Diritti religiosi https://www.birmaniademocratica.org/ViewCategory.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd 441be24f24b04d019c688015c67c1225 GRANDE SUCCESSO LA CONFERENZA NAZIONALE DI PACE ora parte il lavoro negoziale 2016-09-18T19:13:15.9400000+02:00 GRANDE SUCCESSO DELLA CONFERENZA NAZIONALE DI PACE A soli cinque mesi dall’insediamento del nuovo governo La leader birmana ha mantenuto la promessa convocando a Napidaw il 31 agosto la Panglong 21st Century Conference. La conferenza ha inteso ricalcare le orme di quella promossa a Panglong nel 1947 dal Generale Aung San, che ha portato alla firma dello storico accordo con alcuni gruppi etnici. Un accordo che prevedeva, tra l’altro la costituzione di uno Stato federale e il diritto alla secessione, dopo 10 anni nel caso in cui gli impegni sottoscritti non fossero stati rispettati. Il nuovo governo di Aung San Suu Kyi ha così riunito nella capitale circa 1600 partecipanti in rappresentanza. di tutte le minoranze etniche, delle organizzazioni armate, i membri del governo, del parlamento, dei militari e della società civile. Le 17 organizzazioni etniche, tra cui le 8 organizzazioni firmatarie dell’accordo Nazionale per il Cessate il Fuoco (NCA) di ottobre 2015 e le 7 organizzazioni che non lo avevano firmato, rappresentate dall’ United Nationalities Federal Council, come pure I gruppi Mongla e Wa sono arrivate in forza. Quest’ultimi hanno lasciato la Conferenza il secondo giorno in segno di protesta per essere stati accreditati erroneamente solo come osservatori. Obiettivo centrale, la ripresa dei dialoghi di pace e l’individuazione delle strategie necessarie al raggiungimento della riconciliazione nazionale e del superamento dei conflitti armati in atto da decenni in molte zone etniche del paese. A conclusione dei lavori non è stata approvata alcuna risoluzione, ma il dato fondamentale è che si è finalmente data l’opportunità ai leader politici di circa 20 gruppi etnici e a tutti gli altri attori, di presentare formalmente le loro preoccupazioni e le loro aspirazioni politiche. Solo tre gruppi etnici che continuano a scontrarsi con le truppe dell’esercito nazionale non hanno partecipato ai dialoghi, mentre la delegazione degli Wa, ha abbandonato i lavori il secondo giorno, perché erroneamente inserita tra gli osservatori. Aung San Suu Kyi, che tra l’altro presiede l’Union Peace Dialogue Joint Committee (UPDJC), a chiusura dei lavori, aveva sottolineato come l’evento rappresenti un tassello importante del processo di pace. “Il problema della pace non va discusso solo nell’ambito di questa conferenza, dobbiamo alimentare il nostro impegno per raggiungere la pace e la riunificazione del paese”. Un obiettivo e un lavoro che non potrà essere appannaggio dei soli addetti ai lavori, ma dovrà essere alimentato dal contributo e dal sostegno di tutti in particolare sui temi del dialogo politico e sull’inizio di tale dialogo a livello nazionale, che dovrà iniziare subito dopo la conclusione della Conferenza, il cui aggiornamento si terrà dopo sei mesi dalla sua conclusione . Il dibattito è stato sicuramente molto acceso, a’ampia partecipazione e la diversità di opinioni sia tra i gruppi etnici che tra questi e alcune forze politiche e militari, anche se vi è stato un generale accordo verso la costruzione di una Unione federale e democratica, come sottolineato dall’Accordo Nazionale per il Cessate il Fuoco (NCA). Anche se non ci si aspettava di raggiungere alcun accordo, la Conferenza ha rappresentato un passo avanti importante per la pace. Aung San Suu Kyi all’apertura aveva dichiarato che la Conferenza segna l’inizio di un percorso di pace nel paese e che l’Accordo Nazionale di Cessate il Fuoco (NCA) è il primo passo non solo verso la pace ma verso la realizzazione di un’ unione federale. “Se non saremo in grado di raggiungere la riconciliazione e l’unità nazionale non saremo mai in grado di raggiungere una unione pacifica, duratura e sostenibile” ha dichiarato ai delegati. Alla cerimonia di apertura avevano preso parte il segretario Generale ONU Ban Kyi-moon e i diplomatici dei vari paesi presenti nel paese. Molte sono le opinioni e le voci che hanno influenzato il dibattito. Un delegato della Shan Youth Organization: Sai Aung Myint Oo ha dichiarato che servirà molto più tempo per raggiungere il cessate il fuoco, poiché in alcune aree, i combattimenti tra governo e gli eserciti etnici sono ancora in corso. Una voce scarsamente rappresentata è stata quella delle donne, sia nelle delegazioni che alla cerimonia di apertura, dove sugli otto interventi uno solo è stato quello di una donna: Aung San Suu kyi . Inoltre le organizzazioni delle donne erano state invitate come osservatrici e non come delegate ai tavoli negoziali. Un problema sottolineato anche da Ban Ki Moon che ha ribadito la necessità che almeno il 30 % dei delegati ai colloqui di pace debba essere rappresentato da donne. Infatti, le donne sono e sono state in passato tra le principali vittime dei conflitti armati nel paese, tanto che una delle priorità è quella di garantire la pace e la sicurezza alle donne e ai bambini , poiché la “violenza di genere, in particolare le violenze sessuali nelle zone di conflitto rappresentano un abuso di potere. In un rapporto ombra presentato al Comitato della Convenzione per la eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, la Gender Equality Network ha raccomandato la introduzione di punizioni severe per tutti coloro che hanno commesso violenze sessuali, così da superare il clima di impunità presente nel paese. Molti casi di violenze sessuali, stupri continuano ad essere denunciati dalle organizzazioni delle donne, nonostante l’assenza di sostegni da parte del governo. Otto organizzazioni di donne raggruppate sotto la sigla di AGIPP avevano elaborato un documento politico in vista della conferenza ma non sono state in grado di presentarlo, visto il loro status di osservatori. Se le organizzazioni di donne sono state poco valorizzate, la Conferenza ha dato voce anche ai rappresentanti delle varie religioni, tra cui il Cardinale Charles Maung Bo, che ha ribadito la necessità di costruire uno stato federale in grado di rappresentare le diversità del paese. L’Ethnic armed Alliance the United Nationalities Federal Council (UNFC) aveva presentato la sua bozza di costituzione federale, illustrandone i punti salienti attraverso gli interventi dei propri appresentanti. Tra le proposte la formazione di un esercito federale, la riforma del settore della sicurezza, la revisione del nome del nome del paese: “se dovremo essere un paese federale il nome non dovrebbe rappresentare un unico gruppo etnico e dovrebbe rappresentare tutti i gruppi etnici e le regioni. Una voce fuori dal coro è stata quella dei rappresentanti dell’esercito impegnati a sostenere l’importanza di salvaguardare la Costituzione del 2008, strumento di protezione degli Stati birmani, dando priorità al processo di disarmo, smobilitazione e reintegrazione dei gruppi armati (DDR Process) che dovrebbe garantire la sicurezza e la stabilità nel paese. Una posizione non accettata da molti gruppi armati che ritengono questa discussione prematura, poichè bisognerebbe preparare il processo di riforma del settore della sicurezza dovrebbe essere attuato in via prioritaria in modo da garantire che lo stesso processo di disarmo, smobilitazione e reintegro, avvengano in modo democratico e corretto. I gruppi armati, compresi gli Wa nello Stato Shan e i Shani (Tai Leng) nello Stato Kachin hanno proposto la creazione di nuovi stati autonomi, che dovrebbero sorgere nel quadro degli attuali Stati e Divisioni, sulla base della rappresentanza etnica. “I gruppi etnici minoritari hanno il diritto a chiedere uno Stato autonomo, e dovremo valutare quando si potrà realizzare” perchè “la sfida riguarda la quantità di risorse che avremo quando cercheremo di costruire uno stato: se avremo un numero sufficiente di legislatori, educatori, medici, di risorse tecniche e informatiche etc..” Un alto punto di discussione ha riguardato “il principio degli otto Stati”. Una proposta inclusa della bozza di costituzione elaborata da alcuni gruppi etnici armati. L’attuale paese è diviso in sette divisioni e sette stati etnici: Chin, Kachin, Karen, Karenni, Mon e Shan. Il cambiamento proposto riguarda la fusione di tre di queste divisioni a maggioranza Bamar, in un unico Stato composto dalle divisioni di Mandalay, Magwe e Pegu. Questo permetterebbe una rappresentanza politica e una condivisione delle risorse equa tra Ii Bamar e gli altri gruppi etnici del paese. Khun Marko Ban, che rappresenta il Karenni National Progressive Party (KNPP), ha descritto l’attuale discussione come interessante perchè si focalizza sullo spirit e sui principi dell’Accordo firmato alla Conferenza di Panglong del 1947 e che comprendono il federalismo, l’uguaglianza e l’autodeterminazione. Ha espresso il suo sostegno alla proposta sottolineando che “il principio degli otto Stati , è un principio base visto che trae origine dall’Accordo della Conferenza di Panglong del 1947”. Altro tema ha riguardato quanto sottolineato dal vice Presidente dell’UNFC, Nai Hong Sar circa la necessità di “costruire migliori relazioni tra i gruppi etnici se si vuole lavorare per la costruzione dello stato. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=441be24f24b04d019c688015c67c1225 Sun, 18 Sep 2016 17:13:15 GMT d635b8cff28f4c8ca38fd26cdae176fc Preoccupazione UE per l'aumento dei conflitti armati in numerosi Stati 2016-11-07T14:54:56.6930000+01:00 La delegazione dell’Unione Europea ha pubblicato il seguente comunicato in accordo con i capi missione della UE accreditati in Myanmar. L’Unione Europea e i suoi Stati Membri accreditati in Birmania, esprimono profonda preoccupazione in relazione ai rapporti sulla intensificazione degli scontri militari in molti Stati, che coinvolgono anche coloro che hanno sottoscritto l’Accordo di Cessate il Fuoco (NCA). L’escalation nei conflitti hanno prodotto morti e sfollamenti interni di molti civili. Allo stesso tempo l’accesso umanitario alle aree di conflitto è stato fortemente limitato, impedendo che la assistenza e la salvaguardia di vite umane potesse essere accessibile alle comunità colpite. I continui combattimenti non solo mettono a rischio le vite di comunità vulnerabili, ma minano anche la fiducia che è essenziale per far avanzare il processo di pace. La firma dell’Accordo Nazionale e la Conferenza di Pace di Panglong sono stati punti importanti verso la riconciliazione nazionale, il lavoro deve continuare per un accordo nazionale più inclusivo e un significativo dialogo politico in linea con le aspirazioni della popolazione della Birmania. Come tesitmone formale all’Accordo Nazionale, la UE chiede la cessazione immediata delle ostilità e il ritorno ad un dialogo costruttivo. Sollecitiamo tutte le parti a facilitare l’immediato accesso umanitario alle popolazioni colpite in modo da assicurare che si possa rispondere alla necessità urgenti dei civili. La UE è composta da 28 membri: Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungaria, Irlanda, Italia, Latvia, Lithuania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Poland, Portugal, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Gran Bretagna. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=d635b8cff28f4c8ca38fd26cdae176fc Mon, 07 Nov 2016 13:54:56 GMT c21e6ddea1534e4f94b88854712d0e5f l'ONU chiede con urgenza al governo birmano una indagine approfondita e imparziale sulle volenze sessuali nello Stato Rakhine Grande preoccupazione anche per il futuro. 