Nazionalità etniche https://www.birmaniademocratica.org/section.aspx/it/nazionalita_etniche?lang=it de685474f6d241c2bf7d1ef83200b6b4 Gravissimo incidente in una miniera di giada nello Stato Kachin 91 minatori morti e un altro centinaio dispersi. 2016-05-03T12:27:44.9300000+02:00 Almeno 91persone sono morte in seguito a una frana verificatasi il 21 novembre nel pomeriggio nei pressi di una miniera di giada nel nord della Birmania nello stato di Kachin. Lo riferisce un leader della comunità locale. La maggior parte delle vittime sarebbero persone che rovistavano tra una montagna di scarti e rifiuti, spiega Lamai Gum Ja. Nilar Myint, un funzionario dell'autorità locale di Hpakant, nella zona a nord dello Stato di Kachin, ha riferito che ieri sono stati recuperati 79 corpi e oggi altri 11. Le operazioni di ricerca, ha aggiunto, continuano. Mancano ancora all’appello 100 persone. Ha dichiarato un membro della protezione civile locale. La frana è cominciata nelle prime ore del mattino nell’area che produce la miglior giada al mondo. Ma le miniere e le zone circostanti sono piene di rischi. I lavoratori, molti dei quali migranti dalle altre parti della Birmania hanno orari di lavoro lunghissimi, guadagnando pochissimo. La miniera vicino alla quale è avvenuto il gravissimo incidente è controllata dall’a società Triple One Jade Mining. Molte delle miniere sono legate ai funzionari governativi, ai membri dei gruppi etnici armati, e agli amici della vecchia giunta. La maggior parte dei minatori stavano dormendo nelle baracche quando è iniziata la frana. Già in aprile un incidente in una miniera controllata dal Segretario Generale dell’USDP Maung Maung Thein, vi era stato un incidente che aveva causato la morte di decine di lavoratori. Torrenti di fango liquido erano caduti sul bordo del cratere nel quale stavano lavorando i minatori. Nel 2010 è nella stessa zona si era verificato un simile incidente. Una frana aveva ucciso oltre 50 lavoratori. Le miniere di giada hanno portato con se anche l’uso di droghe da parte dei minatori e un aumento della prostituzione e del gioco d’azzardo. E’ noto che il settore dell’estrazione della giada< è estremamente opaco e molta della giada che viene estratta nell’area di Hpakant viene esportata clandestinamente in Cina, dove viene venduta a prezzi elevatissimi. Il valore della produzione della giada birmana nel 2014 ha raggiunto i 31 miliardi di dollari. Come sottolineato dall’ong Global Witness, la zona di Hpakant, assomiglia al vecchio Wild West, “ un posto dove coloro che hanno soldi e fucili godono di una impunità totale e non hanno alcun rispetto per l’ambiente e la cultura locale.. Una zona che quaranta anni fa era ricca di foreste in cui vivevano le tigri, oggi appare come un paesaggio lunare. Le montagne vengono fatte saltare per trovare la giada lasciando dietro di se crateri pieni d’acqua che causa allagamenti e inquinamento. tradotto da GIUSEPPE DE GREGORIO https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/gravissimo_incidente_in_una_miniera_di_giada_nello_stato_kachin/nazionalita_etniche?lang=it Tue, 03 May 2016 10:27:44 GMT 9cf3098dce8b43998f58ac1a1e2f67f1 Trasmissione sui Rohingya su RSI 6.9.2017 2017-09-06T11:18:14.8170000+02:00 Interessante trasmissione sulla situazione dei Rohingya e il difficile contesto politico in cui si deve muovere Aung San Suu Kyi, trasmessa dalla Radio Svizzera Italiana. ascoltabile su: http://www.rsi.ch/rete-uno/programmi/informazione/modem/ ne hanno parlato: - Cecilia Brighi, Segretario generale dell'Associazione Italia-Birmania, Insieme; - Loretta Dal Pozzo, collaboratrice RSI dal sud-est asiatico; - Francesco Montessoro, Professore di Storia e Istituzioni dell’Asia, Università degli Studi di Milano. Replica su RSI Rete Due alle 19.30 https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/trasmissione_su_situazione_rohingya/nazionalita_etniche?lang=it Wed, 06 Sep 2017 09:18:14 GMT a5814e5fd8604d718184fd8876e5c5db Federica Mogherini interviene al Parlamento Europeo sulla crisi umanitaria dei Rohingya 2017-09-20T12:28:21.3330000+02:00 L'Alto Rappresentante dell'Unione Europea Frederica Mogherini, il 14 settembre, ha partecipato ad un dibattito d'urgenza sulla Birmania al Parlamento europeo di Strasburgo, condannando la violenza e sottolineando gli sforzi dell'Unione Europea per porre fine ai conflitti nello Stato Rakhine e fornire un sostegno urgente ai rifugiati. "I diritti umani devono essere rispettati e gli aiuti umanitari dovrebbero essere urgentemente fatti arrivare a coloro che sono in difficoltà. Nel Rakhine ci sono 350.000 soggetti vulnerabili: devono essere urgentemente raggiunti da operatori dell'aiuto umanitario e per molti di loro è questione di vita e morte ", ha detto Mogherini. Come risposta immediata alla situazione attuale, l'Unione europea ha deciso di aumentare il proprio sostegno al Bangladesh con altri 3 milioni di euro, oltre agli aiuti di 2 milioni di euro già forniti a Birmania e Bangladesh. Questo finanziamento aggiuntivo contribuirà a fornire ai rifugiati appena arrivati in Bangladesh e in Birmania assistenza per l’alloggio, l'acqua, l'assistenza alimentare e l'assistenza sanitaria non appena l'accesso umanitario al Rakhine verrà ripristinata. Questo nuovo finanziamento sarà trasmesso imparzialmente da ONG internazionali, dalle Nazioni Unite o dalla Croce Rossa alle popolazioni colpite. Mogherini ha ricordato che l'UE ha già condannato gli attacchi Arakan Rohingya Salvation Army, ma è anche molto consapevole e preoccupata degli eccessi durante le operazioni di sicurezza condotti dalle forze di sicurezza del Myanmar, che hanno portato ad un massiccio flusso di rifugiati in Bangladesh e che potrebbero destabilizzare la regione. L'UE ha la responsabilità di lavorare sulla scena politica per determinare lo status della minoranza di Rohingya in Birmania e affrontare le questioni strutturali del sottosviluppo del Rakhine. "Continueremo a lavorare con tutti coloro che sono coinvolti per trovare una pace duratura in Myanmar, a beneficio di tutta la popolazione", ha dichiarato Mogherini. L'Alto rappresentante ha sottolineato che nelle sue recenti consultazioni con la leader birmana Aung San Suu Kyi, l'attuazione delle raccomandazioni della Commissione consultiva sullo stato Rakhine, guidata da Kofi Annan, è stata chiaramente menzionata come un punto di riferimento per stabilizzare la situazione nella regione. Mogherini ha affermato che il governo birmano dovrebbe rafforzare la sua cooperazione con le Nazioni Unite, inclusa l'opzione per dispiegare la missione di indagine indipendente del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite sul terreno. "Durante la lotta della Birmania per la democrazia, la comunità internazionale e l'Europa non hanno mai lasciato il popolo birmano da solo e non li lasceremo da soli" ha dichiarato l'alto rappresentante, concluso il suo discorso a Strasburgo. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/federica_mogherini_interviene_sulla_crisi_umanitaria_dei_rohingya/nazionalita_etniche?lang=it Wed, 20 Sep 2017 10:28:21 GMT 875728e035b847a7a1b426d12118341d Kofi Annan Rapporto conclusivo della Commissione sullo Stato Rakhine impegni importanti per costruire la pace in Birmania 2017-08-29T16:27:05.9830000+02:00 allegato il trapporto conclusivo presentato da Kofi Annan Il rapporto (66 pagine) indica i problemi centrali e da unaserie di importanti raccomandazioi. Alcune sono indicate di seguito.ù TI CHIAVE DEL RAPPORTO Il rapporto indica i problemi centrali nello stato e per ciascuna questione definisce alcune azioni strategiche chiave. Il rapporto sottolinea che vi sono tre grandi crisi: 1) - crisi di sviluppo. Lo Stato è caratterizzato da una povertà cronica Le restrizioni al movimento della popolazione musulmana hanno colpito l'economia. Vi è un'incapacità di migliorare le relazioni interetniche, la segregazione forzata e la minaccia di violenza e di instabilità continuano a scoraggiare gli investimenti del settore privato. Il tasso di povertà dello Stato è del 78 %, quasi il doppio del tasso nazionale del 37,54 %, Tutte le comunità del Rakhine soffrono della povertà, degli scarsi servizi sociali e della scarsa disponibilità di mezzi di sussistenza. Gli agricoltori, i pescatori e le imprese a conduzione familiare ei salari nel settore agricolo sono bassi. La minaccia di una continua instabilità e di una violenza - insieme a una generale mancanza di opportunità di lavoro - ha incoraggiato una significativa migrazione di sia dei Rakhine che dei musulmani, con conseguente carenza di manodopera in vari settori. Una maggiore meccanizzazione - combinata con robusti servizi di estensione, sviluppo delle competenze e fornitura di input di qualità migliori agli agricoltori - potrebbe aumentare notevolmente la produttività dell'agricoltura. Le zone economiche speciali (SEZ) potrebbero diventare potenzialmente un motore economico dinamico, generando posti di lavoro, crescita e rinnovato ottimismo per le comunità 2) - crisi dei diritti umani Circa il 10 % delle persone senza dimora nel mondo vivono in Myanmar e i musulmani del Rakhine costituiscono la comunità più grande di apolidi nel mondo. 3)- crisi della sicurezza. 120.000 persone rimangono ancora nei campi per sfollati internamente (IDPs). Mentre i musulmani hanno risentito della continua esclusione, la comunità Rakhine è preoccupata di diventare una minoranza nello Stato. L'ulteriore radicalizzazione all'interno di entrambe le comunità è un rischio reale. Una risposta altamente militarizzata è improbabile che possa portare la pace nella zona. Ciò che è necessario è un approccio calibrato, per combinare risposte politiche, di sviluppo, sicurezza e diritti umani, per garantire che la violenza non si esalti e le tensioni interetniche siano tenute sotto controllo. Sia le comunità Rakhine che le comunità musulmane hanno radici storiche radicalmente radicate, formate dall'esperienza di violenza, ingiustizia e negligenza. STORIA Il regno Rakhine venne istituito nel 1430, la sua capitale a Mrauk U segna il confine tra l'Asia buddista e quella musulmana; divenne sotto il controllo birmano nel 1784-85. L'annessione dello Stato Rakhine fu di breve durata. La prima guerra anglo-birmana (1824-1826) ha portato l'area sotto il controllo britannico e la successiva incorporazione nell’ India britannica. Mentre nel Rakhine c'era una comunità musulmana dall'invasione birmana, la sua dimensione è aumentata rapidamente durante i periodi coloniali. Le politiche coloniali britanniche puntarono ad espandere la coltivazione del riso nel Rakhine e richiedevano una mole significativa di lavoro, un bisogno che era ampiamente soddisfatto dai lavoratori musulmani del Bengala. Dal 1880 al 1930, la dimensione della comunità musulmana (come parte della popolazione totale dello Stato) sembra essere raddoppiata, aumentando da circa il 13 al 25 %. Dalla metà del XIX secolo, La cooperazione e la convivenza sono stati ripetutamente interrotti da tensioni comunali e sconvolgimenti armati. Nel 1942-43, durante le circostanze caotiche della guerra anglo-giapponese, entrambe le comunità subirono violenze e spostamenti diffusi. Sia i Rakhine che i musulmani hanno cercato di portare avanti i loro programmi politici attraverso la lotta armata contro il governo centrale. Poco dopo l'indipendenza della Birmania nel 1948, una rivolta musulmana "mujahidin" scoppiò nel Rakhine, per chiedere pari diritti e una zona musulmana autonoma nel nord dello Stato Raccomandazioni aumentare la partecipazione delle comunità locali Rakhine al processo decisionale che influenza lo sviluppo dello Stato. Garantire un'adeguata compensazione per il terreno confiscati Effettuare una valutazione globale (o cosiddetta valutazione ambientale strategica) per Kyawkpyuh e dintorni per esplorare come la zona economica speciale (SEZ) possa impattare sulle comunità locali e mappare come altri settori economici dello Stato possano beneficiare (o eventualmente soffrire) dalla SEZ. effettuare valutazioni sul mercato del lavoro Sensibilizzarsi alle esigenze delle donne la cui partecipazione alla forza lavoro rimane bassa. investire pesantemente in infrastrutture, comprese le strade, i corsi d'acqua, i moli, l'elettricità, l'acqua potabile e la fornitura di Internet. Espandere i servizi agli agricoltori, inclusa la meccanizzazione, la fornitura di sementi di qualità e la formazione nelle moderne tecniche agricole. affrontare le questioni normative che attualmente limitano le PMI e le imprese familiari. affrontare questioni di regolamentazione attualmente vincolate alle PMI e alle imprese familiari. Espandere l'accesso al credito agricolo per tutte le comunità. Rimozione del Ministero per gli hotel e del turismo che vieta pensioni e bed & breakfast con meno di dieci camere ridurre la burocrazia per promuovere l'attività e ampliare i documenti accettati per ricevere licenze d'affari, rafforzare i propri sforzi per rafforzare le capacità delle comunità per adottare opzioni climatiche resilienti Cittadinanza Poiché la Birmania ospita la più grande comunità di persone apolidi al mondo, bisogna accelerare il processo di verifica della cittadinanza. la Commissione riconosce pienamente che un tale esercizio deve essere svolto nel quadro della legge sulla cittadinanza del 1982. Tuttavia, c'è anche la necessità di rivedere la legge stessa. Secondo i dati governativi, circa 4.000 musulmani (così come 9.000 Kamans) sono stati riconosciuti cittadini o cittadini naturalizzati – su di una popolazione di circa un milione di musulmani apolidi nello stato. Circa 10.000 musulmani hanno ricevuto anche i documenti di verifica nazionali (NVC), Assicurarsi immediatamente che coloro che sono veri fiuti come cittadini godono di tutti i vantaggi, i diritti e le libertà associati alla cittadinanza. Stabilire una strategia chiara e una linea temporale per il processo di verifica della cittadinanza. chiarire lo status di coloro i cui requisiti di cittadinanza non sono accettati. E status per coloro che risiedono in Myanmar senza essere cittadini. I diritti dei non cittadini che vivono e lavorano in Myanmar devono essere regolati. Per garantire che il processo sia volontario. Il governo dovrebbe creare opportuni incentivi per incoraggiare le persone a partecipare. Allineare la legge con norme e trattati internazionali di cui la Birmania è uno Stato parte, compresi gli articoli 7 e 8 della Convenzione sui diritti del fanciullo; Portare la legislazione in linea con le migliori pratiche, compresa l'abolizione delle distinzioni tra diversi tipi di cittadini; Gli individui non perderanno la loro cittadinanza o lo hanno revocato, laddove ciò li lascerà apolide; Abilitare persone che hanno perso la cittadinanza o hanno revocato la loro cittadinanza per riacquisirlo; Trova una disposizione per gli individui residenti in Myanmar per la possibilità di acquisire la cittadinanza mediante la naturalizzazione; Riesaminare l'attuale legame tra cittadinanza e etnia; Il governo dovrebbe presentare un piano per l'avvio del processo di revisione della legge sulla cittadinanza. Libertà di movimento assicurare la libera circolazione di tutte le persone nello Stato Rakhine, indipendentemente dalla loro religione, etnia o stato di cittadinanza. condurre un esercizio di mappatura per individuare tutte le restrizioni esistenti sul movimento a Rakhine, le restrizioni formali, informali e sociali che interessano tutte le comunità, a livello di villaggio e di borgata. Introdurre misure per vietare restrizioni informali che includono, pagamenti non ufficiali, blocchi stradali arbitrari e requisiti per la comunità musulmana di pagare le scorte di sicurezza. Semplice semplificare il sistema di autorizzazione di viaggio per consentire il movimento attraverso comuni e fuori dello stato. sostenere lo stato di diritto e garantire che chiunque ostacoli i movimenti sia punito. assicurare la parità davanti alla legge, intraprendere una mappatura e una revisione legale di tutti i regolamenti locali e gli ordini nello Stato Rakhine che limitano i diritti e le libertà Rifigiati interni (IDPS) preparare una strategia globale per la chiusura di tutti i campi IDP cooperare con i partner internazionali per garantire che il ritorno / trasferimento sia effettuato in conformità agli standard internazionali, Tutti i ritorni o le trasferimenti devono essere volontari, sicuri e svolti in modo dignitoso, per facilitare la restituzione ai luoghi di origine in via prioritaria o rispettare in modo diverso le scelte degli sfollati. Assicurarsi che gli IDP partecipino attivamente alla pianificazione e alla gestione del loro ritorno, del trasferimento o dell'integrazione locale. il trasferimento / l'integrazione locale non dovrebbe limitare gli IDP a settori non sottostanti senza un adeguato accesso ai servizi di base o ai mezzi di sostentamento - o in settori in cui la sicurezza e la sicurezza degli sfollati non possono essere garantiti. La scelta di trasferirsi non deve essere considerata una rinuncia al diritto di tornare in sicurezza e con dignità al luogo di residenza originale, se tale scelta diventa fattibile più tardi. Gli IDP e le comunità ospitanti devono essere consultati in modo approfondito e significativo. Garantire condizioni di vita dignitose nei campi, tra cui: un riparo migliore, l'acqua e la sanità, l'istruzione, aumentare il numero di TLS e sostenere e investire nella formazione degli insegnanti, nei salari e nell'insegnamento del materiale didattico. Migliorare i mezzi di sussistenza: Migliorare le opportunità di lavoro per uomini e donne - ACCESSO UMANITARIO assicurare l'accesso umanitario completo e senza ostacoli - sia a livello nazionale che internazionale - a tutti i tempi ea tutte le comunità dello Stato Rakhine. dovrebbe garantire che l'assistenza umanitaria sia fornita in conformità ai principi internazionali di protezione Semplificare e standardizzare il processo di autorizzazione di viaggio per le organizzazioni di aiuti Gli attori internazionali umanitari dovrebbero cercare di collaborare strettamente con il governo e consultare e informare tempestivamente il governo sulle attività in corso e pianificate. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/kofi_annan_rapporto_conclusivo_della_commissione_sullo_stato_rakhine/nazionalita_etniche?lang=it Tue, 29 Aug 2017 14:27:05 GMT 708fa1f45c3a4f81a1818a7ce524d5ef Due ONG mussulmane condannano gli attacchi terroristici nel Rakhine 2017-08-28T16:35:10.9000000+02:00 Due ONG musulmane birmane: Twe Let Myanmar e Yway Letyar, hanno pubblicato una dichiarazione che ha condannato fortemente gli attacchi terroristici nell'area di Maungdaw, nello Stato Rakhine. La loro dichiarazione afferma che assolutamente non accettano attacchi terroristici e atti terroristici in nome dell'Islam. La dichiarazione afferma inoltre che loro, in quanto musulmani del Myanmar, sono pronti ad aiutare lo Stato a porre fine a questi atti terroristici in qualsiasi modo possibile. La dichiarazione menziona le campagne anti-terrorismo e le operazioni di pulizia delle aree lanciate interessate dal conflitto come una giusta reazione dello Stato, sperando che lo Stato prenda in considerazione la sicurezza delle comunità civili in questa guerra giusta. Si afferma inoltre che ciò che sta accadendo nello Stato Rakhine è un problema razziale e non si ritiene che che ci sia un problema legato alla religione. Un direttore di Twe Let Myanmar, Aung Ko Ko, ha detto: "Vediamo questo problema come un problema razziale e umanitario. L'Ufficio della Consigliere di Stato usa il termine "terroristi" nel fare riferimento a loro. Quindi, vogliamo risolvere questo problema sul piano interno e vogliamo collaborare con il governo a tal fine ". https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/due_ong_mussulmane_condannano_gli_attacchi_terroristici_nel_rakhine/nazionalita_etniche?lang=it Mon, 28 Aug 2017 14:35:10 GMT c79abfd1152a411caf448389805c8877 terroristi armati attaccano 30 postazioni militari birmane nello Stato Rakhine. 2017-08-28T16:32:22.2170000+02:00 Più di 100 persone sono state uccise nello Stato Rakhine da venerdì 25 agosto, quando uomini armati, appartenenti ad gruppo armato di Rohingya: Arakan Rohingya Salvation Army hanno sferrato attacchi mortali nei confronti di 30 postazioni di polizia e di una base militare nei villaggi di Maungdaw, Buthidaung e Rathedaung. Gli scontri sono continuati mentre l'esercito birmano conduce ciò che chiama "operazioni di pulizia", alimentando la paura di una nuova ondata di assassini e attacchi armati. Incorporando un conteggio militare di Myanmar stimato a circa 1.000 insorti, l'ondata coordinata degli attacchi ha segnato un drammatico miglioramento delle capacità tattiche di ARSA rispetto ai primi attacchi avvenuti il 9 ottobre dello scorso anno. Questa volta, gli assalti sincronizzati dell’ ARSA (Arakan Rohingya Salvation Army) lanciati intorno alle 1:00 del 25 agosto hanno colpito fra 25 e 30 posti di polizia attraverso le due borgate settentrionali di Maungdaw e Buthidaung. Anche una base militare del Taung Bazaar nel Buthidaung settentrionale è stata attaccata da ben 150 insorti, secondo fonti militari citate dalla Reuters. Oltre agli attacchi, anche le squadre militanti hanno riferito di aver assaltato ponti e strade con dispositivi esplosivi improvvisati (IEDs) utilizzati anche come bombe a mano. A fronte di recenti rapporti che suggeriscono che una o più spedizioni di fucili d'assalto sono state consegnate all'ARSA dall'inizio di quest'anno, non è chiaro se le armi di piccola taglia, utilizzate negli ultimi attacchi siano più numerose o più moderne rispetto alla piccola quantità di armi da fuoco usate lo scorso ottobre 2016. Abdullah, uno dei capi dell’ARSA ha negato che nuove armi da fuoco fossero state consegnate al gruppo armato. Secondo le cifre ufficiali, il numero di morti negli scontri è salito a 100, di cui almeno 80 insorti uccisi, 10 poliziotti, un militare e un funzionario dell’ immigrazione. Sembra che anche sei civili siano rimasti uccisi. "Nei due giorni prima degli attacchi i l’esercito birmano si stava preparando a colpire le basi ARSA in tutta la regione", ha dichiarato Abdullah. "Non abbiamo avuto altra scelta se non quella di adottare misure difensive". Secondo lui, le incursioni militari sui villaggi di Maungdaw e Rathedaung, la terza cittadina a maggioranza musulmana nel Rakhine settentrionale, hanno prodotto oltre 25 morti tra cui adolescenti e adulti. Asia Times non ha potuto confermare in modo indipendente l'affermazione. Quel giorno, sono state attaccate tre postazioni della guardia della frontiera e sono stati uccisi nove rappresentanti della polizia e si è avviata un'operazione di "pulizia " di una settimana da parte delle forze armate che secondo le organizzazioni internazionali hanno causato diverse centinaia di morti, soprattutto civili, tra i Rohingya, interi villaggi bruciati e circa 75.000 rifugiati che si sono spintoi oltre il confine in Bangladesh. Abdullah ha dichiarato che una delle principali fonti di allarme di Rohingya che ha portato la decisione dei comandanti ARSA di lanciare una contro-offensiva è stata la il blocco del villaggio di Zay Di Pyin a Rathedaung da parte delle forze di sicurezza e di civili buddisti armati provenienti da borghi circostanti. A partire da fine luglio, dopo l'uccisione di un buddista locale di cui sono stati accusati dei musulmani, è stata circondata la zona abitata dai Rohingya del villaggio misto di circa 700 persone e sono state imposte restrizioni al movimento dei musulmani che cercano di lavorare al di fuori del villaggio e per l’arrivo di forniture alimentari. Parti del villaggio sono stati successivamente bruciate. L'intervista con l'Asia Times è stata data a condizione che, nell'interesse della sicurezza del militante, la sua posizione non fosse resa pubblica. Tuttavia, Abdullah ha notato che era stato direttamente autorizzato dal "capo comandante" o "emir" dell’ ARSA Ataullah Abu Ammar Jununi ad indicare la posizione attuale e gli obiettivi dei militanti. Asia Times è riuscita a confermare attraverso fonti indipendenti affidabili che il rappresentante dell’ARSA e il comandante ribelle sono davvero in contatto quotidiano. L'esercito ha risposto agli attacchi da parte degli insorti verso diversi posti di polizia lo scorso ottobre con quello che le Nazioni Unite hanno dichiarato potrebbero essere indicati crimini contro l'umanità, tra cui violenze di massa, uccisioni e incendi di case con bambini bloccati dentro. Secondo gli analisti, gli insorti possono includere combattenti addestrati in Medio Oriente, ed in particolare con il sostegno dell’Arabia Saudita. