un quadro politico in linea con le norme democratiche in grado di soddisfare i desideri delle popolazioni etniche”.
Rispetto alle elezioni del 2015 la grande novità sta nel fatto che i partiti etnici, per evitare la dispersione dei voti, hanno costituito 5 grandi alleanze che dovrebbero offrire la possibilità di formare un governo di coalizione con l’NLD e di essere rappresentati in parlamento. Le liste presentate dall’NLD prevedono la presenza di un 7% di donne, due candidati di religione mussulmana (entrambi ex prigionieri politici) e un certo numero di candidati etnici soprattutto nelle aree etniche. Già nel 2019 l’NLD aveva formato un comitato per gli affari etnici.
La campagna elettorale dell’USDP, il partito dei militari, si basa tutta sul rilancio del nazionalismo, agitando lo spauracchio dell’"Intrusione straniera" e del rischio di "perdita dell'identità nazionale" se dovesse vincere l’NLD. Ha poi sei principi del generale anziano su come scegliere i candidati giusti per le elezioni del 2020 sono stati resi pubblici a metà agosto durante un incontro con alcuni partiti politici. Poi le linee guida sono state più volte pubblicate dal portavoce dei militari, il Myawady Daily, fino a quando la Commissione elettorale dell'Unione (UEC) ha sollevato obiezioni alla fine del mese, affermando che viola la legge elettorale.
Nelle ultime elezioni del 2015, su 6.200 candidati solo il 13 % erano donne. Oggi la presenza di donne nelle liste elettorali è salita al 15.6% su 7.000 candidati. Su una popolazione di 53 milioni di abitanti le donne sono il 51% e 19 milioni di votanti su 37 milioni. La presenza di candidate donne nelle liste dell’NLD arriva al 19%, mentre l’USDP, il partito dei militari arriva al 10%, il Pa-O National Organization ne ha il 14% e il partito Shan NLD arriva al 29%.[1] Una rappresentanza ancora molto bassa nonostante l’attuazione di un piano strategico per la partecipazione delle donne e l’impegno della Commissione elettorale per una maggiore presenza di donne nei processi decisionali contro la disinformazione e i discorsi di odio contro le candidate donne. I militari d’altronde hanno una rappresentanza femminile tra il 25% dei seggi loro spettanti per costituzione, pari all1%. La stessa presenza residuale si registra nelle istituzioni locali: le amministratrici rappresentano solo l’1% sui 63.938 villaggi del paese.
Secondo la costituzione del 2008 Il presidente verrà eletto, dopo le elezioni politiche dal Collegio elettorale presidenziale formato da tre gruppi: membri della House of Nationalities, Membri della House of Representatives, membri del parlamento nominati dal Comandante in capo delle forze armate. Ciascun gruppo nominerà un/a Candidato. Chi dei tre candidati otterrà il maggior numero di voti in Parlamento verrà eletto Presidente, gli altri due saranno nominati vice presidenti. Molti sperano che almeno uno dei due vicepresidenti possa essere una donna.

Sarà comunque il partito di maggioranza (sicuramente l’NLD) che dovrà candidare il nuovo presidente dell’Unione, al quale spetterà il compito di nominare il governo e i primi ministri dei governi regionali e degli stati.
[1] Gender and Political Participation in Myanmar”, Enlightened Myanmar Research Foundation. ott. 2020