12/28/2020
GRAVISSIMO RISCHIO DI COLPO DI STATO IN BIRMANIA
L'esercito minaccia di cancellare la Costituzione voluta da loro stessi e accusa il governo di brogli elettorali

Gravissime le dichiarazioni del portavoce dell'esercito birmano, il quale,  in una conferenza stampa martedì, non ha escluso la possibilità di un colpo di stato, se le accuse di frode elettorale lanciate dai militari non saranno prese in considerazione.

 

“I militari rispetteranno le leggi esistenti, inclusa la Costituzione. Ma questo non significa che i militari si assumeranno la responsabilità per lo stato o non si assumeranno la responsabilità per lo stato ".

 

Queste dichiarazioni hanno portato a ritenere che vi sia la probabilità di un colpo di stato, sebbene i massimi leader militari affermino che un simile passo sarebbe l'ultima risorsa.

Grandi preoccupazioni hanno pervaso, sia i circoli diplomatici del paese, che le imprese e e le organizzazioni sindacali, e persino Cina, Giappone e India, che in un modo o nell'altro hanno legami militari con il Myanmar.

Il giorno successivo alla conferenza stampa, il capo delle forze armate generale Min Aung Hlaing ha dichiarato in un discorso ai cadetti anziani: “La Costituzione è la legge madre. Dobbiamo seguire la Costituzione. Se la legge non viene rispettata o seguita, dobbiamo abolirla. Anche se è la Costituzione, dobbiamo abolirla. Al tempo del Consiglio rivoluzionario, la costituzione del 1947 fu abolita ". Facendo intendere che anche la Costituzione del 2008 potesse essere abolita.

Anche se l'articolo 40 (c) della Costituzione conferisce potere sovrano al comandante in capo durante uno stato di emergenza, è il presidente che può dichiarare lo stato di emergenza, previa consultazione e coordinamento con il Consiglio nazionale per la difesa e la sicurezza (NDSC), dominato dai militari, come stabilito nel Capitolo 11 della Carta.

 

Si deve ricordare che la Costituzione attuale è stata imposta dai militari nel 2008 alla popolazione, sotto la guida dell'allora supremo Generale Superiore Than Shwe. La carta prevede un ruolo preponderante dei militari nella vita politica ed economica del paese. Hanno il 25% dei seggi in tutti i parlamenti, da quello nazionale a quelli regionali e dei singoli Stati. I militari hanno il controllo dei Ministeri della Difesa, Degli Affari di Confine e degli interni e il controllo del Consiglio Nazionale per la difesa e sicurezza. Inoltre hanno un ruolo ancora pesante nell’economia attraverso una serie di holding nei settori più ricchi. Infine la Costituzione protegge i militari garantendone l’immunità per eventuali rischi di denuncia per violazione dei diritti umani.

Sono anche i guardiani ufficiali della Costituzione. Infatti questa piò essere modificata solo con il loro consenso.

 

Il rifiuto del portavoce militare di escludere la possibilità di un'acquisizione militare è un triste promemoria.

Secondo quanto riferito, dal  giornale “The Irrawaddy”: nella capitale, si sono tenuti incontri tra funzionari governativi di alto livello per discutere dei possibili modi per allentare la tensione, e l'NLD ha ordinato a tutti i suoi parlamentari,  ora riuniti nella capitale, di prepararsi a partecipare all'apertura del nuovo Parlamento il 1 febbraio, di mantenere la calma e non fare resistenza in caso di  un colpo di stato. Tuttavia, ansia e preoccupazione si stanno diffondendo tra i parlamentari dell'NLD e gli avvistamenti di veicoli blindati per le strade di Yangon hanno solo acuito la preoccupazione e la tensione. I legislatori dell’NLD si stanno preparando per lo scenario peggiore.

 

Gli analisti ritengono che le affermazioni di frode elettorale, lanciata dai militari subito dopo le elezioni politiche dello scorso novembre,  siano motivate solo dalla pesante sconfitta dell'Union Solidarity and Development Party (USDP) che ha conquistato solo il 5% dei seggi in parlamento. L'USDP è il partito nato da una costola dei militari.

Se questa situazione si avverasse gravissime sarebbero le conseguenze sul piano internazionale e locale, e il rischio di un nuovo isolamento internazionale da cui sarebbe difficilissimo tornare indietro. Già oggi si teme che l’Unione Europea possa cancellare il sistema di preferenze generalizzate approvato nel 2013  e che permette la eliminazione delle tariffe doganali alla importazione di prodotti birmani, ad eccezione delle armi.  Questo a fronte delle gravi violazioni dei diritti umani commessi dall’esercito nel Rakhine e negli altri stati etnici. Un eventuale colpo di stato rischierebbe di gettare il Myanmar nello scompiglio sociale, economico e politico per i prossimi anni e di isolare ancora una volta il paese a livello internazionale. Per i militari sarebbe come firmare la propria condanna a morte. Nel caso di una cancellazione della loro Costituzione, i militari perderebbero appunto la immunità e tutta una serie di altri privilegi. Inoltre  si darebbe l’avvio alla ripresa delle sanzioni politiche ed economiche che in passato erano state richieste dal popolo birmano e che hanno gettato il paese in un isolamento totale.