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/terroristi_armati_attaccano_30_postazioni_militari_birmane_nello_stato_rakhine_/nazionalita_etniche?lang=it Mon, 28 Aug 2017 14:32:22 GMT 7290c46ffb2a454c907ee91a8661a29c Stato Rakhine: una risposta militare sproporzionata, senza una strategia politica globale farà il gioco dell’organizzazione armata: ARS 2017-10-18T23:10:39.7030000+02:00 L’International Crisis Group, (ICG),una organizzazione internazionale attiva sui temi dei conflitti e della pacificazione della Birmania ha dichiarato che una risposta militare sproporzionata del governo birmano, in assenza di una strategia politica globale farà il gioco dell’organizzazione armata: Arakan Rohingya Salvation Army (ARSA), che continua a sferrare attacchi mortali nel nord Rakhine. L'ARSA ha rivendicato la responsabilità degli attacchi di venerdì nei confronti di 30 avamposti di polizia e di una base militare uccidendo 12 persone della sicurezza e costringendo sia i musulmani Rohingya e che i buddisti Rakhine a fuggire dalle loro case. Il governo birmano ha denunciato tempestivamente l’ARSA come una organizzazione terroristica riferendo che aveva preso di mira i civili. In una dichiarazione rilasciata lunedì, la ONG transnazionale con sede in Belgio che svolge attività di ricerca sul campo per prevenire e risolvere i conflitti, ha dichiarato che l’ARSA era ben consapevole che i loro ultimi attacchi avrebbero probabilmente provocato una forte reazione militare e una reazione politica, come nel 2016 – reazione che danneggerà notevolmente Rohingya. "Quasi certamente il suo scopo, nonostante l’ affermazione di voler "proteggere" i Rohingya, è quello di provocare le forze di sicurezza portandole verso una risposta militare pesante, sperando che questa possa ulteriormente alienare il sostegno delle comunità Rohingya, costringendoli a sostenere l'ARSA e accendendo i riflettori del mondo sugli abusi militari nel nord Rakhine ", ha affermato la dichiarazione. l’ICG suggerisce al governo di affrontare rapidamente i problemi di sicurezza che affliggono sia i Rakhine che i Rohingya, e suggerisce anche che se la risposta militare interromperà una ulteriore spirale di violenza, deve rispettare il principio di proporzionalità e distinguere tra insorti e civili Rohingya. L’esercito "Deve proteggere tutti i civili intrappolati o che stanno fuggendo dai combattimenti e deve garantire libero accesso alle agenzie umanitarie e ai media alle aree colpite, in modo da evitare una polarizzazione pericolosa e violenta, che incrementerebbe l'alienazione e la disperazione, lasciando spazio ad una disinformazione provocatoria ". U Maung Maung Soe, un osservatore del conflitto e delle questioni etniche che vive di Yangon, ha dichiarato di aver accolto con favore l'avviso di ICG relativo alla risposta militare. "Il modo con cui si intraprende l'azione militare è importante ", ha detto, dichiarando di aver sentito le rapporti sul fatto che il gruppo terroristico stava usando donne e bambini come scudi umani durante gli scontri con le forze di sicurezza. "È difficile per le forze di sicurezza ... Se non c'è risposta, in futuro ci saranno più violenze in quelle zone ", ha detto a The Irrawaddy lunedì. Inoltre se tutte le popolazioni etniche del Rakhine fuggissero dalla zona a causa dei violenti attacchi, l'ARSA si dichiarerebbe il vincitore. "Quindi, l'azione deve essere presa con molta attenzione", ha detto. "Per fare questo, il governo e le forze armate devono essere sulla stessa lunghezza d’onda nell’ affrontare la questione sia sul piano locale che internazionale”. L'ICG ha dichiarato che la crisi attuale non era né imprevista né imprevedibile. La violenza anti-musulmana del 2012 e la nascita di un nuovo gruppo insorti nel corso dell'anno sono stati segnali chiari che le volatili dinamiche dello Stato Rakhine necessitano urgentemente di una politica - non solo di risposta militare, che affronti le preoccupazioni di tutte le comunità dello Stato . "Tuttavia, il governo birmano non si è mosso rapidamente ne con decisione per risolvere i profondi fallimenti politici di anni che hanno condotto alcuni musulmani nello Stato Rakhine a agire attraverso la violenza", afferma la dichiarazione. l’ICG esorta inoltre il governo ad attuare le raccomandazioni presentate dal rapporto della commissione consultiva di Kofi Annan, recentemente rilasciata sul Rakhine. Rapporto , che è stato accolto favorevolmente dal governo della Lega Nazionale per la Democrazia di Daw Aung San Suu Kyi. "I recenti attacchi hanno creato un contesto politico molto più difficile per il governo nell’attuazione di tali raccomandazioni, ma hanno anche rafforzato l'urgenza di farlo", dice l'ICG. La dichiarazione ha anche sottolineato che l'impatto negativo di un eventuale fallimento nell’affrontare alla radice la crisi non ricadrà solo sullo Stato Rakhine, ma sulla Birmania nel suo complesso. "La profonda crisi nello Stato Rakhine minaccia di spazzare via tutte le altre priorità in quanto continuerà a dominare sia il dibattito interno che l'impegno internazionale con la Birmania". https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/il_governo_birmano_dovra_rispondere_adeguatamente_ai_problemi_dello_stato_rakhine/nazionalita_etniche?lang=it Wed, 18 Oct 2017 21:10:39 GMT 8615d28abda441a1a250da0c8b9c8b7a Kofi Annan presenta al governo birmano il rapporto conclusivo della Commissione da lui presieduta 2017-08-24T09:21:05.7770000+02:00 Kofi Annan consegna al governo birmano il rapporto della commisisone consultiva da lui presieduta sulla situazione dei Rohimgya. Il rapporto include una serie di raccomandazini sulle possibili soluzioni al problema. Anche l'ONu ha pubblicato un rapporto sulla violazione dei diritti umani nello Stato Rakhine documentando stuprim uccisioni anche di bambini, aggressioni e sparizioni. La commisisone presieduta da Kofi Annan ha intervistato 1.000 persone nel corso degli ultimi 12 mesi , tra cui rappresentanti politici e della popolazione mussulmana e buddista. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/kofi_annan_presenta_al_governo_birmano_il_rapporto_conclusivo_della_commissione_da_lui_presieduta/nazionalita_etniche?lang=it Thu, 24 Aug 2017 07:21:05 GMT 9d59039b5966419d9b40b86e79ca4ca3 il governo birmano invita le popolazioni Rohingya a collaborare contro i terroristi dell'ARSA 2017-09-03T20:33:17.6970000+02:00 Il governo birmano ha invitato i musulmani del Rakhine a collaborare nella ricerca degli insorti, i cui attacchi coordinati ai posti di sicurezza e alle popolazioni. Le agenzie umanitarie stimano che da quando la violenza è scoppiata la scorsa settimana, 73.000 Rohingya siano fuggiti oltre confine verso il Bangladesh dalla Birmania, ha dichiarato Vivian Tan, portavoce regionale dell'agenzia UNHCR per i rifugiati delle Nazioni Unite. Centinaia di rifugiati ieri hanno attraversato le risaie dal fiume Naf che separa i due paesi verso il Bangladesh, Gli scontri e la controffensiva militare hanno causato quasi 400 vittime nella scorsa settimana. il trattamento di circa 1.1 milioni di musulmani Rohingya nel paese a maggioranza buddista è la sfida più grande che deve affrontare la leader Aung San Suu Kyi, accusata dai critici occidentali di non parlare per la minoranza che da tempo accusa di essere perseguitata. Il presidente turco Tayyip Erdogan ha dichiarato venerdì che la violenza nei confronti dei musulmani è stato un genocidio. gli ultimi attacchi hanno segnato una drammatica escalation in un conflitto che si è intensificato dopo che a ottobre scorso un attacco da parte di estremisti mussulmani armati contro le postazioni di sicurezza aveva prodotto una risposta militare provocando accuse di violazioni dei diritti umani. "gli abitanti dei villaggi mussulmani nel nord di Maungtaw sono stati sollecitati dagli altoparlanti a collaborare on lele forze di sicurezza nella ricerca di terroristi estremisti dell'esercito di Arakan Rohingya Salvation e a non costituire una minaccia evitando di utilizzare armi da fuoco quando le forze di sicurezza entrano nei loro villaggi", ha dichiarato la Global New Light of Myanmar, giornale di stato. Il governo ha dichiarato l’ARSA (Arakan Rohingya Salvation Army) è organizzazione terroristica. Il gruppo ha rivendicato la responsabilità di attacchi coordinati nei posti di sicurezza la settimana scorsa. L'esercito ha scritto in un post su Facebook ieri che gli insorti Rohingya avevano incendiato alcuni monasteri, le immagini di Buddha, le scuole e le case nel Rakhine settentrionale. Più di 200 edifici, compresi case e negozi, sono stati distrutti in diversi villaggi, ha dichiarato l'esercito. Mentre i funzionari birmani hanno accusato l’ARSA di aver incendiato delle abitazioni Rohingya fuggendo in Bangladesh, gli osservatori dei diritti umani affermano che una campagna di incendi e uccisioni da parte dell'esercito produce un rafforzamento del gruppo di minoranza. Oltre 11.700 "residenti etnici" sono stati evacuati dallo stato Rakhine settentrionale, ha dichiarato il governo, riferendosi ai non musulmani. In Bangladesh, le autorità hanno affermato che almeno 53 corpi di Rohingya erano stati trovati nel fiume Naf o sulla spiaggia nella scorsa settimana, e che decine di migliaia di Rohingya continuano a cercare di fuggire dalle violenze. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/il_governo_birmano_invita_le_popolazioni_rohingya_a_collaborare_contro_i_terroristi_dell_arsa/nazionalita_etniche?lang=it Sun, 03 Sep 2017 18:33:17 GMT 08c3e44089d14804b045654b5c919e18 IL WAHABISMO SAUDITA STA INFLUENZANDO LA RIBELLIONE ROHINGYA? 2017-10-18T23:06:06.3130000+02:00 Da un rapporto dell’International Crisis Group (ICG) è emerso che gli autori dell’attentato di ottobre, in cui 9 guardie di frontiera hanno perso la vita, sia stato opera del gruppo Harakah Al-Yakin (HaY) , di etnia Rohingya e religione mussulmana, nato nel 2012 in seguito alla guerra civile. Nel corso delle indagini, eseguite dall’ICG di Brusselles – durante le quali sono stati interrogati alcuni appartenenti ad al-Yakin - sarebbe emerso, inoltre, il sostegno, di cui il gruppo gode, da parte di Pakistan e Arabia Saudita e il coinvolgimento di alcuni dei suoi militanti in scontri armati fuori dal Paese tra gli schieramenti dei due paesi. In seguito all’attacco, le Forze di Sicurezza del paese si sono accanite contro gli appartenenti alla popolazione Rohingya, costringendo 27000 persone a fuggire al confine con il Bangladesh e uccidendone 86 . Secondo quanto scritto nel rapporto, i membri del gruppo armato Rohingya, insieme anche ad alcuni pakistani e afgani starebbero reclutando e addestrando segretamente gli abitanti dei villaggi Rakhine da oltre due anni. “Sono incluse l’uso delle armi e le tattiche d’assalto, con particolare attenzione all’uso di IED ed esplosivi. Ata Ullah sarebbe il capo di Harakah Al-Yakin, di origine pakistana – nato a Karachi – di padre Rohingya, cresciuto in Arabia Saudita, a Mecca “Le indagini hanno confermato la sua precedente presenza in Pakistan e altri paesi, oltre al suo addestramento alle moderne tecniche di guerra”. Molti Gruppi Islamici, tra cui l’Isis e Al Qaeda condannano la violenza contro i Rohingya in Birmania e, per questo, hanno iniziato una vera jihad contro le autorità e la maggioranza buddista del paese. Il direttore del Programma ICG per l’Asia, Tim Johnston, è stato intervistato, a tal proposito, da DW, che ha parlato dei risultati del rapporto e della crescente influenza del wahhabismo saudita tra i Rohingya. DW: dal rapporto emerge che la ribellione Rohingya sia appoggiata da Arabia Saudita e Pakistan; qual è la fonte delle vostre rivelazioni? TIM JOHNSTON: abbiamo interrogato alcune persone coinvolte negli attacchi; le testimonianze ci hanno portato a pensare che la maggior parte dei capi di Al-Yakin siano rifugiati in Arabia Saudita, soprattutto a Mecca e Medina, e, per quanto ne sappiamo, sono tutti di etnia Rohingya. Abbiamo anche scoperto che Ata Ullah, uno dei loro leader è di origine pakistana, nato a Karachi, ed è cresciuto in Arabia Saudita. Sembra, inoltre, che alcuni dei combattenti siano stati addestrati in Afghanistan e Pakistan, ma non siamo stati in grado di raccogliere informazioni utili riguardanti questi dettagli. DW: I risultati dimostrano che la frangia Saudita Whabbita sta alimentando l’integralismo islamico fra i Rohingya? TIM JOHNSTON: col fatto che la maggior parte dei leader vivono in Arabia Saudita, è ovvio che sono esposti alla matrice whabbita, ma non crediamo che questa sia la forza trainante della ribellione. Dietro al-Yakin non si cela una vera ideologia jihadista, cosi come dietro la rabbia per le violenze sui Rohingya del Rakhine; il vero motivo è la rivendicazione nazionale, anche se il movimento è sostenuto dai fatwa e da molti studiosi islamici. DW: come ha reagito il governo birmano alla notizia del lagame tra i Gruppi Islamici jihadisti e i Rohingya? TIM JOHNSTON: anche se alcuni dei combattenti Rohingya militano nell’IS o in altri gruppi jihadisti, questi non rappresentano, al momento, la minaccia principale. Ancora non è chiaro come il governo birmano affronterà questa minaccia. La jihad è un male incombente reale, da non confondere, però, con l’HaY; anche se i leader del gruppo sono tutti rifugiati all’estero, la causa di questo problema, e la sua soluzione, sono da ricercare all’interno dello stesso Rakhine. DW: Crede che il governo possa usare il legame dei Rohingya con Pakistan e Arabia saudita come pretesto per intensificare la sua repressione sulla minoranza etnica? TIM JOHNSTON: non ci sono giustificazioni all’accanimento e alla mancanza di protezione nei confronti della popolazione civile. Finora le autorità birmane non avevano mai usato la determinante estera come scusa per giustificare la loro repressione, cosa molto comune oggigiorno tra i governi per distogliere l’attenzione dalle questioni interne difficili da domare, ma in questo caso potrebbe rappresentare un errore dato che il problema reale si cela nello Stato Rakhine, nonostante i capi di Al-Yakin si trovino tutti fuori dal paese. DW: Credete che questa persecuzione possa portare sempre più Rohingya ad unirsi ai Gruppi Islamici? Cosa si potrebbe fare per fermare questa tendenza? TIM JOHNSTON: Crediamo che una reazione eccessivamente violenta e indiscriminata possa alimentare le ribellioni, e anche se è inevitabile che il governo risponda secondo i criteri di Sicurezza, crediamo che con un tipo di approccio simile si rischierebbe di aggravare la situazione; qualsiasi tipo di soluzione si sceglierà di attuare, dovrà essere più diplomatica possibile, questo implica che il governo dovrà ricercare le cause che stanno portando i giovani Rohingya a insorgere, che, probabilmente, sono da ricercare nella pesante discriminazione; la mancanza di futuro e il profondo senso di alienazione che attanagliano gli appartenenti a questa etnia. DW: Come si possono distinguere l’aspetto rivoluzionario e quello umanitario della conflitto coi Rohingya? TIM JOHNSTON: Questa è una distinzione fondamentale. Nonostante l’HaY goda di un forte appoggio da parte della popolazione, un tipo di approccio repressivo – come potrebbe essere la negazione degli aiuti umanitari da parte delle associazioni – verrebbe ripagato con la stessa moneta. Cosi facendo, il governo, otterrebbe come unico risultato l’insinuazione del dubbio e l’alimentazione della violenza. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/il_wahabbismo_saudita_sta_influenzando_la_ribellione_rohingya_/nazionalita_etniche?lang=it Wed, 18 Oct 2017 21:06:06 GMT e7fbdc2dd2f744a190c64bf807c35eed Terroristi mussulmani dell'ARSA,responsabili della decapitazione e sgozzamento di 45 indù nello Stato Rakhine. 2017-09-26T11:27:33.3630000+02:00 Secondo una dichiarazione rilasciata dal comitato di informazione del governo e più tardi dal resoconto di un del leader della comunità indù, le forze di sicurezza hanno scoperto una fossa comune con 45 corpi di indù, di cui sei bambini, nei pressi del villaggio di Ye Baw Kya nella Township di Maungdaw nel nord, Rakhine, La dichiarazione del governo - basata sulla testimonianza del leader della comunità indù U Ni Mal afferma che i membri dell'Arakan Rohingya Salvation Army, ARSA, il 25 agosto avevano sequestrato circa 100 uomini e donne di diversi villaggi indù nella zona del villaggio di Kha Maung Seik e hanno ucciso la maggioranza prigionieri. U Ni Mal ha raccontato il fatto a l'Irrawaddy dopo che lui e gli abitanti del villaggio hanno aiutato le forze di sicurezza nella ricerca di ulteriori fosse comuni. Il leader della comunità ha affermato che le 45 vittime sono state brutalmente uccise e alcuni sono stati decapitati o sgozzati. Tra i corpi c’erano 20 donne, 19 uomini e sei bambini. Una fossa di massa con 28 corpi è stata trovata di domenica, e altri17 sono stati scoperti lunedì pomeriggio. U Ni Mal ha affermato che la comunità indù ha chiesto verbalmente e ufficialmente che le autorità e i parlamentari del partito nazionale Arakan esaminino le morti, ma che ci sono stati dei ritardi dovuti a preoccupazioni in materia di sicurezza. L'ONU stima che circa 500 indù siano fuggiti in Bangladesh dopo che i militanti musulmani hanno attaccato le postazioni della polizia di frontiera il 25 agosto e dopo le conseguenti operazioni di pulizia dell'esercito di Myanmar. I rifugiati si sono rifugiati in campi improvvisati sul confine con il Bangladesh, accanto a quelli che l’ ONU ha stimato siano 420.000 auto identificati musulmani Rohingya. U Ni Mal ha dichiarato che la comunità indù "vuole giustizia" per questi attacchi. Anche circa 30.000 indù e buddisti a Maungdaw sono sfollati in altre aree dello Stato Rakhine dopo che le operazioni di pulizia militare hanno avuto inizio a seguito degli attacchi dell'Arakan Rohingya Salvation Army contro i posti di polizia di confine. Durante una visita del giornalista di the Irrawaddy all'inizio di settembre, alcuni indù hanno dichiarato che se il governo intendesse trasferirli, non vivrebbero più accanto ai musulmani a Maungdaw "Non ci sentiamo più a nostro agio a vivere a fianco a loro", ha detto U Ni Mal. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/terroristi_mussulmani_dell_arsa/nazionalita_etniche?lang=it Tue, 26 Sep 2017 09:27:33 GMT 2be0acf50a88438392de0d5da6dc309f Assassinato leader Kareno. La mano della giunta colpisce a distanza La giunta militare responsabile dell’assassinio del leader kareno Phado Mahn Sha, La sera del 14 febbraio, il segretario generale della Karen National Union, che rappresenta il secondo gruppo etnico più grande è stato assassinato brutalmente a Mae Sot, in Thailandia al confine con la Birmania. Mahn Sha, che aveva 64 anni è stato ucciso la notte del 14 febbraio da due persone che parlavano Kareno e che si sono introdotte in casa sua. Secondo i rappresentanti del sindacato birmano l’auto, un 4x4 utilizzata dagli assassini appartiene ad un partner di affari tailandese del DKBA, una milizia karena alleata della giunta militare birmana. Gli assalitori hanno salito le scale verso l’abitazione di Mahn Sha, mentre lui stava finendo di cenare, lo hanno salutato in lingua karena e poi hanno tirato fuori le pistole e lo hanno colpito due volte al petto. Mahn Sha è morto sul colpo. Mahn Sha era considerato un leader di altissimo livello nel movimento politico a sostegno della Lega Nazionale per la Democrazia e degli altri gruppi dell’opposizione. La KNU che per decenni ha lottato per garantire il riconoscimento dei diritti del popolo kareno, all’interno della federazione birmana, da anni sostiene e aiuta le vittime del lavoro forzato e di altre orrende violazioni dei diritti umani, commesse dall’SPDC e dalla milizia karena legata alla giunta la DKBA, la cosiddetta Karen Buddist Army, una struttura paramilitare controllata e armata dalla giunta che è responsabile di uccisioni, torture, stupri e imposizione di lavoro forzato e reclutamento di bambini soldato nello Stato Kareno. “questo orrendo omicidio deve essere pienamente indagato dale autorità thailandesi e dale agenzie internazionali e I suoi autori e I mandanti devono essere assicurati alla giustizia il più presto possibile . Se come abbiamo ragione di credere l’SPDC è responsabile di tale omicidio. Questo dovrebbe aiutare a provare alla comunità internazionale che il regime militare birmano corrotto e omicida non è per niente interessato a portare il benché minimo grado di democrazia nel paese e verso i cittadini, o attraverso un referendum fasullo, le cosiddette elezioni nazionali o qualsiasi altro metodo fasullo. “ L’SPDC ha dichiarato la scorsa settimana che avrebbe tenuto un “referendum costituzionale” . nel mese di maggio e organizzerà le elezioni nazionali nel 2010 Un annunciom ampiamente denunciato dal movimento democratico birmano e da molti governi come uno scandalo disegnato per allentare la montante pressione politica ed economica verso la giunta. L’ITUC ha dichiarato che I paesi vicini, in particolare India, Cina e I paesi membri dell’Asean devono affrontare ora delle responsabilità storiche verso la Birmania e I suoi 47 milioni di abitanti. La Cina in Particolare ha dovuto affrontare forti critiche nei circoli internazionali per aver usato il veto per bloccare una risoluzione al Consiglio di sicurezza volta a obbligare la giunta militare a rilasciare Aung San Suu Kyi e gli altri prigionieri politici e aprire un dialogo genuino con tutta l’opposizione e i rappresentanti delle nazionalità etniche. Avvicinandosi le Olimpiadi di Pechino, i gruppi birmani nel mondo hanno lanciato dei paragoni tra la situazione del Darfur e la Birmania sottolineando la riluttanza della Cina ad usarela sua considerevole influenza politica sia sul Sudan che sulla Birmania per quanto riguarda le rispettive crisi dei diritti umani. 2014-02-17T16:07:48.1930000+01:00 https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=2be0acf50a88438392de0d5da6dc309f Mon, 17 Feb 2014 15:07:48 GMT 29e4a4c906334c3198ab6c9f25675987 Birmania: le donne mostrano i campi d’oppio nelle roccaforti della giunta IPS News – Un rapporto, che descrive la diffusione della coltura dell'oppio nella parte nord-orientale della Birmania, ha portato alla luce una storia significativa. Il rapporto è stato fatto da un gruppo di donne dei gruppi etnici che hanno rischiato la vita per documentare il mondo pieno di eroina in cui vivono. “Uno dei punti più critici del rapporto è quando si mostra come l’oppio è coltivato nelle aree sotto il controllo del regime militare birmano” ha detto Debbie Stothard, coordinatrice di ALTSEAN, un gruppo regionale che monitora le violazioni dei diritti umani in Birmania. “Il regime ha provato a dare l’impressione che la produzione di oppio continua solo nelle aree sotto il controllo dei gruppi etnici” ha detto all’IPS “Ma queste donne hanno saputo squarciare quest’immagine falsata”. “Quello che queste donne hanno compiuto deve arrivare come uno shock per il regime” ha detto la Stothard “Sono state capaci di farlo perché le donne sono state a lungo nell’area in cui l’informazione è stata raccolta”. Tuttavia la Stothard ha ammesso che le donne che hanno dato vita al rapporto, “Poisoned Hills” (n.d.r. colline avvelenate) rilasciato il 26 gennaio, hanno dovuto affrontare una missione pericolosa per completare il loro compito. “Si sono prese grossi rischi nel raccogliere queste informazioni perché loro sanno cosa vuol dire essere nemico della giunta”. (Puoi leggere la continuazione dell'articolo su IPS News) (2 Febbraio 2009) 2014-02-17T16:06:13.4230000+01:00 https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=29e4a4c906334c3198ab6c9f25675987 Mon, 17 Feb 2014 15:06:13 GMT b48950d3d1b745dcbc07d6477330c104 Casi di lavoro forzato nello Stato Kareno dopo giugno 2007 Casi di lavoro forzato perpetrato dalle truppe dell'SPDC nello Stato Kareno e denunciati dal sindacato Kareno. Le truppe hanno utilizzato detenuti e abitanti dei villaggi 2014-02-17T15:44:58.2130000+01:00 https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=b48950d3d1b745dcbc07d6477330c104 Mon, 17 Feb 2014 14:44:58 GMT 030ade373ca448afa7c4a6419c3cb0dd Campi profughi Mappa della presenza di campi profughi in Tailandia 2008-03-15T14:41:17.2100000+01:00 https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=030ade373ca448afa7c4a6419c3cb0dd Sat, 15 Mar 2008 13:41:17 GMT 41137fc2fa9245a0b60e846ecc2a5e6e caccia dell’esercito birmano avrebbero svolto alcune incursioni bombardando le posizioni dell’Esercito dello Stato dello Shan nella township di Kehsi Mansan. 2011-07-18T10:14:19.8000000+02:00 NANG MYA NADI 14 luglio 2011 Secondo un portavoce dello Stato Shan meridionale, caccia dell’esercito birmano avrebbero svolto alcune incursioni bombardando le posizioni dell’Esercito dello Stato dello Shan nella township di Kehsi Mansan. Il maggiore Sai Lao Hseng ha affermato che gli attacchi sono stati portati a termine da due caccia, presumibilmente due MIG, intorno alle 13.30 ora locale del 13 luglio. “Abbiamo conquistato le posizioni della loro linea del fronte e si sono ritirati sulle colline Wan Sai; abbiamo intrappolato i loro soldati” ha proseguito Lao Hseng. “Inoltre due aerei hanno scagliato almeno dieci bombe contro le truppe dello Stato Shan meridionale”. L’ultima ondata di attacchi si è verificata nei pressi del quartier generale dello Stato Shan meridionale a Wan Hai, situato nella regione montagnosa dello Stato, una posizione strategica per le truppe Shan che hanno rifiutato di trasformarsi nella cosiddetta forza di guardia di confine, come imposto dall’esercito birmano. “Stanno cercando di distruggere Wan Hai poco a poco, dato che le nostre truppe sono dislocate lungo il percorso, ma la difenderemo con tutte le nostre forze”, ha dichiarato un ufficiale Shan. “Se possibile, non vogliamo risolvere la questione tramite mezzi militari, dato che il nostro popolo deve affrontare difficoltà e scarsezza di cibo a causa delle operazioni militari (dell’esercito birmano). Dall’inizio dell’anno si registrano scontri tra truppe birmane e soldati dell’SSA di stanza a Wan Hai. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=41137fc2fa9245a0b60e846ecc2a5e6e Mon, 18 Jul 2011 08:14:19 GMT 338e0a00a6f547efa2e869b3a86e2e86 Documento 1/2: il Karen Human Right Group denuncia la gravissima situazione dello Stato Karen Pubblichiamo due importanti documenti che testimoniano la grave situazione interna della Birmania e le persistenti violazioni dei diritti umani, I due documenti, che puoi trovare in allegato, in due diverse pagine, sono a firma del Karen Human Right Group e del sindacato birmano clandestino (FTUB). Pagina 1 di 2: 2014-02-17T16:00:07.1800000+01:00 * * * A Novembre prossimo il Consiglio di Amministrazione dell'ILO dovrà discutere ulteriori misure nei confronti della giunta militare birmana che continua a violare la Convenzione ILO sul lavoro forzato. Si spera che questa volta i governi, tra cui quello italiano e la UE, sostengano la proposta dei lavoratori di chiedere un parere consultivo urgente alla Corte Internazionale di Giustizia su tali violazioni, in ottemperanza a quanto previsto dall'accordo tra ILO e ONU che prevede, secondo l'Art.XX di poter ricorrere alla Corte di Giustizia, che è il più alto tribunale ONU, in caso di violazione di una convenzione. All' ILO, al contrario del Consiglio di Sicurezza, non vi è diritto di veto. Pertanto se i lavoratori e gli imprenditori dell'ILO e se i governi degli stati democratici si dichiarassero a favore si potrebbe utilizzare questo importante strumento per avere in tempi rapidi un parere consultivo sicuramente favorevole, vista la mole della documentazione che dimostra tale violazione a partire dalla non attuazione delle raccomandazioni della Commissione di Inchiesta ILO. Commissione che tra l'altro ha dichiarato il lavoro forzato un crimine contro l'umanità. In allegato le ultime testimonianze raccolte sui casi di lavoro forzato in Birmania. I documenti allegati testimoniano come il lavoro forzato, la confisca delle terre, la violazione dei diritti dei lavoratori siano a tutt’oggi estremamente diffusi in Birmania a scopi militari e per la coltivazione nelle piantagioni. (Segue la sintesi del report del KHRG. Per leggere quello del sindacato birmano clandestino clicca qui) * * * Documento 1: Il Documento del Karen Human Rights Group Il documento presentato dal KHRG Karen Human Right Group denuncia la gravissima situazione nello Stato Kareno dove gli abitanti delle zone rurali e dei villaggi controllati dall’SPDC e dalle milizie alleate: la Democratic Karen Buddist Army (DKBA), al servizio della giunta, continuano ad imporre il lavoro forzato, anche per la scarsità di fondi che l’esercito centrale fornisce per la logistica delle truppe sul campo. La presenza militare della giunta, anche in vista delle elezioni del 2010, si sta espandendo nello Stato Kareno con conseguenti gravissime violazioni dei diritti umani che causano la fuga di migliaia di persone in Thailandia. Spesso il lavoro forzato viene imposto tramite documenti scritti. 75 di questi documenti ufficiali emessi dai battaglioni dell’esercito birmano e dalla DKBA vengono riportati in allegato. Ma proprio per evitare la circolazione di prove scritte, sempre di più il lavoro forzato viene imposto verbalmente. I capi villaggio vengono obbligati a partecipare a riunioni nelle quali le autorità militari e delle milizie presentano le richieste di lavoro forzato. Dei 75 documenti 44 di questi chiedono ai capi villaggio di partecipare alle riunioni, 33 documenti sono stati presentati dall’SPDC e 11 dalla DKBA. Gli ordini scritti sono spesso accompagnati da minacce implicite e esplicite. I documenti vanno dall’Agosto 2008 al Giugno 2009. I documenti testimoniano come le autorità locali nello stato Kareno, e le milizie ad esse collegate, ordinano il lavoro forzato, l’obbligo di dare risorse finanziarie, cibo e alcool, la produzione e il trasporto di pali, il lavoro forzato come messaggeri e portatori per l’esercito, la manutenzione e la riparazione delle strade etc. I documenti ufficiali minacciano esplicitamente la vita degli abitanti dei villaggi. Alcuni dei capi villaggio hanno dichiarato che se non avessero ottemperato agli ordini dei militari questi avrebbero mandato i soldati ad arrestare i cittadini per obbligarli a fare i portatori per l’esercito. Un capo villaggio ha dichiarato che i membri dell’DKBA avrebbero bruciato le case dei villaggi in caso di opposizione. I 75 documenti sono stati emessi dall’SPDC e dal DKBA nei distretti di Papun, Pa’an e Thaton. Cecilia Brighi 03 Settembre 2009 https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=338e0a00a6f547efa2e869b3a86e2e86 Mon, 17 Feb 2014 15:00:07 GMT 6bb535d7646847bb97d0ba524e7de5ad Diga Salween 2008-03-15T17:58:17.6000000+01:00 https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=6bb535d7646847bb97d0ba524e7de5ad Sat, 15 Mar 2008 16:58:17 GMT 48df09f96b4044ccbf649d14e71ec886 Dichiarazione del National Council Union of Burma 2008-03-16T21:34:10.9130000+01:00 Il National Council Union of Burma, la più grande organizzazione dei gruppi etnici birmani e non birmani a favore della democrazia, ha rilasciato la seguente dichiarazione in risposta ai recenti commenti da parte del regime militare di Rangoon sul movimento pro-democratico: “La Birmania ha un solo governo democraticamente eletto riconosciuto dalle principali potenze internazionali, governo che è formato da quei parlamentari eletti a schiacciante maggioranza dal popolo birmano nel 1990. È vergognoso che l’attuale regime sia così distante dal popolo birmano da non essere in grado di comprendere come il popolo esprima il proprio costante sostegno a favore del NLD (National League for Democracy) presieduto da Daw Aung San Suu Kyi, e degli altri partiti democratici che hanno preso parte alle ultime elezioni libere tenutesi in Birmania. Il NCUB e tutte le organizzazioni che lo compongono riconoscono la legittimità del governo capeggiato dal NLD e non riconoscono quella illegittima parvenza di governo che la giunta militare impone sul popolo birmano. Tutti i popoli che amano la libertà e che sostengono una vera democrazia per il popolo birmano non possono che essere stupefatti dal contesto illusorio in cui operano i generali quando sostengono che la propria convenzione farsa, cui partecipano forzatamente delegati privi di qualsivoglia rappresentanza scelti appositamente dal regime, può essere tranquillamente equiparata con le elezioni del 1990 ed il rispettivo risultato. La comunità internazionale ha richiesto al regime di operare per una riconciliazione tripartita che preveda la partecipazione di NLD, minoranze etniche e regime. Il regime si è rifiutato di accettare questa proposta. Il NCUB fa appello al regime affinché ascolti le parole di quei leader del mondo che amano la libertà, concetto espresso dal Presidente degli Stati Uniti d’America George Bush che nel suo recente discorso inaugurale ha affermato: “I leader dei governi che tradizionalmente hanno privilegiato un atteggiamento di controllo nei confronti dei cittadini devono sapere che per servire il proprio popolo è necessario imparare a nutrire fiducia nei suoi confronti. Coloro che si avviano in questo percorso verso il progresso e la giustizia avranno l’America al proprio fianco”. Siamo inoltre profondamente d’accordo con il Presidente Bush quando ha affermato: “ Noi non accettiamo l’esistenza di una tirannia permanente perché non accettiamo la possibilità di una schiavitù permanente. La libertà giungerà a coloro che la amano”. Noi del NCUB chiediamo al regime di nutrire nei confronti del popolo birmano la nostra stessa fiducia. È giunto il momento che i Generali cessino di architettare dal nulla teorie sulla cospirazione e di pronunciare accuse false con il solo obiettivo di nascondere la propria tirannia. La frequente rotazione dei Generali all’interno della giunta può solo essere definita come un “gioco delle tre carte”, che non inganna nessuno. Il pretesto costantemente addotto secondo il quale un gruppo di dittatori viene sostituito da un altro “per arginare la corruzione” viene invece visto per quello che è: una cinica fame di potere, che conduce ad ulteriore caos nel processo politico e a sempre maggiori disastri nella gestione economica del paese. Le proprie manovre machiavelliche non fanno che evidenziare la debolezza del regime e la sua incapacità, agli occhi della comunità internazionale, di avviare il “percorso verso il progresso e la giustizia”. “Da ultimo, il popolo chiederà sempre libertà perché mai accetterà una tirannia permanente, né la schiavitù dell’anima che ne costituisce l’essenza. Il regime deve riconoscere queste verità fondamentali e mutare di conseguenza, di modo che la Birmania possa tornare ad essere rispettata dalla comunità internazionale e affinché il popolo birmano goda del progresso e della giustizia cui da così tanto tempo anela”. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=48df09f96b4044ccbf649d14e71ec886 Sun, 16 Mar 2008 20:34:10 GMT 52e72ab6b1a04041ab7973f98b762519 il popolo Arakan costretto al lavoro forzato 2008-03-16T22:45:44.0870000+01:00 Gli Arakan costretti a lavorare come portatori militari. Con l’esercito che continua a utilizzare I civili come portatori militari per il trasporto di armi nel Nord Arakan, la gente lotta per sopravvivere poiché non trovano il tempo per lavorare, ha dichiarato un monaco di un villaggio. I civili da numerosi villaggi sono stati forzati a trasportare merci e materie prime dal mercato di Taung Baza al Campo di Sai Din Army Camp dove stazionano per lo meno tre battaglioni. La distanza tra Taung Baza e Sai Din Army Camp è di 23 oltre 38 chilometri ) e ci vogliono oltre 7 ore di cammino. Molti abitanti di villaggi di Pado Para, Pi Yuat, Mai Zari, Taung Gri Run, Pyin Kaung, Sun Zwera, Wra Thaya, Yin Baung Laung Chaung, Baho Byin, Pangon Ma Inn Chaung and Pauk Kyaing Aouk nella provincia di Buthidaung ad 80 miglia a Nord di Akyab, la capitale dello stato Arakan hanno lavorato come portatori. In genere I portatori trasportano riso, nocciole, olio per cucinare, carburante per l’esercito Solo nella provincia di Buthidaung ci sono nove battaglioni dell’esercito.. Un abitante ha dichiarato che se una famiglia si rifiuta di lavorare come portatori devono pagare per lo meno 500 kyats. L’esercito utilizza da 20 a 30 persone per villaggio e le sceglie a rotazione. Alcune volte I contadini sono costretti a portare I carichi per lunghe distanze vicine al confine. Se un portatore cade malato nel percorso non gli viene permesso di riposare, al contrario viene picchiato. L’esercito non solo costringe la gente a lavorare come portatore ma impiega le persone per lavorare come guardiani intorno ai villaggi per assicurarsi che nessun estraneo entri di notte soprattutto nei villaggi al confine con il Bangladesh. Molti contadini pertanto impauriti fuggono pertanto in Bangladesh per paura di essere costretti al lavoro forzato. Gli agenti interrogano e controllano strettamente I leader della opposizione. Gli agenti dei servizi di intellligence della giunta militare e il Consiglio di Stato Per lo Sviluppo e la Pace, hanno ricomicniato a controllare strettamente I membri del Comitato dei Parlamentari del Popolo CRPP ed altri leader politici e li interrogano intensamente. Secondo qualcuno vicino ai circoli politici di Ranoggon, agenti della Sezione special 2, una unità speciale della polizia hanno pedinato alcuni leader politici e li sottopongono spesso ad interrogatori. Ma le domande poste non riguardano più le attività tra I partiti, le informazioni su riunioni ed altre notizie politiche, ma se hanno rapporti e contatti con le ambasciate. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=52e72ab6b1a04041ab7973f98b762519 Sun, 16 Mar 2008 21:45:44 GMT 0ee2837636f34cbbba70ae47c3911324 Irrawaddy: Mae Sot riceve migliaia di rifugiati birmani – Wai Moe Mae Sot – Il continuo conflitto armato tra il le truppe del governo birmano e la Democratic Karen Buddhist Army (DKBA) Brigade 5 ha forzato migliaia di rifugiati a superare il confine e arrivare a Mae Sot. Gli ufficiali thailandesi a Mes Sot stimano che più di 10.000 rifugiati sono entrati in Thailandia questo lunedì dopo che gli scontri sono scoppiati alle prime ore dell’alba – un giorno dopo che la Birmania ha tenuto le prime elezioni da 20 anni a questa parte. Altre fonti stimano che il numero di rifugiati possa essere ora di almeno 30.000 persone. I rifugiati che provengono dall’area di Myawaddy – la città birmana di confine dall’altra parte del fiume rispetto a Mae Sot – includono neonati e anziani, che sono stati portati a spalla dai familiari. La maggior parte dei rifugiati è scappata con poco in mano, attraversando il fiume Moei gruppo a a gruppo con il sibilo delle pistole e il fragore delle esplosioni appena dietro di loro. “Sia io che i membri della mia famiglia siamo corsi via dalla battaglia nella città, prendendo tutto quello che potevano portare a mano” ha detto una donna di 50 anni di Myawaddy “Non so quando potremo tornare a casa”. La donna ha aggiunto anche che le forze di sicurezza Thailandesi e i volontari prima li hanno portati in una costruzione in un monastero vicino al fiume. Dopo sono stati spostati, insieme ad altri rifugiati, con un camion, a un compound militare di fronte all’aeroporto di Mae Sot. Fonte della foto: BBC (Puoi leggere l'articolo in originale su The Irrawaddy) (Se clicchi sulla foto puoi leggere l'aggiornamento della BBC) (8 Novembre 2010) 2014-02-17T15:56:55.5500000+01:00 https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=0ee2837636f34cbbba70ae47c3911324 Mon, 17 Feb 2014 14:56:55 GMT 745c62dcfa544a1eb6c22d3164ae6824 Nuovi sfollati kareni in fuga dal conflitto – Articolo di Saw Yan Naing The Irrawaddy – Secondo alcuni gruppi umanitari, più di cinquecento kareni della provincia Mon, nel Distretto Nyaunglebin, nello Stato Karen sono ormai sfollati - n.d.r. internally displaced persons (IDPs) - dopo esser stati costretti ad allontanarsi dalle proprie case e nascondersi nella giungla a causa dei nuovi attacchi dell’esercito birmano. I Free Burma Rangers (FBR), un gruppo umanitario che opera nell’area, ha riferito il 7 luglio che i cinquecento abitanti, comprese donne e bambini, stanno soffrendo la fame per la mancanza di cibo, perché non sono stati in grado di portarlo con sé durante la fuga. 2009-07-13T21:24:49.9770000+02:00 I neonati si sono ammalati per le pesanti piogge e la mancanza di un trattamento medico adeguato nella giungla. Tre uomini sono stati uccisi durante gli attacchi, sempre secondo il resoconto dei FBR. Fonti karene dicono inoltre che le forze dell’esercito birmano e le truppe dei battaglioni 333 e 555 della Democratic Karen Buddhist Army (DKBA) – gruppo che ha firmato il cessate il fuoco – sono ora molto più attive nell’area della Quinta Brigata della Karen National Liberation Army (KNLA), dopo che nel Karen meridionale si è conclusa l’offensiva di una settimana contro la Settima Brigata KNLA. A causa dell’offensiva lanciata dale forze congiunte dell’esercito birmano e delle truppe della DKBA a Giugno, nell’area della Settima Brigata KNLA, circa 4.000 civili kareni nel Distretto Pa-an sono dovuti scappare in Thailandia per salvarsi. Circa 20 scontri hanno avuto luogo nell’area della Quinta Brigata nel mese di Giugno, e 16 soldati birmani sono stati uccisi e 39 feriti, secondo le stime della Kwe Ka Lu, un’agenzia di stampa karena. Saw Steve, uno dei leader del gruppo umanitario kareno Committee for Internally Displaced Karen People (CIDKP) ha dichiarato “Abbiamo sentito che l’esercito birmano si sta rafforzando nella provincia di Mon, nel Distretto Nyaunglebin, e che ora c’è un’attività più intensa in quell’area". Fonti dal confine e gli osservatori dicono che dopo la caduta della Settima brigata KNLA, la DKBA e l’esercito muoveranno contro la Quinta e la Sesta brigata. Le forze congiunte vogliono liberare le aree sul confine Birmania-Thailandia dalla presenza della KNLA, prima che il regime tenga le elezioni del 2010, così dicono le fonti. La DKBA sta arruolando nuovi membri per completare il proprio compito e mettere in piedi una guardia di confine con 326 soldati per ogni battaglione, sempre secondo le fonti. La DKBA scelse la scissione dall’organizzazione madre, la KNU, e firmò un accordo per il cessate il fuoco con l’esercito birmano e il regime nel 1995. (Puoi leggere l'articolo in originale su The Irrawaddy) (13 Luglio 2009) https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=745c62dcfa544a1eb6c22d3164ae6824 Mon, 13 Jul 2009 19:24:49 GMT dd980809ef264daaaff8c3b57e03c246 Petizione contro le dighe sul Salween 2008-03-15T12:58:19.4600000+01:00 https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=dd980809ef264daaaff8c3b57e03c246 Sat, 15 Mar 2008 11:58:19 GMT 0a4ee6327a30478f974b319fb5b49bf3 Il censimento nazionale in Birmania ha riguardato circa 11 milioni di nuclei familiari Dal censimento sono state escluse le popolazioni Rohingya. 23.4.2014 2014-05-02T18:34:38.8030000+02:00 Il censimento nazionale ha riguardato 10.719 milioni di nuclei familiari, fatta eccezione di alcune aree nella parte più a nord dello Stato Kachin e delle zone occidentali dello Stato Rakhine, ha dichiarato in un comunicato il Ministero per l’Immigrazione e la popolazione. I 12 giorni durante i quali si è svolto il censimento, dal 30 marzo al 10 aprile, il primo dopo 30 anni, ha raccolto dati sulla attuale popolazione, dati economici e sociali con l’obiettivo di effettuare un piano di sviluppo nazionale. Contemporaneamente le forze di governo hanno lanciato una offensiva contro il gruppo di ribelli del Kachin Independence Army (KIA) in tre aree dello stato Kachin nel corso della quale sono stati uccisi 3 militari ed altri 17 sono stati feriti mentre 14 sono state le perdite tra i militari del KIA a cui sono stati confiscati anche munizioni e armi, secondo un rapporto ufficiale. Il governo ha dichiarato che l’operazione è stata lanciata l’8 aprile, quando si stava svolgendo contemporaneamente un colloquio a Rangoon tra i rappresentanti del Comitato governativo per la promozione della pace e i rappresentanti dei gruppi etnici armati del Team per il cessate il fuoco nazionale (NCCT). Il governo di Rangoon e i gruppi etnici armati hanno concordato una prima bozza di cessate il fuoco che dovrebbe essere discussa nei prossimi dialoghi programmati per la prima settimana di maggio. Il Relatore Speciale dell'ONU aveva espresso la sua preoccupazione sull’andamento del censimento in Birmania. “la decisione del governo contraria all’identificazione dei Rohingya nel censimento non rispetta gli standard internazionali sui diritti umani”. "L’autoidentificazione dovrebbe costituire un pilastro per la raccolta di dati disaggregati sul piano etnico ed è collegata al rispetto dei diritti degli individui nella affermazione della loro identità”. Ha dichiarato Quintana. “negare l’autoidentificazione è quindi una violazione dei diritti umani”. Durante l’ultima sua missione nel paese a febbraio scorso, il Relatore Speciale ha potuto ascoltare da una serie di gruppi etnici come le categorie etniche incluse nel censimento non riflettevano le modalità con cui loro stessi si identificano. “non è solo nello Stato Rakine che le persone obiettano sulle categorie etniche incluse nel censimento ed è diventato chiaro durante le mie discussioni con le comunità nello Stato Kachin che il governo ha affrontando il censimento senza aver effettuato una accurata e corretta consultazione con tutte le comunità interessate.” “Il punto di vista di Quintana sul censimento e la richiesta di un immediato ritorno degli operatori umanitari è stata condivisa dal Relatore Speciale sui diritti umani delle persone sfollate Chaloka Beyani; dal Relatore Speciale sulle minoranze Rita Izsák; dal Relatore Speciale sui diritti di ciascun individuo al govdimento degli standard più elevati di salute fisica e mentale, Anand Grover; dal Relatore Speciale sui diritti alla libertà di assemblea pacifica e di associazione Maina Kiai; e dal Relatore Speciale sulle attuali forme di razzismo, discriminazioni raziali, xenofobia e intolleranza collegate Mutuma Ruteere. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/il_censimento_nazionale_in_birmania_ha_riguardato_circa_11_milioni_di_nuclei_familiari/nazionalita_etniche?lang=it Fri, 02 May 2014 16:34:38 GMT 12618cbce3074e3f8538f77713c0b21e Ulteriore allarme per la situazione dei diritti umaninello Stato Rakhine 2014-05-02T18:07:34.4500000+02:00 Secondo il Relatore Speciale ONU Quintana, gravi sono le preoccupazioni per la sopravvivenza dei rifugiati interni Rohingya dopo partenza forzata degli operatori umanitari ONU e delle agenzie internazionali Il Relatore Speciale Onu sulla situazione dei diritti umani in Birmania Tomás Ojea Quintana, ha lanciato l’allarme per l’ulteriore deterioramento della situazione dei diritti umani nello Stato Rakine. “I recenti sviluppi nello Stato Rakhine sono solo i più recenti di una lunga storia di discriminazioni e persecuzioni contro la comunità Rohingya, che potrebbero configurarsi come crimini contro l’umanità” ed ha sottolineato come l’evacuazione degli operatori umanitari, a seguito dei recenti attacchi contro gli edifici Onu e delle ONG a Sitwe “aumenteranno unicamente la vulnerabilità di questa comunità”. “Questi lavoratori si trovavano nello Stato Rakine per fornire un sostegno fondamentale alla salvaguardia della vite, compreso i servizi sanitari, quelli per l’acqua e quelli alimentari per gli sfollati interni, villaggi isolati e altre comunità colpite”. “Il ritiro di questi operatori avrà conseguenze serie sulla fruibilità di diritti umani fondamentali a partire dal diritto alla vita” In alcuni campi di rifugiati, in particolare a Pauktaw, la disponibilità di acqua potrebbe raggiungere livelli critici nel giro di una settimana. L’impatto sulla salute sarà molto pesante per le 140.000 persone ancora in questi campi dello stato Rakine e le 700.000 persone vulnerabili che vivono fuori dai campi. Oiea Quintana ha sottolineato la scorsa settimana l’impegno del governo nell’assicurare la sicurezza e la protezione degli operatori ONU e delle altre agenzie internazionali e ha sottolineato la necessità di un immediato ritorno di tutto lo staff umanitario in modo che possano riprendere il loro lavoro a tutela della vita di tutte le comunità. Prima degli ultimi sviluppi nel suo ultimo rapporto al Comitato per i Diritti Umani, pubblicato a marzo, il relatore Speciale ha riferito che prendendo in considerazione le informazioni e le denunce ricevute nei sei anni del suo mandato possono essere stati commessi crimini contro l’umanità nello Stato Rakine. Censimento Nazionale. Ulteriori preoccupazioni Il Relatore Speciale ha espresso la sua preoccupazione sull’andamento del censimento in Birmania. “la decisione del governo contro l’identificazione dei Rohingya nel censimento non rispetta gli standard internazionali sui diritti umani”. Nello Stato Rakine, l’identificazione dei Rohingya è stata alla base delle proteste, delle violenze e delle violazioni dei diritti umani e degli abusi rispetto ai quali non è stata individuata alcuna responsabilità. “l’attuale censimento rischia il ripetersi di questi eventi” ha dichiarato l’esperto. “l’autoidentificazione dovrebbe costituire un pilastro per la raccolta di dati disaggregati sul piano etnico ed è collegata al rispetto dei diritti degli individui nella affermazione della loro identità”. Ha dichiarato Quintana. “negare l’autoidentificazione è quindi una violazione dei diritti umani”. Durante l’ultima sua missione nel paese a febbraio scorso, il Relatore Speciale ha potuto ascoltare da una serie di gruppi etnici come le categorie etniche incluse nel censimento non riflettevano le modalità con cui loro stessi si identificano. “non è solo nello Stato Rakine che le persone obiettano sulle categorie etniche incluse nel censimento ed è diventato chiaro durante le mie discussioni con le comunità nello Stato Kachin che il governo ha affrontando il censimento senza aver effettuato una accurata e corretta consultazione con tutte le comunità interessate.” “il punto di vista di Quintana sul censimento e la richiesta di un immediato ritorno degli operatori umanitari è condivisa dal Relatore Speciale sui diritti umani delle persone sfollate Chaloka Beyani; dal Relatore Speciale sulle minoranze Rita Izsák; dal Relatore Speciale sui diritti di ciascun individuo al govdimento degli standard più elevati di salute fisica e mentale, Anand Grover; dal Relatore Speciale sui diritti alla libertà di assemblea pacifica e di associazione Maina Kiai; e dal Relatore Speciale sulle attuali forme di razzismo, discriminazioni raziali, xenofobia e intolleranza collegate Mutuma Ruteere. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/ulteriori_rischi_per_i_rohingya_nello_stato_rakine_/nazionalita_etniche?lang=it Fri, 02 May 2014 16:07:34 GMT c65823d359504656a199de6b7965be4d Tra critiche e tensioni il governo birmano ha dato il via al censimento La struttura attuale è stata definita congiuntamente tra il governo birmano e l'United Nation Population Fund, ma è contestata dalle organizzazioni per i diritti umani e alcuni governi tra cui il governo UK, per l'approccio ai temi delle minoranze etniche e religiose, in particolare i Rohingya. 