Petizioni http://www.birmaniademocratica.org/ViewCategory.aspx?lang=it&catid=241c8068be6b4ddcb86ed0162793314b ed06343c7ba54893897e00615b3a3bd7 Costituzione di una Commissione di inchiesta ONU sui crimini di guerra e contro l'umanità in Birmania FIRMA LA PETIZIONE CHE VERRA' INVIATA AL MINISTRO DEGLI ESTERI ON. FRANCO FRATTINI E AL PARLAMENTO ITALIANO. l’Italia e la UE si devono fare parte attiva per sostenere la raccomandazione del Relatore speciale ONU sulla Birmania che ha chiesto la costituzione di una Commissione d'inchiesta ONU sulle violazioni dei diritti umani in Birmania. Il tempo stringe!! L'Unione Europea sta mettendo a punto il progetto di risoluzione dell'Assemblea Generale ONU sulla Birmania. E’ pertanto fondamentale che l’Italia dichiari rapidamente il suo sostegno all’inserimento nel progetto di risoluzione di tale Commissione di Inchiesta e si impegni a sostenere tale risoluzione alla prossima l'Assemblea Generale. 2011-08-05T12:43:02.5430000+02:00 www.birmaniademocratica.org ON FRANCO FRATTINI MINISTRO AFFARI ESTERI ROMA Caro Ministro, Le scrivo in relazione alla continuazione della gravissima violazione dei diritti umani e del lavoro in Birmania. Nel 2010 il governo italiano ha votato a favore di una Risoluzione dell’Assemblea Generale ONU sulla Birmania, che ancora una volta ha richiesto con urgenza al governo birmano di rispettare le norme internazionali. La Risoluzione afferma che l'Assemblea Generale “esprime grave preoccupazione per la continuazione della pratica delle tedenzioni arbitrarie, delle sparizioni forzate, degli stupri e di altre forme di violenza sessuale, di tortura e di trattamenti arbirari e punizioni degradanti punitive ed esorta il governo birmano a intraprendere senza ulteriore ritardo un'indagine completa, trasparente, efficace, imparziale e indipendente su tutte le denunce relative alle violazioni dei diritti umani, per assicurare alla giustizia i responsabili, per porre fine all'impunità per le violazioni dei diritti umani e, deplorando il fatto che i precedenti appelli in tal senso sono rimasti ascoltati, invita il governo a farlo in modo prioritario e, se necessario, avvalendosi dell'assistenza delle Nazioni Unite ". Tale risoluzione dell'Assemblea Generale ONU, è stata la ventesima Risoluzione ONU sulla Birmania ed è la la diciottesima volta che l’ONU richiede al governo birmano di indagare sulle violazioni dei diritti umani. Ma come sempre. il governo birmano ha ignorato queste richieste. Nel febbraio 2011, nel quadro della Revisione Periodica Universale, il governo birmano ha respinto 16 richieste di indagini avanzate dal Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. Inoltre vi sono state più di 40 missioni in Birmania di inviati ONU e di relatori speciali sui diritti umani, i cui appelli per il cambiamento e la fine delle violazioni dei diritti umani sono state ignorate. Per il bene del popolo birmano e per la legittimità del sistema internazionale queste inadempienze devono essere fermate. Nel marzo 2010, il Relatore speciale ONU sulla situazione dei diritti umani in Birmania ha richiesto la costituzione di una Commissione di Inchiesta dell'ONU (COI) sui possibili crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Birmania. L'istituzione di una COI è l'unico modo perchè questi crimini commessi dallo Stato possano finalmente essere oggetto di indagini approfonditecontribuendo a sviluppare una roadmap per garantire che tali violazioni non si ripetano di nuovo. La richiesta per la istituzione di una Commissione di Inchiesta ONU è sostenuta dalla leader del movimento democratico birmano, Aung San Suu Kyi, dalla Confederazione Sindacale Internazionale (CSI), che rappresenta 175 milioni i lavoratori in 151 paesi, così come dai governi di sedici paesi: Australia, Regno Unito, Stati Uniti. Canada, Nuova Zelanda, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Francia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Slovacchia, Nulla è sostanzialmente cambiato dale elezioni di novembre, visto che molte importanti organizzazioni dei diritti umani e l’ILO dimostrano che a tutt’oggi continano gravissime violazioni dei diritti uman e del lavoro come pure gli attacchi contro le minoranze etniche. L'esercito ha preso di mira diverse comunità etniche sottoponendo gli abitanti ad uccisioni extragiudiziali, lavoro forzato, coscrizione forzata di minori nell’esercito torture e stupri. Le chiedo pertanto che l’Italia e la UE si facciano parte attiva per sostenere la raccomandazione del Relatore speciale ONU sulla Birmania per la costituzione di una Commissione d'inchiesta ONU sulle violazioni dei diritti umani in Birmania. Il tempo stringe. L'Unione Europea sta mettendo a punto il progetto di risoluzione dell'Assemblea Generale dell'ONU sulla Birmania. E’ pertanto fondamentale che l’Italia dichiari rapidamente il suo sostegno all’inserimento nel progetto di risoluzione di tale Commissione di Inchiesta e si impegni a sostenere tale risoluzione alla prossima l'Assemblea Generale. Cordiali