SOLIANI, BIANCONI, BAIO, FINOCCHIARO, BRISCA MENAPACE, MONGIELLO, GAGLIARDI, CAPELLI, FRANCO Vittoria, EMPRIN GILARDINI, CARLONI, BASSOLI, MAGISTRELLI, NEGRI, PELLEGATTA, THALER AUSSERHOFER, PIGNEDOLI, PALERMI, ROSSA, RUBINATO, SERAFINI, BINETTI, ZANDA, RAME, DONATI, PISA, ALFONZI, GAGGIO GIULIANI, VANO, PALERMO, NARDINI, TURIGLIATTO, VALPIANA, BOCCIA Maria Luisa, VILLECCO CALIPARI, AMATI, MACCANICO, LIVI BACCI, SCALERA, COSSUTTA, PECORARO SCANIO, FERRANTE, MARCORA, GALARDI, FONTANA, ROILO, PERRIN, BOSONE, MORGANDO, COLOMBO Furio, MARTONE, TONINI, SILVESTRI, BANTI, CUSUMANO, CONFALONIERI, MELE, VITALI, TIBALDI, ROSSI Paolo, POLLASTRI, RANDAZZO, TURANO, LUSI, IOVENE, RANIERI, CARRARA, SCOTTI, AMATO, MONACELLI, MARCONI, SCARPA BONAZZA BUORA, COSTA, BONFRISCO, PIANETTA, DE PETRIS. - Il Senato,
premesso che:
la recente pubblicazione in Italia del libro «Lettere
dalla mia Birmania» di Aung San Suu Kyi, la coraggiosa dissidente
birmana Premio Nobel per la pace nel 1991, e gli articoli al riguardo
apparsi in questi giorni sulla stampa nazionale, hanno riproposto
all'attenzione dell'opinione pubblica italiana il dramma di un popolo -
quello dell'odierno Myanmar - ancora nel mezzo di un travagliato
cammino verso la libertà e l'autodeterminazione;
l'autrice Aung San Suu Kyi, leader della Lega
nazionale per la democrazia, che da anni dà voce a questo dramma nel
mondo, è stata più volte incarcerata dal regime militare al potere, ed
è tuttora agli arresti dal maggio 2003, insieme con l'intero gruppo
dirigente del suo partito;
moniti ed appelli per la sua liberazione sono stati
ripetutamente rivolti dalla comunità internazionale al regime militare
birmano, senza alcun esito;
esprimendo la ferma condanna per gli ultimi gravi
episodi di repressione attuati dalla giunta militare birmana in seguito
alle proteste causate dall'aumento ingiustificato del prezzo del
carburante, che porterà al conseguente aggravamento delle condizioni di
vita della popolazione di quel paese già duramente pregiudicate dalle
politiche economiche della giunta;
sottolineando l'illegittimità della Convenzione
costituente promossa dalla giunta e delle sue conclusioni che
garantiranno la continuità del potere dei militari;
considerata l'ultima risoluzione del Parlamento
europeo sulla Birmania e gli appelli fatti dal Segretario generale
dell'ONU Ban-Ki-Moon per un processo di riconciliazione nazionale e di
democratizzazione effettiva nel paese, come proposto da 92 deputati
birmani in esilio;
considerato che:
i diritti umani fondamentali - come riconosciuti
dalla nostra Carta costituzionale, sanciti dalle Dichiarazioni delle
Nazioni Unite e richiamati nel Trattato per la Costituzione dell'Europa
- rappresentano l'orizzonte comune dei popoli di tutto il mondo e
devono costituire un riferimento costante per la politica
internazionale e, in particolare, per l'iniziativa dei governi
democratici nei confronti dei Paesi in cui tali diritti sono
disconosciuti e conculcati;
il diritto alla libertà in tutte le sue
manifestazioni, dal diritto di parola al diritto all'istruzione, alla
salute, alla partecipazione alla vita pubblica, alla libertà di
organizzazione sindacale, deve infatti ritenersi un bene universale che
non conosce confini geografici, in quanto appartenente all'intera
famiglia umana e al futuro delle nuove generazioni;
particolare rilievo assume il richiamo ai diritti
umani universali con riferimento alle donne, come espressamente sancito
dalle Conferenze mondiali dell'ONU e in particolare dalla Conferenza di
Pechino nel 1995,
impegna il Governo:
ad adoperarsi affinché sia restituita la libertà ad
Aung San Suu Kyi, agli altri prigionieri politici ed ai sei
sindacalisti recentemente condannati a 28 anni di carcere, nonché agli
attivisti del Movimento 88 recentemente arrestati, alcuni dei quali
sottoposti a tortura con l'accusa di aver organizzato le manifestazioni
di protesta, e sia garantita la piena facoltà di espressione a tutti
gli esponenti della Lega nazionale per la democrazia in Birmania, del
movimento sindacale e delle altre forze democratiche;
ad adoperarsi per il raggiungimento degli obiettivi
indicati dalla posizione comune della UE e a sostenere l'impegno e gli
sforzi del Segretario Generale delle Nazioni Unite nei confronti della
situazione in Myanmar, sostenendo ugualmente le iniziative in tal senso
nelle istanze delle Nazioni Unite e, qualora ne esistano le condizioni,
anche in Consiglio di Sicurezza;
a sollecitare le autorità governative birmane al
rispetto dei diritti umani, del lavoro ed ambientali, e ad interrompere
il lavoro forzato, gli stupri, le uccisioni e le deportazioni dei
cittadini birmani, riconoscendo il diritto del popolo birmano alla
libertà .