Il Parlamento birmano vota contro i cambiamenti alla costituzione
ASSK: è chiaro che i militari sono contro il cambiamento
Il parlamento birmano ha bloccato i cambiamenti costituzionali.
il parlamento birmano ha votato contro i cambiamenti della costituzione assicurando così il mantenimento del potere di veto dei militari sulle leggi principali e sui cambiamenti costituzionali e impedendo alla leader Aung San Suu Kyi di poter diventare presidente della repubblica con le prossime elezioni della fine dell’anno.
Il dibattito parlamentare, durato tre giorni, sulle modifiche della costituzione del 2008 che vieta alla Premio Nobel di candidarsi alla presidenza della repubblica e che da il diritto di veto ai militari che rappresentano il 25 % del parlamento si è concluso con il blocco a qualsiasi cambiamento. Nelle prossime elezioni, la cui data non è stata ancora definita, la leader birmana dovrebbe ottenere una grande vittoria contro il partito di governo USDP. Nonostante si sapesse che il disegno di legge non sarebbe passato, al momento della lettura dei risultati sull’aula parlamentare è sceso il silenzio e molti parlamentari dell’NLD, che si erano impegnati a sostenere la campagna che aveva raggiunto i 5 milioni di firme, erano visibilmente adirati. I 388 voti a favore delle modifiche non hanno raggiunto la soglia del 75% necessaria per passare.
Solo la clausola che prevede che il presidente debba avere una esperienza militare, è stata abolita.
“Non sono sorpresa dei risultati. Coloro che non hanno votato a favore delle modifiche hanno dimostrato di essere contro il cambiamento. Questo voto mostra chiaramente che la costituzione non può essere modificata se i rappresentanti dei militari si oppongono”
La leader birmana ha sollecitato il popolo a non perdere la speranza e in con una dichiarazione di sfida ha anche sottolineato che l’opposizione non si ritirerà dalle prossime elezioni che dovrebbero tenersi tra ottobre e novembre prossimo. Elezioni che saranno una cartina di tornasole sulla reale volontà dell’attuale governo di sostenere la transizione alla democrazia.
I militari, dopo quattro anni dall’insediamento di un governo semi-civile, si sono rifiutati di ridurre il loro controllo sul parlamento e sulla costituzione. Il voto ha rifiutato la proposta di riduzione della maggioranza del 75% al 70% per i voti sulle modifiche costituzionali. Il parlamento ha respinto anche la modifica della clausola che impedisce a coloro che sono sposati o hanno figli di cittadinanza straniera di diventare presidenti o vice presidenti.