saluti FIRMA LA PETIZIONE http://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=241c8068be6b4ddcb86ed0162793314b&docid=ed06343c7ba54893897e00615b3a3bd7 Fri, 05 Aug 2011 10:43:02 GMT b1b949f134fe4a9785f51facb8c2e257 Sostieni la campagna CISL 2012 "Adotta un/a sindacalista birmano/a" Birmaniademocratica.org annuncia che la campagna CISL "Adotta un sindacalista birmano" ha raggiunto 25 adesioni a sostegno di 25 attivisti sindacali e giuristi del lavoro che riceveranno un sostegno finanziarion pari a 100 euro l'anno per le attività sindacali e di mobilitazione. Vedi il video cliccando sull'immagine o cliccando qui 2012-02-20T17:31:13.9300000+01:00 * * * (24 Dicembre 2010) http://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=241c8068be6b4ddcb86ed0162793314b&docid=b1b949f134fe4a9785f51facb8c2e257 Mon, 20 Feb 2012 16:31:13 GMT 6227de11b2994460b54a454c8e84118d Finalmente Libera!!!! Ora non lasciamola sola! FINALMENTE LIBERA!!!! Rendiamo omaggio alla eroina birmana! Salutiamo la sua liberazione, il suo coraggio, la sua forza morale! Ora non lasciamola sola! Ora non abbassare la guardia: Per garantire la libertà di parola e di movimento politico della leader birmana e di tutte le organizzazioni democratiche e sindacali birmanePer il sostegno della opposizione democraticaPer il mantenimento delle sanzioni fino a quando non vi sarà un segnale concreto di cambiamentoPer la istituzione della commissione di indagine ONU sui crimini di guerra e contro l'umanitàPer l'embargo totale delle armi verso la Birmania * * * 2010-11-13T17:06:56.1230000+01:00 (Puoi scaricare l'immagine qui sotto e aiutarci a diffonderla) (12 Novembre 2010) http://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=241c8068be6b4ddcb86ed0162793314b&docid=6227de11b2994460b54a454c8e84118d Sat, 13 Nov 2010 16:06:56 GMT 51926061c3a742eab145ca0cfe7b11bd Elezioni Birmane - Articolo di Cecilia Brighi Birmania stato Karenno. Dopo quattro giorni di intenso lavoro i parlamentari eletti nel 1990, insieme ai rappresentanti delle organizzazioni etniche degli stati Karen, Karenni e Mon, alcuni dei quali leader delle federazioni sindacali etniche, hanno approvato la formazione del Parlamento del Popolo per l’Unione Federale birmana. Una decisione storica lanciata in concomitanza con le elezioni farsa birmane. Un Parlamento che lancia la sfida per porre fine alla tirannia della dittatura militare, sostenere la coesistenza pacifica di tutte le nazionalità etniche birmane attraverso un sistema di governo federale, promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, formare un governo democratico ad interim che rappresenti tutto il popolo birmano per la costituzione di una Unione Federale della Birmania. Grazie ad un intenso lavoro preparatorio e a straordinarie misure di sicurezza, la riunione di coordinamento per la formazione del Parlamento del popolo dopo i due giorni di lavoro si è finalmente riunito per la prima volta dopo 20 anni, all’interno della Birmania, il Parlamento. La prima sessione si è potuta tenere in grande segretezza sulle montagne dello Stato Karenno. Per superare i controlli e per tenere riservato l’appuntamento sino al termine dei lavori, si raggiunto il luogo di riunione, attraverso un lungo e impervio cammino di sette ore nella fitta giungla delle montagne birmane. La perfetta organizzazione ha fatto sì che, nonostante la forte precarietà delle infrastrutture, l’improvviso ed inaspettato freddo pungente, soprattutto al calar del sole, i lavori potessero svolgersi fluidamente, superando ogni tipo di ostacoli. La collocazione dell’incontro nonostante le attrezzature satellitari per il collegamento Skype portate sul luogo, aveva anche reso difficilissimo il contatto con l’esterno. Solo il ricorso ad un ingegnoso incredibile sistema di comunicazione, funzionante solo per i telefoni da due soldi thailandesi, precariamente legati con un elastico a delle altissime canne di bambù, ha permesso il contatto, spesso nel corso della notte, con i numerosi parlamentari in India, Australia e persino in Birmania, per riferire e chiedere il sostegno agli elementi salienti della bozza di Carta del Parlamento. I lavori si sono svolti anche con sessioni notturne, momenti informali di dibattito incentrati soprattutto sul rapporto tra parlamento e governo in esilio, sulla necessaria inclusione delle altre nazionalità etniche, sulla definizione di procedure decisionali condivise, sulle strutture parlamentari, tra cui le Commissioni, che per le difficoltà di lavoro dovranno essere leggere, ma efficaci, sulla approvazione delle prime leggi. Sono state istituite otto Commissioni parlamentari tra cui quella i diritti umani e delle donne, i diritti del lavoro, l’ambiente, l’economia, la difesa, la trasparenza dell’azione di governo ed è stata adottata la Carta del Parlamento come pure i principi guida per la approvazione di alcuni atti prioritari tra cui quello contro la costituzione del 2008 e le elezioni, contro lo sviluppo del nucleare civile e militare, per la promozione