C’è clima di grande festa nelle strade della Birmania, oltre 10.000 elettori della Lega Nazionale per la Democrazia hanno festeggiato sotto la pioggia la vittoria alle prime elezioni democratiche tenutesi in 25 anni all’interno del paese.
I dati saranno confermati entro due settimane, anche se finora dallo scrutinio è emerso che il partito di Aung San Suu Kyi ha ottenuto una vittoria schiacciante ricevendo oltre il 70% dei voti nazionali.
L’NLD ha vinto, infatti, 56 dei 57 seggi per la Camera Bassa e 12 su 12 alla Camera Alta nella Regione di Rangoon, raggiungendo la maggioranza anche a Mandalay, nelle zone centrali del paese, dove avrebbe ricevuto l’80% dei voti e negli stati Mon e Karen, 70%.
Il premio Nobel per la Pace ha cercato di non indispettire il’USDP e i militari per evitare quanto già avvenuto nelle elezioni del 1990 in cui il partito di Suu Kyi, dopo aver vinto le elezioni, non potè mai entrare in parlamento.
I leader del partito di opposizione USDP, hanno dichiarato che il risultato verrà rispettato a differenza di quanto accadde in seguito alle elezioni del ’90: ”Accetteremo la volontà degli elettori, qualunque essa sia” ha affermato il generale Thein Sein, Presidente della Repubblica. Il capo del partito di governo ha riconosciuto la sconfitta..
“Mamma Suu”, come la chiamano i suoi sostenitori, non potrà però essere il presidente del paese, visto che la costituzione, vieta di diventare presidente a chi ha coniuge o figli di altra nazionalità; questo non impedirà comunque Suu Kyi a dirigere, di fatto, il partito e il paese.
Queste elezioni sono dunque una svolta per Aung San Suu Kyi – che finalmente, dopo le stenuanti battaglie e gli anni passati agli arresti domiciliari, è riuscita finalmente a coronare la sua più grande ambizione- e, per la Birmania che - è riuscita finalmente a costruire un punto di partenza per il processo di pacificazione interno e di crescita economica, per quello che al momento è considerato uno dei paesi più poveri al mondo.