Impatti ambientali negativi e soluzioni della strategia cinese Belt and Road Initiantive
Oltre la metà della popolazione birmana vive in aree che potrebbero subire forti impatti ambientali negativi a causa della prevista costruzione di due mega autostrade che taglieranno il paese, a meno che i rischi ambientali non verranno presi in considerazione.
Lo afferma un nuovo rapporto del WWF. http://d2ouvy59p0dg6k.cloudfront.net/downloads/BRI_Final_Digital_090118.pdf.
Le strade in programma fanno parte della nuova strategia cinese “Belt and Road Initiative (BRI).
“Riteniamo che circa 24 milioni di persone possano essere colpite in modo negativo dall’impatto di queste arterie stradali se non verranno costruite in modo che vengano presi in considerazione gli impatti potenziali sull’acqua, nella protezione contro le alluvioni, le frane ecc.” ha dichiarato Hanna Helsingen che ha redatto il rapporto.
Gli ambientalisti e i legali hanno messo in risalto i timori che le norme ambientali approvate dal 2015 non siano sufficientemente robuste, trasparenti e applicabili per prevenire gli impatti negativi sulla dimensione delle foreste, la gestione delle acque e la vivibilità delle popolazioni.
“La Birmania non ha ancora le infrastrutture istituzionali e la capacità necessaria a garantire che i progetti rispettino le nuove leggi a tutela dell’ambiente”. Ha dichiarato Sean Bain consulente legale della Commissione Internazionale dei Giuristi (ICJ).
Il rapporto WWF si concentra sui due corridoi autostradali che sono ancora a livello di prima progettazione. Correranno da est ad ovest e da nord a sud, attraversando importanti ecosistemi caratterizzati da fiumi e foreste. Altri progetti previsti dal BRI, comprendono i gasdotti e gli oleodotti dalla costa del Rakhine fino alla provincia dello Yunnan in Cina, la Zona Economica Speciale di Kyaukphyu.
Il rapporto sottolinea come il degrado delle foreste sia il rischio maggiore derivante da questi corridoi.
“l’apertura di queste aree precedentemente intatte di per se può impattare negativamente la qualità e la quantità delle acque, in particolare in quelle aree dove i livelli dell’acqua sono variabili e dove le foreste giocano un ruolo importante nella conservazione e rilascio delle acque” ha dichiarato Helsingen.
“se si guarda all’impatto delle alluvioni nel 2015, è chiaro che l’agricoltura è stata uno dei settori maggiormente colpiti” ha dichiarato Helsingen.
La deforestazione è stata indicata come uno dei fattori principali delle frane e degli allagamenti avvenuti nel 2015, che ha causato la salinizzazione di importanti coltivazioni di riso. Lanche le specie animali sono minacciate dalla perdita di foreste e che consentono il il movimento libero e il corretto funzionamento dei processi ecologici .
Vicky Bowman del Myanmar Centre for Responsible Business ha dichiarato che la Birmania non ha un quadro normativo e chiare linee guida per la valutazione ambientale:
“Se ci fosse un quadro di regole questo dovrebbe essere pubblico per poter avere una rilevanza. Abbiamo notato una mancanza di trasparenza simile con i progetti infrastrutturali in Birmania, sostenuti da India, Tailandia, Giappone e Corea.”
Sein Bain dell’ICJ ha sottolineato che pochi investitori hanno dimostrato un impegno genuino nell’osservanza degli aspetti procedurali di base delle leggi birmane come le valutazioni di impatto ambientale.
Le procedure di valutazione di impatto ambientale 2015 sono l’unica cornice legale della Birmania. Il The Irrawaddy, ha riferito a maggio 2017 che i governi birmano e cinese hanno sottoscritto un accordo di cooperazione nel quadro delle iniziative “the Silk Road Economic Belt e la 21st Century Maritime Silk Road.
I contenuti dell’accordo non sono stati resi pubblici.
Questioni legali problematiche.
Le valutazioni di impatto ambientali effettuate sino ad oggi in Birmania mancano di trasparenza. Le valutazioni sono state raramente pubblicate e il governo birmano non ha attuato le procedure di divulgazione e consultazione previste dalla legge” ha detto Bowman.
“La Birmania non prevede in modo vincolante che i progetti attuino una scala prioritaria di mitigazione degli impatti”. Ha dichiarato. Questo approccio allo sviluppo d’infrastrutture punta innanzi tutto a impedire la perdita di biodiversità ovunque sia possibile. Il passo successivo è la riduzione dell’impatto, prima della riparazione o riabilitazione e alla fine la compensazione. Ne le norme birmane rispettano gli standard previsti dalle agenzie internazionali che dovrebbero essere rispettati dai paesi. Ogni mega progetto che si realizza viene attuato con molta probabilità in modo illegale, causando “danni irreparabili all’ambiente del paese, alle sue popolazioni e in futuro, anche alla reputazione dei futuri investitori cinesi.
Bowman sottolinea che i problemi potrebbero essere evitati se le infrastrutture fossero pianificate e progettate secondo le linee della Valutazione di Impatto Ambientale, con studi effettuati secondo gli standard dell’IFC e della Banca Mondiale, compresa l’attuazione della consultazione, le modifiche per evitare, ridurre e mitigare gli impatti.
“Attualmente c’è una assenza di governance ambientale in Birmania attribuibile sostanzialmente alla debole capacità del governo e questa situazione non sembra potere cambiare immediatamente”.
Inoltre la Bowman evidenzia “ l’assenza di un interesse proattivo nella trasparenza e di un atteggiamento verde da parte dei developers”. Questo si aggiunge all’assenza d’informazione da parte delle comunità e degli altri stakeholders, e all’assenza di dati sulla biodiversità e sui servizi a sostegno dell’ecosistema”.
Mentre le responsabilità principali sono imputabili al governo, gli investitori, anche quando si stratta di progetti tra i governi, non dovrebbero ridurre la sostenibilità. ” Tutti coloro che sono coinvolti in questi progetti dovrebbero impegnarsi ad attuare gli standard internazionali, ad essere trasparenti, senza aspettare che tali questioni siano regolate.” Ha sottolineato Bowman.