dei diritti umani, per il rispetto dei diritti lavoratori, la ratifica di tutte le Convenzioni fondamentali dell’ILO e la eliminazione immediata del lavoro forzato, per la condanna dei crimini di guerra e contro l’umanità. Si è discusso di trasparenza delle azioni di governo, di sviluppo sostenibile di rispetto delle norme internazionali sulle multinazionali. Insomma una data storica per il movimento democratico birmano che a tutt’oggi non è sufficientemente sostenuto politicamente, e che per promuovere il cambiamento ha bisogno dell’aiuto concreto, anche finanziario, dei governi e delle istituzioni internazionali. L’opposizione democratica e sindacale birmana ha denunciato da subito l’inutilità di queste elezioni farsa, che mirano solo a dare una facciata civile alla giunta militare. La Costituzione, le leggi elettorali e le strategie repressive messe in atto dalla giunta per costringere a votare i propri partiti, dimostrano ancora una volta che la scelta di molti governi, compresa la UE di stare alla finestra e magari di sostenere quei pochi partiti che comunque hanno provato a candidarsi è errata. La leader birmana Aung San Suu kyi ha dichiarato chiaramente che il popolo birmano ha diritto a non votare. Le organizzazioni sindacali birmane e le organizzazioni democratiche chiedevano la attuazione di tre condizioni: la liberazione di tutti i prigionieri politici, l’avvio di un dialogo inclusivo per la democrazia con la conseguente revisione della costituzione illegittima del 2008, la fine delle violazioni dei diritti umani e della repressione delle nazionalità etniche. Nessuna di queste condizioni, anche quelle minime è stata rispettata. Ad oltre 1.5 milioni di cittadini degli stati etnici è stato impedito di votare, i lavoratori degli uffici pubblici e in molte fabbriche, sono stati obbligati a votare in anticipo per i partiti della giunta, sotto il ricatto del licenziamento. Ora i governi, che hanno voluto fare come San Tommaso, e che sono stati silenziosi per non “ostacolare il possibile dialogo” e non irrigidire la posizione della Cina, dovranno ricredersi. Chiedevano elezioni libere, eque e trasparenti e purtroppo per i birmani non ci potevano essere. Nonostante che 12 paesi tra cui 10 europei avevano appoggiato le richieste presenti nella risoluzione del Rappresentante ONU per i diritti umani Quintana che chiedeva la formazione di una commissione di indagine ONU sui crimini di guerra e contro l’umanità, l’Unione Europea ha scelto di mettere il silenziatore alla bozza di risoluzione dell’Assemblea generale ONU. Questa bozza di risoluzione ONU ha denunciato con forza la violazione profonda di tutti i diritti umani, compreso il lavoro forzato, ma invece di raccogliere la richiesta del rappresentante speciale ONU sulla costituzione della commissione di inchiesta sui crimini di guerra contro l’umanità, chiede allo governo birmano stesso di indagare su tali crimini e di portare alla sbarra i responsabili. Come chiedere alla volpe nel pollaio di non mangiare i polli. Le istituzioni internazionali e la UE ora dovrebbero voltare pagina. Sconfitti nella loro posizione di mediazione dovrebbero rafforzare l’azione politica, diplomatica e le sanzioni. Dovrebbero lavorare per istituire la commissione contro i crimini di guerra e contro l’umanità, e per il bando del commercio delle armi con la Birmania. Inoltre in questi giorni comincia il lavoro del Consiglio di Amministrazione ILO. I dati raccolti al confine mostrano che il lavoro forzato non si interrotto, anzi continua e si teme che vi sarà una sua esplosione soprattutto lungo la costruzione del tracciato di oltre 1.100 km del nuovo gasdotto tra la Birmania e la Cina. Oltre 13000 soldati sono stati dislocati lungo questo tracciato e l’esperienza nella costruzione di un precedente gasdotto e di alcune grandi dighe dimostra che dove vi sono militari c’è una forte presenza di lavoro forzato, confisca delle terre, deportazione forzata di interi villaggi, uccisioni e stupri. Bisognerà quindi non abbassare la guardia, anzi alzare le richieste internazionali. Soprattutto bisognerà non riconoscere i risultati elettorali e sostenere attivamente l’opposizione democratica e sindacale birmana che, pur senza risorse tenta da anni di portare pacificamente il paese alla democrazia. Il dopo elezioni sarà durissimo. Innanzitutto, così come sostenuto anche dall’ITUC bisognerà appoggiare attivamente il lavoro clandestino del sindacato birmano e delle federazioni sindacali etniche affiliate. Nei mesi scorsi si è riusciti a effettuare numerosi scioperi di massa che hanno prodotto risultati sul terreno salariale e delle condizioni di lavoro. Si deve continuare. Una proposta possibile è l’adozione di alcuni sindacalisti, l’avvio di piccoli progetti di sostegno in agricoltura, che vede occupati il 70% dei lavoratori, nelle imprese che producono per l’esportazione. E poi si dovrà rafforzare la verifica sulla presenza delle imprese straniere, tra cui quelle italiane in Birmania, in violazione delle decisioni