1/23/2009
la giunta chiude chiese cristiane e moschee a Rangoon
Secondo l’agenzia stampa Mizzia, le autorità locali di Rangoon hanno dato ordine a oltre 100 chiese di interrompere i loro servizi religiosi. Mizzima riferisce anche che l’ordine potrebbe riguardare oltre l’80% delle chiese della città e che 50 pastori sono stati forzati a firmare almeno cinque documenti in cui promettono di interrompere i servizi religiosi. I pastori sono stati avvisati che potrebbero essere arrestati se disobbediscono all’ordine. I funzionari del Ministero degli Affari Religiosi ha obbligato i proprietari degli immobili in cui si riuniscono le chiese e ha proibito di utilizzare la proprietà privata per scopi religiosi. Un pastore di Rangoon che non può essere nominato ha dichiarato che molte chiese sono state chiuse e sigillate, comprese tre chiese Battiste della township di Dagon. Un testimone ha dichiarato che in una chiesa il pastore ha presentato un Certificato di registrazione legale fornito dal ministero per gli affari religiosi alle autorità , quando sono venute a presentare il loro ordine. I funzionari gli hanno detto che il certificato di registrazione era stato ritirato.
Si ritiene che la causa immediata di questo giro di vite nelle chiese deve essere riferito al loro coinvolgimento negli aiuti post Ciclone
Anche AsiaNews/– conferma il nuovo giro di vite del regime militare birmano contro i fedeli cristiani e musulmani. La dittatura ha proibito gli incontri di preghiera nelle abitazioni private e minaccia di sequestrare gli appartamenti in cui verranno celebrate funzioni religiose. A lanciare l’allarme sono i fedeli delle due comunità, secondo i quali il Ministero per gli affari religiosi ha ordinato ai proprietari dei locali di sottoscrivere un accordo in cui “vengono messi al bando i gruppi di preghiera e i servizi religiosi all’interno degli edifici”.
“Di recente – riferiscono fonti locali – alcuni incaricati del ministero hanno convocato i proprietari di edifici privati usati come case di preghiera e hanno consegnato un ordine in cui se ne proibisce l’uso come luogo di culto”. La fonte spiega inoltre che è proibito “riunirsi per pregare” o insegnare il catechismo e studiare il Corano. “Ogni proprietario ha dovuto firmare cinque fogli” contenenti le nuove direttive in materia di pratica del culto. Quanti violeranno la disposizione, subiranno il “sequestro” o la “chiusura” dei locali.
In tutta Rangoon vi sarebbero almeno 50 chiese domestiche. Un pastore di una chiesa protestante della cittadina di Pabedan – che chiede l’anonimato per ragioni i sicurezza – denuncia la minaccia di “punizioni” lanciata dal Ministero per gli affari religiosi e lamenta che ora “non si ha più un posto dove svolgere le funzioni della domenica”.
La giunta militare birmana ha bloccato da tempo il rilascio di certificati di proprietà di terreni a organizzazioni religiose per la costruzione di chiese o luoghi di culto. La decisione ha spinto molti fedeli e pastori a riunirsi in luoghi privati, fra cui abitazioni private, che il più delle volte sono prese in affitto da terzi. “Dal 1990 – riferisce il pastore – le autorità non vendono terreni e non rilasciano autorizzazioni per la costruzione di chiese”. Egli spiega inoltre di utilizzare la propria abitazione per celebrare le funzioni religiose. Un giovane fedele cristiano di Yangon chiarisce che circa “l’80% delle chiese sono incluse nel provvedimento. Solo una minima parte delle chiese possiede terreni di proprietà. Molte altre utilizzano edifici presi in affitto, case e uffici”.
La repressione della giunta militare si abbatte anche sui musulmani, i quali non potranno più pregare o imparare i precetti del Corano nelle abitazioni. Una bando che si somma al divieto di costruire moschee. Le autorità hanno inoltre minacciato di prendere “seri provvedimenti” contro quanti non si atterranno alle nuove disposizioni.
In Myanmar il 90% dei fedeli circa è di religione buddista Theravada, al quale si soma un 5% di cristiani e un 4% circa di musulmani.