02/05/2016
AI CONFINI DEL PAESE: LA GIADA, LA DROGA E I RIBELLI ATTENDONO IL NUOVO GOVERNO
Il magnate della giada Yup Zaw Hkwang è uno degli uomini più noti dello stato del Kachin e di tutta la Birmania: di etnia Kachin, è uno dei mediatori nel processo di pace tra i ribelli ed i militari e uno dei pochi della sua etnia a possedere un’impresa di estrazione di giada, il “Jadeland Myanmar Group”. Yup una volta era un piccolo cercatore che adesso si ritrova ad essere un ricco uomo d’affari con un ranch di 300 acri e una casa con 12 camere da letto dove vive insieme alla famiglia , all’ingresso della quale è posto un cartello con su scritto “La famiglia più fortunata delle montagne di giada”.
Il Kachin è lo stato più settentrionale della Birmania: al confine con la Cina, con una popolazione di 1,2 milioni di abitanti, è una delle regioni più problematiche del paese a causa della presenza al suo interno di numerose miniere di giada, coltivazioni di oppio e miniere d’oro e di un forte degrado ambientale.
Il Kachin rappresenterà per questo una delle sfide più ardue da affrontare per il nuovo governo di Aung San Suu Ky, che ha preso le redini di un paese afflitto da decenni di sofferenza sotto il potere dei militari.
Il commercio nel paese è quindi contraddistinto da un grande presenza di traffico di armi, droga e gemme che vengono esportate principalmente in Cina.
L' Armata Kachin per l’Indipendenza (KIA)continua gli scontri con i militari per il controllo delle risorse, conflitto che va avanti da decenni e che è la causa della fuga di migliaia di persone.
“Siamo molto contenti che l’opposizione abbia vinto le elezioni: un altro passo avanti per la democrazia. Ma come potranno risolvere in 5 anni ciò che è accaduto in 60?” ha detto Steven Tsa Ji, direttore di una rete di gruppi per la società civile nel paese.
Lo stato è inoltre il luogo dove sorge, dalla fusione di due piccoli corsi d’acqua provenienti dai ghiacciai dell’Himalaya, l’Irrawaddy, il fiume più lungo del paese. Lungo il corso del fiume, non lontano dal confine con la Cina, si possono notare dei piloni arrugginiti emergere dall’acqua rovinando lo spettacolo di natura incontaminata che si puo’ ammirare lungo le sponde del fiume. Questi piloni sono le fondamenta di quella che avrebbe dovuto essere una delle dighe e delle centrali idroelettriche più grandi dell’Asia che - con una portata di 6000 MegaWatt - avrebbe dovuto fornire la maggior parte dell’energia prodotta alla Cina – che aveva stanziato un finanziamento di $3,6 miliardi - , nonostante in Birmania centinaia di persone vivano ancora senza corrente elettrica; la costruzione della diga fu però sospesa dal precedente governo in quanto possibile causa di danni sociali ed ambientali come la perdita della casa per migliaia di persone ed il danneggiamento della flora e della fauna del fiume. Adesso i cinesi sperano che questo cambio di governo possa portare alla ripresa del progetto e Suu Kyi, che già nel 2011 si era opposta alla sua realizzazione, ancora non ha chiarito quali siano le sue intenzioni a riguardo, affermando che il governo dovrà rivedere il contratto in autunno prima di prendere una decisione.
Il legislatore Ja Seng Hwan ha espresso la sua opinione riguardante questa problematica affermando che :”non c’è modo di continuare il progetto. Se Si uccide l’Irrawaddy si uccide il paese”