europee. Insomma purtroppo ancora una volta gli interessi geopolitici, il peso economico cinese, hanno indebolito la pressione internazionale che farà pagare alla Birmania un prezzo altissimo in termini di aumento del lavoro forzato, delle tensioni con le nazionalità etniche, di spoliazione delle risorse economiche, sociali ed ambientali del paese. Cecilia Brighi (7 Novembre 2010) 2010-11-07T14:31:00.3900000+01:00 http://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=241c8068be6b4ddcb86ed0162793314b&docid=51926061c3a742eab145ca0cfe7b11bd Sun, 07 Nov 2010 13:31:00 GMT 4207446b29a64ec1a3b81d1c5de18cd4 Cecilia Brighi: IL PAVONE E I GENERALI I diritti d'autore verranno devoluti alle organizzazioni democratiche birmane. Prefazione a cura di Savino Pezzotta e Walter Veltroni. Nella fantasia di molti occidentali, la Birmania è una terra di grande fascino, di storie preziose, di incanti velati… In realtà, questo Paese è il primo esportatore di metanfetamine al mondo e il secondo per il traffico di oppio. Un Paese che da quasi mezzo secolo è oppresso da una sanguinosa dittatura militare, che schiaccia il popolo con il lavoro forzato, con violenze, stupri e deportazioni. Un regime dittatoriale che, da oltre dieci anni, tiene agli arresti domiciliari Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace e simbolo della resistenza democratica e non violenta. Questo libro racconta le vicissitudini e la fuga rocambolesca all’estero di alcuni dei protagonisti politici e sindacali dell’opposizione. Nato dal lungo lavoro di collaborazione dell’autrice con alcuni di loro, Il Pavone e i generali ci presenta un intreccio di vicende attraverso le quali scorre anche la storia politica e sociale della Birmania, dal dopoguerra a oggi, la brutalità e la repressione di questa dittatura di fronte alla quale molti governi ancora oggi chiudono gli occhi. È la storia dei sentimenti e delle emozioni di uomini e donne che, per uno scherzo amaro del destino, sono stati costretti a trasformare la loro vita, ad abbandonare i loro amori, i figli, le famiglie, i loro progetti di lavoro, per diventare protagonisti della resistenza democratica e dell’opposizione al regime dei cosiddetti «macellai di Rangoon. 2012-01-09T17:46:57.3830000+01:00 Nella fantasia di molti occidentali, la Birmania è una terra di grande fascino, di storie preziose, di incanti velati… In realtà, questo Paese è il primo esportatore di metanfetamine al mondo e il secondo per il traffico di oppio. Un Paese che da quasi mezzo secolo è oppresso da una sanguinosa dittatura militare, che schiaccia il popolo con il lavoro forzato, con violenze, stupri e deportazioni. Un regime dittatoriale che, da oltre dieci anni, tiene agli arresti domiciliari Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace e simbolo della resistenza democratica e non violenta. Questo libro racconta le vicissitudini e la fuga rocambolesca all’estero di alcuni dei protagonisti politici e sindacali dell’opposizione. Nato dal lungo lavoro di collaborazione dell’autrice con alcuni di loro, Il Pavone e i generali ci presenta un intreccio di vicende attraverso le quali scorre anche la storia politica e sociale della Birmania, dal dopoguerra a oggi, la brutalità e la repressione di questa dittatura di fronte alla quale molti governi ancora oggi chiudono gli occhi. È la storia dei sentimenti e delle emozioni di uomini e donne che, per uno scherzo amaro del destino, sono stati costretti a trasformare la loro vita, ad abbandonare i loro amori, i figli, le famiglie, i loro progetti di lavoro, per diventare protagonisti della resistenza democratica e dell’opposizione al regime dei cosiddetti «macellai di Rangoon. http://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=241c8068be6b4ddcb86ed0162793314b&docid=4207446b29a64ec1a3b81d1c5de18cd4 Mon, 09 Jan 2012 16:46:57 GMT 6a6374ecc82141759052bd318df52a4e Petizione Fotografica e Invio di Lettere - Burma Partnership Una petizione fotografica e l'invio di lettere ai propri governi nazionali, questi sono i due strumenti scelti da Burma Partnership per far sentire la voce di chi vuole una Birmania libera. L'iniziativa si è aperta l'8 Agosto e chiuderà il 27 Settembre 2010, anniversario della Rivoluzione Zafferano. Qui in basso troverai le semplici istruzioni per prendere parte attiva alla campagna. In allegato la lettera da inviare al Ministro Frattini. Ogni foto è importante. Ogni lettera è importante. 