17/06/2014
Il miglioramento della produttività e la qualità del riso birmano faciliterebbe le esportazioni in mercati qualificati
Nuovo rapporto della Banca Mondiale indica i problemi e le soluzioni possibili per il settore del riso

RANGOON —Un nuovo rapporto della Banca Mondiale afferma che la Birmania può aumentare enormemente la qualità del riso attraverso investimenti nella lavorazione del riso, mentre dovrebbe ridurre i costi di trasporto e formulare politiche a sostegno delle esportazioni di riso e della produzione agricola. Il governo riformista birmano punta a migliorare la produttività e le esportazioni di riso ed si è posta l’ obiettivo di esportare 4 milioni di tonnellate di riso entro il 2020. Il rapporto dal titolo “Capitalizzare le opportunità di esportazione di riso”  sottolinea come dall’inizio delle riforme nel 2011 le esportazioni di riso sono aumentate notevolmente, ma negli ultimi due anni i volumi della esportazione si sono fermate a circa 1.3 milioni di tonnellate anno. Si è molto parlato della scarsa qualità del riso birmano che non va bene per la esportazione in mercati che chiedono prodotti di qualità come l’Unione Europea, dove i prodotti birmani sono esenti da tariffe per l’importazione grazie al Sistema di Preferenze Generalizzate, che garantisce un accesso al mercato privilegiato per i paesi meno avanzati. “La strategia attuale favorisce la produzione di riso di bassa qualità, venduto prevalentemente in Africa e Cina.  Per questo gli agricoltori ricavano profitti minimi, mentre gli investitori agricoli hanno evitato di fare investimenti” è emerso da un comunicato della Banca Mondiale. “ la situazione sta peggiorando, visto che la domanda globale di prodotti di scasa qualità sta diminuendo.” Il settore agricolo birmano è il maggior imprenditore del paese e il 70% di tutti i birmani vive in aree rurali, ma durante la  precedente giunta militare il settore ha visto scarsi miglioramenti nella produttività mentre le esportazioni di riso erano crollate enormemente rispetto al 1960. I raccolti di riso sono i più bassi rispetto al resto del Sud est asiatico pari a 2.5 tonnellate per ettaro e la maggior parte dei mulini utilizzano macchinari vecchi che causano una alta percentuale di chicchi di riso spezzati, impedendone l’esportazione. “il settore della macinatura opera con macchinari obsoleti che causano il 15-20% di perdite nel corso della lavorazione e il governo dovrebbe adottare misure per attrarre investimenti esteri  nel settore della lavorazione del riso in modo da migliorare i macchinari e produrre una qualità migliore di riso adatto alla esportazione. Il rapporto afferma che il governo dovrebbe adottare misure per facilitare i prestiti commerciali ai mugnai  di riso che hanno bisogno di acquistare scorte di riso per la molatura. “un settore più efficiente darebbe forti incentivi per aumentare la produttività, come illustrato dalla recente esperienza in Cambogia, ma gli investimenti nei beni pubblici sarebbe la chiave per  far si che nel lungo periodo si possa promuovere la crescita” sostiene il rapporto. Nel breve le altre misure includono la definizione di politiche commerciali stabili e la riduzione dei costi portuali e delle procedure per la esportazione. “il Porto di Yangon, la porta principale per la esportazione è piccolo, antiquato e con capacità limitate durante i monsoni. I costi delle procedure per la esportazione sono quasi i più alti della regione”. Sottolinea il rapporto. Per aumentare la produzione di riso nel lungo periodo, la Banca Mondiale sostiene che il governo birmano dovrebbe adottare misure tra cui il miglioramento della gestione delle acque, coinvolgendo i contadini nei processi decisionali, fornendo garanzie sulla terra e investendo nel miglioramento delle strade rurali che collegano le fattorie ai mercati. Soe Tun, segretario generale dell’Associazione degli Esportatori di Riso condivide le conclusioni del rapporto di Banca Mondiale  e ha dichiarato a The Irrawaddy in una recente intervista che il totale delle esportazioni di riso nel 2013-2014  sono precipitate a 1.2 milioni di tonnellate da 1. 7 milioni dell’anno precedente. Secondo l’associazione, circa il 60% del riso esportato va in Cina e un’altra parte consistente viene inviate in Sud Africa, mentre piccole quantità di riso di alta qualità  sono inviate in Unione Europea e Giappone che lo scorso anno ha importato circa 5.000 tonnellate di riso. Sino ad oggi l’agricoltura e la lavorazione del riso non sono riusciti ad attrarre gli investimenti esteri necessari a migliorare la produzione e lavorazione di riso. “ ci sono pochi investimenti esteri in agricoltura e il tasso non aumenta” ha dichiarato Soe Tun, “abbiamo bisogno di sostegno dal governo e dovremmo lavorare insieme settore privato, governo e altre INGO e ONG per migliorare il settore”.