ITALIA-BIRMANIA.INSIEME SCRIVE ALLA PRESIDENTE GIORGIA MELONI IN OCCASIONE DEL
3°ANNIVERSARIO DAL COLPO DI STATO IN BIRMANIA
Dopo tre anni dal violento colpo di stato militare in Birmania del 1° febbraio 2021, le violenze e i crimini di guerra e contro
l’umanità della giunta militare al potere vanno bloccati.
ITALIA-BIRMANIA.INSIEME in una lettera alla Presidente del Consiglio On. Giorgia Meloni a firma del Presidente
Vincenzo Scotti e della Segretaria Generale Cecilia Brighi ricorda la drammatica situazione in cui il popolo birmano è
costretto a sopravvivere dopo tre anni dal colpo di stato militare fallito per la reazione dell’opposizione democratica.
Questi i dati: oltre 910 attacchi aerei e 1.132 attacchi di artiglieria, almeno 30.000 i civili uccisi e oltre 26.000 gli
arrestati. 119 le condanne a morte, mentre le esecuzioni extragiudiziali continuano nelle carceri e nei centri di detenzione
controllati dalla giunta dove le donne vengono sistematicamente torturate e violentate. Con la tattica "brucia tutto,
uccidi tutti", sono stati oltre 1.355 i villaggi e 77.000 gli edifici, i campi di sfollati e i siti religiosi che sono stati distrutti.
Su una popolazione di 51 milioni si contano oltre 2.6 milioni di rifugiati interni.
ITALIA-BIRMANIA INSIEME, ha chiesto alla Presidente del Consiglio, alla luce delle attuali condizioni che
prefigurano la completa sconfitta della dittatura militare, che l’Italia rafforzi in seno alla UE e alle istituzioni internazionali
l’iniziativa necessaria per arrivare alla definitiva sconfitta della giunta golpista e alla vittoria delle forze democratiche che
stanno lottando per una Unione Democratica e federale del Paese.
ITALIA-BIRMANIA.INSIEME chiede pertanto:
- Che il prossimo G7 a presidenza italiana si attivi urgentemente per la formazione di una Coalizione di Emergenza
per il Popolo del Myanmar, come leva politica necessaria ad una transizione ad una democrazia, inclusiva, giusta e
permanente del paese asiatico e perché il Consiglio di Sicurezza ONU adotti una Risoluzione ai sensi del Capitolo
VII della Carta ONU per deferire la crisi del Myanmar dinanzi alla Corte Penale Internazionale o per istituire un
tribunale ad hoc e per approvare un embargo globale sulle armi, senza più delegare completamente all’ASEAN la
gestione dell’inattuabile accordo in 5 punti, agendo con decisione per porre fine ai crimini di guerra e contro
l’umanità della giunta.
- Che l’Italia e la UE sostengano all’ONU e all’ILO il riconoscimento delle credenziali del Governo di Unità Nazionale,
quale rappresentante legittimo del popolo birmano, poiché risponde a tutti i principali criteri ONU per tale riconoscimento.
- Che l’Italia intervenga formalmente, come hanno già fatto Germania, Danimarca, Olanda, Francia, UK e Canada a
sostegno della Corte Internazionale di Giustizia nel caso sulla violazione della Convenzione sulla prevenzione e punizione
del Genocidio, presentato dal Gambia contro il Myanmar e la sua giunta.
- Che la UE adotti urgentemente sanzioni contro gli interessi finanziari del regime, in particolare nei confronti delle
Myanmar Foreign Trade Bank, e Myanmar Investment Bank, così da bloccare tutte le transazioni in valuta pregiata, che
permettono alla giunta di acquistare armi e carburante per l’esercito e per l’aviazione militare, quindi che definisca un
efficace sistema di monitoraggio e sanzionamento europeo contro la violazione delle sanzioni negli Stati membri e monitori
la corretta attuazione dell'embargo UE sulle armi e sulle misure restrittive violate da alcuni paesi membri e candidati.
- Che la UE, anche, alla luce della Direttiva sulla Due Diligence e delle conclusioni del Consiglio di Amministrazione
ILO a seguito della Commissione di Inchiesta ILO, sospenda temporaneamente i benefici doganali sulle importazioni dal
Myanmar, (non solo nel settore tessile, ma anche del riso) perché essendo tali benefici vincolati al rispetto delle convenzioni
fondamentali ONU e ILO sui diritti umani e del lavoro, risulta che questi sono stati profondamente violati dalla giunta e
dalle imprese.
- Che l’Italia e la UE contribuiscano politicamente e finanziariamente ai programmi del NUG, del Movimento di
Disobbedienza Civile e sindacale e del Consiglio Consultivo Nazionale Unitario, che hanno urgente bisogno di sostegno,
per evitare che, dopo tre anni di enormi sacrifici, non siano più nelle condizioni opporsi alla dittatura militare genocida.