11/7/2012
Aung San Suu Kyi e parlamentari dei partiti etnici di opposizione sulle tensioni nello Stato Arakan

La leader della opposizione  birmana Aung San Suu Ky e I parlamentari dei partiti  etnici di minoranza chiedono al governo di schierare  un numero maggiore di forze di sicurezza per ristabilire la pace e la stabilità nello Stato Arakan in cui si sono sviluppati  violenti conflitti tra buddisti e mussulmani. I parlamentari hanno pubblicato una dichiarazione comune chiedendo al governo di illustrare le politiche sulla gestione del conflitto etnico nell’Arakan, dove i funzionari governativi affermano che oltre 90 persone sono state uccise lo scorso mese e più i 30.000 sono rimaste senza tetto e d hanno sottolineato la necessità di dare risposta alle preoccupazioni espresse sia dai buddisti che dai mussulmani Rohingya. Nel corso delle precedenti violenze durante il mese di giugno, sono state uccise altrettante persone e oltre 75.000 persone sono rimaste senza tetto. Aung San Suu Kyi ha sottolineato la necessità di ristabilire lo stato di diritto e di affrontare alla radice le cause delle tensioni.

Molti dei suoi sostenitori stranieri hanno espresso il loro disappunto per il fatto che la Premio Nobel non abbia preso posizione condannando le discriminazioni nei confronti dei Rohingya che sono state le principali vittime delle violenze. Nella dichiarazione si sottolinea come il governo dovrebbe essere chiaro sulla attuazione della legge del 1982 che riguarda le regole per la cittadinanza per coloro che si considerano Rohingya. Secondo le stime ONU, la maggior parte degli 800.000 Rohingya  in Birmania sono senza stato e quindi sono privi dei diritti fondamentali.

La dichiarazione non menziona direttamente il Bangladesh, ma suggerisce che  questo abbia contribuito al problema. Molti sono coloro che in Birmania considerano i Rohingya come immigranti illegali dal Bangladesh, anche se il numero in questa categoria è fortemente discusso poiché migliaia di Rohingya hanno vivono nel paese da generazioni.

 “ entrambi I governi che condividono I confine dovrebbero rispettare ed assumenrsi la responsabilità della sicurezza delle frontiere  e delle questioni connesse all’immigrazione” afferma il documento. “è imperativo che entrambi i paesi prevengano sistematicamente il passaggio delle frontiere e assicurino la loro sicurezza” Anche il Bangladesh si rifiuta di considerare i Rohingya suoi cittadini e blocca coloro che cercano di entrare dalla Birmania anche se ospita molti di loro in campi di rifugiati.