La struttura attuale è stata definita congiuntamente tra il governo birmano e l'United Nation Population Fund, ma è contestata dalle organizzazioni per i diritti umani e alcuni governi tra cui il governo UK, per l'approccio ai temi delle minoranze etniche e religiose, in particolare i Rohingya.
Rangoon,— i funzionari che effettueranno il censimento si sono sparsi in tutta la Birmania per dare inizio alle operazioni di censimento allo scopo di fotografare la situazione della popolazione birmana. Una scelta ampiamente criticata per le potenziali tensioni etniche e religiose derivanti dal rifiuto del governo di identificare la minoranza etnica mussulmana, lungamente perseguitata, di identificarsi come Rohingya. Inoltre alcuni amministratori di alcune zone del paese, comprese le aree controllate dai ribelli negli stati Kachin e Wa, hanno dichiarato di essere stati bloccati per i timori che il censo possa essere utilizzato per fini politici.
Le minoranze etniche, che nel totale rappresentano circa il 40% della popolazione birmana, contestano il fatto di non essere stati consultati correttamente prima del censimento, che prevede ai soggetti di identificarsi tra i 135 gruppi etnici.
Khaing Khaing Soe, direttrice del Dipartimento della Popolazione, ha dichiarato che non ci si fermerà di fronte alle minacce dei ribelli di rifiutare l’accesso ai lavoratori incaricati del censimento. “Andremo in ogni angolo del paese e eseguiremo il censimento secondo gli standard internazionali” ha dichiarato. “non escluderemo nessuna zona”. La direttrice ha anche dichiarato che tutti coloro che impediranno il lavoro dei funzionari del censimento sarebbero stati puniti. La Birmania è emersa solo recentemente da mezzo secolo di dittatura militare e da un isolamento autoimposto. Nessuno conosce quante persone vivono nel paese, che è a maggioranza buddhista. La stima che individuava una popolazione di 60 milioni di persone, si basa sulle estrapolazioni dell’ultimo censimento effettuato nel 1983, che secondo gli esperti è stato ampiamente truccato, lasciando fuori molte minoranze etniche e religiose. Più di 100.000 funzionari del censimento, la maggior parte insegnanti con indosso camicie bianche e gilet color cachi, domenica mattina hanno iniziato ad andare porta a porta. La speranza è quella di raggiungere i 12 milioni di famiglie entro il 10 aprile, data di conclusione del censimento. La lunga e complicata indagine, elaborata in collaborazione tra il governo e l’UNPF (United Nation Population Fund) intende raccogliere informazioni che vanno ben oltre il numero delle persone che vivono in ogni casa, ma anche informazioni relative al livello di istruzione, ai livelli di occupazione, alle disabilità, all’accesso all’acqua pulita, ai tassi di mortalità e fertilità. Il censimento comprende anche temi altamente controversi come razza e etnicità che i gruppi per i diritti umani hanno ampiamente sottolineato essere inappropriati in questa delicata congiuntura di transizione verso la democrazia. Tali gruppi sono particolarmente preoccupati per la situazione dei mussulmani Rohingya nella zona occidentale dello Stato Rakhine, che negli ultimi due anni sono stati oggetto di attacchi di bande di buddhisti e che hanno causato la morte di 280 persone e hanno forzato la fuga dalle proprie case di 240.000 persone. Decine di migliaia di loro vivono in condizioni di apartheid in campi per rifugiati estremamente affollati in cui non vi è alcun o scarso accesso al lavoro, all’istruzione o alle cure mediche. Il governo considera i membri di questa minoranza etnica come immigrati illegali dal vicino Bangladesh,anche se molti sono arrivati molte generazioni fa, e li considera come “bengalesi”. Nonostante che siano circa 1.3 milioni viene negata loro la cittadinanza dalla legislazione nazionale. I buddhisti dello Stato Rakhine, preoccupati che il censimento legittimi lo status dei Rohingya hanno protestato e minacciato di boicottare il censimento. Con la crescita delle tensioni, alcuni buddhisti negli ultimi giorni hanno attaccato le abitazioni e gli uffici degli operatori umanitari stranieri che hanno aiutato i mussulmani, causando l’evacuazione di quasi tutti i membri dello staff di tali organizzazioni. Sabato scorso, Ye Htut, il portavoce presidenziale ha annunciato che ai Rohingya non verrà permessa la identificazione in quanto tali nel censimento.
“Se una famiglia intende identificarsi come “Rohingya” non la registreremo” ha dichiarato ai giornalisti dopo un incontro con il Presidente Thein Sein e i membri dei partiti politici del paese, aggiungendo che queste persone avrebbero potuto identificarsi come “bengalesi”. L’ambasciata della Gran Bretagna ha protestato affermando che secondo gli standard internazionali, i rispondenti hanno diritto a rispondere nel modo che ritengono più rappresentativo della loro condizione.