La UE estenderà le sanzioni  per un altro anno a causa della assenza di progressi sui diritti umani

I Ministri degli esteri europei nella riunione del 28 aprile rivederanno le misure introdotte contro la Birmania in ottobre dello scorso anno, a seguito della brutale repressione nei confronti dei manifestanti e dei monaci buddisti. Queste  misure, ratificate da un Regolamento UE approvato a marzo scorso, prevedono tra l’altro il divieto di importazione di pietre preziose, minerali, legname e la esportazione di macchinari connessi a tali settori produttivi.

Tali sanzioni dovrebbero essere prorogate per un altro anno. Il segretario di stato per gli  affari europei della Slovenia Hanez Lenarcic, ha dichiarato che si aspetta che la UE esorti la giunta militare a iniziare la programmazione per un”governo civile legittimo” e a rilasciare i prigionieri politici compreso la leader Aung San Suu Kyi.

Alcune organizzazioni per i diritti hanno dichiarato che non sarà sufficiente prorogare le sanzioni e chede l’estensione ad altri settori tra cui il gas, l’energia, il settore finanziario e la proibizione di transazioni finanziarie  nell’ambito UE da parte della giunta militare.

Attualmente le esportazioni di petrolio e di gas dalla Birmania non sono toccate dalle sanzioni come pure  i contratti firmati dalla Total  per lo sfruttamento del gasdotto di Yadana nel sud della Birmania.  Per questo si chiede che le sanzioni comprendano  le imprese che finanziano la giunta militare come la Myanmar Oil and Gas Enterprise (MOGE).

Lotte Leicht direttore di Human Right Watch ha dichiarato: “ la strada per un regime di sanzioni efficace sulla Birmania è di pensare in piccolo e di essere flessibili, andando a colpire i reali responsabili e coloro che si approfittano della giunta militare colpendo la loro abilità di accedere alle reti finanziarie internazionali per nascondere i profitti, per comprare armi e altri strumenti di repressione. Lavorando con costanza  e segnalando le imprese che lavorano con il regime. La UE deve collaborare con altri paesi che hanno imposto le sanzioni come gli USA e l’Australia e condividere le informazioni e promuovere una azione coordinata. Se non si farà questo le sanzioni diventano uno strumento inutile .

Anche il Parlamento Europeo ha chiesto il rafforzamento delle sanzioni  nel corso della discussione tenutasi il 23 aprile scorso e ha denunciato i piani della giunta riguardo al referendum che si terrà il 10 maggio..