2016-11-12T15:10:33.8730000+01:00 Fortemente preoccupata per le accuse di stupri e violenze sessuali nei confronti di donne e ragazze nel nord dello Stato Rakhine, a seguito dei recenti attacchi di confine, Bainab Hawa Bangura, la Rappresentante Speciale ONU sulla violenza sessuale nei conflitti, ha chiesto al governo birmano di garantire la effettuazione di una indagine imparziale ed efficace sui casi. La Rappresentante Speciale ha anche sottolineato che è anche vitale fornire un adeguato accesso alle organizzazioni umanitarie perché assicurino il sostegno medico , la salvaguardia delle vite, la messa a disposizione di servizi di sostegno psicosociale nei confronti delle sopravvissute e la fine delle restrizioni all’accesso di rappresentanti per il monitoraggio dei diritti umani e di rappresentanti dei media. L’inviata ha sottolineato che si potrebbero verificare altri assalti sessuali nel futuro, visto che l’escalation della violenza continua e ha chiesto al governo birmano di agire in tempo per prevenire ulteriori incidenti. “Questi non sono casi isolati ma fanno parte di un modello più ampio di violenza etnica che il mio Ufficio ha registrato nel corso degli ultimi anni. E’ fondamentale porre fine all’impunità delle violenze sessuali e, vorrei ricordare alle autorità, che i diritti umani devono essere rispettati anche nel contesto di operazioni contro gli insorgenti” ha dichiarato la Bangura. Inoltre la Rappresentante Speciale ha ribadito che il suo Ufficio continuerà a monitorare la situazione e che darà il sostegno necessario alle sopravvissute, e garantendo la perseguibilità dei responsabili delle violenze sessuali collegate al conflitto. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=c21e6ddea1534e4f94b88854712d0e5f Sat, 12 Nov 2016 14:10:33 GMT 0a794e75a488484c947a3b3b2321e8d4 Repressione nello Stato Rakhine: centinaia di mussulmani Rohihgya in fuga verso il Bangladesh 2016-11-17T10:05:39.4400000+01:00 DHAKA / Sittwe - Centinaia di musulmani Rohingya fuggono in Bangladesh a causa della repressione militare in atto nella Birmania occidentale, e cercano di sfuggire una recrudescenza di violenza che ha portato il numero totale dei morti confermati da parte dell'esercito a più di 130. Alcune persone sono stati freddate mentre cercavano di attraversare il fiume Naaf che separa Birmania e Bangladesh, mentre gli altri che arrivano in barca sono stati spinti via dalle guardie di frontiera del Bangladesh e possono essere bloccati in mare, dicono i residenti. La recente violenza nella zona è la più grave dal momento che nel 2012 centinaia di persone sono state uccise in scontri comunali nello stato della Birmania occidentale di Arakan, noto anche come Rakhine,. I soldati nella zona lungo di frontiera della Birmania con il Bangladesh, hanno risposto il 9 ottobre agli attacchi coordinati su tre posti di frontiera, che ha ucciso nove agenti di polizia. Hanno bloccato la zona, dove la maggior parte dei residenti sono musulmani Rohingya, chiudendo fuori operatori umanitari e osservatori indipendenti. L'esercito ha intensificato le sue azioni negli ultimi sette giorni utilizzando elicotteri causando decine riferito uccisi. Gli operatori umanitari, i residenti del campo e le autorità del Bangladesh hanno stimato che almeno 500 persone sono fuggite dalla Birmania dopo gli attentati di ottobre. I rifugiati sono ora ospitati in quattro campi sul lato del Bangladesh del confine, dicono. Ma Martedì, guardie di frontiera del Bangladesh hanno respinto indietro un gran gruppo di persone che cercano di attraversare il confine. “All'inizio Martedì, 86 Rohingya, tra cui 40 donne e 25 bambini sono stati spinti indietro da parte del BGB (Guardia di frontiera del Bangladesh) dal punto di confine Teknaf", ha dichiarato il tenente colonnello Anwarul Azim, comandante del settore Bazar del Cox in Bangladesh orientale. "Tutti coloro che hanno cercato di entrare in Bangladesh è arrivato con due barche motore. Ora abbiamo rinforzato il nostro pattugliamento e altre forze supplementari sono state impegnate per garantire la sicurezza nella zona di confine ", ha detto. Fonti Reuters hanno riportato che il gruppo non potendo rientrare nei villaggi in Birmania e potrebbe essere bloccato in mare. Il Col. Htain Lin, ministro degli Affari di confine del governo dello Stato di Arakan, ha rifiutato di commentare la situazione. Il Maggiore Kyaw Win Mya, dalla polizia di Maungdaw, ha dichiarato che le persone stavano cercando di scappare perché hanno cercato di attaccare i militari. "Gli abitanti del villaggio sono diventati ribelli, comprese le donne nel villaggio", ha detto Kyaw Win Mya. La recente recrudescenza della violenza, a partire dal 9 ottobre, ha portato il numero dei sospetti militanti uccisi a 102, mentre prezzo pagato dalle forze di sicurezza è pari a 32, secondo un conteggio di Reuters sulla base di comunicati stampa di stato. Molti Cadaveri Quattro musulmani residenti locali del nord Arakan contattati da Reuters per telefono Mercoledì e hanno confermato che centinaia di loro stavano cercando di fuggire e attraversare il fiume in Bangladesh. Hanno detto che alcuni sono stati freddati. "I residenti mi hanno detto che quasi 72 persone sono state uccise nei pressi della riva del fiume, che i militari hanno sparato tra la folla sulla riva del fiume", ha detto un leader della comunità che non ha voluto essere identificato. Un altro uomo di Maungdaw ha detto che donne e bambini provenienti da circa 10 paesi stavano cercando di fuggire in Bangladesh e alcuni sono stati uccisi mentre stavano cercando di salire nelle barche. "Molti cadaveri galleggiano in mare", ha detto l'uomo. Ha aggiunto che queste persone non erano in viaggio insieme, ma che si erano separati in gruppi di 20 o 50 per arrivare a delle barche. I residenti e sostenitori dei diritti hanno accusato le forze di sicurezza di esecuzioni sommarie, stupri e incendi incendi delle case nella recente violenza. Il governo e l'esercito respingono le accuse. I diplomatici hanno anche lanciato un appello per un'indagine indipendente e credibile, ma il governo non ha annunciato piani per realizzarla e ha messo invece in guardia contro una "campagna di disinformazione" lanciata da un "gruppo di violenti dell’Arakan". "Stanno usando il nostro paese, la nostra regione come base ... con l'intenzione di distruggere la zona, causando disordini, il caos nella zona, e stanno facendo questo per ottenere l'attenzione internazionale, per fare pressione in Birmania", ha detto Aye Aye Soe, direttore generale del Ministero degli esteri birmano, gestito da Daw Aung San Suu Kyi. Ha dichiarato che il gruppo stava facendo questo per ottenere il sostegno finanziario con l'intenzione di "attuare la loro agenda politica ". Il "gruppo estremista" non vuole la pace ad Arakan, ha detto. I sospetti militanti si sono identificati con Al-Yakin Mujahidin fino ad ora sconosciuto, e ripreso in video pubblicati on-line. In un clip recente, un uomo che era apparso in video precedentemente, sta di fronte a diversi uomini prostrati a terra con ferite sulla schiena e le gambe insanguinate. "Siamo Rohingya e vogliamo ripristinare i nostri diritti usurpati," l'uomo grida alla macchina fotografica. "Meritiamo i nostri diritti e non siamo terroristi". Le autorità hanno negato ai giornalisti indipendenti l’accesso all'area, così Reuters non è stata in grado di verificare in modo indipendente sia i rapporti dei militari o quelli dei residenti. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=0a794e75a488484c947a3b3b2321e8d4 Thu, 17 Nov 2016 09:05:39 GMT bf1de57df4b34545b966ea7a370f4af1 In migliaia fuggono in Cina a causa degli scontri nello Stato Shan 2016-11-23T14:53:52.7570000+01:00 Per lo meno 3.000 persone sono fuggite in Cina a causa degli scontri nel nord della Birmania, hanno dichiarato fonti di Pechino, dopo che il numero dei morti negli scontri tra gli insorgenti e i militari è salito a 10. La violenza è esplosa nuovamente e fa saltare le speranze della leader birmana Aung San Suu kyi di arrivare ad un accordo nazionale di cessate il fuoco, dopo decenni di tensioni nella Birmania. Abitanti vicini al confine cinese nello Stato Shan, hanno dichiarato che stavano cercando di fuggire dagli scontri tra l’esercito e quattro gruppi etnici armati tra cui il Kachin Indepencence Army. L’Ufficio di Aung San Suu Kyi ha dichiarato che dieci persone sono state uccise vicino alla città di confine di Muse. Tra le persone decedute tre sono poliziotti, due sono membri della milizia e cinque civili, tra cui due donne. Altre 33 persone sono state ferite negli scontri. ! la gente non osa uscire di casa. Abbiamo paura e stiamo pensando di rifugiarci in Cina se la situazione peggiora” ha dichiarato un abitante locale. I giornali cinesi hanno dichiarato che i militari sono stati posti in allerta dopo che uno di loro era stato ferito da un colpo di mortaio attraverso il confine. Il portavoce del ministero degli esteri, Geng Shuang, ha dichiarato che in migliaia hanno già oltrepassato il confine per evitare gli scontri. "circa 3.000 persone di origine birmana sono entrate in Cina” ha dichiarato in una informativa alla stampa.." per motivi umanitari, il governo cinese locale ha offerto ospitalità e rifugio e ha ricoverato in ospedale i feriti." Aung San Suu Kyi ha fatto degli scontri di confine una priorità del suo governo, da quando ha preso il potere sette mesi fa, ma gli scontri nel nord degli Stati Kachin e Shan e nel sud dello Stato Karen, stanno inficiando i suoi sforzi e si ritiene che per raggiungere qualsiasi cessate il fuoco ci vorranno anni. Nella parte occidentale dello Stato Rakhine, più di 30.000 persone sono state costrette a sfollare e almeno 70 sono stati i morti a seguito della repressione nel nord dello stato, un area dove vive la minoranza mussulmana Rohingya. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=bf1de57df4b34545b966ea7a370f4af1 Wed, 23 Nov 2016 13:53:52 GMT e293503ca1b84ae7bf6800183f8a4d22 L'aumento delle tensioni etnico religiose preoccupa l'ONU 2016-11-24T19:28:37.6330000+01:00 L’ONU ha chiesto formalmente al governo birmano di intervenire immediatamente per affrontare le violazioni dei diritti umani e degli aiuti umanitari nello Stato Rakhine. Il portavoce dell’UNHCR Adrai Edwards ha chiesto al governo di “ garantire la protezione e la dignità di tutti i civili nel territorio birmano “ secondo i principi dello stato di diritto e gli obblighi internazionali”. Decine di migliaia di civili sono stati costretti a lasciare le loro case a causa di operazioni di sicurezza in risposta agli attacchi armati alle postazioni di confine. Il risultato è stato che numerosi gruppi minoritari hanno subito la violazione di vari diritti umani, compreso la tortura, stupri, violenze sessuali, esecuzioni sommarie e distruzione di moschee e case. I buddhisti Rakhine e i Rohingya hanno affrontato gli effetti di queste violazioni di diritti umani. A questo si aggiunge il fatto che molti dei programmi umanitari che forniscono cibo, alloggi e istruzione sono stati interrotti e i civili si sono trovati nel mezzo di attacchi militari. Nel tentativo di affrontare questi problemi, l’UNHCR ha chiesto al governo del Bangladesh di lasciare aperte le frontiere con la Birmania, in modo da facilitare il passaggio in sicurezza dei profughi. Il Relatore Speciale ONU sui diritti umani in Birmania, Yanghee Lee, ha espresso il suo malcontento per l’inazione del governo per quanto riguarda il deterioramento della situazione dei diritti umani in Birmania. In particolare ha dichiarato che “non bisogna lasciare carta bianca alle forze di sicurezza nell’aumento delle loro operazioni trincerandosi dietro la scusa di aver garantito l’accesso ad una delegazione internazionale” . Lee ha anche espresso preoccupazione per il fatto che il governo birmano non iniziato indagini sulle violazioni dei diritti umani. La questione dei diritti umani è stata la priorità del nuovo governo birmano, sin dalla fine di decenni di dittatura. A giugno un esperto ONU ha presentato un rapporto sui fondamentalismi religiosi, politici, nazionalisti o culturali dichiarando che l’intolleranza fondamentalista sta crescendo in tutto il mondo e sta contribuendo alla violazione dei diritti di associazione e di assemblea pacifica. Agli inizi di novembre il Segretario Generale ONU Ban Ki -moon si è dichiarato schioccato per l’aumento del numero di minori reclutati e uccisi nei conflitti armati in molti paesi: il governo della Birmania ha rilasciato a marzo 46 minori reclutati dall’esercito, nel quadro di un accordo sottoscritto nel 2012. A Maggio Human Right Watch, ha fatto pressioni sul parlamento birmano perché riconsiderasse la proposta di legge che sembra limitare potenzialmente la libertà di espressione e di assemblea. Sempre in maggio il Segretario di Stato USA Kerry ha offerto al governo democratico birmano il sostegno americano e ha chiesto al paese di spingere per la approvazione delle riforme democratiche affrontando le questioni connesse con i diritti umani. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=e293503ca1b84ae7bf6800183f8a4d22 Thu, 24 Nov 2016 18:28:37 GMT e0e8fbe355c34660bdadefc7d14dadbc The Rohingya Issue: A Thorny Obstacle between Burma (Myanmar) and Bangladesh 2017-01-03T11:41:36.0330000+01:00 https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=e0e8fbe355c34660bdadefc7d14dadbc Tue, 03 Jan 2017 10:41:36 GMT df1b34c12cc946dd946bc169e0cef7ad Conclusioni della rappresentante ONU Lee, al termine della missione negli Stati Rakhine e Kachin 2017-10-18T23:07:33.5030000+02:00 A conclusione della sua missione la Relatrice speciale ONU per la Birmania Yanghee Lee ha rilasciato una dichiarazione conclusiva nella quale sottolinea come, nonostante i positivi sviluppi nel paese, ci sia ancora una lunga strada da fare affinchè gli individui siano liberi di condividere cosa succede loro, di vivere pacificamente senza paura. ha sottolineato come la situazione nello Stato Kachin sia estremamente preoccupante e si stia deteriorando ai confini nord e nelle zone di conflitto stia peggiorando ulteriormente. Yanghee Lee ha anche aggiunto di aver visitato il campo di lavoro forzato di Zin Gyaik, nello Stato Mon ( ufficialmente campo di produzione) dove i detenuti sono costretti a vivere con i ceppi ai piedi, anche durante il lavoro nelle cave, in assenza di sistema di reclami indipendente. Ha anche visitato la prigione di Insein e di Buthidaung e Sittwe dove vi sono detenuti accusati per aver sollevato i problemi di violazione dei diritti umani, di aver violato le norme per le assemblee pacifiche, per aver presentato denunce contro il governo. Anche nello Stato Rakhine, secondo Yanghee Lee più di 450 persone sono detenute a seguito degli scontri del 9 ottobre e molte famiglie non sapevano dell'arresto dei loro familiari. La Rappresentante ONU ha ribadito come permanga difficile l'accesso alle aree di tensione soprattuto per i rappresentanti internazionali e sottolinea la volontà dell'organizzazione a sostenere gli sforzi del governo birmano per promuovere la pace . "dalle mie riunioni e conversazioni con la Consigliere di Stato e i vari funzionari, posso vedere il loro impegno genuino e la dedizione nel migliorare le condizioni di vita delle popolazioni. In qualche modo questo impegno deve ancora tradursi in azioni reali che siano sentite sul terreno. Incoraggio il governo a far appello a tutte le comunità del paese perche si comprendano reciprocamente, perche si rispettino l'un l'altro invece di trovare un capo espiatorio per i propri interessi. Sarebbe particolarmente importante che le forze di sicurezza agiscano nei paramentri dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani". https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=df1b34c12cc946dd946bc169e0cef7ad Wed, 18 Oct 2017 21:07:33 GMT cca39164c00547e38bcf877b0c6e10e1 La massima autorità buddhista birmana vieta a U Wirathu di effettuare sermoni. 2017-03-11T17:15:43.4270000+01:00 Il Comitato nazionale, Sangha Maha Nayaka, la massima autorità buddhista della Birmania, che ha il compito di sovrintendere e regolare le attività dei monaci buddhisti, costituito da 47 autorevoli monaci ha in una riunione speciale ha condannato il Monaco nazionalista estremista U Wirathu, a capo dell’organizzazione per la tutela della razza e della religione Ma Ba Tha, noto per i continui attacchi e insulti nei confronti dei mussulmani, per l’istigazione all’odio religioso e razziale, a non effettuare sermoni per un anno. Questa decisione è stata assunta dopo le ultime inaccettabili dichiarazioni del monaco a sostegno degli assassini del costituzionalista U Ko Ni e a seguito delle minacce di morte contro chiunque sostenga la modifica della Costituzione. Nel comunicato ufficiale rilasciato venerdì scorso, Il Comitato dichiara che il monaco “ha ripetutamente effettuato discorsi di odio contro le religioni con l’obiettivo di causare tensioni sociali e impedire il mantenimento dello stato di diritto” appoggiando partiti politici allo scopo di causare tensioni. La decisione inoltre prevede che qualsiasi violazione della decisione stessa, comporterà un’azione legale nei confronti del monaco. La decisione, presa martedì scorso, resa nota dal Direttore del Ministero per gli Affari Religiosi e la Cultura U Myint Zaw Win è arrivata con gran ritardo tanto più che il Monaco estremista U Wirathu è noto religiose, come quelle scoppiate nello Stato Rakhine. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=cca39164c00547e38bcf877b0c6e10e1 Sat, 11 Mar 2017 16:15:43 GMT 015dda7f3dca4899afc2cc545cb84127 La massima autorità buddhista birmana condanna U Wirathu a non effettuare sermoni. 2017-03-11T17:19:24.6970000+01:00 Il Comitato nazionale, Sangha Maha Nayaka, la massima autorità buddhista della Birmania, che ha il compito di sovrintendere e regolare le attività dei monaci buddhisti, costituito da 47 autorevoli monaci ha in una riunione speciale ha condannato il Monaco nazionalista estremista U Wirathu, a capo dell’organizzazione per la tutela della razza e della religione Ma Ba Tha, noto per i continui attacchi e insulti nei confronti dei mussulmani, per l’istigazione all’odio religioso e razziale, a non effettuare sermoni per un anno. Questa decisione è stata assunta dopo le ultime inaccettabili dichiarazioni del monaco a sostegno degli assassini del costituzionalista U Ko Ni e a seguito delle minacce di morte contro chiunque sostenga la modifica della Costituzione. Nel comunicato ufficiale rilasciato venerdì scorso, Il Comitato dichiara che il monaco “ha ripetutamente effettuato discorsi di odio contro le religioni con l’obiettivo di causare tensioni sociali e impedire il mantenimento dello stato di diritto” appoggiando partiti politici allo scopo di causare tensioni. La decisione inoltre prevede che qualsiasi violazione della decisione stessa, comporterà un’azione legale nei confronti del monaco. La decisione, presa martedì scorso, resa nota dal Direttore del Ministero per gli Affari Religiosi e la Cultura U Myint Zaw Win è arrivata con gran ritardo tanto più che il Monaco estremista U Wirathu è noto religiose, come quelle scoppiate nello Stato Rakhine. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=015dda7f3dca4899afc2cc545cb84127 Sat, 11 Mar 2017 16:19:24 GMT c79abfd1152a411caf448389805c8877 terroristi armati attaccano 30 postazioni militari birmane nello Stato Rakhine. 2017-08-28T16:32:22.2170000+02:00 Più di 100 persone sono state uccise nello Stato Rakhine da venerdì 25 agosto, quando uomini armati, appartenenti ad gruppo armato di Rohingya: Arakan Rohingya Salvation Army hanno sferrato attacchi mortali nei confronti di 30 postazioni di polizia e di una base militare nei villaggi di Maungdaw, Buthidaung e Rathedaung. Gli scontri sono continuati mentre l'esercito birmano conduce ciò che chiama "operazioni di pulizia", alimentando la paura di una nuova ondata di assassini e attacchi armati. Incorporando un conteggio militare di Myanmar stimato a circa 1.000 insorti, l'ondata coordinata degli attacchi ha segnato un drammatico miglioramento delle capacità tattiche di ARSA rispetto ai primi attacchi avvenuti il 9 ottobre dello scorso anno. Questa volta, gli assalti sincronizzati dell’ ARSA (Arakan Rohingya Salvation Army) lanciati intorno alle 1:00 del 25 agosto hanno colpito fra 25 e 30 posti di polizia attraverso le due borgate settentrionali di Maungdaw e Buthidaung. Anche una base militare del Taung Bazaar nel Buthidaung settentrionale è stata attaccata da ben 150 insorti, secondo fonti militari citate dalla Reuters. Oltre agli attacchi, anche le squadre militanti hanno riferito di aver assaltato ponti e strade con dispositivi esplosivi improvvisati (IEDs) utilizzati anche come bombe a mano. A fronte di recenti rapporti che suggeriscono che una o più spedizioni di fucili d'assalto sono state consegnate all'ARSA dall'inizio di quest'anno, non è chiaro se le armi di piccola taglia, utilizzate negli ultimi attacchi siano più numerose o più moderne rispetto alla piccola quantità di armi da fuoco usate lo scorso ottobre 2016. Abdullah, uno dei capi dell’ARSA ha negato che nuove armi da fuoco fossero state consegnate al gruppo armato. Secondo le cifre ufficiali, il numero di morti negli scontri è salito a 100, di cui almeno 80 insorti uccisi, 10 poliziotti, un militare e un funzionario dell’ immigrazione. Sembra che anche sei civili siano rimasti uccisi. "Nei due giorni prima degli attacchi i l’esercito birmano si stava preparando a colpire le basi ARSA in tutta la regione", ha dichiarato Abdullah. "Non abbiamo avuto altra scelta se non quella di adottare misure difensive". Secondo lui, le incursioni militari sui villaggi di Maungdaw e Rathedaung, la terza cittadina a maggioranza musulmana nel Rakhine settentrionale, hanno prodotto oltre 25 morti tra cui adolescenti e adulti. Asia Times non ha potuto confermare in modo indipendente l'affermazione. Quel giorno, sono state attaccate tre postazioni della guardia della frontiera e sono stati uccisi nove rappresentanti della polizia e si è avviata un'operazione di "pulizia " di una settimana da parte delle forze armate che secondo le organizzazioni internazionali hanno causato diverse centinaia di morti, soprattutto civili, tra i Rohingya, interi villaggi bruciati e circa 75.000 rifugiati che si sono spintoi oltre il confine in Bangladesh. Abdullah ha dichiarato che una delle principali fonti di allarme di Rohingya che ha portato la decisione dei comandanti ARSA di lanciare una contro-offensiva è stata la il blocco del villaggio di Zay Di Pyin a Rathedaung da parte delle forze di sicurezza e di civili buddisti armati provenienti da borghi circostanti. A partire da fine luglio, dopo l'uccisione di un buddista locale di cui sono stati accusati dei musulmani, è stata circondata la zona abitata dai Rohingya del villaggio misto di circa 700 persone e sono state imposte restrizioni al movimento dei musulmani che cercano di lavorare al di fuori del villaggio e per l’arrivo di forniture alimentari. Parti del villaggio sono stati successivamente bruciate. L'intervista con l'Asia Times è stata data a condizione che, nell'interesse della sicurezza del militante, la sua posizione non fosse resa pubblica. Tuttavia, Abdullah ha notato che era stato direttamente autorizzato dal "capo comandante" o "emir" dell’ ARSA Ataullah Abu Ammar Jununi ad indicare la posizione attuale e gli obiettivi dei militanti. Asia Times è riuscita a confermare attraverso fonti indipendenti affidabili che il rappresentante dell’ARSA e il comandante ribelle sono davvero in contatto quotidiano. L'esercito ha risposto agli attacchi da parte degli insorti verso diversi posti di polizia lo scorso ottobre con quello che le Nazioni Unite hanno dichiarato potrebbero essere indicati crimini contro l'umanità, tra cui violenze di massa, uccisioni e incendi di case con bambini bloccati dentro. Secondo gli analisti, gli insorti possono includere combattenti addestrati in Medio Oriente, ed in particolare con il sostegno dell’Arabia Saudita. