9/3/2022
Aung San Suu Kyi condannata ai lavori forzati e ad altri 3 anni di carcere
Nel silenzio e inazione dei governi.
ITALIA-BIRMANIA.INSIEME deplora l’ulteriore condanna ad altri 3 anni di carcere con lavoro forzato, inflitta alla leader birmana Aung San Suu Kyi e al presidente della Repubblica Win Myint e la continua inazione delle istituzioni internazionali e dei governi, compresa l’Unione Europea, che si limitano a dichiarazioni e comunicati di condanna senza azioni concrete.
La sentenza di oggi, da parte di un tribunale, pupazzo dei militari, si aggiunge alle precedenti ad altri 17 anni, che la leader birmana sta scontando in isolamento nella prigione della capitale birmana e a quelle future che messe insieme raggiungeranno i 200 anni di carcere.
La giunta birmana può continuare imperterrita nella sua strategia di annichilire l’opposizione popolare del paese con la violenza, le uccisioni stragiudiziali, le impiccagioni anche grazie alla inazione delle istituzioni internazionali, dei governi e della UE.
A oggi si contano oltre 2263 dissidenti uccisi, 15.325 in carcere e migliaia di villaggi bruciati che hanno prodotto oltre 1.2 milioni di sfollati interni e la razzia e la distruzione degli aiuti umanitari a loro destinati.
Nonostante la gravità della situazione l’ONU i governi, compresa la UE continuano delegare all’ASEAN, organizzazione, divisa e composta da paese, molti dei quali con regimi autoritari e alleati alla giunta un impossibile negoziato basato su un accordo nato morto tra ASEAN e giunta militare. Nei giorni scorsi è stata arrestata anche l'ex ambasciatrice inglese Vicky Bowman e suo marito l'artista birmano Htein Lin, ex prigioniero politico.
Le sentenze capitali contro 4 attivisti, la condanna ai lavori forzati ad ASSK e la condanna ad un anno di carcere sono segnali che la giunta intende continuare a rispondere alle pressioni internazionali con il ricatto e con l’utilizzo degli ostaggi internazionali per contrastare le azioni internazionali, che a prescindere da ciò non mostrano alcuna efficacia e tempestività.
Altrettanto grave è il fatto che sia le agenzie ONU: FAO, UNICEF e OCHA continuano a legittimare con accordi di collaborazione, la giunta illegale e genocida, non riconoscendo e non sostenendo politicamente e finanziariamente il legittimo Governo di unità Nazionale e le organizzazioni democratiche birmane, che prive di risorse, lottano a mani nude contro un regime, sostenuto da Russia e Cina.
Il mondo deve smettere di stare a guardare in silenzio e senza fare nulla. Il primo passo dovrà essere il riconoscimento alla Assemblea Generale ONU, che si apre tra poche settimane, del legittimo Governo di Unità Nazionale birmano e la costituzione di un gruppo di paesi di buona volontà che assuma decisioni forti ed efficaci per evitare che in un altro paese si stabilizzi una nuova dittatura.