31/01/2010
Uno studio avverte sulle attività nucleari birmane – Articolo di Lalit Jha
Irrawaddy – Uno studio rilasciato il 28 gennaio ha chiesto una maggiore attenzione sulle attività nucleari birmane.                    

Il rapporto dell’Institute for Science and International Security riconosce che sebbene non ci siamo prove concrete che il Paese del Sud-est asiatico sta cercando “reattori nucleari segreti o strumentazioni cosiddette fuel-cycle”, ci sono indicazioni sufficienti e preoccupanti per analizzare più nel dettaglio in quello che sta succedendo in Birmania.
"I legami sospetti del regime militare con la Corea del Nord, e l’apparente volontà di procurarsi in modo illegale della tecnologia sensibile, rendono una priorità convincere il governo militare a garantire maggiore trasparenza”, aggiunge il rapporto.                

I rapporti recenti suggeriscono che la Birmania potrebbe stare cercando di sviluppare armi nucleari. Le prove di questi tentativi – basati principalmente su immagini fotografiche e sulle rivelazioni di ex militari – “non sono confermate in generale”, secondo gli autori dell’ISIS. La nazione ha ratificato il Trattato di Non Proliferazione Nucleare nel 1992.                              

“Le prove sostengono che il regime vuole sviluppare una capacità nucleare di qualche tipo, ma se l’ultimo obiettivo è pacifico o militare rimane un mistero” secondo lo studio.                  

La Birmania negli ultimi dieci anni hanno fatto tentativi di acquistare un reattore nucleare, e sta aspettando tecnologia dalla Russia per costruire un impianto in base all’accordo bilaterale del 2001.                  

Nel frattempo, la Birmania e il Corea del Nord hanno ristabiliti legami militari nel 2007. C’è ragione di credere che i due Stati stiano considerando una cooperazione nucleare, ma non è stato confermato che questo ha portato alla costruzione di tecnologia nucleare, dice il rapporto.                  

“Nonostante ciò, nessuno può ignorare la possibilità di una significativa assistenza nucleare della Corea del Nord al regime militare. Perché la Corea del Nord ha venduto segretamente un reattore alla Siria, nessuno vuole chiudere gli occhi alla possibilità che la Corea del Nord stia vendendo materiale nucleare, strumentazione o strutture”, scrivono gli autori. “Il record di proliferazione della Corea del Nord e il fallimento di tracciare in modo veloce il reattore siriano non può che determinare una maggiore attenzione sul fatto che Pyongyang può vendere un reattore o altra tecnologia sensibile alla Birmania”.                   

Lo studio avverte che la Birmania potrebbe stare sostenendo gli sforzi nordcoreani di acquistare materiale per le proprie operazioni e suggerisce che la stessa Birmania potrebbe servire come punto di snodo per il traffico di materiale per il programma di arroccamento dell’uranio di Pyongyang.     

Nel frattempo ci sono stati anche rapporti – non confermati – che due scienziati nucleari pakistani siano stati in Birmania nel 2001, sebbene la giunta abbia sempre negato.                 

La scorsa estate, i funzionari del regime hanno detto al Senatore Webb che non si trattava di un tentative di acquisire tecnologia o know-how nucleare.               
Gli autori hanno notato che le passate attività nucleari in Siria, Pakistan e Iran “sono state tutte possibili in gran parte per il fallimento da parte della comunità internazionale di fermare la vendita illegale di tecnologia”.                 

Dal momento che la Birmani sta acquistando un’ampia gamma di prodotti dual-use (civile e militare) all’estero “i governi e le società hanno bisogno di essere più vigili nell’esaminare le attività della Birmania, la sua richiesta di cercare equipaggiamento, sia attraverso il governo, o società ad esso collegate, o altre compagnie straniere”, consiglia il rapporto.                  

Il Portavoce del Dipartimento di Stato americano, P.J. Crowley ha detto di non aver letto lo studio “ma siamo seriamente preoccuppati su certe attività e sul rischio potenziale per la agenda di non proliferazione globale”.


(Puoi leggere l'articolo in originale sulla Global Security Newswire)


(31 Gennario 2010)