22/09/2008
La giunta condanna un attivista sindacale a due anni di lavori forzati per aver denunciato all'ILO casi di lavoro forzato e di bambini soldato

Birmania condanna attivista ai lavori forzati

AP - sabato 20 settembre, BANGKOK, Tailandia

Un’attivista di Birmania è stato condannato a due anni di lavori forzati dopo avere raccolto prove per le Nazioni Unite su bambini soldato e lavori forzati. Lo ha dichiarato venerdì scorso un’agenzia delle Nazioni Unite.

L’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha richiesto la liberazione di Thet Wai, sostenendo che il caso viola un accordo in base al quale le autorità del paese devono astenersi dall’attuare misure di ritorsione nei confronti dei cittadini che sottopongono casi all’attenzione delle Nazioni Unite. “La condanna è del tutto spropositata”, ha dichiarato alla Associated Press Kari Tapiola, direttore esecutivo dell’OIL.

Thet Wai ha collaborato affinché emergessero numerosi casi di lavoro forzato, ha proseguito Tapiola, aggiungendo che la sentenza avrà l’effetto di scoraggiare altri dal presentare denunce.

“Siamo molto preoccupati di tutto quanto assomigli a rappresaglia o vessazione delle persone”, ha proseguito.Da tempo l’OIL critica il ricorso al lavoro forzato in Birmania, accusando la giunta militare al potere di ricorrere alle proprie squadriglie per costringere i civili a lavorare nelle miniere, costruire strade e servire l’esercito.

Incalzato dalle pressioni, l’anno scorso il governo ha permesso all’OIL di istituire un sistema che permette ai cittadini di presentare denunce all’agenzia internazionale.Thet Wai è stato arrestato lo scorso mese di gennaio mentre era in possesso di una penna USB contenente lettere indirizzate all’OIL da altre persone nelle quali si descrivevano casi di lavori forzati e di bambini soldato. Thet Wai è stato accusato di ostacolare le attività del governo.

Secondo l’OIL, Thet Wai è stato condannato di recente, anche se la data esatta non è nota. È stato impossibile contattare le autorità di Birmania sulla questione.

Il paese è retto da un governo militare fortemente criticato per le violazioni dei diritti dei propri cittadini e per l’intolleranza nei confronti del dissenso pubblico. Il premio Nobel per la pace nonché attivista pro-democrazia Aung San Suu Kyi ha trascorso buona parte degli ultimi 19 anni agli arresti domiciliari.L’agenzia per il lavoro delle Nazioni Unite ha espresso oggi la propria preoccupazione nei confronti della recente condanna di un attivista di Birmania a due anni di lavori forzati, affermando che la misura solleva dubbi sul rispetto di un accordo tra il paese asiatico e l’agenzia.

L’Ufficio Internazionale del Lavoro, il segretariato permanente dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), ha richiesto al governo di Birmania di riesaminare urgentemente la sentenza nei confronti di U Thet Way e di procedere immediatamente alla sua liberazione. “Il Consiglio d’Amministrazione dell’OIL tiene sotto costante valutazione il caso e lo scorso mese di marzo ha espresso la speranza di vedere restituita la libertà all’attivista”, ha sostenuto l’agenzia in un comunicato stampa rilasciato dal quartiere generale di Ginevra.

“Questa speranza è stata nuovamente confermata nel corso della novantasettesima Sessione della Conferenza Internazionale del Lavoro tenutasi lo scorso mese di giugno. Il caso è stato oggetto di una discussione diretta con alti livelli del Governo”, secondo l’OIL.

U Thet Way ha collaborato affinché venissero presentate denunce relative a vittime del lavoro forzato e al reclutamento nell’esercito di soggetti minorenni; secondo l’OIL molte di queste denunce sono state risolte con successo.L’agenzia ha dichiarato che l’operato dell’attivista è conforme al Protocollo d’Intesa, l’accordo in vigore tra Governo di Birmania e OIL.

“Il Protocollo d’Intesa garantisce piena protezione contro le rappresaglie per coloro che presentino o sostengano denunce di casi di lavoro forzato o di reclutamento di minorenni. L’accusa in base alla quale l’attivista è stato condannato potrebbe formalmente non essere legata alle sue attività relative all’OIL; prima della sentenza altri due capi d’accusa che presentavano un collegamento diretto con l’OIL sono stati ritirati.La condanna è grave e della massima misura ammessa dalla legge. L’OIL non può che ritenere che la sentenza pronunciata sia dovuta al ruolo svolto da U Thet Way in relazione alle denunce delle pratiche del lavoro forzato”.