IN LIBRERIA DAL 28 GENNAIO
Della Birmania sapremmo poco o nulla se Aung San Suu Kyi per oltre
vent’anni non avesse lottato contro una dittatura sanguinosa che usa lo
stupro e la deportazione come armi. La sua battaglia le è valsa il
premio Nobel per la Pace nel 1991. Nel novembre 2015 ha vinto le
elezioni e conquistato la maggioranza necessaria per formare un nuovo
governo democratico.
Storie di resistenza quotidiana al regime
militare in Birmania, adesso Myanmar, tra rivolte soffocate nel sangue e
impegno politico di molti, da semplici cittadini fino al premio Nobel
Aung San Suu Kyi. Nella fantasia di molti occidentali, la Birmania è una
terra di grande fascino, di storie preziose, di incanti velati. In
realtà, questo Paese è il primo esportatore di metanfetamine al mondo e
il secondo per il traffico di oppio. Un Paese che da quasi mezzo secolo è
oppresso da un sanguinoso regime dittatoriale che per oltre dieci anni
ha tenuto agli arresti domiciliari Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la
Pace e simbolo della resistenza democratica e non violenta. Questo
libro racconta le vicissitudini dei protagonisti politici e sindacali
dell’opposizione. Nato dal lungo lavoro di collaborazione dell’autrice
con alcuni di loro, Il Pavone e i generali ci presenta un intreccio di
vicende attraverso le quali scorre anche la storia politica e sociale
della Birmania, dal dopoguerra a oggi, la brutalità e la repressione di
questa dittatura di fronte alla quale molti governi ancora oggi chiudono
gli occhi. È la storia dei sentimenti e delle emozioni di uomini e
donne che sono stati costretti ad abbandonare i loro amori, i figli, le
famiglie, i loro progetti di lavoro, per diventare protagonisti
dell’opposizione al regime.