2014-04-30T16:32:56.0700000+02:00 Rangoon,— i funzionari che effettueranno il censimento si sono sparsi in tutta la Birmania per dare inizio alle operazioni di censimento allo scopo di fotografare la situazione della popolazione birmana. Una scelta ampiamente criticata per le potenziali tensioni etniche e religiose derivanti dal rifiuto del governo di identificare la minoranza etnica mussulmana, lungamente perseguitata, di identificarsi come Rohingya. Inoltre alcuni amministratori di alcune zone del paese, comprese le aree controllate dai ribelli negli stati Kachin e Wa, hanno dichiarato di essere stati bloccati per i timori che il censo possa essere utilizzato per fini politici. Le minoranze etniche, che nel totale rappresentano circa il 40% della popolazione birmana, contestano il fatto di non essere stati consultati correttamente prima del censimento, che prevede ai soggetti di identificarsi tra i 135 gruppi etnici. Khaing Khaing Soe, direttrice del Dipartimento della Popolazione, ha dichiarato che non ci si fermerà di fronte alle minacce dei ribelli di rifiutare l’accesso ai lavoratori incaricati del censimento. “Andremo in ogni angolo del paese e eseguiremo il censimento secondo gli standard internazionali” ha dichiarato. “non escluderemo nessuna zona”. La direttrice ha anche dichiarato che tutti coloro che impediranno il lavoro dei funzionari del censimento sarebbero stati puniti. La Birmania è emersa solo recentemente da mezzo secolo di dittatura militare e da un isolamento autoimposto. Nessuno conosce quante persone vivono nel paese, che è a maggioranza buddhista. La stima che individuava una popolazione di 60 milioni di persone, si basa sulle estrapolazioni dell’ultimo censimento effettuato nel 1983, che secondo gli esperti è stato ampiamente truccato, lasciando fuori molte minoranze etniche e religiose. Più di 100.000 funzionari del censimento, la maggior parte insegnanti con indosso camicie bianche e gilet color cachi, domenica mattina hanno iniziato ad andare porta a porta. La speranza è quella di raggiungere i 12 milioni di famiglie entro il 10 aprile, data di conclusione del censimento. La lunga e complicata indagine, elaborata in collaborazione tra il governo e l’UNPF (United Nation Population Fund) intende raccogliere informazioni che vanno ben oltre il numero delle persone che vivono in ogni casa, ma anche informazioni relative al livello di istruzione, ai livelli di occupazione, alle disabilità, all’accesso all’acqua pulita, ai tassi di mortalità e fertilità. Il censimento comprende anche temi altamente controversi come razza e etnicità che i gruppi per i diritti umani hanno ampiamente sottolineato essere inappropriati in questa delicata congiuntura di transizione verso la democrazia. Tali gruppi sono particolarmente preoccupati per la situazione dei mussulmani Rohingya nella zona occidentale dello Stato Rakhine, che negli ultimi due anni sono stati oggetto di attacchi di bande di buddhisti e che hanno causato la morte di 280 persone e hanno forzato la fuga dalle proprie case di 240.000 persone. Decine di migliaia di loro vivono in condizioni di apartheid in campi per rifugiati estremamente affollati in cui non vi è alcun o scarso accesso al lavoro, all’istruzione o alle cure mediche. Il governo considera i membri di questa minoranza etnica come immigrati illegali dal vicino Bangladesh,anche se molti sono arrivati molte generazioni fa, e li considera come “bengalesi”. Nonostante che siano circa 1.3 milioni viene negata loro la cittadinanza dalla legislazione nazionale. I buddhisti dello Stato Rakhine, preoccupati che il censimento legittimi lo status dei Rohingya hanno protestato e minacciato di boicottare il censimento. Con la crescita delle tensioni, alcuni buddhisti negli ultimi giorni hanno attaccato le abitazioni e gli uffici degli operatori umanitari stranieri che hanno aiutato i mussulmani, causando l’evacuazione di quasi tutti i membri dello staff di tali organizzazioni. Sabato scorso, Ye Htut, il portavoce presidenziale ha annunciato che ai Rohingya non verrà permessa la identificazione in quanto tali nel censimento. “Se una famiglia intende identificarsi come “Rohingya” non la registreremo” ha dichiarato ai giornalisti dopo un incontro con il Presidente Thein Sein e i membri dei partiti politici del paese, aggiungendo che queste persone avrebbero potuto identificarsi come “bengalesi”. L’ambasciata della Gran Bretagna ha protestato affermando che secondo gli standard internazionali, i rispondenti hanno diritto a rispondere nel modo che ritengono più rappresentativo della loro condizione. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/tra_critiche_e_tensioni_il_governo_birmano_ha_dato_il_via_al_censimento/nazionalita_etniche?lang=it Wed, 30 Apr 2014 14:32:56 GMT 355f3cc827be49b9a692b1f29f038301 Il censimento previsto per la fine di marzo fonte di potenziali violenze etnico religiose C'è ancora il tempo per modificare le parti più contestate relative all'appartenenza etnica e religiosa 2014-04-30T16:04:06.2000000+02:00 Ci si dovrebbe stupire per il fatto che la Birmania intenda veramente effettuare il censimento nazionale, sapendo che questo rischia di infiammare la violenza etnico religiosa in un momento così critico. Il paese ha avviato il processo di pace con i gruppi etnici armati, la transizione democratica ma sta per attuare un censimento con domande che potrebbero mettere a rischio queste attività. C’è infatti il timore che il censimento possa essere la scintilla per tali violenze, come sottolinea l’International Crisis Group ma tali preoccupazioni sono state sollevate anche dalla comunità internazionale. Facendo ciò il governo, l’ONU e i donatori possono dimostrare che sono sensibili ai seri rischi che scaturiscono dalla struttura attuale e che vogliono rispondere alle profonde riserve espresse da importanti gruppi del paese. Mentre la raccolta accurata di dati demografici è cruciale per la programmazione dello sviluppo, visto che l’ultimo censimento si è tenuto 30 anni fa, l’attuale questionario con 41 domande è eccessivamente complicato e fonte di rischi. Si dovrebbe pertanto apportare rapidamente dei tagli per concentrarsi solo sulle domande demografiche, rinviando quelle che sono divisive o creano senza alcun bisogno conflitti. Ovvero quelle sulla religione, etnicità, status della cittadinanza. La Birmania è uno dei paesi con le maggiori diversità e l’etnicità è una questione complessa, contestata e politicamente sensibile, in un contesto nel quale le comunità etniche hanno a lungo creduto che il governo manipola le categorie etniche a scopo politico. Inoltre la Birmania nella sua transizione politica da uno stato militare e autoritario alla governance democratica, sta lottando per porre fine a conflitti multipli e interconnessi in atto da decenni nelle zone di confine. Nello stesso tempo nei mesi recenti è nato un movimento nazionalista virulento di Buddhisti birmani che ha guidato gli assalti alle comunità mussulmane. Un censo che rischia di aumentare queste tensioni è poco consigliabile. Ci sono molti problemi nella classificazione etnica usata dal censimento, che si basa su una vecchia e molto criticata lista di 135 gruppi messa a punto negli anni 80. In alcuni casi il piccolo Gruppo etnico Chin è diviso in 53 categorie , molti villaggi o nomi di gruppi che non hanno giustificazione alcuna di tipo etno-linguistica. In altri i gruppi sono accorpati mentre hanno identità etniche separate. Per esempio molti gruppi nello Stato Shan come i Palaung, Lahu e Intha sono inseriti come suddivisioni dell’etnia Shan, ma invece non sono correlati in alcun modo dal punto di vista etnico o linguistico. Alcuni di questi gruppi, compreso i partiti politici ed etnici e organizzazioni armate hanno emesso dei comunicati molto critici sul censimento chiedendo di rimandarlo o riclassificarlo sulla base della consultazione con le comunità etniche. La classificazione è correlata a altri fattori oltre l’identità culturale perché avrà degli impatti politici. La costituzione e le leggi elettorali stabiliscono una serie di norme relative alle circoscrizioni elettorali costruite in base alle etnie per quei gruppi che raggiungono delle soglie di popolazione, con rappresentanti nominati come ministri nei governi locali. I gruppi temono che se le loro comunità saranno suddivise o classificate erroneamente, potrebbero non venire riconosciuti i diritti di rappresentanza politica. Non c’è alcuna possibilità di riportare etnie miste, ciò costringerebbe la gente a classificarsi con una identità soltanto, con impatti negativi sui gruppi più piccoli. La religione aggiunge un altro elemento alla controversa questione. Il crescente nazionalismo buddhista tra l’etnia dominante birmana caratterizzato dal movimento 969 (vedere il rapporto The Dark Side of Transition: Violence Against Muslims in Myanmar, prefigura una narrativa fantastica che la Birmania e la religione maggioritaria buddhista saranno surclassati dai mussulmani. Il censimento potrebbe servire non volendo a sostenere questa tesi. Attualmente si ritiene che la popolazione mussulmana in Birmania sia del 4%, dato riportato dal censimento del 1983. Comunque vi sono chiari segnali che il dato reale fosse del 10% ma che fosse stata presa una decisione politica di pubblicare il dato più accettabile del 4%. I risultati del prossimo censimento potrebbero per tanto essere interpretati erroneamente fornendo l’evidenza di un aumento nel corso degli ultimi trent’anni, di tre volte della popolazione mussulmana nel paese. Una chiamata alle armi potenzialmente molto pericolosa per i movimenti estremisti. La questioni della etnicità, religione, e cittadinanza, formano una miscela particolarmente potente nello Stato Arakan, luogo di pesanti scontri violenti anche recenti. Molti nella comunità buddhista Rakhine ritengono di stare lottando per la loro sopravvivenza etnica e religiosa di fronte ad una popolazione mussulmana Rohingya che è percepita in forte crescita, ma a cui attualmente viene negata la cittadinanza e i diritti umani fondamentali. L’accusa è che molti Rohingya sono immigrati di recente dal Bangladesh, una storia che viene ripetuta da decenni, nonostante l’evidenza del contrario. In aggiunta alle tensioni che potrebbero innescarsi dopo la pubblicazione dei dati sulla popolazione Mussulmana, alcuni politici estremisti Rakhine temono indubbiamente che il censimento fisserà una quadro relativo alla popolazione mussulmana sfatando il mito della loro recente immigraizone. I politici Rakhine stanno già denunciando che attualmente si stanno infiltrando nello Stato Rakhine dei mussulmani bengalesi in modo da poter essere inclusi nel censimento. Questi politici chiedono di poter formare delle milizie armate Rakhine per prevenire tale immigrazione. Vedi ICG http://www.crisisgroup.org/en/publication-type/alerts/2014/myanmar-conflict-alert-a-risky-census.aspx https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/il_censimento_previsto_per_la_fine_di_marzo_fonte_di_potenziali_violenze_etnico_religiose/nazionalita_etniche?lang=it Wed, 30 Apr 2014 14:04:06 GMT 9c7075f0715b40b2a8d1623603fd7ef9 Attaccate le sedi e le residenze degli operatori umanitari presenti nello stato Rakhine Folle di buddisti hanno attaccato con sassi contro sedi e abitazioni di operatori internazionali che sono stati fatti evacuare 2014-04-30T16:32:26.5700000+02:00 La folla capitanata da buddhisti ha attraversato martedì le strade della capitale dello Stato Rakhine, lanciando pietre contro gli uffici e le case degli operatori umanitari internazionali provocando l’evacuazione della maggior parte del personale non essenziale, secondo le dichiarazioni dei residenti e dei funzionari. Alcuni sono stati evacuati, altri messi sotto protezione di una guest house della polizia. Non ci sono almeno per ora dati ufficiali, che nessuno si è fatto male a seguito delle violenze , iniziate a Sittwe, capitale dello stato la sera di Mercoledì e sono riprese di nuovo all’alba di giovedì, con folle inferocite che sono diventate da diverse centinaia a più di 1.000 persone. Almeno un edificio è stato saccheggiato e tre auto danneggiate, hanno dichiarato alcuni operatori umanitari in condizione di anonimato per paura di ritorsioni. La Birmania è un paese a maggioranza buddista, composto da 60 milioni di abitanti ed emerso nel 2011 da mezzo secolo di regime militare . Ma la ritrovata libertà di espressione che ha accompagnato la sua transizione verso la democrazia ha dato voce all'odio religioso, scatenando la violenza che ha provocato fino a 280 morti e ha costretto altre 140.000 persone alla fuga dalle loro case. La maggior parte delle vittime sono state Rohingyia, una minoranza musulmana a lungo perseguitata. Le organizzazioni umanitarie che hanno fornito assistenza a coloro che ora vivono in campi affollati - dove hanno scarso accesso al cibo, all'istruzione o alla sanità - hanno subito per mesi minacce e intimidazioni da parte dei buddisti Rakhine, limitando la possibilità per loro di lavorare. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/attaccate_le_sedi_e_le_residenze_degli_operatori_umanitari_presenti_nello_stato_rakhine/nazionalita_etniche?lang=it Wed, 30 Apr 2014 14:32:26 GMT f9d7ec355e4242efac21b747b083dd43 Il dialogo per la pace in Birmania - Incontro con Nyo Ohn Myint, rappresentante del Myanmar Peace Center 8 Ottobre ore 17:00 Link University Roma 2013-09-18T11:14:43.1930000+02:00 https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/8_ottobre/nazionalita_etniche?lang=it Wed, 18 Sep 2013 09:14:43 GMT 4e451eb949e741c994fe0cab353b59b4 l'Onu sotto un fuoco di critiche per aver sostenuto il censimento iniziato domenica 31 marzo, che non prevede la registrazione dei dati sulla popolazione Rohingya Le organizzazioni per i diritti temono che il controverso conteggio possa alimentare tensioni di lungo periodo nel paese dominato dai buddhisti. 2014-04-01T18:48:25.8970000+02:00 L’ONU è sottoposta ad una una serie di critiche per il suo sostegno ad un censimento che discrimina i mussulmani Rohingya impedendo ai componenti della minoranza perseguitata di scrivere la loro etnicità. Le associazioni per i diritti hanno attaccato l’United Nations Population Fund (UNFPA per aver finanziato e dato il supporto logistico per la controversa conta che molti temono possa alimentare ulteriori tensioni etniche. Paesi inclusa la Gran Bretagna, Germania e Australia hanno contribuito a coprire i 70 milioni di costi del primo censimento in oltre 30 anni. Il Vice Ministro per l’informazione Ye Htut ha annunciato sabato che sarebbe stato proibito ai Rohingya di inserire il loro nome etnico nel formulario del censimento. Sia i funzionari del governo che l’UNPF hanno dichiarato che al gruppo sarà permesso di classificarsi sotto la voce “altre categorie”. Il governo birmano nega ai Rohingya la cittadinanza e dichiara che sono immigrati illegali dal Bangladesh e fa riferimento a loro formalmente come Bengalesi. Dall’inizio della raccolta di dati vi sono rapporti che denunciano come i funzionari del censimento lasciano alcune aree senza raccogliere alcuna informazione dopo che i Rohingya che vivono li si sono rifiutati di registrarsi come Bengalesi. La cooperazione internazionale, compresa quella britannica sta finanziando la discriminazione contro i Rohingya, “ ha scritto in un twitter domenica il direttore della Burma Campaign UK Mark Farmaner. La sua organizzazione ha chiesto recentemente il posticipo del censimento denunciando che potrebbe causare spargimento di sangue. Kenneth Roth, direttore esecutivo di Human Rights Watch, ha dichiarato che è stato un enorme errore continuare con l’attuale forma di censimento perché provocherà tensioni etniche e impedirà il riconoscimento dei Rohingya.” Amy Smith, ricercatrice sui temi dei diritti umani, che si occupa di Birmania ha aggiunto “l'UNFPA ha sollevato molte sul censimento in Birmania, ma che misure sta adottando?” I nazionalisti buddhisti hanno minacciato di boicottare il censimento per il timore che venga concesso ai Rohingya di indicare nel formulario la loro etnia, cosa che rappresenterebbe il primo passo per garantire loro la cittadinanza. La scorsa settimana questi timori sono sfociati in violenze quando una banda di buddisti ha imperversato per una città dello stato occidentale Rakhine, attaccando le abitazioni e gli uffici dei funzionari delle organizzazioni umanitarie prima di saccheggiare i magazzini di una ONG pieni di scorte alimentari. Una ragazzina di undici anni è stata uccisa accidentalmente da un coppo di avvertimento sparato dalla polizia per disperdere la folla vicino ad un magazzino dell‘Agenzia per la sicurezza alimentare dell’ONU. Apparentemente le rivolte sono iniziate da una disputa con un lavoratore della Malteser International, una organizzazione per l’assistenza medica, sull’uso della bandiera buddhista. I nazionalisti che protestavano contro il censimento stavano agitando le bandiere buddhiste fuori dalle loro abitazioni come segno di boicottaggio del censimento. Johannes Kaltenbach, il portavoce della Malteser International, ha dichiarato al sito della stampa locale Democratic Voice of Burma che riteneva che tale violenze erano orchestrate. "forse questi gruppi stavano aspettando qualche cosa su cui attaccarsi per poter cominciare” ha dichiarato. In un comunicato pubblicato nel weekend, l’UN Population Fund ha dichiarato che il governo birmano si “è impegnato a che tutti coloro che vivono nel paese saranno conteggiati nel censimento e tutti coloro che risponderanno avranno la possibilità di identificare la propria etnicità”. “Questo impegno non può essere onorato in modo selettivo di fronte alle intimidazioni o alle minacce di violenze”. L’organizzazione ha aggiunto di essere preoccupata dai rapporti che collegano le tensioni al censimento. Un porta parola del fondo, contattato dalla agenzia Anadolu, ha rifiutato di commentare la cosa. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/l_onu_sotto_un_fuoco_di_critiche_per_aver_sostenuto_il_censimento_iniziato_domenica_31_marzo_che_non_prevede_la_registrazione_dei_dati_sulla_popolazione_rohingya/nazionalita_etniche?lang=it Tue, 01 Apr 2014 16:48:25 GMT 9eccbfb9e8eb4b90ad522f388d6d74db Il prossimo censimento della popolazione foriero di scontri e tensioni Manca poco più di un mese e c'è ancora tempo per effettuare modifiche sostanziali 2014-02-17T17:28:36.9300000+01:00 Ci si dovrebbe stupire per il fatto che la Birmania intenda veramente effettuare il censimento nazionale, sapendo che questo rischia di infiammare la violenza etnico religiosa in un momento così critico. Il paese ha avviato il processo di pace con i gruppi etnici armati, la transizione democratica ma sta per attuare un censimento con domande che potrebbero mettere a rischio queste attività. C’è infatti il timore che il censimento possa essere la scintilla per tali violenze, come sottolinea l’International Crisis Group ma tali preoccupazioni sono state sollevate anche dalla comunità internazionale. Facendo ciò il governo, l’ONU e i donatori possono dimostrare che sono sensibili ai seri rischi che scaturiscono dalla struttura attuale e che vogliono rispondere alle profonde riserve espresse da importanti gruppi del paese. Mentre la raccolta accurata di dati demografici è cruciale per la programmazione dello sviluppo, visto che l’ultimo censimento si è tenuto 30 anni fa, l’attuale questionario con 41 domande è eccessivamente complicato e fonte di rischi. Si dovrebbe pertanto apportare rapidamente dei tagli per concentrarsi solo sulle domande demografiche, rinviando quelle che sono divisive o creano senza alcun bisogno conflitti. Ovvero quelle sulla religione, etnicità, status della cittadinanza. La Birmania è uno dei paesi con le maggiori diversità e l’etnicità è una questione complessa, contestata e politicamente sensibile, in un contesto nel quale le comunità etniche hanno a lungo creduto che il governo manipola le categorie etniche a scopo politico. Inoltre la Birmania nella sua transizione politica da uno stato militare e autoritario alla governance democratica, sta lottando per porre fine a conflitti multipli e interconnessi in atto da decenni nelle zone di confine. Nello stesso tempo nei mesi recenti è nato un movimento nazionalista virulento di Buddhisti birmani che ha guidato gli assalti alle comunità mussulmane. Un censo che rischia di aumentare queste tensioni è poco consigliabile. Ci sono molti problemi nella classificazione etnica usata dal censimento, che si basa su una vecchia e molto criticata lista di 135 gruppi messa a punto negli anni 80. In alcuni casi il piccolo Gruppo etnico Chin è diviso in 53 categorie , molti villaggi o nomi di gruppi che non hanno giustificazione alcuna di tipo etno-linguistica. In altri i gruppi sono accorpati mentre hanno identità etniche separate. Per esempio molti gruppi nello Stato Shan come i Palaung, Lahu e Intha sono inseriti come suddivisioni dell’etnia Shan, ma invece non sono correlati in alcun modo dal punto di vista etnico o linguistico. Alcuni di questi gruppi, compreso i partiti politici ed etnici e organizzazioni armate hanno emesso dei comunicati molto critici sul censimento chiedendo di rimandarlo o riclassificarlo sulla base della consultazione con le comunità etniche. La classificazione è correlata a altri fattori oltre l’identità culturale perché avrà degli impatti politici. La costituzione e le leggi elettorali stabiliscono una serie di norme relative alle circoscrizioni elettorali costruite in base alle etnie per quei gruppi che raggiungono delle soglie di popolazione, con rappresentanti nominati come ministri nei governi locali. I gruppi temono che se le loro comunità saranno suddivise o classificate erroneamente, potrebbero non venire riconosciuti i diritti di rappresentanza politica. Non c’è alcuna possibilità di riportare etnie miste, ciò costringerebbe la gente a classificarsi con una identità soltanto, con impatti negativi sui gruppi più piccoli. La religione aggiunge un altro elemento alla controversa questione. Il crescente nazionalismo buddhista tra l’etnia dominante birmana caratterizzato dal movimento 969 (vedere il rapporto The Dark Side of Transition: Violence Against Muslims in Myanmar, prefigura una narrativa fantastica che la Birmania e la religione maggioritaria buddhista saranno surclassati dai mussulmani. Il censimento potrebbe servire non volendo a sostenere questa tesi. Attualmente si ritiene che la popolazione mussulmana in Birmania sia del 4%, dato riportato dal censimento del 1983. Comunque vi sono chiari segnali che il dato reale fosse del 10% ma che fosse stata presa una decisione politica di pubblicare il dato più accettabile del 4%. I risultati del prossimo censimento potrebbero per tanto essere interpretati erroneamente fornendo l’evidenza di un aumento nel corso degli ultimi trent’anni, di tre volte della popolazione mussulmana nel paese. Una chiamata alle armi potenzialmente molto pericolosa per i movimenti estremisti. La questioni della etnicità, religione, e cittadinanza, formano una miscela particolarmente potente nello Stato Arakan, luogo di pesanti scontri violenti anche recenti. Molti nella comunità buddhista Rakhine ritengono di stare lottando per la loro sopravvivenza etnica e religiosa di fronte ad una popolazione mussulmana Rohingya che è percepita in forte crescita, ma a cui attualmente viene negata la cittadinanza e i diritti umani fondamentali. L’accusa è che molti Rohingya sono immigrati di recente dal Bangladesh, una storia che viene ripetuta da decenni, nonostante l’evidenza del contrario. In aggiunta alle tensioni che potrebbero innescarsi dopo la pubblicazione dei dati sulla popolazione Mussulmana, alcuni politici estremisti Rakhine temono indubbiamente che il censimento fisserà una quadro relativo alla popolazione mussulmana sfatando il mito della loro recente immigraizone. I politici Rakhine stanno già denunciando che attualmente si stanno infiltrando nello Stato Rakhine dei mussulmani bengalesi in modo da poter essere inclusi nel censimento. Questi politici chiedono di poter formare delle milizie armate Rakhine per prevenire tale immigrazione. Vedi ICG http://www.crisisgroup.org/en/publication-type/alerts/2014/myanmar-conflict-alert-a-risky-census.aspx https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/censimento_birmania_mussulmani_il_prossimo_censimento_della_popolazione_foriero_di_scontri_e_tensioni/nazionalita_etniche?lang=it Mon, 17 Feb 2014 16:28:36 GMT 53930cd046924feb901c868275dac397 Contadini contro la miniera di rame di proprietà dei militari e di una azienda cinese chiedono i danni per 'inquinamento, la confisca delle terre e la ricollocazione fozata Un migliaio di contadini provenienti da 26 villaggi della zona di Letpadaung nella Sagaing Division hanno preparato una denuncia contro i proprietari di una miniera per l'uso della forza contro i manifestanti che avevano protestato chiedendo la chiusura del progetto. "Li abbiamo denunciati per la distruzione dei nostri monasteri, per essersi appropriati della nostra terra e per le minacce nei nostri confronti" . Ha dichiarato Thwae Thwae Win, uno dei leader del gruppo "se non lo facessimo, dovremmo affrontare ulteriori maggiori ingiustizie in futuro" I contadini hanno dichiarato che nonostante le ripetute richieste nei confronti dei proprietari delle miniere, di interrompere il versamento dei rifiuti nei loro campi, le uniche risposte da parte dell'azienda sono state insulti e minacce nei confronti dei contadini.. Vi sono stati anche rapporti sul fatto che la Union of Myanmar Economic Holdings, Ltd. (UMEHL) un conglomerato imprenditoriale di proprietà dei militi litri , comproprietario insieme alla azienda cinese Wan Bao Company, sta pianificando di denunciare per diffamazione 16 leader dei manifestanti compreso Thwae Thwae Win. “Abbiamo sentito alla radio UMEHL sta preparando una denuncia nei nostri confronti ma ad oggi non abbiamo ricevuto alcun avviso da parte della polizia o del tribunale" ha dichiarato Thwae Win. “Non abbiamo fatto nulla di male per questo abbiamo deciso di presentarecuna contro denuncia per ottenere il rispetto dei nostri diritti. faremo tutto quanto ci e' possibile per fermare il progetto e proteggere l'ambiente." Secondo i contadini la polizia ha permesso a solo Tre rappresentanti di ciascun villaggio di registrarsi come denuncianti nel caso contro l'UMEHL mentre altri abitanti si sono potuti registrare solo come testimoni. I contadini chiedono un adeguato indennizzo per i danni subiti dall'inizio del progetto minerario. Il recupero della terra, la fine dellaricollocazione forzata, una interruzione completa del progetto che secondo i contadini ha provocato un immenso danno all'ambiente. Una delle accuse principali riguarda la distruzione delle montagne di Sabae e Kyay Sin, come pure l'inquinamento dei terreni agricoli Le proteste che sono iniziate il 2 luglio e si sono intensificate il mese seguente, quando molti leader sono stati portati in prigione per un breve periodo di tempo,hanno avuto un crescente sostegno degli abitanti dei villaggi e degli attivisti per i i diritti. Come il movimento conto la diga progettata dai cinesi di Myitsone nello stato Kachin, le proteste di Letpadaung sono cresciute e si sono trasformate da espressione di malcontento locale in una questione nazionale molti in Birmania stanno chiedendo la sospensione della miniera di rame per problemi ambientali. Le opere azioni minerarie nella sona sono iniziate nel 1980 con alcune joint venture tra l'ex ministro delle miniere e vari investitori compresa l'azienda canadese Ivanhoe. . 