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=c79abfd1152a411caf448389805c8877 Mon, 28 Aug 2017 14:32:22 GMT 7290c46ffb2a454c907ee91a8661a29c Stato Rakhine: una risposta militare sproporzionata, senza una strategia politica globale farà il gioco dell’organizzazione armata: ARS 2017-10-18T23:10:39.7030000+02:00 L’International Crisis Group, (ICG),una organizzazione internazionale attiva sui temi dei conflitti e della pacificazione della Birmania ha dichiarato che una risposta militare sproporzionata del governo birmano, in assenza di una strategia politica globale farà il gioco dell’organizzazione armata: Arakan Rohingya Salvation Army (ARSA), che continua a sferrare attacchi mortali nel nord Rakhine. L'ARSA ha rivendicato la responsabilità degli attacchi di venerdì nei confronti di 30 avamposti di polizia e di una base militare uccidendo 12 persone della sicurezza e costringendo sia i musulmani Rohingya e che i buddisti Rakhine a fuggire dalle loro case. Il governo birmano ha denunciato tempestivamente l’ARSA come una organizzazione terroristica riferendo che aveva preso di mira i civili. In una dichiarazione rilasciata lunedì, la ONG transnazionale con sede in Belgio che svolge attività di ricerca sul campo per prevenire e risolvere i conflitti, ha dichiarato che l’ARSA era ben consapevole che i loro ultimi attacchi avrebbero probabilmente provocato una forte reazione militare e una reazione politica, come nel 2016 – reazione che danneggerà notevolmente Rohingya. "Quasi certamente il suo scopo, nonostante l’ affermazione di voler "proteggere" i Rohingya, è quello di provocare le forze di sicurezza portandole verso una risposta militare pesante, sperando che questa possa ulteriormente alienare il sostegno delle comunità Rohingya, costringendoli a sostenere l'ARSA e accendendo i riflettori del mondo sugli abusi militari nel nord Rakhine ", ha affermato la dichiarazione. l’ICG suggerisce al governo di affrontare rapidamente i problemi di sicurezza che affliggono sia i Rakhine che i Rohingya, e suggerisce anche che se la risposta militare interromperà una ulteriore spirale di violenza, deve rispettare il principio di proporzionalità e distinguere tra insorti e civili Rohingya. L’esercito "Deve proteggere tutti i civili intrappolati o che stanno fuggendo dai combattimenti e deve garantire libero accesso alle agenzie umanitarie e ai media alle aree colpite, in modo da evitare una polarizzazione pericolosa e violenta, che incrementerebbe l'alienazione e la disperazione, lasciando spazio ad una disinformazione provocatoria ". U Maung Maung Soe, un osservatore del conflitto e delle questioni etniche che vive di Yangon, ha dichiarato di aver accolto con favore l'avviso di ICG relativo alla risposta militare. "Il modo con cui si intraprende l'azione militare è importante ", ha detto, dichiarando di aver sentito le rapporti sul fatto che il gruppo terroristico stava usando donne e bambini come scudi umani durante gli scontri con le forze di sicurezza. "È difficile per le forze di sicurezza ... Se non c'è risposta, in futuro ci saranno più violenze in quelle zone ", ha detto a The Irrawaddy lunedì. Inoltre se tutte le popolazioni etniche del Rakhine fuggissero dalla zona a causa dei violenti attacchi, l'ARSA si dichiarerebbe il vincitore. "Quindi, l'azione deve essere presa con molta attenzione", ha detto. "Per fare questo, il governo e le forze armate devono essere sulla stessa lunghezza d’onda nell’ affrontare la questione sia sul piano locale che internazionale”. L'ICG ha dichiarato che la crisi attuale non era né imprevista né imprevedibile. La violenza anti-musulmana del 2012 e la nascita di un nuovo gruppo insorti nel corso dell'anno sono stati segnali chiari che le volatili dinamiche dello Stato Rakhine necessitano urgentemente di una politica - non solo di risposta militare, che affronti le preoccupazioni di tutte le comunità dello Stato . "Tuttavia, il governo birmano non si è mosso rapidamente ne con decisione per risolvere i profondi fallimenti politici di anni che hanno condotto alcuni musulmani nello Stato Rakhine a agire attraverso la violenza", afferma la dichiarazione. l’ICG esorta inoltre il governo ad attuare le raccomandazioni presentate dal rapporto della commissione consultiva di Kofi Annan, recentemente rilasciata sul Rakhine. Rapporto , che è stato accolto favorevolmente dal governo della Lega Nazionale per la Democrazia di Daw Aung San Suu Kyi. "I recenti attacchi hanno creato un contesto politico molto più difficile per il governo nell’attuazione di tali raccomandazioni, ma hanno anche rafforzato l'urgenza di farlo", dice l'ICG. La dichiarazione ha anche sottolineato che l'impatto negativo di un eventuale fallimento nell’affrontare alla radice la crisi non ricadrà solo sullo Stato Rakhine, ma sulla Birmania nel suo complesso. "La profonda crisi nello Stato Rakhine minaccia di spazzare via tutte le altre priorità in quanto continuerà a dominare sia il dibattito interno che l'impegno internazionale con la Birmania". https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=7290c46ffb2a454c907ee91a8661a29c Wed, 18 Oct 2017 21:10:39 GMT 9d59039b5966419d9b40b86e79ca4ca3 il governo birmano invita le popolazioni Rohingya a collaborare contro i terroristi dell'ARSA 2017-09-03T20:33:17.6970000+02:00 Il governo birmano ha invitato i musulmani del Rakhine a collaborare nella ricerca degli insorti, i cui attacchi coordinati ai posti di sicurezza e alle popolazioni. Le agenzie umanitarie stimano che da quando la violenza è scoppiata la scorsa settimana, 73.000 Rohingya siano fuggiti oltre confine verso il Bangladesh dalla Birmania, ha dichiarato Vivian Tan, portavoce regionale dell'agenzia UNHCR per i rifugiati delle Nazioni Unite. Centinaia di rifugiati ieri hanno attraversato le risaie dal fiume Naf che separa i due paesi verso il Bangladesh, Gli scontri e la controffensiva militare hanno causato quasi 400 vittime nella scorsa settimana. il trattamento di circa 1.1 milioni di musulmani Rohingya nel paese a maggioranza buddista è la sfida più grande che deve affrontare la leader Aung San Suu Kyi, accusata dai critici occidentali di non parlare per la minoranza che da tempo accusa di essere perseguitata. Il presidente turco Tayyip Erdogan ha dichiarato venerdì che la violenza nei confronti dei musulmani è stato un genocidio. gli ultimi attacchi hanno segnato una drammatica escalation in un conflitto che si è intensificato dopo che a ottobre scorso un attacco da parte di estremisti mussulmani armati contro le postazioni di sicurezza aveva prodotto una risposta militare provocando accuse di violazioni dei diritti umani. "gli abitanti dei villaggi mussulmani nel nord di Maungtaw sono stati sollecitati dagli altoparlanti a collaborare on lele forze di sicurezza nella ricerca di terroristi estremisti dell'esercito di Arakan Rohingya Salvation e a non costituire una minaccia evitando di utilizzare armi da fuoco quando le forze di sicurezza entrano nei loro villaggi", ha dichiarato la Global New Light of Myanmar, giornale di stato. Il governo ha dichiarato l’ARSA (Arakan Rohingya Salvation Army) è organizzazione terroristica. Il gruppo ha rivendicato la responsabilità di attacchi coordinati nei posti di sicurezza la settimana scorsa. L'esercito ha scritto in un post su Facebook ieri che gli insorti Rohingya avevano incendiato alcuni monasteri, le immagini di Buddha, le scuole e le case nel Rakhine settentrionale. Più di 200 edifici, compresi case e negozi, sono stati distrutti in diversi villaggi, ha dichiarato l'esercito. Mentre i funzionari birmani hanno accusato l’ARSA di aver incendiato delle abitazioni Rohingya fuggendo in Bangladesh, gli osservatori dei diritti umani affermano che una campagna di incendi e uccisioni da parte dell'esercito produce un rafforzamento del gruppo di minoranza. Oltre 11.700 "residenti etnici" sono stati evacuati dallo stato Rakhine settentrionale, ha dichiarato il governo, riferendosi ai non musulmani. In Bangladesh, le autorità hanno affermato che almeno 53 corpi di Rohingya erano stati trovati nel fiume Naf o sulla spiaggia nella scorsa settimana, e che decine di migliaia di Rohingya continuano a cercare di fuggire dalle violenze. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=9d59039b5966419d9b40b86e79ca4ca3 Sun, 03 Sep 2017 18:33:17 GMT f2adcde2bb8f4cc3b01b29f8b59eebd1 Foto e video falsi infiammano le tensioni nel Rakhine. 2017-09-04T15:46:28.1430000+02:00 Myanmar conflict: Fake photos inflame tension Conflitto birmano. Foto false infiammano le tensioni Jonathan Head South East Asia correspondent 2 settembre 2017� Un articolo pubblicato dalla BBC http://www.bbc.com/news/world-asia-41123878 mostra come siano state pubblicate sui social media alcune video e foto false, che si diceva ritraessero le violenze accadute nello Stato Rakhine nei confronti dei mussulmani Rohingya. In realtà erano foto di episodi accaduti in altri paesi e in anni precedenti. Queste ed altre foto false hanno contribuito ad infiammare le tensioni tra mussulmani e buddhisti in Birmania e nei confronti del governo birmano. Purtroppo l’accesso all’area del conflitto è fortemente limitato soprattutto dopo gli ultimi attacchi terroristici da parte dell’Arakan Rohingya Salvation Army, che ha rivendicato gli ttentati a 30 postazioni di polizia e che hanno dato luogo ad ulteriori uccisioni, incendi di villaggi da parte dei militanti mussulmani, spesso sostenuti dalle popolazioni o da parte delle forze di sicurezza. Il 29 agosto il vice primo ministro turco, Mehmet Simsek, ha twittato quattro foto, ed ha sollecitato la comunità internazionale a fermare la pulizia etnica dei Rohingya. Il messaggio e le foto sono state ritweettate più di 1.600 volte, ma la autenticità delle fotografie è stata messa in discussione. Alcune foto infatti ritraggono le vittime del Ciclone Nargis del 2008, altre ritraggono probabilmente l’affondamento di un battello su un fiume birmano e sono state prese da un sito di oltre un anno fa. La foto di una donna che piange la morte di un uomo risale al 2003 ed è stata scattata ad Aceh Indonesia da un fotografo della Reuters. La terza foto di due bambini in lacrime sul corpo della madre viene dal Ruanda del 2003 e fu scattata da Albert Facelly for Sipa, ed ha vinto il World Press Award. Mentre la foto di persone immerse in un canale può essere vista in un sito che fa appello a una raccolta fondi a seguito della recente alluvione in Nepal. Una foto che sembra ritrarre militanti Rohingya nell’atto di addestrarsi a sparare in realtà è risultata essere una foto di volontari Bengalesi in lotta per la guerra di indipendenza nel 1971. Per questi motivi quando il team della Commissione Diritti Umani dell’ONU ha iniziato ad indagare le violazioni dei diritti umani in Rakhine, si è rifiutata di utilizzare video o fotografia, al di fuori di quelle ottenute direttamente. Il rapporto ONU cita in modo meticoloso i dettagli e le modalità di raccolta delle informazioni raccolte sulla “devastante crudeltà” perpetrata dalle forze di sicurezza. Sono state commesse atrocità da entrambe le parti , ma la situazione per i Rohingya, ora sotto un robusto attacco delle forze di sicurezza e di civili armati, sembrano essere molto peggiori. Ottenere un quadro accurato di quanto sta succedendo, in ogni caso, richiederà molto tempo, visto anche il limitato accesso all’area da parte di osservatori indipendenti. Ma le campagne di disinformazione, peggioreranno gli atteggiamenti da ambe le parti e probabilmente renderanno il conflitto peggiore. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=f2adcde2bb8f4cc3b01b29f8b59eebd1 Mon, 04 Sep 2017 13:46:28 GMT e7fbdc2dd2f744a190c64bf807c35eed Terroristi mussulmani dell'ARSA,responsabili della decapitazione e sgozzamento di 45 indù nello Stato Rakhine. 