2010-08-15T11:26:02.3200000+02:00 Normal 0 14 false false false IT X-NONE X-NONE MicrosoftInternetExplorer4 Burma partnership Una cooperazione più forte per una Birmania libera Petizione fotografica e invio di lettere Dall’ 8 agosto al 27 settembre 2010 La campagna partirà in coincidenza con l’anniversario delle sommosse birmane del 1988, per ricordare le proteste che ebbero luogo in tutto il paese, nelle quali decine di migliaia di persone chiedevano la fine delle violazioni dei diritti umani e della mala gestione dell’economia e, per sottolineare come questi abusi siano aumentati sotto l’attuale regime militare. Le elezioni di quest’anno non porranno affatto fine ai gravi crimini commessi contro il popolo birmano. Al contrario, con le elezioni entrerà in vigore la Costituzione del 2008, che raforzerà l’impunità del regime militare, permettendogli di proseguire nella violazioni dei diritti umani impedendo ricorso legale da parte dei soggetti colpiti. Si rivolge un appello · ai governi nazionali di tutto il mondo affinché condannino le elezioni e sostengano l’istituzione di una commissione d’inchiesta sui gravi crimini internazionali in Birmania; · al Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki--moon affinché si faccia promotore di un dialogo inclusivo con le principali parti interessate dei gruppi democratici, dei gruppi etnici e del regime militare; alle Nazioni Unite affinché istituiscano una commissione d’inchiesta e al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinché dichiari nulla e priva di valore la Costituzione del 2008. A sostegno delle campagne internazionali, che richiedono l’istituzione di una commissione d’inchiesta e la condanna delle elezioni previste dal regime militare per il 2010, si stanno organizzando le seguenti attività : Petizione fotografica E’ possibile partecipare alla campagna scattando foto di se stessi con un poster che reca scritto a mano il nome e il caso di una violazione dei diritti umani, tratto dall’elenco fornito. È inoltre possibile partecipare online inviando la fotografia a info@burmapartnership.org e utilizzandola nei social network, quali ad esempio Facebook, come immagine del proprio profilo. Dalle immagini raccolte sul nostro sito verrà ricavata una presentazione che verrà distribuita in occasione degli eventi che celebreranno l’anniversario della Rivoluzione Zafferano. Successivamente le fotografie verranno raccolte e consegnate a Ban Ki-moon il 27 settembre, in occasione del terzo anniversario della Rivoluzione Zafferano. Lettera ai governi nazionali È anche possibile inviare lettere al proprio governo (vedi allegato) richiedendo il sostegno all’istituzione di una commissione d’inchiesta sui gravi crimini internazionali commessi in Birmania. La lettera chiede anche di condannare le elezioni e di rifiutare il riconoscimento dei risultati fino a quando il regime militare non avrà avviato un aderito alle tre richieste della opposizione (Rilascio di tutti i prigionieri politici. Dialogo inclusivo con i principali rappresentanti dei gruppi etnici e pro-democratici e revisione della Costituzione del 2008. Cessazione delle ostilità contro i gruppi etnici e le forze pro-democratiche). Poster di esempio: MYO AUNG THANT SINDACALISTA sta scontando l’ERGASTOLO dal 1997 Basta con la violazione dei diritti del lavoro in Birmania No alle elezioni! Naw Paw Lae contadino Costretto con gli abitanti del villaggio al lavoro forzato per l’esercito Basta con il lavoro forzato in Birmania No alle elezioni! Normal 0 14 false false false IT X-NONE X-NONE MicrosoftInternetExplorer4 Pa Ong, 40 anni Stuprata da un gruppo di soldati nel villaggio di Maak Laang, Stato Shan Basta con gli stupri in Birmania No alle elezioni! (15 Agosto 2010) http://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=241c8068be6b4ddcb86ed0162793314b&docid=6a6374ecc82141759052bd318df52a4e Sun, 15 Aug 2010 09:26:02 GMT 1415383aceff493a87656816fa221b88 Birmania: Appello contro le elezioni della dittatura ADERISCI ALLA CAMPAGNA GLOBALE CONTRO LE ELEZIONI MILITARI 2010 IN BIRMANIA - FIRMA ANCHE TU! - Ecco l'appello contro le elezioni farsa in Birmania. L'appello urgente - primo firmatario Raffaele Bonanni - è diretto al governo italiano e alla Unione Europea, affinchè diano ascolto alle richieste del sindacato e di tutte le organizzazioni democratiche birmane. Come sottoscrivere l'appello Leggi l'appello qui sotto. Se vuoi anche tu sostenere la battaglia delle forze democratiche birmane e fare pressioni su Italia e Unione Europea puoi sottoscrivere l'appello riempiendo i campi a fondo pagina. Ogni firma è un contributo importante. CAMPAGNA GLOBALE CONTRO LE ELEZIONI MILITARI 2010 IN BIRMANIA APPELLO Al Ministro degli Esteri On. Franco Frattini Ai Presidenti Commissioni Esteri Camera dei Deputati e Senato della Repubblica Al Rappresentante Speciale UE On. Piero Fassino Condanno duramente la giunta militare birmana, la Costituzione farsa e le inaccettabili leggi elettorali, che impediscono alla eroina Aung San Suu Kyi e agli altri oltre 2.100 detenuti politici di candidarsi e di votare alle prossime elezioni, mentre i partiti politici per continuare ad esistere dovranno espellere Aung San Suu Kyi e tutti gli altri prigionieri politici e dovranno giurare di proteggere e rispettare la “Costituzione farsa”. Queste leggi elettorali rappresentano la tragica conferma della totale non credibilità delle prossime elezioni e l’assoluta non volontà della giunta militare di avviare una rapida ed effettiva transizione alla democrazia. Tali leggi seguono l’imposizione di una Costituzione farsa. Tale Costituzione