2012-10-09T15:59:24.3300000+02:00 https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=53930cd046924feb901c868275dac397 Tue, 09 Oct 2012 13:59:24 GMT e4cfb5af1a7f4ddbbd1fee5d4e93b3cc Myanmar: the politics of Rakhine State 2017-01-03T11:34:04.3000000+01:00 Documento elaborato nel 2014 che traccia il quadro storico, politico, sociale della complessa situazione etnico religiosa dello Stato Rakhine (Arakan), il conflitto mussulmano/ buddhista e le complesse prospettive politiche. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/myanmar_the_politics_of_rakhine_state/nazionalita_etniche?lang=it Tue, 03 Jan 2017 10:34:04 GMT d1f365748e84448daa7ab4ba40b6498f Intimidazioni e violenze elettorali nella Township di Tedim, Stato del Chin Chin Human Rights Organisation - [Chiang Mai, Thailandia] L’organizzazione per i diritti umani Chin ha ricevuto diverse denunce relative a casi di intimidazione e violenze elettorali nella Township di Tedim, nello Stato settentrionale del Chin. Questo pomeriggio nel villaggio Buan, nei pressi della città di Tedim, rappresentanti del Partito dell'Unione per la Solidarietà e lo Sviluppo (USDP) in uniforme da campagna elettorale hanno stazionato davanti all'ingresso del seggio elettorale procedendo alla verifica dei certificati elettorali. Gli operatori hanno richiesto agli elettori in attesa di esprimere il proprio voto se intendessero votare per l'USDP. A coloro che rispondevano affermativamente veniva consentito l'ingresso nel seggio elettorale, mentre coloro che rispondevano negativamente venivano allontanati dai rappresentanti dell’USDP. Gli abitanti ai quali è stato rifiutato l'accesso al seggio elettorale hanno denunciato l'incidente ai rappresentanti del Partito Nazionale Chin e del Partito Progressista Chin, i quali si sono recati presso il seggio elettorale per denunciare il fatto; la denuncia ha scatenato una rissa. Ieri pomeriggio alle ore 17 il responsabile organizzativo dell'USDP Go Lun Mang si è recato presso il domicilio di un residente locale comunicando a lui e alla sua famiglia che non era necessario recarsi al seggio dato che lui stesso si era incaricato di votare per loro conto a favore dell'USDP. Alle obiezioni sollevate dai componenti della famiglia, i quali sostenevano di volersi comunque recare al seggio per votare per il partito di propria scelta, Go Lun Mang ha risposto che i soldati di un campo dell'esercito localizzato nelle vicinanze (LIB 269) sarebbero venuti ad arrestarli. Questa mattina i componenti della famiglia, al pari di altri cittadini locali, hanno preso atto una volta giunti presso il seggio elettorale di Sakollam nella città di Tedim che le proprie schede elettorali erano già state utilizzate. Secondo gli abitanti della cittadina, non si è trattato di un caso isolato. Il 5 novembre la sezione dell'USDP di Tedim ha convocato tutti i funzionari dei quartieri del villaggio della township ordinando loro di ingiungere a tutti gli abitanti delle rispettive aree di competenza di votare per l'USDP. Nello Stato del Chin i funzionari dei quartieri cittadini sono soggetti di nomina governativa che sovrintendono all'operato di tutto il personale del governo di stanza nell'area. FINE COMUNICATO Per interviste si prega di contattare: Salai Za Uk Ling, Direttore Programma CHRO (birmano e inglese): +66 89 218 0793 Rachel Fleming, Direttore Advocacy CHRO (inglese) +66 86 211 0732 La Chin Human Rights Organization La Chin Human Rights Organization (CHRO) è un'organizzazione di sostegno non governativa e non a scopo di lucro legalmente registrata in Canada. L'organizzazione è stata costituita nel 1995 al confine tra India e Birmania da parte di un gruppo di attivisti Chin impegnati nella promozione della democrazia in Birmania. L'organizzazione ha documentato casi di abuso dei diritti umani mai denunciati in precedenza perpetrati contro il popolo Chin da parte dell'esercito birmano e delle autorità locali del Consiglio di Stato per la Pace e lo Sviluppo (SPDC). La CHRO è la principale organizzazione che opera per il rispetto dei diritti umani della popolazione Chin. Il popolo Chin in Birmania Circa 500.000 Chin vivono nell'area nord-occidentale dello Stato del Chin in Birmania. I Chin costituiscono una popolazione estremamente diversificata dal punto di vista etnico. Le sei tribù principali – Aso, Cho (Sho), Khuami (M’ro), Laimi, Mizo (Lushai) e Zomi (Kuki) – possono essere ulteriormente suddivise in almeno 60 diverse categorie sub-tribali. I Chin parlano oltre 20 lingue differenti. Nonostante tale diversità, i Chin sono uniti da una storia comune, dalla stessa patria geografica, da tradizioni e dall’'identità etnica. La missione della Chiesa Battista Americana avviata alla fine del diciannovesimo secolo ha permesso l'ulteriore unificazione del popolo Chin attraverso la religione. In un paese principalmente buddista, i Chin sono cristiani per il 90%, principalmente fedeli della Chiesa Battista Americana. (7 Novembre 2010) 2010-11-08T20:38:16.5130000+01:00 https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=d1f365748e84448daa7ab4ba40b6498f Mon, 08 Nov 2010 19:38:16 GMT b1bd2fdabce84cef966b46415c85c560 Impatto della diga sul fiume Longjiang Una diga di recente costruzione sul fiume Longjiang (Nam Mao o Shweli) nella provincia dello Yunnan, in Cina, ha compromesso pesantemente le condizioni di vita di circa 16.000 abitanti che vivono nella Valle Mao lungo il confine settentrionale dello Stato Shan in Birmania. Il passaggio della frontiera a Ruili-Muse, nella valle di Mao, è il principale punto di transito del commercio tra la Cina e la Birmania, la comunità locale soprattutto sui redditi derivanti dal traghettare merci attraverso il fiume su entrambi i lati del valico. Tuttavia, nei primi mesi del 2010, quando il serbatoio della diga Longjiang ha cominciato ad riempirsi, il fiume si è prosciugato, scendendo a livelli molto bassi come mai prima portando le barche ad una impossibilità di muoversi. Dall'inizio della stagione delle piogge a maggio 2010, ci sono stati enormi fluttuazioni quotidiane dei livelli del fiume, provocando non solo la messa a terra delle barche, ma anche l’allagamento delle merci, con un taglio nei redditi dei lavoratori dei traghetti 'fino a due terzi. I numerosi operatori di traghetti hanno così dovuto drasticamente e automaticamente ridurre il numero dei loro viaggi. Il calo risultante nel commercio è non solo connesso con il reddito delle comunità che vivono sul fiume, ma anche di quello di molte delle 30.000 persone che vivono nella città di di Muse, che campano del commercio di frontiera. Queste comunità non sono mai state informate dalle autorità cinesi o birmane sulle conseguenze della diga ed ora hanno richiesto con urgenza alle autorità cinesi di modificare i livelli operativi della diga in modo da ripristinare una dimensione ambientale del fiume che permetta loro di garantire livelli di reddito decenti. Lo studio fornisce la prova che i costruttori di dighe idroelettriche su fiumi che hanno un percorso transnazionale hanno trascurato di considerare gli impatti ambientali e sociali trans-confine di questi progetti. Vi è un urgente bisogno di trasparenza, di partecipazione nella valutazione degli impatti ambientali e sociali di tali progetti sulla rete totale dei fiumi. (Puoi scaricare il rapporto in allegato) (17 Gennaio 2010) 2011-01-17T19:53:10.5700000+01:00 https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=b1bd2fdabce84cef966b46415c85c560 Mon, 17 Jan 2011 18:53:10 GMT 0e26408ff8bc443c888ed75b9b846b52 Suu Kyi e una seconda Panglong The Irrawaddy – (Titolo originale: "Suu Kyi Calms Fears About Confrontation"). La leader democratica Aung San Suu Kyi ha dato rassicurazione sul un suo possibile confronto con il governo militare birmano circa quella che ha descritto come “una conferenza etnica in conformità con il 21° secolo”. “Questa conferenza punta alla riconciliazione nazionale. Non stiamo tentando di formare un governo parallelo o un governo parallelo”, questo quanto è stato detto da lei, secondo le parole dei membri del Democracy and Peace Party (DPP) che l’hanno incontrata negli uffici della National Leaugue for Democracy (NLD) a Rangoon. Il riferimento è alla proposta conferenza etnica che gli osservatori hanno chiamato una “seconda Panglong” – un incontro di leader etnici e di altri attori importanti sulle orme della conferenza di Panglong del 1947, che non solo aveva provveduto alle basi dell’unione federale, ma anche garantito che le minoranze etniche avessero il diritto di secedere dall’unione dieci anni dopo che la Birmania si era conquistata l’indipendenza dalla Gran Bretagna. “Daw Suu ha detto che avrebbe semplicemente provato a ravvivare lo spirito di Panglong, che è stato indebolito nelle ultime decadi” ha dichiarato Myo Nyunt, portavoce del DPP. “Ha anche detto che la conferenze sarà tenuta senza un incontro formale di persone in un luogo specifico con l’aiuto dei mezzi di comunicazioni attuali come internet”, ha detto Myo Nyunt, aggiungendo che il suo partito aveva espresso preoccupazioni circa le possibile conseguenze negative di una seconda Panglong. Ha aggiunto che anche se il Premio Nobel per la Pace riuscisse a maneggiare il processo in modo cauto, potrebbe in intenzionalmente avere lei stessa dei problemi con il regime dal momento che il tema è estremamente delicato. “Non pensiamo sia possible che questa conferenza abbia luogo con successo senza la partecipazione del regime” ha aggiunto. I commenti di Suu Kyi sono seguiti a un editoriale della tv di stato birmana questo mercoledì che diceva che la possibile conferenza etnica “andrebbe contro la road map disegnata dalla giunta e porterebbe più danno che bene” – il primo avvertimento publico del regime a Suu Kyi sulle sue attività politiche da quando il mese scorso è stata liberata. L’idea di questa conferenza è stata inizialemente avanazata da un gruppo di leader etnici in opposizione alle elezioni di Novembre. Dopo il suo rilascio, Suu Kyi ha accettato la richiesta del gruppo per assumersi la leadership di realizzare l’evento, dando vita a preoccupazioni che l’evento dia in effetti una possibilità al regime per arrestarla nuovamente e lanciare nuove azioni contro il suo partito, che è stato smobilitato per non essersi registrato alle elezioni. Questo giovedì, quando gli è stato chiesto di rispondere all’editoriale, i leaders etnici che hanno boicottato le elezioni insieme al NLD hanno detto che avrebbero in ogni caso proceduto nel tentativo di realizzare una seconda Panglong. “Andremo avanti con questo piano e non siamo intimoriti dai richiami nel giornale” ha detto Aye Thar Aung, un leader Arakanese, il cui partito partecipò con successo alle elezioni del 1990 ma che ha boicottato quelle del mese scorso. Si Lone, Vice Presidente del Chin Progressive Party, un partito etnico che ha invece partecipato alle elezioni di novembre, ha detto che sebbene le minoranze etniche si sono aspettate di vedere la riconciliazione nazionale a partire dal parlamento, le prospettive si sono chiuse dal momneto che il partito della giunta, l’Union Solidarity and Development Party, ha conquistato la maggioranza dei seggi grazie ai brogli. “Non possiamo aspettarci ancora di lavorare per un sistema federale attraverso il parlamento” ha detto “ma sarebbe ottimo se le forze etniche e politiche, compreso l’esercito, potesse incontrarsi e lavorare insieme per una soluzione che porti alla riconciliazione nazionale”. (Puoi leggere l'articolo nell'originale inglese su The Irrawaddy) (11 Dicembre 2010) 2010-12-11T17:51:34.1230000+01:00 https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=0e26408ff8bc443c888ed75b9b846b52 Sat, 11 Dec 2010 16:51:34 GMT 01a061f929cd488098359dfd4f370866 Rifugiati kareni appena giunti in Thailandia saranno trasferiti in un altro campo Mizzima – Circa 3000 rifugiati, che hanno lasciato la Thailandia per scappare dall’offensiva dell’esercito birmano nella Birmania orientale, verranno trasferiti in un altro campo – “Tee Nu Koh” sul confine tra Thailandia e Birmania - nella prima settimana di Luglio, ha detto il Karen Human Rights Group (KHRG). “Le autorità pianificano di spostare i rifugiati appena arrivati in un nuovo campo. Decideranno questa settimana. Il campo si chiama “Tee Nu Koh” e si dice sia un vecchio campo” ha affermato Naw Eh Paw Htoo, portavoce del KHRG. 2009-07-02T21:52:58.6430000+02:00 “Un comunicato ufficiale deve ancora essere fatto. L’annuncio dovrebbe essere fatto il 7 Luglio” ha aggiunto il portavoce. La decisione di spostare i nuovi rifugiati kareni è stata presa in un incontro del 23 Giugno, al quale hanno partecipato i rappresentanti di un’organizzazione per la conservazione della foresta thailandese, chiamati Black Ranger, l’UNHCR, una Organizzazione Non Governativa (ONG), l’esercito thailandese e altre autorità. I rifugiati kareni sono fuggiti dalla Birmania e hanno cercato rifugio nella città di Thasaungvang nella Provincia di Tak in Thailandia, dopo che la Democratic Karen Buddhist Army (DBKA), sostenuta dall’esercito birmano, hanno attaccato la Karen National Liberated Army (KNLA) nello Stato Karen, nella Birmania orientale all’inizio di Giugno. Ai rifugiati sarà concesso di stare solo per due o tre mesi nel nuovo campo. Se non sarà diventato sicuro il luogo da cui sono fuggiti, i rifugiati saranno presi dal campo Mae La. In ogni caso, non c’è nessuna conferma ufficiale che ai rifugiati verrà richiesto di tornare al campo di Mae La se la situazione nello Stato Karen fosse ancora tesa, ha riferito il responsabile del campo Mae La. “L’UNHCR, il MOI e l’esercito thailandese non hanno ancora informato il campo. Dal mio punto di vista, se il campo è sovraffollato, ci saranno problemi in merito alle razioni e ai posti dove dormire. Dal momento che prima vivevano nella foresta, penso che loro possano arrangiarsi” così ha detto a Mizzima Saw Auku, segretario aggiunto al campo di Mae La. Ora, i rifugiati appena arrivati hanno trovato riparo in tre villaggi Thailandesi – Nophaw, Mae Usu e U Tutha nella provincia di Thasaungyang, circa 70 km a nord di Mae Sot. La clinica di Mae Taw del Dr. Cin Tia Maung, il Thai-Burma Border Consortium (TBBC), la Karen Women’s Group e altre NGOs, in cooperazione con le autorità thailandesi hanno fornito aiuto, come cibo e medicinali ai rifugiati kareni. Per peggiorare le cose, i rifugiati stanno affrontando carenza di acqua, secondo i responsabili del campo. (Puoi leggere l'articolo in originale su Mizzima) (1 Luglio 2009) https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=01a061f929cd488098359dfd4f370866 Thu, 02 Jul 2009 19:52:58 GMT dd979449fe2d4de79f8e057d970be4da Raddoppiano le vittime di mine in Birmania Democratic Voice of Burma - Un gruppo impegnato nella campagna contro le mine ha riferito ieri che il numero delle persone uccise dalle mine in Birmania è aumentato nell’ultimo anno, mentre i sopravvissuti affrontano sempre più difficoltà nel ricevere assistenza. Secondo l’International Campaign to Ban Landmines (ICBL), il numero delle vittime che non hanno accesso alle cure mediche è "signicativo" (n.d.r. “substantial”). 2009-07-16T21:36:55.3570000+02:00 La Birmania è solo uno dei 17 Paesi che si è astenuto dal votare la risoluzione ONU del 2005 che bandisce l’uso delle mine. Ugualmente, lo State Peace and Development Council (SPDC) non è entrato a far parte del Trattato per la messa al bando delle Mine. Gli ultimi dati sulle vittime di mina in Birmania erano stati raccolti dal Landmine Monitor nel 2007 e mostravano un aumento del 90% rispetto al 2006. Gli organismi di controllo internazionale hanno anche detto che l’uso dei civili come sminatori, nel senso che spesso camminano di fronte alle pattuglie militari per fare in modo che le unità militari non vengano colpiti dalla mina, è prevalente. “E’ stato riferito per anni che loro hanno usato lavoratori forzati per camminare di fronte ai soldati” ha detto David Mathieson, Analista della Birmania di Human Rights Watch. “I civili nelle aree di conflitto sono usati a seconda dell’unità militare. Questa non è una politica chiara. E’ una pratica, e perciò dipende dall’unità e dal comandante in capo”. Le vittime di mine, soprattutto dallo Stato Karen, che è pieno di mine, posizionate sia dall’esercito birmano che dall’opposta Karen National Union, spesso valicano il confine thailandese per ricevere cure. “Circa il 60/70% delle vittime di mine che riceviamo sono civili” ha detto il Dr. Synthia Maung della Clinica Mae Toe, nella città di confine di Mae Sot, aggiungendo che il dato “include donne e bambini”. Secondo il Landmine Monitor, in Birmania 47 persone sono morte nel 2007 per le mine, dalle 20 dell’anno precedente, sebbene questi dati non siano definitivi. Più della metà degli Stati e delle province birmane è inquinato dalle mine. Gli unici gruppi armati in Birmania che ha ratificato il Trattato per la messa la bando delle Mine sono “gruppi molto piccoli che probabilmente non possono permettersi economicamente le mine”, ha detto Mathieson. Organizzazioni non governative come Medici Senza Frontiere si sono ritirate parzialmente dalla Birmania a causa delle restrizioni imposte dal governo nell’accesso alle vittime delle mine. “Non vedo davvero nessun cambiamento nell’SPDC o nei più importanti gruppi ribelli nello sradicare l’uso delle mine” ha detto Mathieson. “La maggior parte di loro è pesantemente dipendente dall’uso di mine e di esplosivi più o meno improvvisati”. (Puoi leggere l'articolo in originale su Democratic Voice of Burma) (16 Luglio 2009) https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=dd979449fe2d4de79f8e057d970be4da Thu, 16 Jul 2009 19:36:55 GMT 01e719121573483fa2fdc9ae29d34a0d Le vittime di mine non smettono di soffrire – Articolo di Saw Yan Naing The Irrawaddy - “Non voglio vivere più da quando ho perso la mia gamba su una mina” ha detto il trentacinquenne Nai Aree, dell’etnia Mon. Nai Aree, un vecchio soldato del New Mon State Party (NMSP), ha lasciato l’organizzazione dopo che questa ha firmato il cessate il fuoco con il governo e l’esercito birmani nel 1995. Aveva aderito all’NMSP quando aveva tredici anni. 2009-07-18T11:13:28.2130000+02:00 Lavorando a Phuket, ora guadagna 150 baht al giorno, circa 5 dollari, in una industria di lavorazione del pesce. “Devo risparmiare dei soldi finché sono giovane e ancora capace di lavorare perché sono disabile” ha detto Nai Aree. Kyaw Thein, 39 anni, una vittima delle mine che ha perso la sua gamba sinistra, ha detto “Ogni volta che penso alla mia vita prima dell’incidente, mi sento pieno di rabbia. Ora non posso uscire con gli amici con facilità. Ogni volta che escono, io li guardo, e mi sento triste”. A Bangkok, Kyaw Thein lavora e guadagna 270 baht (9$) al giorno in un cantiere edile. Kyaw Thein e Nai Aree sono tra le centinaie di vittime di mine in Birmania la cui vita è stata resa difficile per sempre a causa della natura unica delle ferrite da mina. L’International Campaign to Ban Landmines (ICBL), di Ginevra, stima che circa 1.500 birmani sono stati feriti o uccisi dalle mine ogni anno. L’ICBL considera la Birmania seconda solo all’Afganistan in quanto a feriti e morti da mine in Asia, mentre la maggior parte delle vittime non riceve adeguata riabilitazione o assistenza dopo l’incidente. L’ICBL nota che sia l’esercito regolare che i gruppi armati a base etnica usano mine nella loro guerra. Karenni, Arakan, Shan, Tenasserim e Pegu, sono tutte aree dove c’è un uso pesante di mine nel conflitto tra gruppi etnici e truppe dell’esercito. La Birmania ha avuto almeno 438 vittime di mina nel 2007 e 246 nel 2006. Ma molti altri sono rimasti ignoti, ha detto l’ICBL. A dispetto della condanna da parte dei gruppi internazionali per i diritti umani, entrambi le parti usano le mine e quest’uso sta aumentando, secondo l’ICBL. La Birmania non ha firmato il Landmine Ban Treaty del 1997, che è stato segnato da 156 Stati. Tra gli Stati che non hanno firmato compaiono anche gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, l’India, Israele, Singapore, Sud e Nord Corea. Le mine usate dalla Birmania provengono dalla Russia, dalla Cina e dall’India. Alcune mine dovrebbero essere arrivate da Singapore, secondo alcune fonti dell’esercito. Un attivista anti-mine, Suthikiet Sopanik, che è segretario della Thailand Campaign to Ban Landmines, ha ditto che le vittime di mina vivono una condizione particolare, perché perdere un arto o la vista li colpisce per il resto della loro vita. Le mine hanno un affetto devastante su civili e animali. “Durante la guerra, il nemico uccide usando qualsiasi cosa. Ma, dopo la battaglia, la gente che soffre di più sono civili e bambini innocenti. Anche loro sono vittime di mine” ha detto Sopanik, che chiede con urgenza ad esercito e gruppi etnici di trovare una via diplomatica per risolvere i propri conflitti. “E’ giunto il tempo per la Birmania di unirsi e usare la saggezza per risolvere i problemi” ha ditto. Il vecchio soldato Mon, Nai Aree, è d’accordo “Penso che la mia organizzazione non abbia più bisogno di soldati. Devo solo pensare ad educare la propria gente”. Anche i gruppi etnici armati sono responsabili per l’uso delle mine. Tra di loro, il braccio armato del KNU, la Karen National Liberation Army (KNLA), ha usato più mine di qualsiasi altro gruppo nel 2005-2006, secondo il Landmine Monitor, rilasciato dall’ICBL del 2008. Una vittima di mina di 23 anni, Saw Naing Naing, soldato della KNLA, ha detto “La ferita da mina è diversa da quella di colpo da sparo. Non puoi morire con una mine. Diventi disabile. E muori con la testa”. Saw Naing Naing ha perso la sua mano destra e il suo occhio destro nello scoppio di una mine, durante una battaglia tra la Settima Brigata KNLA e l’esercito birmano e il suo alleato, la Democratic Karen Buddhist Army. “L’uso di mine è cattivo” ha aggiunto “Odio le mine perché hanno rovinato la mia vita” (Puoi leggere l'articolo in originale su The Irrawaddy) (17 Luglio 2009) https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=01e719121573483fa2fdc9ae29d34a0d Sat, 18 Jul 2009 09:13:28 GMT b6542c7dab3d4561afbf15cf01afab60 Il lavoro forzato continua in un campo profughi kareno Democratic Voice of Burma – Vengono riportati ancora casi di lavoro forzato, arruolamento forzato ed estorsione in un campo profughi dello Stato Karen, nella Birmania orientale, invaso nell’ultimo mese dalle truppe che sostengono la giunta. Il Campo Per Har era uno dei punti chiave durante i combattimenti del mese scorso tra le truppe dell’esercito, affiancate dalla Democratic Karen Buddhist Army (DKBA) e l’opposta Karen National Union (KNU). 