15/10/2009
Ancora arresti di monaci in Birmania
The Irrawaddy – Almeno 30 monaci sono stati arrestati in Birmania nei mesi di Settembre e Ottobre, a due anni di distanza dalla Rivoluzione Zafferano. Così affermano le fonti.                    

Fonti vicine alla Sangha, l’istituzione nazionale dei monaci, hanno affermato che 13 monaci da Meiktila e 10 monaci da Kyaukpadaung, nella provincia di Mandalay, sono stati arrestati a fine Settembre, nel tentativo della giunta militare di scoraggiare o fermare sul nascere eventuali proteste da parte dei monaci.
Un ufficiale di base a Meiktila, che ha chiesto di rimanere anonimo, ha detto che tra gli arrestati c’erano anche monaci del monastero di Nagar Yone.                     

Un gruppo birmano di diritti umani ora in esilio, la Assistance Association for Political Prisoners-Burma (AAPP) ha detto a The Irrawaddy questo giovedì “Ci è stato riferito di sette monaci arrestati recentemente”.                       

La AAPP ha dichiarato che i recenti arresti sono avvenuti nello Stato dell’Arakan, a Rangoon, Mandalay e Magwe.                         
Ci sono 224 monaci tra i 2,119 prigionieri politici in Birmania, ha ricordato la AAPP, senza considerare i recenti arresti.                      

Nel mese di Settembre, il regime birmano ha annunciate un’amnistia per i prigionieri. Il numero di prigionieri politici rilasciati è stato 127, di cui 4 monaci, su un totale di 7,114 prigionieri che hanno ricevuto l’amnistia.                      
La All Burma Monks’ Alliance, che nel 2007 guidò le manifestazioni, ha rinnovato il suo appello affinché il regime si scusi di aver picchiato e arrestato i monaci a Pakokku due anni fa e rilasci tutti i monaci che furono imprigionati nella repressione che ne seguì.                   

I monaci avevano dato al regime tempo fino al 3 Ottobre per rispondere, dichiarando che qualora non fossero arrivate le scuse, i monaci avrebbero iniziato un nuovo boicottaggio delle offerte dei militari e del personale governativo, conosciuto nella religione buddista come “patta no kozana kan”.                      

Le autorità birmane hanno risposto all’appello dei monaci aumentando le misure di sicurezza nella città di Rangoon.   



(Puoi leggere l'articolo in originale su The Irrawaddy)


(15 Ottobre 2009)