perpetua anche nel futuro il potere militare, impedisce la libertà di organizzazione politica e sindacale, prevede la possibilità di continuare ad utilizzare il lavoro forzato e la violazione dei diritti umani fondamentali e l’impunibilità dei militari responsabili dei crimini contro di guerra e contro l’umanità. Denuncio, a fianco del sindacato birmano FTUB e delle organizzazioni democratiche birmane, che queste elezioni sono una ulteriore manovra della giunta militare per rimanere saldamente al potere, ma in abiti civili e in modo autoritario e repressivo, mentre lo stato di diritto rimarrà un illusione ad uso di quei governi che vogliono continuare a depauperare le risorse naturali, sociali e umane del paese. Denuncio l’aumento drammatico della repressione dei diritti umani fondamentali, delle uccisioni, degli stupri, degli arresti arbitrari, del lavoro forzato, dell’utilizzo dei bambini soldato e un spaventoso peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, che hanno portato migliaia di lavoratrici a scioperare nelle zone industriali di Rangoon, mettendo a rischio la loro libertà. Sostengo le richieste del sindacato clandestino e di tutte le organizzazioni democratiche birmane che chiedono alla comunità internazionale di condizionare l’accettazione delle elezioni alle seguenti condizioni: Immediata e incondizionata liberazione di Aung San Suu Kyi e degli altri detenuti politici, e la garanzia del diritto per tutti loro di partecipare ed essere candidati alle elezioni; Cessazione di tutti gli attacchi contro le comunità etniche e gli attivisti democratici; Apertura immediata di un dialogo genuino ed inclusivo tra la giunta, le organizzazioni democratiche e le nazionalità etniche, che comprenda la revisione della costituzione. Chiedo: Che il governo italiano, il Parlamento, il Rappresentante Speciale UE assumano queste tre richieste e condizionino la accettazione delle elezioni alla loro attuazione, avviando una consultazione urgente con le organizzazioni sindacali e democratiche birmane. Che il governo italiano si impegni perché la UE decida un rafforzamento delle sanzioni economiche mirate, con l’inclusione dei settori finanziari ed assicurativi, con il divieto di nuovi investimenti e con procedure di controllo certe ed efficaci. Tali sanzioni saranno applicate secondo modalità flessibili, a seconda degli sviluppi positivi o negativi del processo politico. Che la UE promuova tali legittime richieste nei negoziati con i paesi asiatici. Che la UE si adoperi attivamente perché il Consiglio di Sicurezza ONU approvi un embargo globale sugli armamenti verso la Birmania. Che la UE appoggi la raccomandazione del Relatore Speciale ONU per i Diritti Umani in Birmania, per la costituzione di una Commissione d’Inchiesta ONU sui crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati dalla giunta. L’Italia non può restare silenziosa. 2010-05-05T22:34:25.6500000+02:00 * * * Per partecipare alla campagna con la tua firma basta sottoscrivere i campi qui sotto. Partecipa anche tu! (16 Aprile 2010) http://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=241c8068be6b4ddcb86ed0162793314b&docid=1415383aceff493a87656816fa221b88 Wed, 05 May 2010 20:34:25 GMT 673b416a320b4e2587c3f21cddc42da0 LIBERIAMO AUNG SAN SUU KYI E TUTTI I PRIGIONIERI POLITICI ORA! FIRMA LA PETIZIONE “FINO A QUANDO TUTTI I NOSTRI PRIGIONIERI POLITICI NON SARANNO LIBERI, NESSUNO DI NOI PUO’ DIRE CHE LA BIRMANIA E’ VERAMENTE SULLA STRADA DI UN CAMBIAMENTO DEMOCRATICO” Daw Aung San Suu Kyi 2009-05-15T12:28:57.5830000+02:00 Queste sono le parole di Daw Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace (1991), agli arresti domiciliari per 13 degli ultimi 19 anni. La petizione "Liberiamo tutti i prigionieri politici!" ha l’obiettivo di raccogliere 888,888 firme prima del 24 maggio 2009, data legale nella quale dovrebbe essere liberata Daw Aung San Suu Kyi dagli arresti domiciliari. La giunta militare deve liberare immediatamente e senza condizioni tutti i prigionieri politici, compresa Daw Aung San Suu Kyi, Myo Aung Thant, Khun Tun Oo and Min Ko Naing. Il rilascio di tutti i prigionieri politici è il primo passo verso la democrazia. Noi sottoscrittori chiediamo al Segretario Generale ONU Ban Ki-moon di fare di questo la sua priorità per garantire il rilascio di tutti i prigionieri politici da parte dell’ SPDC. Firma anche tu la petizione sul sito: www.fbppn.net http://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=241c8068be6b4ddcb86ed0162793314b&docid=673b416a320b4e2587c3f21cddc42da0 Fri, 15 May 2009 10:28:57 GMT 78cf4bbef31c48fc8d6518b8f32f7844 Fai Sentire la Tua Voce! - Partecipa alla campagna e fai arrivare all'Ambasciata della Birmania la tua protesta In concomitanza del 64° compleanno di Aung San Suu Kyi si moltiplicano le inziative di protesta contro la giunta militare, per la liberazione della leader democratica e per quella degli oltre 2000 prigionieri politici detenuti attualmente dal regime. 