L’ agenzia per la cooperazione giapponese JICA smentisce le accuse di negligenza
il 49% delle quote della zona industriale di Thilawa possedute da imprese giapponesi
La Japan
International Cooperation Agency (JICA) ha respinto le accuse di aver violato
le proprie linee guida sulle “considerazioni sociali ed ambientali” nella zona
economica speciale di Thilawa, nella quale ha una partecipazione azionaria del
10%. Queste accuse vengono dai residenti del villaggio di Byaing Thar Yar smantellato
e spostato e che ora ospita 68 famiglie sfollate .
La costruzione del progetto di 400 ettari è nella sua prima fase. Masahiko
Tanaka, rappresentante principale della JICA in Birmania ha sostenuto che le
questioni connesse con l’indennizzo e il rispetto degli standard internazionali
sono responsabilità ultima del governo. La scorsa settimana tre abitanti del
villaggio hanno presentato a Tokio, alla JICA una denuncia formale appoggiata
da attivisti giapponesi dell’ organizzazione Mekong Watch, accusando l’agenzia
di aver abdicato alle “ sue responsabilità di migliorare o perlomeno di
tutelare i livelli di vita delle persone che sono state sfollate”. Nella prima
fase del progetto, alcuni organismi giapponesi avevano ottenuto il 49% delle
azioni suddiviso tra un consorzio composto da tre grandi aziende industriali:–
Marubeni, Misubishi e Sumitomo che
detiene il 39% oltre al 10% detenuto dalla JICA. Il restante 51% è nelle mani
del governo birmano e di una azienda di investimenti composta da 9 aziende
private birmane. Agli abitanti del villaggio erano state date due opzioni a
compensazione dello sfollamento: una casa prefabbricata su un terreno o una
quota di terreno della stessa grandezza e 2.500 $ per le spese di costruzione
della casa. Nonostante alcune infrastrutture date agli abitanti come
l’elettricità, di cui già usufruivano ampiamente in passato, molti ritengono
che la JICA non abbia rispettato i suoi obblighi. Il villaggio è stato spostato
alla base di una collina a circa 5 chilometri dal sito del progetto, che i
residenti ritengono abbia grossi problemi di drenaggio. E nonostante la
costruzione di una strade che porta al villaggio i suoi abitanti sono obbligati
a utilizzare delle moto taxi molto costose per il trasporto, costi che
assorbono circa la metà dei loro salari quotidiani. Se lavoriamo nell’area del progetto al porto
veniamo pagati circa 5.000kyats al giorno ma per arrivarci spendiamo 3.000
kyats. “Abbiamo chiesto alle imprese di mettere a disposizione dei mezzi di
trasporto per arrivare sul posto di lavoro ma non è successo niente”.
Sostengono gli abitanti coinvolti. Circa 4.500 persone saranno coinvolte negli
spostamenti con l’avanzamento del progetto e l’inizio della seconda fase che
coinvolge 2.400 ettari di terreno. La prima fase ha riguardato 400 ettari e
aprirà a metà del prossimo anno e si ritiene che al termine del progetto verranno creati circa 3000.000 posti di
lavoro. Il governo giapponese ha offerto
una assistenza per circa 400 milioni di $ per la costruzione di un nuovo ponte
nella Township di Rangoon chiamata Thaketa. Questo intervento migliorerà i
trasporti da e per la zona economica speciale di Thilawa e ridurrà la
congestione del traffico in città. Il sito industriale che si trova a circa 25
km a sud del centro città è un progetto di sviluppo congiunto Birmano-
giapponese e ha attratto molte imprese multinazionali come la Mitsubishi e la
Simimoto e l’americana Ball Corporation.