2017-09-26T11:27:33.3630000+02:00 Secondo una dichiarazione rilasciata dal comitato di informazione del governo e più tardi dal resoconto di un del leader della comunità indù, le forze di sicurezza hanno scoperto una fossa comune con 45 corpi di indù, di cui sei bambini, nei pressi del villaggio di Ye Baw Kya nella Township di Maungdaw nel nord, Rakhine, La dichiarazione del governo - basata sulla testimonianza del leader della comunità indù U Ni Mal afferma che i membri dell'Arakan Rohingya Salvation Army, ARSA, il 25 agosto avevano sequestrato circa 100 uomini e donne di diversi villaggi indù nella zona del villaggio di Kha Maung Seik e hanno ucciso la maggioranza prigionieri. U Ni Mal ha raccontato il fatto a l'Irrawaddy dopo che lui e gli abitanti del villaggio hanno aiutato le forze di sicurezza nella ricerca di ulteriori fosse comuni. Il leader della comunità ha affermato che le 45 vittime sono state brutalmente uccise e alcuni sono stati decapitati o sgozzati. Tra i corpi c’erano 20 donne, 19 uomini e sei bambini. Una fossa di massa con 28 corpi è stata trovata di domenica, e altri17 sono stati scoperti lunedì pomeriggio. U Ni Mal ha affermato che la comunità indù ha chiesto verbalmente e ufficialmente che le autorità e i parlamentari del partito nazionale Arakan esaminino le morti, ma che ci sono stati dei ritardi dovuti a preoccupazioni in materia di sicurezza. L'ONU stima che circa 500 indù siano fuggiti in Bangladesh dopo che i militanti musulmani hanno attaccato le postazioni della polizia di frontiera il 25 agosto e dopo le conseguenti operazioni di pulizia dell'esercito di Myanmar. I rifugiati si sono rifugiati in campi improvvisati sul confine con il Bangladesh, accanto a quelli che l’ ONU ha stimato siano 420.000 auto identificati musulmani Rohingya. U Ni Mal ha dichiarato che la comunità indù "vuole giustizia" per questi attacchi. Anche circa 30.000 indù e buddisti a Maungdaw sono sfollati in altre aree dello Stato Rakhine dopo che le operazioni di pulizia militare hanno avuto inizio a seguito degli attacchi dell'Arakan Rohingya Salvation Army contro i posti di polizia di confine. Durante una visita del giornalista di the Irrawaddy all'inizio di settembre, alcuni indù hanno dichiarato che se il governo intendesse trasferirli, non vivrebbero più accanto ai musulmani a Maungdaw "Non ci sentiamo più a nostro agio a vivere a fianco a loro", ha detto U Ni Mal. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=e7fbdc2dd2f744a190c64bf807c35eed Tue, 26 Sep 2017 09:27:33 GMT 9cf3098dce8b43998f58ac1a1e2f67f1 Trasmissione sui Rohingya su RSI 6.9.2017 2017-09-06T11:18:14.8170000+02:00 Interessante trasmissione sulla situazione dei Rohingya e il difficile contesto politico in cui si deve muovere Aung San Suu Kyi, trasmessa dalla Radio Svizzera Italiana. ascoltabile su: http://www.rsi.ch/rete-uno/programmi/informazione/modem/ ne hanno parlato: - Cecilia Brighi, Segretario generale dell'Associazione Italia-Birmania, Insieme; - Loretta Dal Pozzo, collaboratrice RSI dal sud-est asiatico; - Francesco Montessoro, Professore di Storia e Istituzioni dell’Asia, Università degli Studi di Milano. Replica su RSI Rete Due alle 19.30 https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=9cf3098dce8b43998f58ac1a1e2f67f1 Wed, 06 Sep 2017 09:18:14 GMT 708fa1f45c3a4f81a1818a7ce524d5ef Due ONG mussulmane condannano gli attacchi terroristici nel Rakhine 2017-08-28T16:35:10.9000000+02:00 Due ONG musulmane birmane: Twe Let Myanmar e Yway Letyar, hanno pubblicato una dichiarazione che ha condannato fortemente gli attacchi terroristici nell'area di Maungdaw, nello Stato Rakhine. La loro dichiarazione afferma che assolutamente non accettano attacchi terroristici e atti terroristici in nome dell'Islam. La dichiarazione afferma inoltre che loro, in quanto musulmani del Myanmar, sono pronti ad aiutare lo Stato a porre fine a questi atti terroristici in qualsiasi modo possibile. La dichiarazione menziona le campagne anti-terrorismo e le operazioni di pulizia delle aree lanciate interessate dal conflitto come una giusta reazione dello Stato, sperando che lo Stato prenda in considerazione la sicurezza delle comunità civili in questa guerra giusta. Si afferma inoltre che ciò che sta accadendo nello Stato Rakhine è un problema razziale e non si ritiene che che ci sia un problema legato alla religione. Un direttore di Twe Let Myanmar, Aung Ko Ko, ha detto: "Vediamo questo problema come un problema razziale e umanitario. L'Ufficio della Consigliere di Stato usa il termine "terroristi" nel fare riferimento a loro. Quindi, vogliamo risolvere questo problema sul piano interno e vogliamo collaborare con il governo a tal fine ". https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=708fa1f45c3a4f81a1818a7ce524d5ef Mon, 28 Aug 2017 14:35:10 GMT 33c3cee1198a4a69a1ff7719555f6406 Aung San Suu Kyi sollecita la firma dell'accordo nazionale di cessate il fuoco 2017-02-13T12:05:32.8670000+01:00 La Consigliere di Stato Aung San Suu Kyi ha colto l'occasione della commemorazione dell’Union Day, tenutasi domenica nello Stato Shan, per sollecitare i non firmatari del cosiddetto accordo di cessate il fuoco a livello nazionale (NCA), ad abbandonare le loro riserve e avere la "fiducia in se stessi" aderendo all’ accordo. Parlando a Panglong, nello Stato di Shan, dove suo padre, Aung San e 23 leader etnici 70 anni fa, avevano firmato l'accordo originale di Panglong, Suu Kyi ha ricordato le origini storiche della giornata, la mancata attuazione del patto per la post-indipendenza della Birmania e le sue speranze per il futuro in un paese ancora devastato dalla guerra civile. "Niente è facile da realizzare. Dall’indipendenza ad oggi non abbiamo raggiunto la pace. Come tutti sapete, ci sono conflitti in atto tra e in mezzo a noi, in un posto o in un altro. Raggiungere la pace è una opportunità come pure un dovere ", ha detto Suu Kyi, secondo una traduzione non ufficiale del suo discorso. "Voglio chiedere ai gruppi etnici nazionali, che non hanno ancora firmato il trattato di cessate il fuoco di firmarlo con coraggio e fiducia in se stessi. Unitevi a noi nel nostro accordo di Panglong del ventunesimo secolo, "ha detto. Solo otto dei gruppi armati del paese hanno firmato il NCA il 15 ottobre 2015, mentre circa una dozzina ha sospeso la firma o ha negato la possibilità di unirsi all'accordo. Suu Kyi ha sempre spinto perché la firma dell’accordo venga considerata un pre-requisito per ottenere un posto formale, al tavolo dei negoziati, visto che il processo di pace sta andando avanti, una posizione posta dall’USDP quando era al potere e che Aung San Suu Kyi ha condiviso. "Il coinvolgimento o l’ intervento di altri probabilmente sembra essere un problema", Suu Kyi ha detto Domenica parlando del processo di pace. "Nel nostro paese, alcune persone non vogliono la riconciliazione nazionale e la pace. Ciò può derivare da punti di vista o per altri motivi. Tuttavia, non dobbiamo avere paura di questi atteggiamenti e posizioni negative. Questi possono essere superati attraverso il nostro giudizio, l'unità e coraggio ". Il governo ha programmato per il 28 febbraio la seconda tornata della Conferenza di Panglong almeno un alto funzionario coinvolto nel processo di pace, ha sottolineato che solo i firmatari dell’NCA saranno ammessi a partecipare. Suu Kyi è stato raggiunta domenica dal capo negoziatore della pace, il dottor Tin Myo Win, primo ministro dello Stato Shan, dal tenente generale Yar Pyai, dai rappresentanti dei partiti politici e dai membri delle minoranze etniche. Altre Cerimonie per la celebrazione dell’ Union Day si sono tenute anche a Rangoon e Naypyidaw. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=33c3cee1198a4a69a1ff7719555f6406 Mon, 13 Feb 2017 11:05:32 GMT 08c3e44089d14804b045654b5c919e18 IL WAHABISMO SAUDITA STA INFLUENZANDO LA RIBELLIONE ROHINGYA? 2017-10-18T23:06:06.3130000+02:00 Da un rapporto dell’International Crisis Group (ICG) è emerso che gli autori dell’attentato di ottobre, in cui 9 guardie di frontiera hanno perso la vita, sia stato opera del gruppo Harakah Al-Yakin (HaY) , di etnia Rohingya e religione mussulmana, nato nel 2012 in seguito alla guerra civile. Nel corso delle indagini, eseguite dall’ICG di Brusselles – durante le quali sono stati interrogati alcuni appartenenti ad al-Yakin - sarebbe emerso, inoltre, il sostegno, di cui il gruppo gode, da parte di Pakistan e Arabia Saudita e il coinvolgimento di alcuni dei suoi militanti in scontri armati fuori dal Paese tra gli schieramenti dei due paesi. In seguito all’attacco, le Forze di Sicurezza del paese si sono accanite contro gli appartenenti alla popolazione Rohingya, costringendo 27000 persone a fuggire al confine con il Bangladesh e uccidendone 86 . Secondo quanto scritto nel rapporto, i membri del gruppo armato Rohingya, insieme anche ad alcuni pakistani e afgani starebbero reclutando e addestrando segretamente gli abitanti dei villaggi Rakhine da oltre due anni. “Sono incluse l’uso delle armi e le tattiche d’assalto, con particolare attenzione all’uso di IED ed esplosivi. Ata Ullah sarebbe il capo di Harakah Al-Yakin, di origine pakistana – nato a Karachi – di padre Rohingya, cresciuto in Arabia Saudita, a Mecca “Le indagini hanno confermato la sua precedente presenza in Pakistan e altri paesi, oltre al suo addestramento alle moderne tecniche di guerra”. Molti Gruppi Islamici, tra cui l’Isis e Al Qaeda condannano la violenza contro i Rohingya in Birmania e, per questo, hanno iniziato una vera jihad contro le autorità e la maggioranza buddista del paese. Il direttore del Programma ICG per l’Asia, Tim Johnston, è stato intervistato, a tal proposito, da DW, che ha parlato dei risultati del rapporto e della crescente influenza del wahhabismo saudita tra i Rohingya. DW: dal rapporto emerge che la ribellione Rohingya sia appoggiata da Arabia Saudita e Pakistan; qual è la fonte delle vostre rivelazioni? TIM JOHNSTON: abbiamo interrogato alcune persone coinvolte negli attacchi; le testimonianze ci hanno portato a pensare che la maggior parte dei capi di Al-Yakin siano rifugiati in Arabia Saudita, soprattutto a Mecca e Medina, e, per quanto ne sappiamo, sono tutti di etnia Rohingya. Abbiamo anche scoperto che Ata Ullah, uno dei loro leader è di origine pakistana, nato a Karachi, ed è cresciuto in Arabia Saudita. Sembra, inoltre, che alcuni dei combattenti siano stati addestrati in Afghanistan e Pakistan, ma non siamo stati in grado di raccogliere informazioni utili riguardanti questi dettagli. DW: I risultati dimostrano che la frangia Saudita Whabbita sta alimentando l’integralismo islamico fra i Rohingya? TIM JOHNSTON: col fatto che la maggior parte dei leader vivono in Arabia Saudita, è ovvio che sono esposti alla matrice whabbita, ma non crediamo che questa sia la forza trainante della ribellione. Dietro al-Yakin non si cela una vera ideologia jihadista, cosi come dietro la rabbia per le violenze sui Rohingya del Rakhine; il vero motivo è la rivendicazione nazionale, anche se il movimento è sostenuto dai fatwa e da molti studiosi islamici. DW: come ha reagito il governo birmano alla notizia del lagame tra i Gruppi Islamici jihadisti e i Rohingya? TIM JOHNSTON: anche se alcuni dei combattenti Rohingya militano nell’IS o in altri gruppi jihadisti, questi non rappresentano, al momento, la minaccia principale. Ancora non è chiaro come il governo birmano affronterà questa minaccia. La jihad è un male incombente reale, da non confondere, però, con l’HaY; anche se i leader del gruppo sono tutti rifugiati all’estero, la causa di questo problema, e la sua soluzione, sono da ricercare all’interno dello stesso Rakhine. DW: Crede che il governo possa usare il legame dei Rohingya con Pakistan e Arabia saudita come pretesto per intensificare la sua repressione sulla minoranza etnica? TIM JOHNSTON: non ci sono giustificazioni all’accanimento e alla mancanza di protezione nei confronti della popolazione civile. Finora le autorità birmane non avevano mai usato la determinante estera come scusa per giustificare la loro repressione, cosa molto comune oggigiorno tra i governi per distogliere l’attenzione dalle questioni interne difficili da domare, ma in questo caso potrebbe rappresentare un errore dato che il problema reale si cela nello Stato Rakhine, nonostante i capi di Al-Yakin si trovino tutti fuori dal paese. DW: Credete che questa persecuzione possa portare sempre più Rohingya ad unirsi ai Gruppi Islamici? Cosa si potrebbe fare per fermare questa tendenza? TIM JOHNSTON: Crediamo che una reazione eccessivamente violenta e indiscriminata possa alimentare le ribellioni, e anche se è inevitabile che il governo risponda secondo i criteri di Sicurezza, crediamo che con un tipo di approccio simile si rischierebbe di aggravare la situazione; qualsiasi tipo di soluzione si sceglierà di attuare, dovrà essere più diplomatica possibile, questo implica che il governo dovrà ricercare le cause che stanno portando i giovani Rohingya a insorgere, che, probabilmente, sono da ricercare nella pesante discriminazione; la mancanza di futuro e il profondo senso di alienazione che attanagliano gli appartenenti a questa etnia. DW: Come si possono distinguere l’aspetto rivoluzionario e quello umanitario della conflitto coi Rohingya? TIM JOHNSTON: Questa è una distinzione fondamentale. Nonostante l’HaY goda di un forte appoggio da parte della popolazione, un tipo di approccio repressivo – come potrebbe essere la negazione degli aiuti umanitari da parte delle associazioni – verrebbe ripagato con la stessa moneta. Cosi facendo, il governo, otterrebbe come unico risultato l’insinuazione del dubbio e l’alimentazione della violenza. