4/4/2017
La Chiesa cattolica birmana appoggia l'indagine ONU sulla violazione dei diritti umani

 La Chiesa cattolica birmana, le organizzazioni della società civile e molte organizzazioni internazionali hanno espresso il pieno sostegno alla decisione ONU di effettuare una indagine ufficiale ed una missione per indagare sulla violazione dei diritti umani contro i mussulmani Rohingya nello Stato Rakhine.

La decisione è stata assunta ufficialmente dal Consiglio ONU per i Diritti Umani che ha promosso una “missione internazionale di verifica” per “assicurare la piena credibilità e garantire la giustizia per le vittime” delle violazioni dei diritti umani nello Stato Rakhine. Contemporaneamente è stato esteso il mandato del Relatore Speciale ONU sulla situazione dei diritti umani in Birmania. Il governo birmano si è ufficialmente dissociato dalla risoluzione ONU.

 

In Una nota inviata alla Fides, l’ONG cristiana “"Christian Solidarity Worldwide" (CSW) osserva: “La risoluzione del Consiglio ONU Per i diritti Umani manda un importante messaggio al popolo birmano: la comunità internazionale è impegnata ad affrontare la situazione drammatica nel paese. Siamo spiaciuti che il governo birmano si sia dissociato dalla risoluzione e sollecitiamo la sua piena collaborazione con la missione per la definizione dei fatti, garantendo un accesso illimitato e incondizionato ai rappresentanti ONU in particolare nello stato Rakhine ma anche negli Stati Kachin e Shan. Esistono infatti rapporti riguardanti profonde violazioni dei diritti umani anche nel nord del paese” CSW chiede anche all’esercito birmano di interrompere immediatamente l’offensiva militare nel Rakhine per permettere l’immediato accesso agli aiuti umanitari e agli sfollati. La condizione della popolazione mussulmana Rohingya si è deteriorata rapidamente dall’ottobre scorso, quando 9 guardie di confine sono state uccise in un attacco nello Stato Rakhine al confine con il Bangladesh.  L’esercito birmano ha etichettato l’incidente come “una attacco terroristico” lanciando una ampia offensiva contro i civili che ha causato una seria crisi umanitaria e la fuga di molte persone. I militari sono accusati di aver commesso profone violazioni dei dirittiumani contro i Rohingya, dell’incendio di case, di esecuzioni senza processo, torture e stupri di massa.  A febbraio scorso, secondo i risultati di una missione in Birmania, l’alto commissario ONU per i Diritti Umani ha pubblicato un “Rapporto Flash” sulle violazioni dei diritti nello Stato Rakhine ed ha parlato di “politiche orchestrate da parte di un gruppo etnico o religioso con l’obiettivo di terrorizzare la popolazione civile di un altro gruppo etnico religioso” cacciandoli da un dato territorio. Secondo il rapporto dal 9 ottobre scorso circa 90.000 Rohingya sono stati sfollati.

 

 (Agenzia Fides 30/03/2017)