On. Franco Frattini
Ministro degli Esteri
Roma
Roma, 15 settembre 2008
Caro Ministro,
come saprà, in vista della apertura della 63° Sessione della Assemblea Generale dell’ONU, e in una simbolica coincidenza con l’anniversario della rivolta popolare e pacifica dei monaci e dei cittadini birmani del settembre scorso che tanto ha scosso le coscienze del mondo, i rappresentanti democraticamente eletti del popolo birmano hanno presentato ufficialmente al Segretario Generale dell’ONU Ban Ki Moon, la contestazione delle credenziali del seggio della Birmania alle Nazioni Unite attualmente detenuto dal regime militare illegittimo.
Hanno fatto questi passi i rappresentanti legali e legittimi del popolo birmano, eletti con una maggioranza
schiacciante nelle uniche elezioni libere e regolari, di cui il regime militare si è però sempre rifiutato di onorare il risultato.
Come riconosciuto dalle numerose Risoluzioni dell’Assemblea Generale ONU, nel corso di questi anni, il regime birmano, con una brutalità inaudita ha imposto lavoro forzato, arresti, torture, stupri ed assassini centinaia di migliaia di abitanti, rifiutandosi costantemente di dare ascolto a qualunque richiesta di riforma democratica
avanzata dalla comunità internazionale. L’ultimo oltraggio, imposto nel mezzo di una emergenza umanitaria di straordinarie proporzioni come il ciclone Nargis, è rappresentato dal referendum del maggio scorso, il cui risultato è stato estorto con la repressione e le minacce allo scopo di ottenere la formalizzazione agli occhi del mondo di una inaccettabile costituzione, che garantisce il potere dei militari per il futuro. Costituzione che il Parlamento europeo e molti governi democratici del mondo hanno rifiutato di riconoscere.
Oggi, mentre il premio Nobel Aung San Suu Kyi, rimane agli arresti domiciliari, insieme agli oltre 2000 prigionieri politici, il regime militare illegittimo continua a rappresentare illegittimamente e illegalmente lo Stato della Birmania presso l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Per questo i rappresentanti democraticamente eletti del popolo birmano hanno compiuto il primo passo per ottenere la riparazione a queste inaudite violenze del regime reclamando ciò che appartiene loro legalmente e di diritto: il seggio della Birmania all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
La contestazione delle credenziali per il seggio della Birmania all’ONU, costituisce solamente la prima fase di una nuova iniziativa che farà ricorso a tutti i meccanismi politici e legali internazionali disponibili per contestare la legittimità del regime e far luce sugli innumerevoli abusi commessi contro il popolo birmano.
Alla vigilia dell’anniversario della pacifica “rivolta zafferano” dei cittadini e dei monaci birmani del settembre scorso, chiediamo che il governo italiano, come già stanno facendo importanti altri governi, sostenga attivamente la richiesta di ritiro delle credenziali ai rappresentanti della giunta militare, avanzata dai legittimi rappresentanti del popolo birmano che chiedono al mondo di schierarsi dalla loro parte.
Certo della Sua attenzione, le invio i miei migliori saluti
Cordiali saluti.
Segretario Generale
Raffaele Bonanni