07/09/2014
I criteri sessisti della scuola birmana penalizzano le donne

I criteri sessisti della scuola birmana penalizzano le donne

All’esame di immatricolazione di quest’anno i migliori 22  studenti sono state ragazze. Un dato significativo ,visto che il tasso medio di superamento degli esami è molto basso.  Con questi risultati si potrebbe pensare che le studentesse in Birmania siano più intelligenti dei maschi, o che più semplicemente eccellono negli esami. In un paese in cui i punteggi dei test si basano su quanto su quanto si sia in grado di imparare a memoria le informazioni, entrambi i fattori potrebbero essere validi. Ma la questione più importante è cosa queste studentesse saranno in grado di raggiungere nei prossimi 20 anni. Assumeranno dei ruoli chiave in vari settori? La Birmania è l’unico paese che conosco dove le università hanno procedure d’iscrizione diverse a seconda del sesso di coloro che ne fanno domanda. Qui le donne devono ottenere punteggi di ammissioni più alti  in molte delle istituzioni impegnate a formare studenti per alcune delle professioni più richieste del paese. Questo vale per esempio per le facoltà mediche, di ingegneria e di tecnologia. E qual è è la motivazione? Forse impedire alle donne di conquistare posizioni di potere?

Viviamo in una società dominata dagli uomini. La maggioranza  delle responsabilità di  governo è nelle mani di uomini e su 659 seggi in parlamento solo 20 sono occupati da donne. Nel settore dell’istruzione la maggioranza degli insegnanti sono donne ma molte poce donne sono rettori. La recente nomina di un ministro per l’istruzione donna sta dando una speranza che le cose possano cambiare, ma lentamente. Ironicamente anche se le facoltà mediche chiedono alle ragazze un punteggio più alto dei loro compagni maschi,  sono molte più le ragazze a entrare nella facoltà. Questa sembra però un’eccezione  molto interessante al divario di genere, ma la spiegazione si basa molto sugli stereotipi di genere e sulle aspettative connesse a cosa le ragazze dovrebbero aspirare per il loro futuro. Quando stavo crescendo i miei amici volevano fare i medici. Anche all’et di 10 o 11 anni e senza conoscere realmente i doveri dei medici,  lo dichiaravamo a tutti coloro che ci volevano stare a sentire. Credo che fossimo influenzati da una forte pressione e dai nostri genitori e parenti che spesso ci dicevano che entrare nella facoltà di medicina avrebbe garantito una vita di successo soprattutto per le ragazze. Non siamo riusciti a capire allora che la società ci stava incoraggiando a puntare a ruoli che non avremmo ritenuto interessanti. Non avevamo la possibilità di considerare altre professioni meno comuni perché tutti ci  spingevano ad essere figlie obbedienti e a non deviare mai da quanto sarebbe stato il percorso “migliore”. Forse questa è una delle ragioni per la quale le ragazze in Birmania si iscrivono a medicina ma non diventano medici. Un altro esempio delle tendenze della società che costruisce ruoli stereotipati si verifica nel settore educativo. Le ragazze sono percepite come coloro che hanno un istinto materno e questo ha portato la società a ritenere che noi siamo tagliate per fare le insegnanti. Molti genitori ritengono anche che l’insegnamento è una professione rispettabile per le loro figlie, ma di nuovo il risultato è che finiamo con l’avere insegnanti che non hanno veramente la passione dell’insegnamento, visto che  sono state spinte ad insegnare da altri. Spero che sempre più donne in Birmania impareranno a identificare e a realizzare i loro interessi nella vita. In altri paesi, le donne sono incoraggiate a frequentare corsi di scienza e tecnologia, ma qui è stato inserito l’ostacolo del punteggio più alto per entrare in quelle facoltà. Credo che sia una discriminazione verso il basso. E temo per il futuro dello sviluppo tecnologico della Birmania perché non garantiamo il contributo di molte donne che potrebbero invece diventare grandi ingegneri.     

Chie Ikeya,  un assistente di studi del Sud est asiatico presso la National University di Singapore,  ha raccontato la storia delle donne birmane ne suo libro “ “Reconfiguring Women, Colonialism and Modernity in Burma.” Chie Ikeya ha spiegato che le donne birmane un tempo erano considerate indipendenti ed uguali agli uomini e che questo valeva solo per i funzionari dei servizi pubblici dell’era coloniale britannica, ma anche per gli scrittori occidentali. Se le donne usufruivano di tali diritti durante i tempi andati, non è una vergogna che ora non sia più così? Come paese  significa che non abbiamo fatto progressi in termini di inclusività di tutti i cittadini? Secondo il recente censimento, le donne sono in numero maggiore degli uomini. Per cui è ora che la gente in Birmania, specialmente i funzionari di governo, comincino a offrire nuove opportunità alle donne perché assumano ruoli più significativi, invece che confinarci in ruoli che sono percepiti tradizionalmente più congeniali a noi. La nostra società deve solo dare alle donne delle possibilità e sono fiduciosa che potremmo sorprendere gli scettici. Le donne, come parte prevalente della società potrebbero diventare una forza motrice  del cambiamento del paese.

Khin Hnin Soe  è il rettore del Myanmar Metropolitan College di Rangoon. La sua mail è khsoesoe@gmail.com.