2009-06-21T17:33:46.1170000+02:00 Fai Sentire la Tua Voce! Invia anche tu una mail di protesta all'Ambasciata della Birmania a Roma, allegando la cartolina - che trovi in fondo alla pagina - con 3 richieste semplici ma vitali per il ritorno della democrazia in Birmania. Questa semplice azione rappresenta un contributo importante. Perchè Bisogna far sentire alla Giunta il peso della comunità e della società civile internazionale. Bisogna sostenere gli sforzi di Aung San Suu Kyi e di tutte le organizzazioni che si battono per il ritorno della democrazia e per il rispetto dei diritti umani nel Paese. Come Inviare la mail è semplicissimo. 1. Vai a fondo pagina e scarica l'immagine jpeg della cartolina. 2. Salva l'immagine sul desktop. 3. Invia una mail all'Ambasciata della Birmania allegando l'immagine. L'indirizzo di posta elettronica è: meroma@tiscali.it. In alternativa stampa la cartolina e inviala a: Ambasciata e Consolato della Birmania Via della Camilluccia, 551 00135 Roma Fai Sentire la Tua Voce! Birmaniademocratica e CISL partecipano attivamente e da tempo alle Campagne per la democratizzazione della Birmania, sostenendo il sindacato clandestino birmano (FTUB) e le altre organizzazioni democratiche presenti nel Paese e all'estero, per far sì che la lotta di milioni di donne e uomini birmani possa portare in tempi rapidi a profondi cambiamenti, al superamento della violazione dei diritti umani e del lavoro e ad un governo democratico, inclusivo e partecipativo, che rispetti pienamente le diversità etniche, culturali, religiose, politiche e di genere. http://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=241c8068be6b4ddcb86ed0162793314b&docid=78cf4bbef31c48fc8d6518b8f32f7844 Sun, 21 Jun 2009 15:33:46 GMT 3dc5a826bc6942c4815059e983d052f0 Contro il lavoro forzato La Birmania è un paese martoriato da decenni di violenta dittatura, che ha imposto l'arbitrio come legge e come modalità di governo. 2008-04-09T11:38:41.4200000+02:00 http://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=241c8068be6b4ddcb86ed0162793314b&docid=3dc5a826bc6942c4815059e983d052f0 Wed, 09 Apr 2008 09:38:41 GMT 218a1068b94a405db0dc64514b489a36 Libertà dal terrore e dalla paura L’appello lanciato recentemente dall’Ex Presidente della Repubblica Ceca Vaclav Havel e dal Premio Nobel della Pace Desmond Tutu con la pubblicazione del rapporto sulla gravissima violazione dei diritti umani fondamentali in Birmania, non può essere ignorato. La Birmania è un paese martoriato da decenni di violenta dittatura che ha imposto l’arbitrio come legge e come modalità di governo. Un paese che ha raggiunto il triste primato di essere il primo produttore di metanfetamine al mondo, il secondo per produzione di oppio, il primo per bambini soldato e numero di persone costrette al lavoro forzato. Un paese in cui la più autorevole leader politica e Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi è sottoposta dal 1989, tranne alcune interruzioni, agli arresti domiciliari. Da troppo tempo si chiede inutilmente la liberazione della Premio Nobel della Pace Aung San Suu Kyi e degli altri leader politici, sindacali e religiosi, la cancellazione del lavoro forzato e degli altre violazioni dei diritti umani fondamentali e l’avvio di un serio dialogo tripartito con il coinvolgimento di tutte le parti interessate, procedure e scadenze condivise. Gli effetti nefasti di questa dittatura non colpiscono solo la intera popolazione del paese, ma hanno pesanti ripercussioni politiche, sociali, e per di più anche di sicurezza, in tutta la regione e sul piano internazionale. L’Assemblea Generale ONU ha approvato ben 14 risoluzioni consecutive sulla Birmania. La Commissione ONU per i diritti umani ha approvato 13 risoluzioni consecutive. Tali risoluzioni chiedono l’avvio di negoziati tra la giunta militare al potere e il movimento democratico guidato dall’unico Premio Nobel per la pace in carcere: Aung San Suu Kyi e dai rappresentanti delle minoranze etniche, per la riconciliazione nazionale pacifica e la democrazia. Sia al rappresentante speciale di Kofi Annan: Ismail Razali, che al Prof. Pinheiro, Relatore Speciale della Commissione per i diritti Umani è stato vietato l’ingresso in Birmania, mentre al rappresentante OIL in quel paese viene limitato al minimo lo spazio di azione e movimento volto a sostenere la eliminazione del lavoro forzato. Chiediamo pertanto con urgenza, al parlamento italiano, al governo, ai rappresentanti italiani presso il Parlamento Europeo e presso le altre istituzioni internazionali, di far si, come richiesto dall’ex Presidente Ceco Vaclav Havel e da Mons. Desmond Tutu, che: “ il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite esamini con urgenza la situazione birmana. La salvaguardia della pace, della sicurezza e della stabilità in questa regione e nel mondo ed il conseguimento della riconciliazione nazionale in Birmania non meritano nulla di meno”. Chiediamo pertanto che Il Consiglio di Sicurezza ONU approvi una risoluzione sulla Birmania, che obblighi il regime militare a lavorare con il Segretariato