2009-07-28T00:42:59.6030000+02:00 Circa 4000 civili kareni sono fuggiti oltre confine verso la Thailandia. Molti di questi hanno raccontato di essere stati obbligati a lavorare come portatori per l’esercito e a camminare di fronte alle truppe di ricognizione, come sminatori. Il Thailand Burma Border Consortium (TBBC), di base a Bangkok, ha detto la settimana scorsa che mentre i combattimenti sono diminuiti, le storie di lavoro forzato, impiego come portatori ed estorsione di denaro, cibo e bestiame da parte della DKBA sono continuate. “Questi abusi continuano a far sì che sempre più persone lascino i propri villaggi e cerchino rifugio in Thailandia” continua il comunicato del TBBC, aggiungendo che altre 200 persone hanno superato il confine nelle sole 24 ore precedenti al comunicato. L’affollato campo di Ler Per Har ospita sfollati interni dentro la Birmania, sebbene il governo centrale abbia dichiarato che nel campo siano nascoste anche truppe KNU. Una fonte dal TBBC ha riferito che la DKBA sta rendendo la vita degli abitanti nella zona del conflitto “insopportabile”. “La DKBA viene nei villaggi e dice alle famiglie di volere i loro figli per arruolarli” ha continuato la fonte. “Arrivano e chiedono soldi; quando gli abitanti non possono pagare, chiedono bestiame”. Fare pressioni su DKBA e sulle truppe regolari affinché pongano fine al lavoro forzato e alle estorsioni è molto difficile, ha detto la TBBC. Ci sono stati degli incontri, tuttavia, per un piano di lungo termine da parte del governo thailandese per un negoziato con la DKBA e la giunta birmana, per il rimpatrio in sicurezza dei rifugiati, che in questo momento si trovano in vari luoghi sul confine. Secondo il comunicato del TBBC, circa 2000 persone si sono spostate da siti temporanei e dal villaggio Nu Poh per andare in un campo poco distante, sempre sul confine. I combattimenti tra le truppe birmane e il braccio armato della KNU, la Karen National Liberation Army (KNLA), sono iniziati il 2 giugno. Da allora, le truppe birmane hanno conquistato due delle basi strategiche della KNLA ma non è chiaro quante persone sono morte durante gli scontri. Il conflitto tra l’esercito birmano e la KNU iniziò nel 1949, ed è considerato il più antico conflitto interno ancora in corso. (Puoi leggere l'articolo in originale su Democratic Voice of Burma) (27 Luglio 2009) https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=b6542c7dab3d4561afbf15cf01afab60 Mon, 27 Jul 2009 22:42:59 GMT 66d3e9be0882435bb11e56b4af2376b4 CNC contro i gruppi armati etnici trasformati in Border Guards Pubblichiamo un articolo, apparso pochi giorni fa, sul tentativo da parte della Giunta di trasformare i gruppi etnici armati, che aveva firmato il cessate il fuoco, in Border Guard Force. L’articolo riprende la poizione del Chin National Council (CNC) che si oppone fermamente alla mossa del governo centrale ed esprime solidarietà nei confronti di Aung San Suu Kyi. Segue l'articolo in originale. 2009-09-08T20:58:49.9800000+02:00 CNC against ethnic armed forces transforming to border guards September 1, 2009: (Khonumthung News) - The Chin National Council (CNC) has urged cease fire groups to stop transforming their armed wings to a border guard force under Burmese Army control as desired by the military junta. A CNC statement on August 28 said that the military government has been trying to persuade armed groups of national ethnicity, which had ceasefire pacts with the junta, to change to a border guard force. This will break the unity among national ethnic groups. Therefore, during the four-day council meeting from August 25 to 28, somewhere in the border area near India, it totally rejected the proposal of the military regime. In the meeting all four representative parties of the CNC were present. They chalked out nine projects in order to provide relief to Chin people, who are suffering the impact of famine in Chin state. On the junta’s proposal of transforming ethnic armed forces to a border guard force, Mr. Ralnghin, general secretary of CNC said, “It is their way based on their priorities but it cannot usher unity among national ethic groups. It can erode the unity we have now.” “Now we are in the final and the most important stage in our country, so firstly we have to fight for equality and self-determination with other national ethnic groups, which we have already started. The national road map and the forthcoming 2010 general elections are meaningless to us. We have rejected it. If someone desires to contest the election he has to first think of the fundamental rights of the state,” he added. The meeting highlighted that the junta had framed Daw Aung San Suu Kyi, leader of the Burmese National League of Democracy, so that she cannot participate in the election because she has to spend 18 months under house arrest. The CNC condemned the regime for further detaining Aung San Suu Kyi. The Chin National Council was established by the Chin National Democracy group, the Zomi National Congress, Mara People’s Party and the Chin National Front in 2006. (5 Settembre 2009) https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=66d3e9be0882435bb11e56b4af2376b4 Tue, 08 Sep 2009 18:58:49 GMT afa503b8badb414e877722fa3befe172 Silenziosi campi di sterminio in Birmania: nuovo report su campi di lavoro e di prigionia MAE SOT (Thailandia) - L’Assistance Association for Political Prisoners (Burma) in un nuovo rapporto documenta le precarie condizioni di salute dei prigionieri politici in Birmania. Il rapporto – intitolato “Burma’s prisons and labour camps: Silent killing fields” (in allegato) – sottolinea l’impatto in termini di salute della tortura sistematica, della prigionia, dei trasferimenti nelle regioni più remote del Paese e della negazione di ogni più basilare assistenza medica per gli attivisti del movimento democratico. 2009-05-13T10:30:48.5730000+02:00 Il Segretario Aggiunto AAPP Bo Kyi riferisce: “La situazione dei prigionieri politici in Birmania è critica. Non solo ci sono più prigionieri politici che mai, ma stanno anche affrontando sentenze più dure. I leader sono stati trasferiti nelle regioni più remote del Paese, dove non ci sono dottori, e sono perciò i più vulnerabili a malattie come la malaria e la tubercolosi. Questa è una nuova e disumana strategia da parte del regime". Secondo il rapporto, più di 350 attivisti sono stati sentenziati da Ottobre, e la maggior parte è stata trasferita in campi di detenzione lontano dalle proprie famiglie. A causa della mancanza di adeguata assistenza medica, i prigionieri politici fanno affidamento alle proprie famiglie per medicine e cibo. D’altro canto, i trasferimenti rendono più difficili i contatti con le famiglie. Almeno 127 prigionieri politici si trovano i precarie condizioni di saluto – secondo il rapporto – 19 dei quali hanno urgentemente bisogno di cure. Tra loro: il Premio Nobel per la Pace Daw Aung San Suu Kyi, l’autore teatrale Zarganar, il sindacalista Su Su Nway e il leader del gruppo Generazione 88 Min Ko Naing. “Molti prigionieri politici sono già morti in prigione. Tutto questo deve fermarsi. Il regime deve porre fine a pratiche così crudeli e disumane e rilasciare tutti i prigionieri politici” ha aggiunto Bo Kyi. AAPP in questi giorni coordina una campagna globale a favore dei prigionieri politici in Birmania, che punta a raccogliere 888,888 firme prima del 24 maggio. Questa sarà la data nella quale la giunta ha affermato dovrebbe rilasciare Daw Aung San Suu Kyi, nonostante gli Stati Uniti abbiamo recentemente dichiarato che la detenzione è illegittima anche per le stesse leggi del regime. La petizione può essere firmata su www.fbppn.net Per maggiori informazioni: Tate Naing +66-(0)81-2878751 Bo Kyi +66-(0)81-3248935 AAPP, P.O. Box 93, Mae Sot, Tak Province 63110 Thailand e-mail info@aappb.org, website: www.aappb.org (Il presente documento è una traduzione del comunicato ufficiale AAPP) (In allegato puoi trovare il comunicato ufficiale AAPP e il rapporto “Burma’s prisons and labour camps: Silent killing fields”) https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=afa503b8badb414e877722fa3befe172 Wed, 13 May 2009 08:30:48 GMT ae1e2069edf24373be4d0993b7b0796b Militari torturano dei civili nello Stato Shan - Articolo di Saw Yan Naing Irrawaddy - Martedì 19 l’esercito birmano ha arrestato e torturato alcuni civili nella città di Hsi Hseng, nello Stato Shan, compresi uno dei leader della comunità locale e alcuni insegnanti della scuola, accusati di aver legami con i ribelli. Così riferiscono alcune fonti del posto. 2009-05-22T20:05:18.7600000+02:00 Il 14 maggio, una ragazza di 15 anni è stata violentata da un gruppo di 12 soldati birmani guidati da Mying Oo, mentre lei era nel proprio giardino, così riferiscono gli abitanti. La ragazza si trova ora nell’ospedale Taunggyi nello Stato Shan. I soldati birmani hanno anche tagliato le mani ad uno degli abitanti del villaggio chiamato U Lono, così ci ha detto Khun Joi Hto, uno dei portavoce della Pa-O National Liberation Organization (PNLO). Gli incidenti sono seguiti allo scontro, del 3 maggio, nel quale i soldati della PNLA e della Karen National Liberation Army (KNLA) avevano attaccato le truppe birmane presso His Hseng. La PNLA è il braccio militare del PA-O National Liberation Organization (PNLO). Dodici militari birmani, tutti del Light Infantry Battalion 426, comandati da Myo Aung, sono stati uccisi, continuano le nostre fonti. Martedì, l’esercito birmano è tornato nel villaggio. “Hanno picchiato gli abitanti, chiedendo loro dove si trovavano i ribelli” ha affermato Khun Joi Hto. Il PNLO è nato come scissione del gruppo conosciuto come Shan State Nationalities Peoples’ Liberation Organisation (SSNPLO) ha seguito del cessate il fuoco siglato da questa organizzazione nel tardo 2007. Alcuni abitanti del posto riportano di essere stati picchiati e torturati dall’esercito birmano, per vendetta. Alcuni abitanti si stanno ancora nascondendo nella giungla, mentre altri hanno varcato il confine con la Thailandia. L’esercito ha anche minacciato i villaggi dell’area che sarebbero stati devastati (ndr bum). Le fonti dicono inoltre che il Comandante birmano Bri-Gen Myo Aye, che guida il Military Operation Command 7, ha detto al gruppo per il cessate il fuoco Pa-O, il Pa-O National Organization (PNO), che avrebbe sequestrato la regione perché il gruppo stesso non era stato in grado di controllare la regione. Il PNO, guidato da Aung Kham Hti, siglò l’accordo per il cessate il fuoco con il regime birmano nell’Aprile 1991. (Puoi leggere l'articolo in originale su http://www.irrawaddy.org/article.php?art_id=15712) https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=ae1e2069edf24373be4d0993b7b0796b Fri, 22 May 2009 18:05:18 GMT 7d1b32d59092478b9bb4fbdbdab7deb8 Decifrare il Processo di pace nel Myanmar. Una guida di riferimento 2014 Il quadro puntuale dello stato dei negoziati. Tabelle, immagini sui protagonisti, luoghi, conflitti, oppio, tensioni religiose, gruppi etnici armati. esercito 2014-09-14T09:32:23.7170000+02:00 Nel 2013, il processo di pace ha avuto un andamento altalenante e in alcune aree del paese i conflitti rimangono aperti, anche se sono registrati sviluppi nei dialoghi per la pace. L’impegno alla pace da entrambe le parti e la volontà di accettare i compromessi con l’ammorbidimento delle richieste, ha garantito l’avanzamento dei negoziati e il completamento, quasi definitivo, di un testo di accordo per il cessate il fuoco. Dopo due anni di dialoghi cominciati all’inizio dell’insediamento del nuovo governo, la strategia negoziale ha avuto una maturazione da entrambi i lati, che hanno deciso di iniziare i colloqui a partire dai punti condivisi prima di affrontare questioni più sensibili connesse agli affari politici e militari. La storica conferenza tenutasi agli inizi di novembre a Laiza che ha riunito tutti i gruppi armati (Non State Actor Groups NSAG) per discutere una bozza governativa, ha rappresentato una svolta nel rafforzamento delle posizioni negoziali dei gruppi etnici armati. Il Nationwide Ceasefire Coordination Team (NCCT) è stato creato come gruppo negoziale per la gestione di tutti i negoziati per conto dell’NCA con il team del governo. Invece dei piani governativi iniziali di negoziare il cessate il fuoco singolarmente per ogni gruppo, si è scelto di lavorare per la firma di un unico testo tra tutti i gruppi. Per superare le resistenze da parte di molti gruppi a firmare il cessate il fuoco prima del completamento del dialogo politico i rappresentanti dei gruppi etnici hanno accettato una bozza governativa che include l’agenda dei colloqui politici con l’NCA. Ciò aiuta a garantire la continuazione dei negoziati verso la desiderata autodeterminazione dopo la firma. La risposta positiva presentata alla seconda conferenza a Law Khee Lar (20-25 January 2014) la creazione di un comitato congiunto governo NSAG di elaborazione della bozza di cessate il fuoco e le frequenti riunioni con i rappresentanti del governo segnalano che le due parti si stanno avvicinando alla firma di un accordo nazionale di cessate il fuoco, anche se l’avvicinarsi dell’accordo comporta il continuo rimandare la data della firma. I i punti per il reintegro dei gruppi armati e l’assistenza alle comunità colpite dal conflitto, definiti con l’accordo a livello nazionale e statale della fine del 2011, hanno fatto giù dei passi in avanti sostenendo l’insieme del movimento per la pace, come la legalizzazione dei gruppi armati, la costruzione della fiducia, i diritti delle nazionalità etniche e la ricollocazione. L’assistenza da parte della comunità internazionale ha giocato un ruolo cruciale a sostegno della attuazione di questi ”dividendi di pace ma deve evitare che si ignorino le questioni politiche chiave che continuano a guidare il conflitto. I miglioramenti nella vita quotidiana registrati nelle comunità che hanno vissuto il conflitto è un chiaro segno dei miglioramenti realizzati. Ma se non si risolveranno le questioni politiche connesse con l’autodeterminazione molti rimarranno scettici per quanto riguarda la sincerità del governo e temono il ritorno al conflitto. Nonostante i grandi sviluppi sul fronte dei negoziati di pace, il persistente ed elevato livello di conflitto negli Stati Shan e Kachin sono causa di preoccupazione. I rapporti dei gruppi armati non statali indicano che la continuazione delle politiche aggressive dell’esercito del Myanmar con l’obiettivo spazzarli via produce il mantenimento della sfiducia sia verso il governo che verso l’insieme del processo di pace. La violenza comunale che è iniziata nella parte occidentale dello stato Rakhine nel 2012 si è diffuso in tutto il paese e, come dimostrato dalla crescente popolarità del ha causato una rapida crescita del radicalismo religioso, come dimostrato dall’aumento della popolarità del movimento buddhista 969. La violenza in corso legata al conflitto etnico e comunale ha prodotto solo nuovi rifugiati interni e ha impedito il ritorno di quelli già esistenti ma minaccia di rallentare o di cancellare le riforme positive fatte nel paese. L’aumento della produzione di oppio e del suo commercio è un altro dei risultati contraddittori del processo di pace. Molto deve essere ancora fatto per capire e affrontare alla radice le cause politiche che alimentano questi conflitti. Con l’aumento della integrazione nella comunità internazionale attraverso la presidenza dell’ASEAN nel 2014 il Myanmar è sempre più entusiasta nella volontà di superare i danni provocati da decadi di lunghi conflitti e adeguarsi agli standard internazionali. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/decifrare_il_processo_di_pace_nel_myanmar_una_guida_di_riferimento_2014/nazionalita_etniche?lang=it Sun, 14 Sep 2014 07:32:23 GMT 340318f778a0484db16115b2c4c047f3 OLTRE 4.000 MORTI E 3.000 DISPERSI A SEGUITO DEL VIOLENTISSIMO CICLONE CHE SI E' ABBATTUTO SULLA BIRMANIA SABATO SCORSO. 2008-05-06T13:45:55.2800000+02:00 il ciclone che si è abbattuto sabato scorso sulla Birmania con una violenza straordinaria in particolare sul delta del fiume Irrawaddy ha causato oltre 4.000 morti e 3.000 dispersi e lasciando senza tetto centinaia di migliaia di birmani. Purtroppo ad oggi la risposta della giunta militare della Birmania, che è i 15 paesi con il più alto tasso di militari al mondo non ha risposto con la dovuta tempestività alla emergenza straordinaria causata dal ciclone, lasciando la popolazione in una situazione disperata. A Rangoon manca l’elettricità, l’acqua potabile e le strade sono completamente bloccate dai detriti, dagli alberi abbattuti e dall’acqua. I trasporti non funzionano e gli abitanti della ex capitale sono senza tetto e senza generi di prima necessità e medicinali. Nella prigione di Insein sono morti 36 detenuti e vi sono stati 76 feriti in uno scontro con la polizia antisommossa perché chiedevano di essere spostati a seguito del ciclone che aveva scoperchiato il tetto dell’edificio n. 1 che ospita oltre 800 detenuti. a seguito del rifiuto delle autorità i detenuti hanno dato fuoco ad un corridoio e non riuscendo a controllare la rivolta. i secondini hanno chiamato le truppe antisommossa. < Molti villaggi sono stati completamente spazzati via e centinaia di morti sono stati ritrovati molto lontano dalle loro case. La giunta nonostante la gravissima situazione di emergenza a quanto pare intende mantenere il referendum indetto per il 10 maggio prossimo e che dovrebbe ratificare la bozza di costituzione, che garantirebbe il potere militare per il futuro. Nel frattempo prima del ciclone l’opposizione ha denunciato le pesantissime intimidazioni delle autorità locali sui villaggi. Le minacce sono innumerevoli. Gli studneti vengono obbligati a votare a favore altrimenti perderebbero l’anno scolastico e in molti villaggi si minaccia la cancellazione delle famiglie dalle liste locali con gravissime conseguenze lavorative e sul futuro. Il ministero degli esteri ha convocato gli ambasciatori residenti a Rangoon probabilmente per chiedere aiuti. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=340318f778a0484db16115b2c4c047f3 Tue, 06 May 2008 11:45:55 GMT f6251e49be0a460ab361d75c21fb7474 Ripresi i negoziati di pace. ma molti sono gli ostacoli prima di arivare ad un accordo definitivo 2015-07-25T17:49:01.8270000+02:00 Il governo birmano, i militari e gruppi etnici armati hanno ripreso venerdì i colloqui a Yangon per porre fine a decenni di guerra civile. I negoziati sono entrati in una fase finale, prima delle storiche elezioni di novembre. i negoziati iniziati quattro anni fa tra i nemici di lunga data dopo la nomina del governo quasi-civile con l’obiettivo di raggiungere un accordo di cessate il fuoco e risolvere i sanguinosi conflitti etnici. Ma, le incombenti elezioni generali minacciano di spazzare via dall'ordine del giorno il processo di pace a causa di persistenti sospetti che continuano a oscurare l'affare. "La fiducia è molto importante nella trattativa. Potremo avere successo solo se i negoziati si fondano sulla fiducia," La Ja, uno dei leader della delegazione che rappresenta i gruppi etnici armati, ha dichiarato durante discorso di apertura. In marzo il presidente Thein Sein ha espresso la volontà di arrivare ad un progetto accordo con più di una dozzina di gruppi ribelli dopo decenni di lotta. Questo secondo le Nazioni Unite sarebbe un "risultato storico e significativo". Ora il governo vuole suggellare un pieno cessate il fuoco nazione prima delle elezioni dell'8 novembre, che sono considerate come un test chiave delle riforme, dopo decenni di regime militare. Ma le schermaglie continuano nello Stato di Kachin del nord, dove un accordo di cessate il fuoco è saltato nel 2011, subito dopo la fine del dominio della giunta. Secondo il negoziatore del governo Aung Min, le parti hanno già concordato di 10 punti e gli ultimi tre punti saranno discussi in una nuova serie di incontri,. Dopo le discussioni di venerdì si dovrebbero concentrare su altre questioni spinose "oltre il cessate il fuoco a livello nazionale. I gruppi etnici hanno chiesto che alla firma dell'accordo si includano anche tre gruppi attualmente bloccati in un combattimento con le truppe governative – gli eserciti Arakan, l’ Esercito di liberazione nazionale Ta'ang (TNLA) e Kokang - che gli osservatori dicono abbiano creato un punto di stallo nei colloqui. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/ripresi_i_negoziati_di_pace_/nazionalita_etniche?lang=it Sat, 25 Jul 2015 15:49:01 GMT 704b4d8a0fdd4f70b623346eea09077d I negoziati sul cessate il fuoco si chiudono senza una soluzione. Riprenderanno in agosto. scarsi risultati dell'ultima tornata di negoziati. agli inizi di agosto si riprende 2015-07-26T16:01:08.7200000+02:00 L’ultima tornata di negoziati di pace tra il governo birmano e i gruppi etnici armati, tenutasi a Rangoon venerdì scorsom con scarsi risultati verso il tanto atteso accordo di cessate il fuoco. I colloqui ricominceranno agli inizi di agosto nel tentativo di trovare soluzione a tre questioni rimaste in sospeso nell’attuale bozza di accordo che è in discussione da più di 18 mesi e punta a porre fine a decenni di conflitto civile nel paese tra i ribelli etnici e l’eserito birmano. Il processo di pace si è interrotto quest’anno con la continuazione del conflitto nel nordest del paese ed è ripreso lo scorso mese quando il blocco dei negoziatori etnici- the Nationwide Ceasefire Negotiation Team è stato sostituito da una nuova delegazione di leader. Il nuovo team ha richiesto 13 emendamenti al testo già quasi concordato da entrambe le parti all’inizio dell’anno. Tre di queste rimangono irrisolte. Tra le questioni spisnose vi sono il disarmo, la smobilitazione e il reintegro, la gestione delle risorse naturali e se il presidente e il parlamento possono essere firmatari del patto. Un ulteriore blocco problematico riguarda l’esclusione di alcuni gruppi etnici armati che non sono riconosciuti dal governo e quindi non possono partecipare alla firma dell’accordo. I tre gruppi: il Ta’ang National Liberation Army (TNLA), Arakan Army (AA) e il Myanmar National Democratic Alliance Army (MNDAA)—sono tutti coinvolti nel devastante conflitto nel Kokang che è iniziato a febbraio. Il TNL, che fa parte dell’NCCT ma non ha sottoscritto un accordo bilaterale di cessate il fuoco con il governo, ha partecipato ai dialoghi di pace di questa settimana per mostrare il suo impegno al raggiungimento di un genuino accordo nazionale. Un ufficiale anziano del gruppo ha dichiarato comunque che il governo era riluttante ad includere gli altri gruppi nella discussione prima di un accordo bilaterale. “siamo stati pressati a firmare un accordo bilaterale di cessate il fuoco” ha dichiarato il vice responsabile comunicazione del TNLA Tar Bang Hla. “potremmo farlo ma loro non ci parlerebbero.” Per quanto riguarda i tre gruppi armati, questi non possono partecipare al NCA ha dichiarato Hla Maung Shwe del gruppo di sostegno tecnico del Myanmar Peace Center (MPC) perché la firma di un accordo bilaterale sul cessate il fuoco è necessario er essere inclusi nell’accordo nazionale perché dimostra “un profondo impegno” per la pace. “ gli altri gruppi non hanno accordi bilaterali di nessun tipo” vogliamo che loro abbiano un impegno concreto attraverso gli accordi bilaterali. Per questo vogliamo firmare il National Ceasefire Agreement prima con i gruppi armati che già hanno un accordo bilaterale. C’è voluto del tempo per sottoscrivere il NCA e vogliamo che loro siano fortemente impegnati, prima di sottoscriverlo”. Il team negoziale del governo, l’Union Peace-making Work Committee (UPWC) continuerà a lavorare con la Delegazione per trovare una via per firmare gli accordi con i tre gruppi, ha aggiunto, spiegando che ci sono state molte ragioni che hanno prodotto molte difficoltà” nel corso dei negoziati con loro. Quei gruppi armati che sono elegibili per firmare l’accordo hanno ribadito il loro desiderio a che tutti i soggetti interessati fossero inclusi. Kweh Htoo Win, segretario generale del Karen National Union, ha dichiarato che la posizione della delegazione negoziale è molto chiara sull’inclusione. “Dovremmo tutti ribadire le nostre politiche e negoziare con ciascuno. Da parte nostra firmeremo il NCA quando tutti i nostri 16 membri saranno messi in grado di partecipare. Ha dichiarato Kweh Htoo Win. “Abbiamo bisogno di trovare un metodo per negoziare con i gruppi che non hanno un accordo bilaterale sul cessate il fuoco per poi raggiungere un accordo. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/i_negoziati_sul_cessate_il_fuoco_si_chiudono_senza_una_soluzione_riprenderanno_in_agosto_/nazionalita_etniche?lang=it Sun, 26 Jul 2015 14:01:08 GMT 47c39eb2b6a84fa187148e3f677049e0 Ripresi i negoziati di pace. Una corsa per evitare il rischio di azioni da parte dell'esercito nazionale. Riprendono i negoziati per il cessate il fuoco sotto l'urgenza di arrivare adun accordo prima delle elezioni di novembre. Se non si raggiunge l'intesa c'è il rischio di una ripresa del conflitto da aprte dell'esercito. 