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=08c3e44089d14804b045654b5c919e18 Wed, 18 Oct 2017 21:06:06 GMT 8cdd00700aab4ff79e5ed58a42f1ce84 Il Cardinale Charles Maung Bo a sostegno di Aung San Suu Kyi 2017-09-29T06:24:11.4030000+02:00 Guarire il Paese, andare avanti in pace, giustizia e riconciliazione. Cari cittadini e comunità internazionale, vi saluto. I recenti tristi tragici eventi nel nostro paese che colpiscono migliaia di musulmani, Rakhine, indù ed altri, hanno attratto l'attenzione preoccupata del mondo. L'innesco della violenza e l'aggressiva risposta sono criticabili. Sentiamo grande compassione per la fuga di migliaia di musulmani, indù, Rakhine, Mro e molti altri che sono dispersi, soprattutto i bambini. Questa tragedia non dovrebbe essere accaduta. Così come Daw Aung San Suu Kyi ha espresso la sua preoccupazione per tutte le forme di violenza nel suo recente discorso, appoggiamo con forza la posizione per cui le risposte aggressive prive di integrate politiche di pacificazione a lungo termine sono controproducenti. I media occidentali hanno scritto molto sul ruolo di Daw Aung San Suu Kyi. Molti ritengono che i sentimenti e i principi che lei ha espresso in modo così forte nel suo ultimo discorso avrebbero dovuto essere esplicitati prima. Ma gettare tutta la colpa su di lei, stigmatizzando la sua risposta è una misura controproducente. Le circostanze in cui si è insediato il suo governo, le molteplici sfide umanitarie che il suo governo ha dovuto affrontare in un breve tempo, il continuo ruolo e l’assenza di controllo sulla sicurezza imposto costituzionalmente dai militari e altre sfide rendono il suo ruolo difficilissimo. Le assicurazioni da lei date nel suo discorso sui diritti nello stato Rakhine, sul ritorno dei rifugiati e lo sviluppo dello stato sono da apprezzare. Coloro che hanno vissuto in questo paese per lungo tempo hanno bisogno di giustizia e la Commissione di Kofi Annan ha assunto le giuste decisioni suggerendo misure costruttive. Lei (Aung San Suu Kyi) ha costituito un comitato di lavoro per l'attuazione delle raccomandazioni della Commissione Kofi Annan. Si tratta di iniziative positive che richiedono l'apprezzamento e la collaborazione di tutte le parti interessate e della comunità internazionale. 28/09/17, 22:39 Tutti noi dobbiamo uscire da un passato ferito verso un futuro di guarigione Lasciate che le lezioni del passato illuminino il nostro futuro. La pace basata sulla giustizia è possibile, la pace è l'unico modo. Sinceramente vostro Cardinale Charles Maung Bo Arcivescovo di Yangon. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=8cdd00700aab4ff79e5ed58a42f1ce84 Fri, 29 Sep 2017 04:24:11 GMT 780c4f8befcd429ebf877f04c673d06a Censimento nuovi rapporti sulle donne documenti molti interessanti che mostrano la gravità de problemi legati alla gravidanza, al parto e alla povertà e alla mancanza di servizi neonatali. un quadro che pone il problema dell'azione di governo 2016-11-12T15:25:45.0770000+01:00 https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=780c4f8befcd429ebf877f04c673d06a Sat, 12 Nov 2016 14:25:45 GMT a046fb1046754da998b9555389d7585f proposte di legge contro i matrimoni interreligiosi e le conversioni secondo i critici le proposte di legge sono discriminatorie e in violazioe dei diritti fondamentali 2014-05-30T07:43:38.3700000+02:00 Il governo birmano ha iniziato a rivelare i contenuti delle proposte di legge che i critici sostengono siano motivate ​​da odio religioso e potrebbero aumentare la discriminazione nei confronti della minoranza musulmana, già oggi emarginata del Paese. I quattro disegni di legge traggono origine da una petizione presentata al presidente Thein Sein, nel luglio dello scorso anno da un gruppo di monaci buddisti nazionalisti. La petizione chiedeva tra l’altro, di limitare i matrimoni interreligiosi e le conversioni religiose. Secondo i monaci, vi è la necessità di proteggere la razza e la religione e di sostenere la pace. Le tensioni tra la maggioranza buddista e la minoranza musulmana in Birmania, sono aumentate fino ad arrivare alle durissime violenze tra buddhisti e mussulmani nel 2012, quando il paese iniziava ad emergere da decenni di regime militare autoritario. Una fazione dei buddisti nazionalisti è stata criticata ed accusata di fomentare le ostilità. Il primo progetto di legge - derivante da una richiesta presentata da una coalizione di monaci che fanno parte dell'Organizzazione per la protezione di razza, religione e di credo - è stata pubblicata dai media di Stato martedì, con una richiesta di commenti pubblici entro il 20 giugno. La proposta di legge prevede che coloro che vogliono cambiare religione debbono ottenere il permesso da una serie di autorità locali. L’obiettivo sono i mussulmani? Le organizzazioni della società civile ritengono che tale bozza sia motivata dalla preoccupazione di prevenire la diffusione dell'Islam nel Paese a maggioranza buddista. "L'obiettivo è contro i musulmani", ha detto Thin Thin Aung, della Lega delle donne birmane, che fa parte di una coalizione di organizzazioni di donne impegnate contro la proposta di legge sui matrimoni interreligiosi. "Quasi tutti i punti presenti in queste proposte di legge hanno come obiettivo i musulmani, si fondano sull’odio contro questa minoranza religiosa." Il progetto di legge sui matrimoni interreligiosi deve essere ancora pubblicato. Ma Human Rights Watch e altri gruppi per i diritti, che hanno dichiarato di aver visto il progetto di proposta, sostengono che questo preveda che le donne buddiste siano autorizzate a sposare solo uomini buddisti e coloro che vogliono sposare un buddhista devono cambiare religione. Il pretendente dovrebbe ottenere anche il consenso scritto dei genitori della donna. Secondo Human Rights Watch, la proposta prevede una pena detentiva di 10 anni per ogni non-buddista che sposa un buddista in violazione di legge,. Matthew Smith, direttore esecutivo dell’organizzazione per i diritti Fortify Rights, ha dichiarato che la legge "legittimerebbe sul piano legale i timori dei buddisti di uno scavalcamento dei mussulmani ed è palesemente discriminatoria" ha ribadito. "Il fatto che i legislatori birmani stiano prendendo in considerazione una legge come questa dovrebbe far suonare un campanello d'allarme tra la comunità internazionale. Le discriminazioni anti-musulmane stanno raggiungendo livelli senza precedenti." Ma Ye Htut, portavoce presidenziale, ha dichiarato invece che fino a quando il progetto di legge non verrà presentato, ogni commento sul suo contenuto è "solo speculazione". "Il comitato che lavora sul disegno di legge prenderà in considerazione tutti i consigli e le opinioni pubbliche sul loro lavoro", ha dichiarato. "Si devono anche considerare gli articoli della Costituzione che garantiscono nel nostro paese la libertà di religione, e fanno riferimento alle altre convenzioni internazionali sui diritti umani." Limiti alla dimensione della famiglia Secondo le organizzazioni per i diritti umani, le altre proposte di legge connesse con quella sulla "razza e protezione della religione" saranno presto presentate ed includeranno il divieto di poligamia e limiti sulle dimensioni della famiglia - anche per contenere la crescita della popolazione musulmana. I musulmani in Birmania rappresentano circa il 5% del dei quasi 60 milioni di abitanti. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=a046fb1046754da998b9555389d7585f Fri, 30 May 2014 05:43:38 GMT 1ceb6b2a778b4c73b4f75c19a0cbf17b Resa nota la proposta di legge contro i matrimoni interreligiosi e le conversioni secondo i critici sono discriminatorie e contro i mussulmani 2014-05-30T08:01:28.1570000+02:00 Il governo birmano ha iniziato a rivelare i contenuti delle proposte di legge che i critici sostengono siano motivate ​​da odio religioso e potrebbero aumentare la discriminazione nei confronti della minoranza musulmana, già oggi emarginata del Paese. I quattro disegni di legge traggono origine da una petizione presentata al presidente Thein Sein, nel luglio dello scorso anno da un gruppo di monaci buddisti nazionalisti. La petizione chiedeva tra l’altro, di limitare i matrimoni interreligiosi e le conversioni religiose. Secondo i monaci, vi è la necessità di proteggere la razza e la religione e di sostenere la pace. Le tensioni tra la maggioranza buddista e la minoranza musulmana in Birmania, sono aumentate fino ad arrivare alle durissime violenze tra buddhisti e mussulmani nel 2012, quando il paese iniziava ad emergere da decenni di regime militare autoritario. Una fazione dei buddisti nazionalisti è stata criticata ed accusata di fomentare le ostilità. Il primo progetto di legge - derivante da una richiesta presentata da una coalizione di monaci che fanno parte dell'Organizzazione per la protezione di razza, religione e di credo - è stata pubblicata dai media di Stato martedì, con una richiesta di commenti pubblici entro il 20 giugno. La proposta di legge prevede che coloro che vogliono cambiare religione debbono ottenere il permesso da una serie di autorità locali. L’obiettivo sono i mussulmani? Le organizzazioni della società civile ritengono che tale bozza sia motivata dalla preoccupazione di prevenire la diffusione dell'Islam nel Paese a maggioranza buddista. "L'obiettivo è contro i musulmani", ha detto Thin Thin Aung, della Lega delle donne birmane, che fa parte di una coalizione di organizzazioni di donne impegnate contro la proposta di legge sui matrimoni interreligiosi. "Quasi tutti i punti presenti in queste proposte di legge hanno come obiettivo i musulmani, si fondano sull’odio contro questa minoranza religiosa." Il progetto di legge sui matrimoni interreligiosi deve essere ancora pubblicato. Ma Human Rights Watch e altri gruppi per i diritti, che hanno dichiarato di aver visto il progetto di proposta, sostengono che questo preveda che le donne buddiste siano autorizzate a sposare solo uomini buddisti e coloro che vogliono sposare un buddhista devono cambiare religione. Il pretendente dovrebbe ottenere anche il consenso scritto dei genitori della donna. Secondo Human Rights Watch, la proposta prevede una pena detentiva di 10 anni per ogni non-buddista che sposa un buddista in violazione di legge,. Matthew Smith, direttore esecutivo dell’organizzazione per i diritti Fortify Rights, ha dichiarato che la legge "legittimerebbe sul piano legale i timori dei buddisti di uno scavalcamento dei mussulmani ed è palesemente discriminatoria" ha ribadito. "Il fatto che i legislatori birmani stiano prendendo in considerazione una legge come questa dovrebbe far suonare un campanello d'allarme tra la comunità internazionale. Le discriminazioni anti-musulmane stanno raggiungendo livelli senza precedenti." Ma Ye Htut, portavoce presidenziale, ha dichiarato invece che fino a quando il progetto di legge non verrà presentato, ogni commento sul suo contenuto è "solo speculazione". "Il comitato che lavora sul disegno di legge prenderà in considerazione tutti i consigli e le opinioni pubbliche sul loro lavoro", ha dichiarato. "Si devono anche considerare gli articoli della Costituzione che garantiscono nel nostro paese la libertà di religione, e fanno riferimento alle altre convenzioni internazionali sui diritti umani." Limiti alla dimensione della famiglia Secondo le organizzazioni per i diritti umani, le altre proposte di legge connesse con quella sulla "razza e protezione della religione" saranno presto presentate ed includeranno il divieto di poligamia e limiti sulle dimensioni della famiglia - anche per contenere la crescita della popolazione musulmana. I musulmani in Birmania rappresentano circa il 5% del dei quasi 60 milioni di abitanti. