La giunta
militare non ha mai voluto liberare la leader birmana per nessun
motivo e questo incidente è arrivato al momento giusto. Permettere che la
Signora possa parlare, muoversi ed organizzare l’opposizione sarebbe un rischio
troppo grosso che bisogna evitare a tutti i costi.
La giunta che detiene
il potere, i media, l’economia, le organizzazioni paramilitari che insieme ai
servizi segreti spiano e controllano anche l’aria che si respira,
la giunta che ha ignorato volutamente le segnalazioni sull’arrivo
del ciclone Nargis, la giunta che ha imposto con la forza il referendum
lo scorso anno, non vuole essere disturbata da una donna.
Quelle del 2010 devono essere elezioni indisturbate. Per mantenere se stessa al
potere anche per il futuro e per darsi una parvenza di credibilità
istituzionale si è inventata anni addietro la cosidetta
roadmap per la democrazia.
Ha costruito ad arte una costituzione di cartapesta, l’ha fatta votare con un
referendum il cui voto è stato estorto con la forza e i ricatti durante il post
ciclone e ora passa a rifarsi il trucco con le elezioni di un parlamento a sua immagine e somiglianza.
Secondo questa costituzione, il Capo
dello Stato deve aver fatto parte dell’esercito e non può essere stato
coniugato con un cittadino straniero. Una misura è specificamente
prevista allo scopo di impedire che Aung San Suu Kyi, possa essere democraticamente
eletta e possa mai ricoprire tale carica.
Viene vietato il diritto di voto agli
appartenenti a ordini religiosi, quali ad esempio i monaci, come pure a tutti i
prigionieri politici attuali e pregressi. In questo modo con un colpo solo si
priva del diritto di voto, quasi tutta l’opposizione organizzata alla
dittatura.
E poi va ricordato che il 25% dei seggi del futuro parlamento
saranno nominati dai militari. Non vi sarà indipendenza del sistema
giudiziario, ne vi sarà una vera garanzia per le libertà fondamentali, a
partire dalla libertà di organizzazione politica e sindacale e il lavoro forzato
potrà continuare attraverso l’utilizzo dei detenuti, dando legittimità a quanto
ora si sta facendo, attraverso arresti diffusi per crimini inventati in
modo da avere una costante e ampia manodopera a costo zero.
E’ pertanto evidente che non è possibile sostenere le elezioni e la
costituzione nella loro forma attuale. La giunta intende rimanere al
potere anche per continuare a guadagnare cifre esorbitanti e per
questo deve rifarsi la verginità di fronte ai governi del
mondo.
Dalla esportazione di gas nel 2008 ha ricavato 3.5 miliardi
di $. Dove vadano a finire questi profitti non è dato sapere, visto
che non sono dichiarati e che nelle transazioni internazionali viene
utilizzato il tasso ufficiale di cambio per nascondere buona parte di questi
guadagni.
Perché nessun governo o istituzione internazionale non ha mai
chiesto alla giunta militare dove vanno a finire gli enormi proventi derivanti dalle
esportazioni birmane?
Perché nelle sedi internazionali, all’ASEM, Asean o
all’ONU non si denuncia il fatto che quello birmano è il primo esercito
del Sudest asiatico e il decimo al mondo, quando il paese è alla fame e
Transparency International ha inserito la giunta militare birmana
come il secondo governo più corrotto al mondo?
I militari sanno per
esperienza che basta un del fumo negli occhi, come delle pseudo
elezioni e un futuro parlamento fantoccio per permettere ai governi
amici: Cina, India, Russia e ai molti altri pseudo democratici alleati da
sempre nelle sedi internazionali: Zimbabwe, Bielorussia, Vietnam, Cuba etc… di
sostenere che finalmente si è voltato pagina e si può fare affari indisturbati.
Ora tutto questo non è più accettabile. I governi non possono più
mostrare solo indignazione e scandalo.
Cosa fare? Molte sono le
azioni politice che potrebbero essere messe in campo. L’ONU e l’ASEAN
dovrebbero decidere di inviare urgentemente un loro inviato di alto livello
in Birmania e dovrebbe essere convocato d’urgenza il Consiglio di Sicurezza, per decidere misure urgenti tra cui un embargo
sugli armamenti. Si sa che vi sarà sicuramente l’opposizione di Cina e Russia,
ma di fronte a quanto sta avvenendo sarebbe veramente oltraggioso che la
comunità internazionale possa accettare il loro silenzio.
I governi del
G8 possono negoziare con Cina e Russia un cambiamento delle loro
posizioni o la crisi economica globale costringe ad essere
silenziosi con alleati così potenti?
E' possibile
rivedere almeno temporaneamente la partecipazione della Birmania all’Asem?
La
Birmania sta attraversando tre gravi crisi: una crisi politica e/o
costituzionale; una crisi socio-economica ed una crisi umanitaria. Per questo
la comunità internazionale deve chiedere urgentemente non solo la liberazione
di Aung San Suu Kyi e degli altri prigionieri politici, ma anche un piano
di riconciliazione nazionale, che si basi sulla verità e sul riconoscimento
degli abusi e delle violazioni dei diritti umani, che preveda la
revisione della costituzione effettuata con le organizzazioni democratiche e
delle rappresentanze etniche, la definizione accordi condivisi sulla
divisione dei poteri durante la fase di transizione, la garanzia di un
sistema e di una legge elettorale democratica ed un piano economico per la
transizione.
Vi
sono altre azioni urgenti che l’Unione Europea dovrebbe
adottare compreso il rafforzamento delle sanzioni economiche,
recentemente rinnovate, come richiesto da sempre dalle organizzazioni
europee a
sostegno della democrazia in Birmania. Le attuali sanzioni non
includono
infatti nè i settori del Gas nè dei settori finanziari ed assicurativi.
E’ ora di superare questi limiti.
Ma andrebbe adottato anche un sistema
di monitoraggio che eviti la triangolazione con i paesi limitrofi: Thailandia,
Cina, Malesia costruendo un sistema di tracciabilità dell’origine dei prodotti.
L’Italia che ospiterà il vertice G8 dovrebbe farsi portatrice di
una forte iniziativa politica e diplomatica e dovrebbe sostenere
attivamente le richieste del governo birmano in esilio e delle
organizzazioni democratiche, uscendo finalmente da una posizione defilata e
timida anche per quanto riguarda questa area del mondo. Su questo terreno vi è
il pieno accordo bipartisan in Parlamento, a partire dai contenuti di una
risoluzione congiunta che approvata alla camera giace in Senato ormai da sei
mesi.
(torna alla home page http://www.birmaniademocratica.org/Home.aspx e firma la
petizione per il rilascio immediato di Aung San Suu Kyi) (Puoi leggere l'articolo originale su
http://www.articolo21.info/8458/notizia/processo-a-san-suu-kyi-e-ora-di-agire.html
)