Generale dell’ONU per la messa a punto di un piano nazionale di riconciliazione; che vi sia un resoconto periodico al Consiglio di Sicurezza; che gli aiuti umanitari possano liberamente e senza condizioni raggiungere le persone più bisognose e che si ottenga la liberazione immediata della Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi. Inoltre, così come richiesto dall’ NLD, il partito di cui è leader la Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, ci appelliamo ai paesi membri del Consiglio di Sicurezza ONU, affinché non esercitino il loro potere di veto, contro l’ inserimento di questo punto all’ordine del giorno, sostenendo, viceversa, le proposte avanzate nel Rapporto stesso. Hanno già firmato: Savino Pezzotta Walter Veltroni Paolo Pobbiati presidente Amnesty International Italia Fulco Pratesi FIRMA ANCHE TU L'APPELLO! 2014-02-11T17:41:12.2170000+01:00 http://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=241c8068be6b4ddcb86ed0162793314b&docid=218a1068b94a405db0dc64514b489a36 Tue, 11 Feb 2014 16:41:12 GMT 86053a440e764207a8dceca1d9af35e6 La Confederazione Internazionale dei Sindacati contraria alla revoca generalizzata delle sanzioni economiche alla Birmania a tutt’oggi mancano ancora solidi e sostanziali cambiamenti sul piano legislativo e nella realtà, che possano consentire un allentamento sostanziale delle sanzioni economiche, soprattutto quelle approvate a causa della grave violazione di alcune norme internazionali di seguito indicate. 2012-02-22T12:56:45.7870000+01:00 Nel quadro della discussione a livello in atto a livello UE sull’aggiornamento della Posizione Comune Europea sulla Birmania, in risposta ai crescenti appelli da parte di molti paesi UE, per una ampia revoca delle sanzioni sulla Birmania, vorremmo sottolineare come, nonostante alcuni importanti segnali positivi di cambiamento, a tutt’oggi mancano ancora solidi e sostanziali cambiamenti sul piano legislativo e nella realtà, per consentire un allentamento sostanziale delle sanzioni economiche, soprattutto quelle approvate a causa della grave violazione delle norme internazionali di seguito indicate. Clicca per continuare a leggere Infatti il lavoro forzato è ancora largamente praticato, come confermato anche dall’Ufficio ILO di Rangoon. Le organizzazioni sindacali sono tuttora illegali, i sindacalisti sono minacciati, centinaia di prigionieri politici sono ancora in carcere e coloro che sono stati liberati potrebbero essere arrestati nuovamente perché le leggi che hanno consentito la loro condanna non sono state abrogate. Inoltre nonostante la firma di accordi di cessate il fuoco con alcuni Stati etnici, in molti di questi continuano gli attacchi alle popolazioni da parte dell’esercito. Per questi motivi, d’intesa con la confederazione internazionale dei Sindacati CIS, è stato definito un rapporto che sottolinea come, “i tempi non siano ancora maturi per procedere ad una revisione sostanziale delle sanzioni”. La CIS e la CISL chiedono “un allentamento graduale e misurato delle sanzioni, mano a mano che il governo birmano compirà progressi stabili e verificabili” tra cui: - La eliminazione del lavoro forzato e il reclutamento forzato di minori, da parte di autorità civili e militari, in quasi tutti gli Stati e le divisioni del paese attuando le misure richieste dalla Commissione di inchiesta ILO del 1998. - La formazione di sindacati indipendenti e democratici: a 6 mesi dalla attuazione della Legge sulle Organizzazioni del Lavoro, non sono stati approvati i decreti che ne permetteranno l’ attuazione. Tale legge prevede forti ostacoli alla registrazione dei sindacati, interferisce pesantemente sulla loro indipendenza e autonomia sindacale e non abroga le vecchie leggi che impediscono la formazione di sindacati, ne riabilita l’ FTUB, l’organizzazione sindacale Birmana affiliata alla CIS, che è ancora oggi considerata una organizzazione terroristica. Tale legge dovrebbe essere modificata dal governo birmano, insieme a sindacati, datori di lavoro e ILO verificandone l’effettiva attuazione. - La liberazione incondizionata di tutti i prigionieri politici: oltre 1000 sono ancora in carcere. Il loro rilascio dovrà avvenire senza condizioni, garantendone il reinserimento sociale. Le leggi che hanno permesso la loro condanna devono essere abrogate. - l’Interruzione di tutti gli altri gravi abusi dei diritti umani, un cessate il fuoco a livello nazionale, elezioni libere ed eque oltre che la modifica dell’iniqua costituzione del 2008, e una forte limitazione del ruolo dei militari nel governo e nell’economia. Il rapporto della CIS si concentra principalmente sui diritti del lavoro, ma al tempo stesso fa appello ai “governi a fare riferimento anche alle raccomandazioni di altre organizzazioni della società civile che sollevano ulteriori e urgenti preoccupazioni in materia di diritti umani”. http://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=241c8068be6b4ddcb86ed0162793314b&docid=86053a440e764207a8dceca1d9af35e6 Wed, 22 Feb 2012 11:56:45 GMT