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=1ceb6b2a778b4c73b4f75c19a0cbf17b Fri, 30 May 2014 06:01:28 GMT a5c010a5ac9649ef8213e39beaedc0ac Secondo Aung San Suu Kyi " c'è un clima di paura" dietro i disordini in Birmania 2013-10-28T08:44:14.1370000+01:00 Aung San Suu Kyi: ' C' è un clima di paura ' dietro i disordini in Birmania La Leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi ha dato la colpa a quello che ha descritto come un " clima di paura " che esacerba le tensioni tra musulmani e buddisti . Alla domanda circa la sorte di 140.000 musulmani che sono stati costretti a lasciare le loro case, ha detto che anche molti buddisti avevano abbandonato la Birmania, nota anche come Myanmar. Suu Kyi ha negato che i musulmani siano stati sottoposti a pulizia etnica ed è stata criticata per non aver difeso i musulmani da quando, due anni, fa è stata liberata dagli arresti domiciliari. Nel corso degli ultimi due anni, la violenza tra buddisti e musulmani Rohingya è scoppiata nello stato Rakhine. Ci sono stati anche scontri tra buddisti e musulmani nella Birmania centrale. I musulmani hanno sopportato il peggio della violenza, con centinaia di morti, spesso da folle armate di coltelli e bastoni. "Penso che il problema sia dovuto alla paura sentita da entrambe le parti ", ha dichiarato a Mishal Husain della BBC. "I musulmani sono stati presi di mira, ma anche i buddisti sono stati oggetto di violenza. "Questo timore è quello che sta portando a tutti questi problemi. " Ha sottolineato che le tensioni sono state alimentate da una percezione a livello mondiale – presente anche in Birmania - che la potenza musulmana mondiale è " molto grande " . Ha detto che è responsabilità del governo porre fine alla violenza e far ritornare i rifugiati buddisti costretti a lasciare il paese negli ultimi anni, per sfuggire alla persecuzione politica. " Questo è il risultato delle nostre sofferenze sotto un regime dittatoriale. Penso che dopo aver vissuto per molti anni sotto una dittatura la gente non riesce a fidarsi l'un l'altro - una dittatura genera un clima di sfiducia , "ha detto. Suu Kyi ha dichiarato anche che l'effettiva attuazione dello stato di diritto è un elemento essenziale . " Prima che la gente possa sedersi e risolvere le differenze si deve sentire al sicuro . Se percepiscono che stanno per essere uccisi nei loro letti non avranno intenzione di parlare di armonia o di imparare a capirsi l'un l'altro . " Ha sottolineato che la Birmania ha ancora una lunga strada da percorrere, prima di diventare pienamente democratica. " La gente crede troppo facilmente che in un percorso verso la democrazia- la strada possa avere ritmo veloce . - Ma non sta avvenendo per niente così " http://www.thedailystar.net/beta2/news/climate-of-fear-behind-myanmar-unrest-suu-kyi/ https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=a5c010a5ac9649ef8213e39beaedc0ac Mon, 28 Oct 2013 07:44:14 GMT aeb119f5ce724936b67ee98d5f654c07 forze invisibili stanno orchestrando la violenza anti- musulmana in Birmania ? forze invisibili stanno orchestrando la violenza anti- musulmana in Birmania ? I militari hanno molto da perdere dalle riforme democratiche e potrebbero utilizzare il bagno di sangue come un modo per riaffermare il loro controllo . 9 ottobre 2013 Al Jaszeera La scorsa settimana il Presidente birmano ha effettuato il suo primo viaggio nella città di Thandwe colpita da violenze, giorni dopo che una anziana donna mussulmana di 94 –anni è stata uccisa da buddhisti in un villaggio vicino . Istigata da un battibecco tra un leader politico musulmano e un tassista buddista due giorni prima, una folla, il 1 ° ottobre, si è avvicinata alla sua casa in un villaggio vicino. Sua figlia è riuscita a fuggire , ma tornata ha torvato la casa carbonizzata e la madre con ferite al collo, alla testa e allo stomaco. Successivamente, il New Light of Myanmar ha citato il presidente Thein Sein , che avrebbe affermato di avere dei sospetti circa la natura degli attacchi avvenuti a Thandwe , dove sono state rase al suolo quasi 100 case. "I Rakhine [ buddhisti ] e gli etnici Kaman [ musulmani ] hanno vissuto qui in una convivenza pacifica per molti anni", ha dichiarato. " motivi esterni hanno istigato violenze e conflitti. Secondo le prove in possesso, i rivoltosi che hanno dato fuoco ai villaggi vengono da fuori." Per coloro che nel corso degli ultimi 16 mesi hanno dimostrato inettitudine nell’affrontare con decisione la violenza anti-mussulmana, la dichiarazione appare sorprendente. Con questa dichiarazione, finalmente sembra si voglia riconoscere che in Birmania operano reti di estremisti buddisti organizzati. E 'qualcosa che gli osservatori sospettano da lungo tempo: il metodo e lo stile degli attentati nello Stato Rakhine, nella regione di Mandalay, nello stato Shan e non solo, stranamente sono stati simili, con piccoli eventi di provocazione, che hanno innescato la rapida formazione di bande che scendono sulla città in massa, con le armi già pronte. Nella maggior parte dei casi, la polizia è rimasta a guardare, e spesso i locali presenti alla scena hanno sostenuto che gli agitatori sono composti da "outsider" . Una fotografia scattata vicino a Thandwe questa settimana, mostra un camion carico di uomini armati che indossavano bandane rosse , cosa che appare in contrasto con l'idea che questi gruppi siano solo gruppi di civili locali danneggiati. Anche il ruolo dei monaci buddisti che incitavano alla violenza contro i musulmani, ha preso molti di sorpresa , anche se pure alcuni monaci erano stati coinvolti in attacchi alle moschee durante le violenze contro i musulmani nel 1997. Non è un fenomeno nuovo Se c'è un qualcosa di organizzato, allora sorge la questione di chi, e perché. Non c'è una risposta chiara, ma vi sono forze potenti in Birmania, in particolare i militari, che trarrebbero vantaggio da queste tensioni. In diverse occasioni negli ultimi decenni, violenti scontri diretti ad una minoranza etnica hanno coinciso con delicate questioni politiche presenti nel paese: nel 1967 le rivolte anti- cinesi, con gli attacchi orchestrati dai militari nei confronti di immobili di proprietà cinese, erano state istigate in parte per distrarre dalla diffusa pessima gestione dell'economia da parte del generale Ne Win, e nel 1988, quando scoppiarono gli attacchi contro i musulmani a Taunggyi e Prome contemporaneamente alle proteste anti-regime che avevano pervaso il paese . Molti all'epoca ritennero che i militari avevano cercato di infiammare le tensioni etniche per dividere ciò che altrimenti avrebbe potuto essere un coeso fronte anti - regime. Si può applicare questa teoria alla Birmania di oggi? Le riforme democratiche di Thein Sein potrebbero aver innervosito i militari, che ricevono più di un quinto del bilancio complessivo dello Stato. Con il percorso verso la democrazia, si pone la questione delle colossali risorse veicolate alle forze armate, e se regge ancora la posizione delle forze armate che si considerano come un patriarca della società birmana. Questa settimana, l’USDP, il partito di governo sostenuto dai militari, ha lanciato l’allarme sul fatto che il paese si troverebbe in " grave pericolo e dovrebbe affrontare conseguenze al di là delle aspettative ", se la costituzione fosse modificata. Uno dei motivi principali che l'opposizione ha nel chiedere la revisione della costituzione - redatta dalla giunta militare nel 2008 sarebbe quello di diluire il potere dei militari. Disordini sociali, che si tratti di tensioni civili o conflitti in corso con gli eserciti etnici, offrono un'ottima occasione per qualsiasi militare di riaffermare una influenza che sta scemando. Già questo ha prodotto un effetto sorprendente in un paese, dove sono profonde le divisioni politiche ed etniche. I Rakhine, che a lungo hanno opposto resistenza all’invasione militare nel loro stato, ora chiedono ne la protezione contro quello che ritengono essere come una marea islamica che dilaga nello Stato. Membri di spicco del movimento pro-democrazia hanno dichiarato che si sarebbero all’ l'esercito per combattere gli "invasori stranieri", vale a dire la minoranza musulman Rohingya. Il ruolo dei monaci buddisti che incitavano alla violenza contro i musulmani ha colto molti di sorpresa, anche se i monaci sono stati coinvolti in attacchi alle moschee durante le violenze contro i musulmani nel 1997. I Rohingya, sono una minaccia esistenziale? Non c'è nessuna pistola fumante in tutto questo, ma l'evoluzione del conflitto che ha avuto inizio a Sittwe nel giugno scorso tra il popolo Rakhine e i Rohingya, suggerisce qualcosa al di là di una bagarre locale per il predominio etnico o religioso. È importante sottolineare che gli ultimi attacchi a Thandwe erano diretti a Kaman musulmani, mentre la stragrande maggioranza delle violenze che ha colpito lo stato Rakhine dal giugno dello scorso anno ha preso di mira i Rohingya, che sono diversi dai Kaman. Mentre fino ad allora i Kaman avevano vissuto pacificamente nello stato, i Rohingya sono stati a lungo visti dai Rakhine come immigrati clandestini bengalesi, e la loro presenza è considerata una minaccia esistenziale per la popolazione buddhista. Campagne di violenza contro i Rohingya sono state giustificate pertanto agli occhi di molti Rakhine come un mezzo di difesa del suolo per preservare il buddhismo . Quella narrazione ha cambiato leggermente di segno quando, nel marzo di quest'anno, le violenze sono scoppiate Meiktila, al centro della Birmania. Meiktila ha una popolazione musulmana, ma non sono Rohingya, come a Lashio nello stato Shan, a Oakkan nella divisione di Yangon e a Hpakant nello Stato Kachin, dove hanno avuto luogo successivamente alcuni attacchi mortali contro i musulmani. Più che un problema limitato ad un minoranza etnica nella Birmania occidentale, si è intensificata una in generale campagna contro i musulmani. Come l’ accademico birmano ,Maung Zarni, ha osservato in una recente email, non tutti gli attacchi e le violenze inter-etniche sono state orchestrate. In alcuni casi si tratta di rimostranze locali genuine a seguito di scatti d'ira. Ma, afferma Zarni, sin dai tempi del colonialismo vi è una storia di mobilitazioni etno- religiose architettate", volte a destabilizzare l'ordine in Birmania ", qualcosa che l’eroe dell’indipendenza, Generale Aung San aveva segnalato alla conclusione del potere coloniale . questa ideologia anti – musulmana potrebbe davvero essersi diffusa in un’area geografica così vasta, senza l'aiuto di una entità come i militar , l'unica entità in grado di operare su scala nazionale ? Diversi analisti hanno cercato di razionalizzare l'evoluzione di questo ultimo conflitto anti- musulmano paragonandolo ad uno scenario come quello della