La Corte Internazionale di Giustizia conclude l'Earing sulle eccezioni presentate dalla giunta militare e il Gambia
Grave scelta della Corte che da legittimità alla giunta militare

ITALIA-BIRMANIA.INSEME ha criticato duramente la decisione della Corte Internazionale di Giustizia, di permettere alla illegittima e criminale giunta militare, di rappresentare il Myanmar alle udienze che si sono tenute dal 21 febbraio al 28 febbraio all’Aia, sulla violazione da parte del Myanmar della Convenzione internazionale sul genocidio.

La Corte Internazionale di Giustizia ha creato un gravissimo precedente, dando una impossibile legittimità alla giunta militare, nonostante che l’Assemblea Generale ONU e tutti gli altri organismi ONU abbiano rifiutato le sue credenziali. 

Prima della apertura delle udienze, il Governo di Unità Nazionale (NUG), l’unico organismo legittimato a rappresentare lo Stato del Myanmar e il coraggioso popolo birmano, aveva informato la Corte di aver ritirato tutte le obiezioni preliminari, oggetto di queste udienze, presentate a suo tempo dal governo dell’NLD,  su cui la Corte deve pronunciarsi prima di poter procedere nel merito della causa.

La giunta non è il governo del Myanmar, non rappresenta lo Stato del Myanmar ed è pericoloso che la Corte gli abbia permesso di presentarsi come tale. È scandaloso che l'ICJ, non solo abbia proceduto con queste udienze, sulla base della rappresentanza della giunta, ma che perda mesi preziosi nella discussione di obiezioni preliminari, che il legittimo governo democratico ha ritirato.

  Questa scelta facilita solo i piani della giunta militare, che cerca invano di legittimarsi  a livello internazionale come leader del Myanmar. 
Nel Comunicato stampa diffuso al termine delle audizioni, la Corte Internazionale di Giustizia ha scritto quanto segue: 

 the delegation of Myanmar was led by H.E. Mr. Ko Ko Hlaing, Union Minister for International Cooperation of the Republic of the Union of Myanmar, as Agent.  

In questo modo ha dato legittimità alla giunta indicando il suo rappresentante come Ministro della Cooperazione Internazionale della Repubblica dell'Unione del Myanmar.
Questo è un riconoscimento di fatto della giunta, da parte di una importantissima istitzione ONU che  agevolerà  ulteriori atti genocidari, come quelli in corso in questi mesi  in tutto il paese, e i Rohingya non potranno in nessun modo tornare in Myanmar, sapendo che verrebbero sottoposti alle violenze della giunta militare.

Come sottolinea lo Special Advisory Council sul Myanmar: “L'ICJ è tenuta a tenere conto dell'atteggiamento adottato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite in merito alle questioni del riconoscimento e dell'accreditamento degli Stati membri”.

La scelta della Corte, va oltre la sua giurisdizione e la Corte diventa complice “del violento tentativo della giunta di prendere il potere e di evitare la giustizia.