2015-07-22T12:17:23.9170000+02:00 Il governo birmano e i rappresentanti dei gruppi delle minoranze etniche hanno ripreso gli importanti colloqui per raggiungere un accordo nazionale di cessate il fuoco che chiuderebbe sessanta anni di conflitti, prima delle elezioni generail che rischiano di interrompere gli importanti progressi verso un accordo. Oltre una dozzina di rappresentanti delle minoranze etniche e di rappresentanti del governo hanno tenuto incontri per oltre 18 mesi e i negoziatori chiave hanno messo in evidenza che il non raggiungimento di un accordo potrebbe produrre un nuovo giro di confiltti se i militari prendessero l’iniziativa. Le elezioni generali che portenranno anche alla elezione del nuovo presidente, si terranno a novembre. " se i negoziati fallissero e i militari riterranno che non si potrà firmare un accordo con l’attuale governo, non avranno altra scelta che lanciare le operazioni militari” ha dichiarato Hla Maung Shwe, del Myanmar Peace Centre. Il centro fondato dall’Unione Europea è stato costituito nel 2012 per sostenere i negoziati di pace e il processo di pace con gli etnici. La prospettiva di raggiungere un accordo il più presto possibile, comunque, è incerta poiché devono essere ancora definiti importanti aspetti, compreso il punto relativo a quali gruppi etnici parteciperanno. I negoziati hanno subito uno stallo quando le minoranze presenti al tavolo hanno chiesto al governo di consentire che altri gurpi ancora in disaccordo potessero partecipare alla firma del cessate il fuoco. Secondo i dati di una ricerca del Myanmar Peace Center, quando il Presidente Thein Sein è stato eletto nel 2011, i gruppi armati erano operativi in 55 Townships del paese, ma il numero è cresciuto nel 2015 raggiungendo le 110 Townships. Alcuni gruppi etnici armati come il Ta'ang National Liberation Army hanno accresciuto la loro forza ha dichiarato Hla Maung Shwe facendo riferimento al contenuto della ricerca. Sia lui che Aung Min, il vice presidente del Comitato governativo per i negoziati di pace prenderanno parte ai colloqui. La Vice Presidente della Karen National Union Naw Zipporah Sein ha guidato i negoziati per conto del gruppo etnico. Nel suo discorso di apertura Aung Min ha detto ai leader etnici che l’accordo nazionale per il cessate il fuoco dovrebbe essere sottoscritto prima della fine del mandato del governo Thein Sein. I negoziatori di pace hanno suggerito che l’accordo potrebbe essere firmato da 15 gruppi etnici, ma i leader etnici hanno insistito sulla necessità di raggiungere un accordo che includa l’inclusione del Ta'ang National Liberation Army dello Stato Shan, del gruppo Kokang e dell’Arakan Army. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/ripresi_i_negoziati_di_pace_una_corsa_per_evitare_il_rischio_di_azioni_da_parte_dell_esercito_nazionale_/nazionalita_etniche?lang=it Wed, 22 Jul 2015 10:17:23 GMT 2ccd9ac77ebd4b119e78e05e0b4e4b4e La posizione dell’NLD sui boat people. Un importante appello per una rapida soluzione dell'emergenza dei boat people 2015-06-07T11:47:58.6570000+02:00 LEGA NAZIONALE PER LA DEMOCRAZIA. 1 GIUGNO 2015 La posizione dell’NLD sui boat people. Riferimento dichiarazione 01/06/2015 In una serie di occasioni nelle ultime settimane barconi carichi di “boat people” sono stati avvistati lungo le coste della birmania e di altri paesi ASEAN. Ci sono state molte sofferenze a causa della mancanza di cibo e delle pesanti condizioni di vita e, in molti casi per problemi sanitari. Alcune di queste persone hanno anche perso la vita. Si stima che il totale di questi boat people sui barconi che sono stati trovati siano di alcune decine di migliaia. Secondo le notizie stampa, la maggioranza sono provenienti dal Bangladesh e alcuni dalla Birmania. Bisogna far si, come priorità principale, che si garantisca al più presto p0ossibile la sicurezza di questi boat people e la risposta ai loro bisogni fondamentali. I problemi che stanno affrontando ora devono essere affrontati con l’assistenza della comunità internazionale I paesi di origine dei boat people devono essere verificati e controllati accuratamente. Si ritiene che la questione dei boat people sia collegata ai conflitti che si sono verificati tre anni fa nelle townships di Buthitaung e Maungdaw nello Stato Rakhine. Anche il problema del traffico di esseri umani deve essere affrontato con efficacia. Il traffico di esseri umani riguarda tutto il mondo e la comunità internazionale dovrebbe unirsi per contribuire alla sua soluzione. È essenziale individuare e assumere iniziative al più presto possibile contro quegli individui che gestiscono questi traffici. Se ci saranno ritardi nell’affrontare la questione il problema potrà solo aumentare. L’NLD e la Presidente del Partito ( Daw Aung San Suu Kyi), hanno dichiarato coerentemente che la risoluzione del conflitto nello Stato Rakhine dovrebbe basarsi sui principi dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto e che bisognerebbe evitare parole e azioni provocatorie. L’NLD ha sempre sostenuto con forza e inequivocabilemente la politica della non violenza nella risoluzione delle difficoltà. Le situazioni devono essere valutate attentamente e gestite con attenzione con una prospettiva di lungo periodo. Ci sono stati molti interventi e dichiarazioni relativamente ai problemi dello Stato Rakhine, ma le parole non sono sufficienti. Bisogna sviluppare azioni efficaci e sensibili che tengano conto di tutti i punti di vista. In modo da risolvere il conflitto nello Stato Rakhine e da prevenire per il futuro l’emergenza dei boat people bisognerà: attuare lo stato di diritto. Garantire la sicurezza delle frontiere Sradicare la corruzione tra le autorità nelle zone di frontiera. Assicurare un rapido e pieno accesso all’assistenza umanitaria per le personeche ne hanno bisogno. amongst the authorities in the border areas. Ricollocare al più presto coloro che vivono nei campi per sfollati interni. Migliorare e sviluppare la situazione economica e il welfare dei residenti in quell’area. Affrontare la situazione della cittadinanza in modo equo, trasparente e al più presto possibile. Per sradicare il problema del traffico di esseri umani e assicurare una soluzione pacifica dei conflitti locali nello Stato Rakhine, dobbiamo lavorare con coraggio e in modo consistente verso gli obiettivi della pace, dell’armonia e dei diritti umani e dell’emergere dei valori democratici. Nel fare ciò, i governi regionali, le organizzazioni internazionali interessate e tutti gli attori nazionali devono collaborare. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/la_posizione_dell_nld_sui_boat_people_/nazionalita_etniche?lang=it Sun, 07 Jun 2015 09:47:58 GMT d0657d4a85134543b8a218a8f52c5cc4 La crisi dei Rohingya bloccati in mare cresce Un problema umanitario che deve essere risolto 2015-05-21T08:58:47.2870000+02:00 Circa 7000 Rohingya rifugiati birmani e migranti economici dal Bangladesh rimangono bloccati in mare. Dal 10 maggio totale di 1396 persone sono sbarcate in Indonesia, 1107 in Malesia e 106 nel sud della Tailandia. Secondo l’UNHCR nei primi quattro mesi del 2015, circa 25.000 persone sono fuggite su imbarcazioni dalla Baia del Bengala,. (il doppio del tasso di partenza rispetto al 2014). Dalla metà del 2012, circa 100.000 Rohingya sono fuggiti in barca e si stima che 1000 persone siano morte in mare quest'anno per lo più di fame, disidratazione e percosse da parte degli equipaggi delle barche. Cosa ha scatenato la crisi delle barche? Il 1 ° maggio, le autorità tailandesi hanno trovato più di 30 cadaveri sepolti abbandonati nei campi gestiti dai trafficanti nella giungl, vaicino al confine con la Malesia. Era stato lanciato un giro di vite che ha portato i trafficanti ad abbandonare le loro barche e lasciando i rifugiati in mare senza carburante, cibo e acqua. In passato, l'Indonesia e la Malesia hanno tranquillamente accettato i rifugiati Rohingya. Tuttavia, recentemente hanno iniziato a mandare indietro le barche. chi sono i Rohingya? I Rohingya musulmani sono una minoranza etnica di circa 1,3 milioni di persone che non hanno stato o cittadinanza ne diritti legali in Myanmar. Sono senza stato come risultato della legge sulla Cittadinanza del 1982 che limita i movimenti e diritti ai servizi. La Birmania afferma che i Rohingya sono in realtà dei rifugiati del Bangladesh. Perché i Rohingya sono in fuga? Dal 2012, i musulmani Rohingya hanno affrontato la violenza da parte di buddisti estremisti e dell'esercito nello stato di Rakhine. Con il risultato che 140.000 Rohingya sono sfollate in Birmania il cui governo ha imposto alle famiglie Rohingya musulmane la politica dei due figli. I Rohingya hanno accesso limitato all'istruzione e all'assistenza sanitaria. Non hanno libertà di movimento. Che dire del Bangladesh? Sono per lo più migranti economici che cercano di trovare lavoro e sfuggire alla povertà estrema. LA SITUAZIONE ATTUALE Malesia, Tailandia e Indonesia hanno deciso di interrompere il gioco pericoloso di "ping-pong umano" e mercoledì hanno scelto di non rimandare indietro le barche. Al contrario, l'Indonesia e la Malesia forniranno rifugio temporaneo ai rifugiati fino a quando la comunità internazionale offrirà il reinsediamento. Gli Stati Uniti hanno accettato di prendere in considerazione le richieste di nuova sistemazione, ma l'Australia ha stabilito che non se ne occuperà. 15 paesi parteciperanno alla riunione regionale di crisi a Bangkok il 29 maggio. L’ Australia manderà il suo ambasciatore per le questioni connesse al traffico di esseri umani. Il Myanmar ha minacciato di boicottare la riunione se verrà usato il termine Rohingya. L'Australia ha annunciato la scorsa settimana di aver già impegnato $ 6 milioni per generi alimentari d'emergenza e per dare riparo alle comunità Rohingya in Myanmar oltre a 10,7 milioni dollari in aiuti di emergenza. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/la_crisi_dei_rohingya_bloccati_in_mare_cresce/nazionalita_etniche?lang=it Thu, 21 May 2015 06:58:47 GMT e0e8fbe355c34660bdadefc7d14dadbc The Rohingya Issue: A Thorny Obstacle between Burma (Myanmar) and Bangladesh 2017-01-03T11:41:36.0330000+01:00 https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/the_rohingya_issue_a_thorny_obstacle_between_burma_myanmar_and_bangladesh/nazionalita_etniche?lang=it Tue, 03 Jan 2017 10:41:36 GMT ecb1796d174c4ba09cc60cf2ceeb892f Lettera aperta di Premi Nobel al Consiglio di Sicurezza ONU sui Rohingya. 2017-01-02T15:30:17.5400000+01:00 Lettera aperta di 13 Premi Nobel e 10 personalità autorevoli al Consiglio di Sicurezza perché si ponga fine alla crisi umanitaria dei Rohingya. I Premi Nobel sottolineano come negli ultimi 12 mesi “una offensive militare nello Stato Rakine ha prodotto l’uccisione di centinaia di Rohingya. Oltre 30.000 persone sono state sfollati, le case sono state bruciate, le donne stuprate, molti civili arrestati arbitrariamente e bambini sono stati uccisi” La lettera aperta continua sottolineando come: “nonostante i ripetuti appelli ad Aung San Suu Kyi, siamo frustrate che lei non abbia assunto alcuna iniziativa per assicurare eguali e pieni diritti di cittadinanza ai Rohingya. Daw Suu Kyi è la leader ed è la persona con la responsabilità principale di guidare e di governare con coraggio, umanità e compassione. Chiediamo con urgenza alle Nazioni Unite di fare tutto il possibile per incoraggiare il governo del Myamar di eliminare tutte le restrizioni connesse con gli aiuti umanitari in modo che la gente riceva assistenza relative all’emergenza, permettendo l’accesso ai giornalisti e agli osservatori per I diritti umani, promuovendo una indagine internazionale per la individuazione della verità sulla attuale crisi. “ Testo: OPEN LETTER TO THE PRESIDENT OF THE SECURITY COUNCIL AND MEMBER COUNTRIES OF THE COUNCIL TO END THE HUMAN CRISIS OF ROHINGYAS IN MYANMAR Dear President and Members of the Security Council, As you are aware, a human tragedy amounting to ethnic cleansing and crimes against humanity is unfolding in Myanmar. Over the past two months, a military offensive by the Myanmar Army in Rakhine State has led to the killing of hundreds of Rohingya people. Over 30,000 people have been displaced. Houses have been burned, women raped, many civilians arbitrarily arrested, and children killed. Crucially, access for humanitarian aid organisations has been almost completely denied, creating an appalling humanitarian crisis in an area already extremely poor. Thousands have fled to neighbouring Bangladesh, only to be sent back. Some international experts have warned of the potential for genocide. It has all the hallmarks of recent past tragedies – Rwanda, Darfur, Bosnia, Kosovo. The head of the office of the United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR) on the Bangladesh side of the border, John McKissick, has accused Myanmar’s government of ethnic cleansing. The UN’s Special Rapporteur on human rights in Myanmar Yanghee Lee has condemned the restricted access to Rakhine State as “unacceptable.” The Rohingyas are among the world’s most persecuted minorities, who for decades have been subjected to a campaign of marginalisation and dehumanisation. In 1982, their rights to citizenship were removed, and they were rendered stateless, despite living in the country for generations. They have endured severe restrictions on movement, marriage, education and religious freedom. Yet despite the claims by government and military, and many in society, that they are in fact illegal Bengali immigrants who have crossed the border, Bangladesh does not recognise them either. Their plight intensified dramatically in 2012 when two severe outbreaks of violence resulted in the displacement of hundreds of thousands and a new apartheid between Rohingya Muslims and their Rakhine Buddhist neighbours. Since then they have existed in ever more dire conditions. This latest crisis was sparked by an attack on Myanmar border police posts on 9 October, in which nine Myanmar police officers were killed. The truth about who carried out the attack, how and why, is yet to be established, but the Myanmar military accuse a group of Rohingyas. Even if that is true, the military’s response has been grossly disproportionate. It would be one thing to round up suspects, interrogate them and put them on trial. It is quite another to unleash helicopter gunships on thousands of ordinary civilians and to rape women and throw babies into a fire. According to one Rohingya interviewed by Amnesty International, “they shot at people who were fleeing. They surrounded the village and started going from house to house. They were verbally abusing the people. They were threatening to rape the women.” Another witness described how her two sons were arbitrarily arrested: “It was early in the morning, the military surrounded our house, while some came in and forced me and my children to go outside. They tied my two sons up. They tied their hands behind their backs, and they were beaten badly. The military kicked them in the chest. I saw it myself. I was crying so loudly. When I cried, they [the military] pointed a gun at me. My children were begging the military not to hit them. They were beaten for around 30 minutes before being taken away”. She has not seen them since. Despite repeated appeals to Daw Aung San Suu Kyi we are frustrated that she has not taken any initiative to ensure full and equal citizenship rights of the Rohingyas. Daw Suu Kyi is the leader and is the one with the primary responsibility to lead, and lead with courage, humanity and compassion. We urge the United Nations to do everything possible to encourage the Government of Myanmar to lift all restrictions on humanitarian aid, so that people receive emergency assistance. Access for journalists and human rights monitors should also be permitted, and an independent, international inquiry to establish the truth about the current situation should be established. Furthermore, we urge the members of UN Security Council to put this crisis on Security Council’s agenda as a matter of urgency, and to call upon the Secretary-General to visit Myanmar in the coming weeks as a priority. If the current Secretary-General is able to do so, we would urge him to go; if not, we encourage the new Secretary-General to make it one of his first tasks after he takes office in January. It is time for the international community as a whole to speak out much more strongly. After Rwanda, world leaders said “never again”. If we fail to take action, people may starve to death if they are not killed with bullets, and we may end up being the passive observers of crimes against humanity which will lead us once again to wring our hands belatedly and say “never again” all over again. Sincerely, Professor Muhammad Yunus 2006 Nobel Peace Laureate José Ramos-Horta 1996 Nobel Peace Laureate Máiread Maguire 1976 Nobel Peace Laureate Betty Williams 1976 Nobel Peace Laureate Archbishop Desmond Tutu 1984 Nobel Peace Laureate Oscar Arias 1987 Nobel Peace Laureate Jody Williams 1997 Nobel Peace Laureate Shirin Ebadi 2003 Nobel Peace Laureate Tawakkol Karman 2011 Nobel Peace Laureate Malala Yousafzai 2014 Nobel Peace Laureate Leymah Gbowee 2011 Nobel Peace Laureate Sir Richard J. Roberts 1993 Nobel Laureate in Physiology or Medicine Elizabeth Blackburn 2009 Nobel Laureate in Physiology or Medicine Romano Prodi Former Prime Minister of Italy Emma Bonino Former Italian Foreign minister Arianna Huffington Founder and Editor, The Huffington Post Sir Richard Branson Business Leader and Philanthropist Paul Polman Business Leader Mo Ibrahim Entrepreneur and Philanthropist Jochen Zeitz Business Leader and Philanthropist Richard Curtis SDG Advocate, Film Director Alaa Murabit SDG Advocate, Voice of Libyan Women Kerry Kennedy Human Rights Activist https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/lettera_aperta_di_premi_nobel_al_consiglio_di_sicurezza_onu_sui_rohingya_/nazionalita_etniche?lang=it Mon, 02 Jan 2017 14:30:17 GMT bf1de57df4b34545b966ea7a370f4af1 In migliaia fuggono in Cina a causa degli scontri nello Stato Shan 2016-11-23T14:53:52.7570000+01:00 Per lo meno 3.000 persone sono fuggite in Cina a causa degli scontri nel nord della Birmania, hanno dichiarato fonti di Pechino, dopo che il numero dei morti negli scontri tra gli insorgenti e i militari è salito a 10. La violenza è esplosa nuovamente e fa saltare le speranze della leader birmana Aung San Suu kyi di arrivare ad un accordo nazionale di cessate il fuoco, dopo decenni di tensioni nella Birmania. Abitanti vicini al confine cinese nello Stato Shan, hanno dichiarato che stavano cercando di fuggire dagli scontri tra l’esercito e quattro gruppi etnici armati tra cui il Kachin Indepencence Army. L’Ufficio di Aung San Suu Kyi ha dichiarato che dieci persone sono state uccise vicino alla città di confine di Muse. Tra le persone decedute tre sono poliziotti, due sono membri della milizia e cinque civili, tra cui due donne. Altre 33 persone sono state ferite negli scontri. ! la gente non osa uscire di casa. Abbiamo paura e stiamo pensando di rifugiarci in Cina se la situazione peggiora” ha dichiarato un abitante locale. I giornali cinesi hanno dichiarato che i militari sono stati posti in allerta dopo che uno di loro era stato ferito da un colpo di mortaio attraverso il confine. Il portavoce del ministero degli esteri, Geng Shuang, ha dichiarato che in migliaia hanno già oltrepassato il confine per evitare gli scontri. "circa 3.000 persone di origine birmana sono entrate in Cina” ha dichiarato in una informativa alla stampa.." per motivi umanitari, il governo cinese locale ha offerto ospitalità e rifugio e ha ricoverato in ospedale i feriti." Aung San Suu Kyi ha fatto degli scontri di confine una priorità del suo governo, da quando ha preso il potere sette mesi fa, ma gli scontri nel nord degli Stati Kachin e Shan e nel sud dello Stato Karen, stanno inficiando i suoi sforzi e si ritiene che per raggiungere qualsiasi cessate il fuoco ci vorranno anni. Nella parte occidentale dello Stato Rakhine, più di 30.000 persone sono state costrette a sfollare e almeno 70 sono stati i morti a seguito della repressione nel nord dello stato, un area dove vive la minoranza mussulmana Rohingya. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/in_migliaia_fuggono_in_cina_a_causa_degli_scontri_nello_stato_shan/nazionalita_etniche?lang=it Wed, 23 Nov 2016 13:53:52 GMT 0a794e75a488484c947a3b3b2321e8d4 Repressione nello Stato Rakhine: centinaia di mussulmani Rohihgya in fuga verso il Bangladesh 2016-11-17T10:05:39.4400000+01:00 DHAKA / Sittwe - Centinaia di musulmani Rohingya fuggono in Bangladesh a causa della repressione militare in atto nella Birmania occidentale, e cercano di sfuggire una recrudescenza di violenza che ha portato il numero totale dei morti confermati da parte dell'esercito a più di 130. Alcune persone sono stati freddate mentre cercavano di attraversare il fiume Naaf che separa Birmania e Bangladesh, mentre gli altri che arrivano in barca sono stati spinti via dalle guardie di frontiera del Bangladesh e possono essere bloccati in mare, dicono i residenti. La recente violenza nella zona è la più grave dal momento che nel 2012 centinaia di persone sono state uccise in scontri comunali nello stato della Birmania occidentale di Arakan, noto anche come Rakhine,. I soldati nella zona lungo di frontiera della Birmania con il Bangladesh, hanno risposto il 9 ottobre agli attacchi coordinati su tre posti di frontiera, che ha ucciso nove agenti di polizia. Hanno bloccato la zona, dove la maggior parte dei residenti sono musulmani Rohingya, chiudendo fuori operatori umanitari e osservatori indipendenti. L'esercito ha intensificato le sue azioni negli ultimi sette giorni utilizzando elicotteri causando decine riferito uccisi. Gli operatori umanitari, i residenti del campo e le autorità del Bangladesh hanno stimato che almeno 500 persone sono fuggite dalla Birmania dopo gli attentati di ottobre. I rifugiati sono ora ospitati in quattro campi sul lato del Bangladesh del confine, dicono. Ma Martedì, guardie di frontiera del Bangladesh hanno respinto indietro un gran gruppo di persone che cercano di attraversare il confine. “All'inizio Martedì, 86 Rohingya, tra cui 40 donne e 25 bambini sono stati spinti indietro da parte del BGB (Guardia di frontiera del Bangladesh) dal punto di confine Teknaf", ha dichiarato il tenente colonnello Anwarul Azim, comandante del settore Bazar del Cox in Bangladesh orientale. "Tutti coloro che hanno cercato di entrare in Bangladesh è arrivato con due barche motore. Ora abbiamo rinforzato il nostro pattugliamento e altre forze supplementari sono state impegnate per garantire la sicurezza nella zona di confine ", ha detto. Fonti Reuters hanno riportato che il gruppo non potendo rientrare nei villaggi in Birmania e potrebbe essere bloccato in mare. Il Col. Htain Lin, ministro degli Affari di confine del governo dello Stato di Arakan, ha rifiutato di commentare la situazione. Il Maggiore Kyaw Win Mya, dalla polizia di Maungdaw, ha dichiarato che le persone stavano cercando di scappare perché hanno cercato di attaccare i militari. "Gli abitanti del villaggio sono diventati ribelli, comprese le donne nel villaggio", ha detto Kyaw Win Mya. La recente recrudescenza della violenza, a partire dal 9 ottobre, ha portato il numero dei sospetti militanti uccisi a 102, mentre prezzo pagato dalle forze di sicurezza è pari a 32, secondo un conteggio di Reuters sulla base di comunicati stampa di stato. Molti Cadaveri Quattro musulmani residenti locali del nord Arakan contattati da Reuters per telefono Mercoledì e hanno confermato che centinaia di loro stavano cercando di fuggire e attraversare il fiume in Bangladesh. Hanno detto che alcuni sono stati freddati. "I residenti mi hanno detto che quasi 72 persone sono state uccise nei pressi della riva del fiume, che i militari hanno sparato tra la folla sulla riva del fiume", ha detto un leader della comunità che non ha voluto essere identificato. Un altro uomo di Maungdaw ha detto che donne e bambini provenienti da circa 10 paesi stavano cercando di fuggire in Bangladesh e alcuni sono stati uccisi mentre stavano cercando di salire nelle barche. "Molti cadaveri galleggiano in mare", ha detto l'uomo. Ha aggiunto che queste persone non erano in viaggio insieme, ma che si erano separati in gruppi di 20 o 50 per arrivare a delle barche. I residenti e sostenitori dei diritti hanno accusato le forze di sicurezza di esecuzioni sommarie, stupri e incendi incendi delle case nella recente violenza. Il governo e l'esercito respingono le accuse. I diplomatici hanno anche lanciato un appello per un'indagine indipendente e credibile, ma il governo non ha annunciato piani per realizzarla e ha messo invece in guardia contro una "campagna di disinformazione" lanciata da un "gruppo di violenti dell’Arakan". "Stanno usando il nostro paese, la nostra regione come base ... con l'intenzione di distruggere la zona, causando disordini, il caos nella zona, e stanno facendo questo per ottenere l'attenzione internazionale, per fare pressione in Birmania", ha detto Aye Aye Soe, direttore generale del Ministero degli esteri birmano, gestito da Daw Aung San Suu Kyi. Ha dichiarato che il gruppo stava facendo questo per ottenere il sostegno finanziario con l'intenzione di "attuare la loro agenda politica ". Il "gruppo estremista" non vuole la pace ad Arakan, ha detto. I sospetti militanti si sono identificati con Al-Yakin Mujahidin fino ad ora sconosciuto, e ripreso in video pubblicati on-line. In un clip recente, un uomo che era apparso in video precedentemente, sta di fronte a diversi uomini prostrati a terra con ferite sulla schiena e le gambe insanguinate. "Siamo Rohingya e vogliamo ripristinare i nostri diritti usurpati," l'uomo grida alla macchina fotografica. "Meritiamo i nostri diritti e non siamo terroristi". Le autorità hanno negato ai giornalisti indipendenti l’accesso all'area, così Reuters non è stata in grado di verificare in modo indipendente sia i rapporti dei militari o quelli dei residenti. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/centinaia_di_mussulmani_rohihgya_in_fuga_verso_il_bangladesh/nazionalita_etniche?lang=it Thu, 17 Nov 2016 09:05:39 GMT f0294477acd045598d63b6981494128f firmato lo storico accordo per il cessate il fuoco con otto gruppi etnici Un passo fondamentale verso il dialogo politico per porre fine al conflitto più lungo al mondo 2016-05-03T12:41:47.4430000+02:00 Otto gruppi armati delle nazionalità etniche hanno firmato oggi uno storico accordo di cessate il fuoco con il governo birmano, dopo oltre quattro anni di negoziati, che hanno visto l’esclusione di altri gruppi armati. “Riteniamo che questo sia il primo passo per la costruzione di una pace sostenibile nel paese” ha dichiarato il Presidente Thein Sein nel corso della cerimonia. Dall’indipendenza ottenuta nel 1948 ad oggi ,il paese è stato vittima di costanti tensioni e conflitti armati. I gruppi che hanno sottoscritto l’accordo comprendono gli eserciti degli Stati Shan e Karen, ma altri sette gruppi si sono rifiutati di sottoscrivere l’accordo e molti altri sono stati esclusi dai negoziati da parte del governo. Speriamo che gli altri gruppi etnici armati firmeranno prima o dopo l’accordo perché sappiamo che anche loro vogliono la pace” ha dichiarato Saw Kwe Htoo Win, segretario del Karen National Union l’ala politica del gruppo etnico karen. "Senza un cessate il fuoco, non possiamo iniziare il dialogo politico e solo i mezzi politici possono risolvere i conflitti civili nel nostro paese ha dichiarato al DPA per telefono prima della cerimonia. Il governo nei prossimi 60 giorni inizierà il dialogo politico anche con i gruppi che non hanno partecipato alla firma. Ha dichiarato Hla Maung Shwe, del Myanmar Peace Centre. Alla cerimonia per la firma hanno partecipato rappresentanti della UE, USA, Norvegia, Giappone e Tailandia e i maggiori partiti politici del paese. La leader del partito di opposizione NLD, Aung San Suu Kyi e Khun Htun Oo del Shan National League for Democracy sono stati invitati ma non hanno partecipato alla cerimonia ed hanno mandato propri rappresentanti come testimoni. Le otto organizzazioni che hanno firmato l’accordo sono stati rimossi dalla lista delle organizzazioni terroriste e fuori legge, ma i critici dicono che nessuno deiprigionieri politici, compresi i membri di queste organizzazioni sono stati rilasciati. Anche se i gruppi Shan e Kachin hanno rifiutato di firmare l’accordo, i negoziati continueranno con loro. I leadr Shan e Kachin hanno espresso il loro scetticismo rispetto al fatto che il governo ha escluso dai negoziati alcuni gruppi che sono stati alleati delle nazionalità etniche. Inoltre vi sono forti perplessità sulla reale volontà dell’esercito di mantenere la parola data. Secondo il The Telegraph, Pechino avrebbe fatto pressioni nei confronti delle organizzazioni armate, presenti lungo il confine tra Cina e Birmania e anche nei confronti del governo birmano, perché non si firmasse l’accordo. La frontiera infatti non è solo luogo degli insurgenti ma rappresenta un area molto porosa per il commercio delle risorse naturali birmane, come il legname e la giada. Sembra che i cinesi abbiano reagito molto negativamente per il fatto che la Birmania stia cercando di promuovere una maggiore autonomia politica da Pechino. Un fatto emblematico è stato l’invito alla cerimonia dei rappresentanti della UE e del Giappone. tradotto da GIUSEPPE DE GREGORIO https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/firmato_lo_storico_accordo_per_il_cessate_il_fuoco_con_otto_gruppi_etnici/nazionalita_etniche?lang=it Tue, 03 May 2016 10:41:47 GMT 351ee1868c6740289fa9c344fab03f0c Aumenta la produzione di oppio in Birmania 2016-05-03T12:12:54.8500000+02:00 Aumenta la produzione di oppio in Birmania dal 2006 la coltivazione di papavero da oppio in Birmania ha raggiunto livelli record e nel 2014 è raddoppiata. I tentativi di sradicamento di questa attività non hanno dato ai contadini l’opportunità di trovare forme di coltivazione alternative, ma hanno contribuito a creare una maggiore condizione di povertà. La povertà, i conflitti ed una sempre crescente richiesta di oppio in Cina sono tre dei principali fattori che impediscono di estirpare questa pratica nel paese. L’UNODC ha stimato che il 70% della produzione di eroina in Asia è alimentata dal mercato cinese, dove si sono registrati 1,5 milioni di casi di dipendenza da oppio e eroina, senza contare quelli non registrati. Circa il 90% di questo oppio proviene dallo stato Shan che si trova in Birmania, scenario di continui conflitti fra i gruppi etnici armati e l’esercito governativo, che rende difficile lo sradicamento della coltivazione di oppio visto che gli eserciti di ciascun gruppo impone il pagamento delle tasse ai contadini, così che non vi sono incentivi alla eliminazione di questo commercio. Secondo il Myanmar Opium Forum Farmers, “ La Grande maggioranza di produttori di oppio coltiva questa pianta per sopravvivere, in quanto povera”. Molti capi-villaggio intervistati dall’ UNODC hanno affermato che la principale ragione per cui coltivano oppio, è ottenere le risorse per comprare il cibo. I rappresentanti del Forum hanno dichiarato, inoltre, che non smetteranno di coltivare oppio finché non avranno fonti di guadagno alternative. Nonostante la maggior parte dell’oppio vada a finire in Cina, la dipendenza è molto diffusa anche nei villaggi della Birmania, dove viene prodotto, causando gravi problemi tra la popolazione. In questo quadro, la Finlandia ha donato $3,3 milioni all’UNODC, da devolvere in tre anni, per aiutare gli agricoltori a convertire le loro coltivazioni d’oppio in piantagioni di caffè, in modo da favorire la riduzione dei problemi causati dalla produzione e dal consumo di questa sostanza. L’UNODC negli ultimi sei anni ha già speso 6 milioni di dollari per un programma di Sviluppo Alternativo a sostegno di alcuni dei 200.000 coltivatori di oppio della Birmania perché passino alla produzione di colture alternative. Questo fondo aggiuntivo contribuirà adesso a spingere gli agricoltori ad aderire al programma e a comprare prodotti come semi di caffè e fertilizzanti. Secondo Troels Vester, country manager per l'UNODC in Birmania, "UNODC finora ha aiutato a creare una cooperativa di 800 agricoltori. Speriamo se ne aggiungeranno altri 1.000. Ora abbiamo bisogno di collegarli agli acquirenti di caffè in tutto il mondo ". Tuttavia, non è facile per i contadini abbandonare un tipo di commercio ritenuto veloce e redditizio, nonostante la dipendenza che affligge i loro villaggi. Lashi La, co-ordinatore del Myanmar Opium Farmers Forum ha dichiarato che sono necessari dialogo e collaborazione fra gli agricoltori e l’UNODC per determinare i modi più efficaci per eliminare gradualmente l'oppio. Convincere i coltivatori a smettere sarà quindi difficile per via dei molti vantaggi che traggono da questa attività, come la poca manutenzione e i guadagni elevati. Secondo Vester “Sarà possibile trasformare tutte le aree di coltivazione di oppio in caffè? La risposta è si. Abbiamo calcolato che saranno necessari circa $150 milioni perché ciò avvenga. Una cifra relativamente piccola in rapporto a quelle spese negli altri paesi per lo stesso obbiettivo”. Il problema è sicuramente complesso, ma una cosa è certa: finché proseguirà l’elevata coltivazione di oppio, proseguirà in egual modo la dipendenza da oppio e da eroina. Tuttavia, la coltivazione d’oppio è solo un tassello del puzzle. La lotta e la cura della tossicodipendenza sono ancora deboli e per questo bisogna fare progetti a lungo-termine. Se non si interverrà, non solo la Birmania, ma anche i paesi confinanti come Laos, Tailandia e Cina continueranno ad avere impatti negativi sul piano sociale causati dalla dipendenza. tradotto da GIUSEPPE DE GREGORIO https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=351ee1868c6740289fa9c344fab03f0c Tue, 03 May 2016 10:12:54 GMT 133d090aa2284f25b26237b410a787c5 il governo birmano denuncia le notizie false sulle violazioni dei diritti umani nello stato Rakhine fabbricate 2017-03-07T10:47:19.3200000+01:00 Il New Light of Myanmar pubblica una dura critica da parte del governo per la pubblicazione sui media internazionali di notizie false e foto riferite in realtà a luoghi esterni alla regione dopo gli attacchi del 9 ottobre scorso a Maungtaw, nel nord dello Stato Rakhine. Notizie e foto che hanno prodotto durissime critiche e condanne nei confronti del governo birmano da parte di governi e organizzazioni per i diritti umani. “Queste notizie e foto costruite ad arte sono state inviate ai media internazionali con l’obiettivo di discreditare il paese” ha dichiarato il rappresentante del comitato per l’informazione. Il giornale pubblica anche le foto incriminate illustrando i reali contenuti e luoghi in cui erano state scattate. Sempre il giornale ufficiale pubblica la notizia dell’arresto dei poliziotti colpevoli di aver picchiato, nel corso di operazioni di sicurezza, il 5 novembre scorso, alcuni abitanti di Kotankau, un villaggio dello Stato Rakhine. Il pestaggio è stato documentato attraverso un video clip diffuso da uno dei militari mentre mostra i poliziotti che picchiavano alcuni abitanti del villaggio. Il video era stato ripreso da molti media internazionali. Subito dopo la diffusione del video il Comitato ha contattato i funzionari della polizia e del Ministero degli Interni chiedendo una indagine immediata sull’accaduto. Secondo la polizia il video è stato girato nel corso di una operazione di sicurezza effettuata da un team congiunto della polizia della Guardia di Frontiera n. 2 e delle forze di sicurezza n. 36 nel villaggio di Kotankauk il 5 novembre, nel corso del quale 10 poliziotti avevano arrestato numerosi abitanti. Le operazioni di sicurezza erano iniziate dopo che sei persone in motocicletta avevano sparato a 11 poliziotti di fronte l posto di polizia di frontiera di Norular, il 3 novembre scorso causando la morte di un poliziotto e il ferimento di un altro. La polizia aveva effettuato perquisizioni a seguito di una soffiata che indicava che nel villaggio viveva un uomo che aveva distribuito agli abitanti documenti e cartelli contenenti informazioni false utilizzati per aizzare una manifestazione di protesta il 3 novembre, in occasione della visita di un gruppo di diplomatici. Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati sei machete, una lancia e un coltello e due persone sono state accusate di essere coinvolte negli attacchi armati. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=133d090aa2284f25b26237b410a787c5 Tue, 07 Mar 2017 09:47:19 GMT 8cdd00700aab4ff79e5ed58a42f1ce84 Il Cardinale Charles Maung Bo a sostegno di Aung San Suu Kyi 2017-09-29T06:24:11.4030000+02:00 Guarire il Paese, andare avanti in pace, giustizia e riconciliazione. Cari cittadini e comunità internazionale, vi saluto. I recenti tristi tragici eventi nel nostro paese che colpiscono migliaia di musulmani, Rakhine, indù ed altri, hanno attratto l'attenzione preoccupata del mondo. L'innesco della violenza e l'aggressiva risposta sono criticabili. Sentiamo grande compassione per la fuga di migliaia di musulmani, indù, Rakhine, Mro e molti altri che sono dispersi, soprattutto i bambini. Questa tragedia non dovrebbe essere accaduta. Così come Daw Aung San Suu Kyi ha espresso la sua preoccupazione per tutte le forme di violenza nel suo recente discorso, appoggiamo con forza la posizione per cui le risposte aggressive prive di integrate politiche di pacificazione a lungo termine sono controproducenti. I media occidentali hanno scritto molto sul ruolo di Daw Aung San Suu Kyi. Molti ritengono che i sentimenti e i principi che lei ha espresso in modo così forte nel suo ultimo discorso avrebbero dovuto essere esplicitati prima. Ma gettare tutta la colpa su di lei, stigmatizzando la sua risposta è una misura controproducente. Le circostanze in cui si è insediato il suo governo, le molteplici sfide umanitarie che il suo governo ha dovuto affrontare in un breve tempo, il continuo ruolo e l’assenza di controllo sulla sicurezza imposto costituzionalmente dai militari e altre sfide rendono il suo ruolo difficilissimo. Le assicurazioni da lei date nel suo discorso sui diritti nello stato Rakhine, sul ritorno dei rifugiati e lo sviluppo dello stato sono da apprezzare. Coloro che hanno vissuto in questo paese per lungo tempo hanno bisogno di giustizia e la Commissione di Kofi Annan ha assunto le giuste decisioni suggerendo misure costruttive. Lei (Aung San Suu Kyi) ha costituito un comitato di lavoro per l'attuazione delle raccomandazioni della Commissione Kofi Annan. Si tratta di iniziative positive che richiedono l'apprezzamento e la collaborazione di tutte le parti interessate e della comunità internazionale. 28/09/17, 22:39 Tutti noi dobbiamo uscire da un passato ferito verso un futuro di guarigione Lasciate che le lezioni del passato illuminino il nostro futuro. La pace basata sulla giustizia è possibile, la pace è l'unico modo. Sinceramente vostro Cardinale Charles Maung Bo Arcivescovo di Yangon. https://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?lang=it&catid=63ed98d0587043baa73ca1aee6331ae5&docid=8cdd00700aab4ff79e5ed58a42f1ce84 Fri, 29 Sep 2017 04:24:11 GMT f2adcde2bb8f4cc3b01b29f8b59eebd1 Foto e video falsi infiammano le tensioni nel Rakhine. 2017-09-04T15:46:28.1430000+02:00 Myanmar conflict: Fake photos inflame tension Conflitto birmano. Foto false infiammano le tensioni Jonathan Head South East Asia correspondent 2 settembre 2017� Un articolo pubblicato dalla BBC http://www.bbc.com/news/world-asia-41123878 mostra come siano state pubblicate sui social media alcune video e foto false, che si diceva ritraessero le violenze accadute nello Stato Rakhine nei confronti dei mussulmani Rohingya. In realtà erano foto di episodi accaduti in altri paesi e in anni precedenti. Queste ed altre foto false hanno contribuito ad infiammare le tensioni tra mussulmani e buddhisti in Birmania e nei confronti del governo birmano. Purtroppo l’accesso all’area del conflitto è fortemente limitato soprattutto dopo gli ultimi attacchi terroristici da parte dell’Arakan Rohingya Salvation Army, che ha rivendicato gli ttentati a 30 postazioni di polizia e che hanno dato luogo ad ulteriori uccisioni, incendi di villaggi da parte dei militanti mussulmani, spesso sostenuti dalle popolazioni o da parte delle forze di sicurezza. Il 29 agosto il vice primo ministro turco, Mehmet Simsek, ha twittato quattro foto, ed ha sollecitato la comunità internazionale a fermare la pulizia etnica dei Rohingya. Il messaggio e le foto sono state ritweettate più di 1.600 volte, ma la autenticità delle fotografie è stata messa in discussione. Alcune foto infatti ritraggono le vittime del Ciclone Nargis del 2008, altre ritraggono probabilmente l’affondamento di un battello su un fiume birmano e sono state prese da un sito di oltre un anno fa. La foto di una donna che piange la morte di un uomo risale al 2003 ed è stata scattata ad Aceh Indonesia da un fotografo della Reuters. La terza foto di due bambini in lacrime sul corpo della madre viene dal Ruanda del 2003 e fu scattata da Albert Facelly for Sipa, ed ha vinto il World Press Award. Mentre la foto di persone immerse in un canale può essere vista in un sito che fa appello a una raccolta fondi a seguito della recente alluvione in Nepal. Una foto che sembra ritrarre militanti Rohingya nell’atto di addestrarsi a sparare in realtà è risultata essere una foto di volontari Bengalesi in lotta per la guerra di indipendenza nel 1971. Per questi motivi quando il team della Commissione Diritti Umani dell’ONU ha iniziato ad indagare le violazioni dei diritti umani in Rakhine, si è rifiutata di utilizzare video o fotografia, al di fuori di quelle ottenute direttamente. Il rapporto ONU cita in modo meticoloso i dettagli e le modalità di raccolta delle informazioni raccolte sulla “devastante crudeltà” perpetrata dalle forze di sicurezza. Sono state commesse atrocità da entrambe le parti , ma la situazione per i Rohingya, ora sotto un robusto attacco delle forze di sicurezza e di civili armati, sembrano essere molto peggiori. Ottenere un quadro accurato di quanto sta succedendo, in ogni caso, richiederà molto tempo, visto anche il limitato accesso all’area da parte di osservatori indipendenti. Ma le campagne di disinformazione, peggioreranno gli atteggiamenti da ambe le parti e probabilmente renderanno il conflitto peggiore. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/foto_e_video_falsi_infiammano_le_tensioni_nel_rakhine_/nazionalita_etniche?lang=it Mon, 04 Sep 2017 13:46:28 GMT b0720f7f819f4c0f8260fa375c83072e Missione dell'Ambasciatore Aliberti nello Stato Shan Importante sostegno italiano al processo di pace e di democratizzazione del Paese. 2017-05-26T11:56:02.7200000+02:00 Yangon, 26 maggio 2017 – “Grazie alle sue risorse naturali e alla sua posizione strategica al confine con la Cina, lo Stato Shan è fondamentale per assicurare al Myanmar uno sviluppo socioeconomico equilibrato e sostenibile” così ha commentato l’Ambasciatore Pier Giorgio Aliberti a conclusione della sua missione a Taungyyi. La visita ha rappresentato un’occasione per incontrare il Governatore dello Stato Shan, il Presidente del Parlamento locale, i rappresentanti dei partiti politici regionali e i delegati impegnati nel delicato processo di pace in corso in Myanmar. Al centro della discussione, l’Ambasciatore Aliberti ha sottolineato il costante impegno dell’Italia a favore della transizione democratica e del processo di pace in Myanmar, ricordando i numerosi progetti portati avanti dal nostro Paese ed esplorando possibili nuove forme di collaborazione per il futuro. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/missione_dell_ambasciatore_aliberti_nello_stato_shan/nazionalita_etniche?lang=it Fri, 26 May 2017 09:56:02 GMT 9b426c4d1b904e54956fe1bdbf552091 Kofi Annan presenta le prime proposte per la solluzione del problema Rohingya 2017-03-21T19:14:53.4800000+01:00 Rapporto interinale della Commissione consultiva nominata dal Ministro degli Esteri Aung San Suu Kyi e guidata da Kofi Annan sulla situazione dei Rohingya Il mandato della Commissione non era di investigare specifiche violazioni dei diritti umani ma di affrontare i problemi istituzionali e strutturali che minano le prospettive di pace, giustizia e sviluppo nello Stato Rakhine e di proporre adeguate misure che possano consentire il miglioramento della vita delle comunità dello Stato e la soluzione dei problemi. La commissione si è avvalsa del contributo di numerosi soggetti, dal governo dello Stato al parlamento Rakhine, alle istituzioni religiose, le organizzazioni della società civile, i rappresentanti dei villaggi e degli sfollati nei campi. Le raccomandazioni includono una richiesta di accesso umanitario a tutte le aree colpite dalle violenze, assicurando gli aiuti umanitari e l’assistenza a tutte le comunità colpite dalle violenze. Il governo dovrebbe garantire anche l’accesso regolare ai media nazionali ed internazionali a tutte le zone interessate dalle violenze; il governo dovrebbe garantire lo stato di diritto condannando tutti coloro che sono risultati colpevoli di violazione dei diritti umani. Una stretta collaborazione con il governo del Bangladesh attraverso la costituzione di una commissione congiutna che dovrebbe affrntare le questioni connesse con il ritorno volontario di rifugiati dal Bangladesh, meccanismi congiunti per combattere il traffico di esseri umani, della droga e di altri commerci illeciti, come pure una strategia congiunta per affrontare le immigrazioni illegali. Un piano per lo sviluppo economico e sociale dovrebbe essere definito dal governo birmano visto che lo Stato Rakhine è il secondo più povero della Birmania sviluppando tra l’altro un piano di formazione professionale e tecnica con particolare attenzione alla formazione professionale per le donne. Il governo dovrebbe stabilire immediatamente una strategia chiara e un processo di verifica della cittadinanza concordata con le parti interessate; dovrebbe mappare tutte le restrizioni esistenti alla libertà di circolazione; effettuare una campagna porta a porta di registrazione dei nuovi nati garantendo a tutti i bambini il certificato di nascita e dovrebbe definire una strategia che porti alla chiusura dei campi https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/kofi_annan_presenta_le_prime_proposte_per_la_solluzione_del_problema_rohingya/nazionalita_etniche?lang=it Tue, 21 Mar 2017 18:14:53 GMT 2718446e2be24f94bafa411eeab7aed4 l'Ambasciatore Italiano in Birmania Aliberti in visita agli Stati Karen e MOn 2017-03-26T19:41:27.0930000+02:00 marzo 2017 – L'Ambasciatore d'Italia in Birmania ha visitato i due importanti stati etnici Quello Kayin e Mon. La visita ha rappresentato un’occasione per incontrare i Governatori degli Stati interessati, i rappresentanti dei partiti politici regionali, i delegati impegnati nel delicato processo di pace in corso in Myanmar e i Vescovi cattolici attivi nella regione. Al centro della discussione, l’Ambasciatore Aliberti ha sottolineato il costante impegno dell’Italia a favore della transizione democratica e del processo di pace in Myanmar, ricordando i numerosi progetti portati avanti dal nostro Paese ed esplorando possibili nuove forme di collaborazione per il futuro e ha sottolineato che "Anche in regioni periferiche della Birmania come gli Stati Kayin e Mon si possono presentare interessanti opportunità economiche per le imprese italiane, ad esempio nei settori delle infrastrutture e dell'energia”. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/l_ambasciatore_aliberti_in_visita_agli_statikaren_e_mon/nazionalita_etniche?lang=it Sun, 26 Mar 2017 17:41:27 GMT 218bcbdc6ae747bdb59b1a5c6f442449 ARRESTATI DUE PASTORI BATTISTI ACCUSATI DI ASSOCIAZIONE A DELINQUERE 2017-01-31T17:43:37.4130000+01:00 Due pastori battisti provenienti dallo Stato Kachin, Lanjaw Gam Seng, 35 anni, e Dandaw Naung Lat, 65, sono stati accusati, la settimana scorsa, di assciazione a delinquere. I due si trovavano nello Stato Shan, diretti verso la base militare di Byuha Gon, quando avrebbero ricevuto una chiamata, anonima, con cui venivano convocati presso la Stazione di Polizia di Muse dove, stando alle dichiarazioni del portavoce presidenziale, Zaw Htay, sono tenuti sotto custodia, accusati di aver aiutato, a dicembre, un giornalista ad introdursi in una Chiesa cattolica danneggiata dai raid delle forze di Governo, nella città di Mongko, nello Shan; i militari non avrebbero gradito la natura del gesto dei due pastori che, per rappresaglia, sono stati immediatamente messi sotto custodia. Il governo, il 10 gennaio scorso, aveva negato la cattura dei due, che, come dichiarato da Zaw Htay “ Secondo il nostro rapporto territoriale sarebbero stati presi dal KIA ( Kachin Indipendence Army), non dai militari” - da novembre, infatti, lo stato Shan è in preda al conflitto armato tra le forze governative e l’Alleanza del nord, di cui anche il Kia fa parte -; nove giorni dopo è stata divulgata la notizia del loro arresto con “Accusa di reclutamento e spionaggio per conto dei ribelli”. Il portavoce del presidente ha successivamente dichiarato che il governo era già venuto a conoscenza del motivo della scomparsa dei due e che stavano “ Monitorando la situazione”. Ora, alcune Associazioni per la Difesa dei Diritti internazionali si stanno rivolgendo ai rappresentanti dell’ esercito governativo affinché i due vengano rilasciati al più presto e ricevano un trattamento adeguato durante la detenzione, oltre a richiedere che possano usufruire di un avvocato personale; come ha affermato Phil Robertson, vice direttore della direzione asiatica di Human Rights Watch, “Crediamo che abbiano diritto di scegliere il proprio difensore, se decideranno di avvalersi di un difensore d’ufficio sarà nel loro diritto; come rappresentante della Convenzione Anabattista del Kachin sarei sorpreso se non fossero in grado di trovare un legale personale” ha inoltre aggiunto “Crediamo che l’accusa di associazione a delinquere potrà essere revocata ad entrambi, o comunque scontata, secondo il quadro internazionale”. Robertson si è mostrato molto contrariato alla mancata dichiarazione, da parte del governo, della detenzione dei due pastori affermando che “avrebbero dovuto dire da subito dove si trovavano invece di incolpare il KIA”. Secondo l’esercito Dumdaw Shawn Lat “Ha agito come informatore e reclutatore per conto del KIA” , è quanto emerso da una dichiarazione ufficiale di giovedì, anche se ancora non ci sono prove valide a sostegno dei capi d’accusa. A tal proposito, ha affermato lo stesso Robertson “ Il modo in cui i militari stanno gestendo il caso è la dimostrazione della necessità ,che il paese ha, di conformarsi ai principi internazionali sui Diritti dell’Uomo; sono sempre più i pericoli per la popolazione e c’è bisogno di un'azione che cambi la lo stato delle cose al più presto”. https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/arrestati_due_pastori_battisti_accusati_di_associazione_a_delinquere/nazionalita_etniche?lang=it Tue, 31 Jan 2017 16:43:37 GMT 6839432ba3314835931d87b219258843 Le vere responsabilità della crisi dei Rohingya. Riflessione di Cecilia Brighi 2017-10-03T16:48:20.1500000+02:00 https://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/le_vere_responsabilita_della_crisi_dei_rohingya_riflessione_di_cecilia_brighi/nazionalita_etniche?lang=it Tue, 03 Oct 2017 14:48:20 GMT