Jugoslavia, dove le tensioni etniche che erano state imbottigliate per decenni sono emerse a seguito di un cambiamento nello forma di governo. Questo ha probabilmente giocato un ruolo in Birmania, visti i tentativi dei governi successivi all'indipendenza di minare la legittimità dei musulmani come "reali" concittadini. Alimentata dall'ascesa dei social media , la propaganda e le provocazioni possono diffondersi a macchia d'olio, facendo si che Meiktila non rimanga ormai così distante da Sittwe. Ma c'è qualcosa di molto sospetto nelle similitudini degli attentati in tutto il paes . Sabato scorso, una folla riunita fuori di una stazione di polizia a Kyaunggon, vicino Yangon ha chiesto che gli venisse consegnato un uomo musulmano sospettato del tentativo di violenza nei confronti di una ragazza buddista avvenuto un mese fa. Quando la polizia ha rifiutato, la folla ha incendiato cinque case musulmane. Una situazione simile ha innescato le rivolte a Thandwe, con la polizia che rifiuta di consegnare il leader Kaman musulmano che è stato arrestato in seguito a ciò. Stesse tattiche usate dalla giunta ? E 'un modello che è stato usato in tutto il paese, attraverso i diversi stati etnici come lo stato Shan , Kachin e Rakhine. Nello Stato Kachin, le violenze anti- musulmane sono un fenomeno nuovo. Eppure, l'unico filo conduttore che unisce il nazionalismo di questi gruppi etnici è una resistenza ai progetti sui loro stati da aprte dell’etnia birmana, e non musulmana. Ci sono poche altre ovvie sinapsi che legano questi vasti fattori ideologici e geografici, e attraverso ciò che questo sentimento anti- musulmano potrebbe passare con tale velocità. Perché si ha questa reazione violenta alla presenza di musulmani? Le rivolte anti- cinesi del 1960 e 1970 hanno seguito i principali flussi di cinesi in Birmania, ed erano dovute in parte ad una reazione alle paure locali che il lavoro stava andando nelle mani degli immigrati. Questo pretesto non può essere applicato nello stesso modo per i musulmani . E’ plausibile sospettare che una entità in grado di operare su scala nazionale (esono pochi in Birmania) può aver messo lo zampino negli eventi di oggi. Solo due soggetti hanno questa possibilità - i militari , e il Sangha, il consiglio religioso che amministra le istituzioni buddhiste e che, data l'importanza storica del buddhismo per a coesione sociale in Birmania, ha il suo tornaconto a fermare la crescita della popolazione musulmana del Paese. Quindi, piuttosto che riferirsi ad una questione limitata a Thandwe , Thein Sein riecheggiava qualcosa, che le stesse vittime della violenza anti- musulmana altrove, hanno dichiarato, ovvero, che c'è una forza apparentemente invisibile che orchestra le prime fasi di questi attacchi. Chi esattamente, non è chiaro. Il movimento popolare anti -islamico 969 è stato fatto risalire al ministro degli affari religiosi sotto la vecchia giunta, ma un più ampio sentimento 969 è vivo e vegeto nel governo di oggi: anche Thein Sein, considerato comparativamente un moderato, ha pubblicamente chiesto la rimozione dei i Rohingya , e considera la dottrina 969, nonostante i suoi legami intrinseci con la violenza, come un " simbolo di pace " La scorsa settimana, Shwe Mann, il potente speaker della Camera, ha dichiarato: "Apprezzo i tentativi del popolo Rakhine di proteggere la Birmania",. Ciò alimenta la sensazione che bengalesi stiano cercando di prendere possesso dello stato più occidentale del paese e deve essere respinto . Di conseguenza, non è un ipotesi peregrina suggerire che il governo almeno potrebbe essere accomodante nei confronti di qualunque forza stia mobilitando delle squadracce per incendiare i quartieri musulmani. Se questo fosse il caso, tuttavia perchè Thein Sein stesso farebbe accenno a questo? Anche in questo caso, non c'è una risposta chiara, ma molti osservatori sono rimasti sorpresi della divisione nel governo, e del fatto che persino alcuni parlamentari militari - nominati non hanno votato sempre in blocco. Thein Sein sembra voler mandare avanti il paese, ma altri nel suo gabinetto evidentemente vogliono mantenere il controllo che avevano sotto il governo militare . Alcune delle tattiche riscontrate nelle violenze anti- musulmane sono simili a quelle usate dalla giunta, con le squadracce "esterne" che ricordano le milizie civili in borghese come le Swan Arr Shi , che utilizzate in modo efficace dai generali per suscitare violenze e confondere le alleanze durante le proteste pacifiche. Ciò che è emerso da numerose segnalazioni di inazione della polizia, e anche di istruzioni di non intervento fino a buona parte della seconda giornata di violenze a Meiktila, e l'immagine si intorbidisce ulteriormente. Piuttosto che un caso e/o ciò che può essersi verificato è una sintesi tra due interessi principali - quelli di una élite politico-militare con collaboratori volenterosi del Sangha e nei partiti politici Rakhine , e quelli di una popolazione civile indottrinatoa a considerare i musulmani come cittadini di serie b o non cittadini. Una cosa alimenta l'altra, e insieme lavorano in perfetta armonia: capi militari o politici in cerca di un pretesto per riaffermare il controllo di un paese in rapida evoluzione farebbero da sfondo ad atteggiamenti anti- musulmani nella società birmana usando la classica regola del divide et impera - la costruzione di una minaccia, del modo saltarci su. Ciò serve sia come un colpo di stato di relazione pubbliche, di fronte alle critiche interne circa lo stato della sicurezza in Birmania, e aiuta a dividere e indebolire la società - di nuovo una manna per i militari. Questa tattica ha sicuramente dei precedenti storici in Birmania, e può anche essere stata rinvigorita da un militare che oggi ha molto da perdere da una riforma democratica . Francis Wade è un giornalista e analista freelance che vive in Tailandia - che copre la Birmania ed il Sud-Est asiatico. Le opinioni espresse in questo articolo sono proprie dell'autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Al Jazeera . http://www.aljazeera.com/indepth/opinion/2013/10/are-invisible-forces-orchestrating-myanmar-anti-muslim-violence-201310864149233413.html 2013-10-17T18:35:28.3330000+02:00 https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=aeb119f5ce724936b67ee98d5f654c07 Thu, 17 Oct 2013 16:35:28 GMT e3093c682b044555a8302cd7e406321a Ripresi gli scontri tra mussulmani e buddisti nello stato Rakine. Nuovi scontri tra mussulmani e buddisti sono scoppiati nella zona della Birmania occidentale provocando per lo meno 2 morti e più di un migliaio di case bruciate hanno dichiarato martedì 23 ottobre le autorità. Il ministro per l’informazione ha dichiarato che le violenze continuano e che le autorità stavano cercando di ripristinare la legge e l’ordine. Le tensioni sono cominciate domenica notte e sono una delle peggiori tra i mussulmani Rohingya e i buddisti Rakhine dopo le scaramucce iniziate a giugno nella regione che hanno prodotto la fuga di circa 70.000 persone. Il procuratore generale dello stato Rakhine Generale Hla Thein ha dichiarato che le ultime violenze sono cominciate nella Township di Minbyar a circa 25 chilometri dalla capitale Sittwe e si sono propagate ulteriormente a nord nella Township di Mrauk-U. entrambe le aree sono remote e raggiungibili solo a piedi. Le autorità hanno imposto un coprifuoco ed ora entrambe le aree sono tranquille, aveva annunciato Hla Thein, ma successivamente le tensioni sono riesplose. Hla Thein ha dichiarato che un uomo buddista e due donne mussulmane sono morte negli scontri di domenica, ma il ministro ha dichiarato che i morti sarebbero solo due e che sono state distrutte 531 case in 6 villaggi a Minbyar e 508 case in due villaggi della zona di Mrauk-U. Gli scontri arrivano quattro mesi dopo che i due gruppi religiosi si sono rivoltati l’un contro l’altro quattro mesi fa dopo il presunto stupro e omicidio di una donna buddista da parte di tre uomini mussulmani avvenuto a fine maggio. Le violenze hanno provocato 90 morti e la distruzione di 3000 case, moschee e monasteri. I due gruppi sono ora pressoché segregati nelle città come Sittwe dove i Rakhine sono liberi di girare liberamente mentre i Rohinya sono confinati in una serie di campi al di fuori della città. Gli ultimi pesanti scontri sono avvenuti in agosto, e hanno provocato, secondo il governo la morte di sette persone nella città di Kyaktaw. L’ONU ha dichiarato che all’epoca sono state bruciate 600 case. Tali conflitti risalgono a decenni fa e traggono origine in una disputa sulla provenienza dei mussulmani. Sebbene molti Rohingya abbiano vissuto per generazioni in Birmania, sono ampiamente considerati stranieri, incursori, provenienti dal vicino Bangladesh per appropriarsi delle scarse terre. L’ONU stima che questi siano circa 800.000 ma il governo non li include tra i 135 gruppi etnici e quindi, come il Bangladesh rifiuta loro la cittadinanza. I gruppi per i diritti umani dichiarano che il razzismo gioca un ruolo: molti Rohingya che parlano un dialetto bengalese e assomigliano a mussulmani bengalesi hanno una pelle più scura e sono pesantemente discriminati. Questo conflitto appare una delle maggiori sfide per il governo del Presidente Thein Sein che ha iniziato una serie di riforme democratiche dopo mezzo secolo di dittatura militare che si è conclusa nel 2011. http://news.yahoo.com/myanmar-clashes-between-muslims-buddhists-163052386.html;_ylt=A2KJjbwze4dQuCAAHwLQtDMD 2012-11-07T16:14:34.0100000+01:00 https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=e3093c682b044555a8302cd7e406321a Wed, 07 Nov 2012 15:14:34 GMT 72a3613142d6465da831685d8de73af0 Ancora arresti di monaci in Birmania The Irrawaddy – Almeno 30 monaci sono stati arrestati in Birmania nei mesi di Settembre e Ottobre, a due anni di distanza dalla Rivoluzione Zafferano. Così affermano le fonti. Fonti vicine alla Sangha, l’istituzione nazionale dei monaci, hanno affermato che 13 monaci da Meiktila e 10 monaci da Kyaukpadaung, nella provincia di Mandalay, sono stati arrestati a fine Settembre, nel tentativo della giunta militare di scoraggiare o fermare sul nascere eventuali proteste da parte dei monaci. 2009-10-19T00:14:39.9200000+02:00 Un ufficiale di base a Meiktila, che ha chiesto di rimanere anonimo, ha detto che tra gli arrestati c’erano anche monaci del monastero di Nagar Yone. Un gruppo birmano di diritti umani ora in esilio, la Assistance Association for Political Prisoners-Burma (AAPP) ha detto a The Irrawaddy questo giovedì “Ci è stato riferito di sette monaci arrestati recentemente”. La AAPP ha dichiarato che i recenti arresti sono avvenuti nello Stato dell’Arakan, a Rangoon, Mandalay e Magwe. Ci sono 224 monaci tra i 2,119 prigionieri politici in Birmania, ha ricordato la AAPP, senza considerare i recenti arresti. Nel mese di Settembre, il regime birmano ha annunciate un’amnistia per i prigionieri. Il numero di prigionieri politici rilasciati è stato 127, di cui 4 monaci, su un totale di 7,114 prigionieri che hanno ricevuto l’amnistia. La All Burma Monks’ Alliance, che nel 2007 guidò le manifestazioni, ha rinnovato il suo appello affinché il regime si scusi di aver picchiato e arrestato i monaci a Pakokku due anni fa e rilasci tutti i monaci che furono imprigionati nella repressione che ne seguì. I monaci avevano dato al regime tempo fino al 3 Ottobre per rispondere, dichiarando che qualora non fossero arrivate le scuse, i monaci avrebbero iniziato un nuovo boicottaggio delle offerte dei militari e del personale governativo, conosciuto nella religione buddista come “patta no kozana kan”. Le autorità birmane hanno risposto all’appello dei monaci aumentando le misure di sicurezza nella città di Rangoon. (Puoi leggere l'articolo in originale su The Irrawaddy) (15 Ottobre 2009) https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=en&catid=49bf2b61204745b295cd7ba958c858fd&docid=72a3613142d6465da831685d8de73af0 Sun, 18 Oct 2009 22:14:39 GMT