4/24/2019
La Corte Suprema birmana conferma la condanna dei due giornalisti Reuters

La corte suprema birmana ha respinto l'appello dei due giornalisti della Reuters incarcerati a seguito delle accuse legate ai loro articoli sui Rohingya.  I due giornalisti in carcere hanno ricevuto i premio Pulitzer per il loro rapporto. La coppia di giornalisti è in prigione da più di un anno per aver violato l'Official Secrets Act di Myanmar. Una legge approvata dal governo coloniale britannico nel 1923 per criminalizzare la condivisione di quasi tipo di informazione governativa. L'articolo 3 criminalizza chiunque raccolga, pubblichi o comunichi informazioni che potrebbero essere utili a un nemico. L'articolo 5 criminalizza chiunque abbia, controlla, comunica, utilizza, conserva o riceve informazioni classificate come segrete dalla legge, con una pena detentiva di 2 anni.

 Attraverso questa legge il governo può affermare che le informazioni sono un segreto ufficiale ed è possibile che attraverso questa legge si possa nascondere corruzione e irregolarità facendo apparire le prove come segreto ufficiale.

Wa Lone e Kyaw Soe Oo sono stati condannati a sette anni lo scorso settembre in un caso che è stato oggetto di forti critiche in tutto il mondo. I giornalisti avevano rivelato che le forze di sicurezza avevano ucciso 10 musulmani nel nord Rakhine durante un'operazione militare nel 2017.
L’arresto dei due giornalisti è avvenuto perché colti in possesso, di documenti ufficiali consegnati loro da agenti di polizia, in quella che sembra sia stata una vera e propria trappola. Entrambi ribadiscono la loro innocenza e sostengono che le autorità li hanno raggirati.
Un tribunale di grado inferiore aveva respinto il loro ricorso poi presentato alla Corte suprema.
Martedì, il giudice della Corte Suprema, Soe Naing, ha annunciato che il tribunale birmano ha raggiunto la stessa conclusione.
"Sono stati condannati per sette anni e questa decisione è valida", ha affermato, senza fornire dettagli.
"Mi sono sentito ferito quando il tribunale ha respinto l'appello, sono molto triste perché il verdetto non era quello che mi aspettavo", ha detto Chit Suu Win, la moglie di Kyaw Soe Oo alla BBC Birmania.
"Lui [Kyaw] ed io ci aspettavamo buone notizie."
Quando furono arrestati, i due giornalisti stavano indagando su un'esecuzione di massa di Rohingya, centinaia di migliaia dei quali sono stati costretti a fuggire dalla distruzione e dalla persecuzione nella provincia settentrionale del Rakhine in Birmania.
L'avvocato della coppia ha dichiarato che il verdetto ha "danneggiato" la libertà di stampa nel Paese.
"Ci dispiace molto non solo per loro, ma per il prestigio del paese, per la libertà di stampa", ha detto Khin Maung Zaw alla BBC. "Tutti vengono danneggiati da questo verdetto".

Gli investigatori delle Nazioni Unite hanno chiesto che i principali generali  dell’esercito birmano vengano indagati per genocidio, e hanno criticato la leader di fatto del paese e Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi per non aver fermato gli attacchi.

Il massacro su cui i giornalisti stavano indagando è l'unico che il governo birmano abbia ammesso. Le forze armate birmane - che affermano che le operazioni militari erano mirate a contrastare le minacce da parte di militanti o ribelli - hanno fino ad allora insistito che i soldati non hanno compiuto uccisioni illegali.

Su cosa stavano investigando?

Wa Lone, 32 anni, e Kyaw Soe Oo, 28 anni, sono cittadini birmani che lavoravano per l'agenzia di stampa internazionale Reuters e stavano raccogliendo prove sull’uccisione di 10 uomini Rohingya da parte dell'esercito nel villaggio di Inn Din nel nord Rakhine nel settembre 2017.

I giornalisti Sono stati arrestati prima della pubblicazione del rapporto, subito dopo la consegna di documenti da parte di due poliziotti che avevano incontrato in un ristorante per la prima volta.

Un testimone della polizia ha testimoniato durante il processo che la riunione del ristorante era un trappola allestita per incastrare i giornalisti.

Il rapporto finale - una collaborazione con altri giornalisti - è stato considerato straordinario, perché aveva raccolto testimonianze da una serie di partecipanti, compresi gli abitanti dei villaggi. buddisti che avevano confessato di aver ucciso musulmani Rohingya e di aver dato fuoco alle loro case. I resoconti della polizia paramilitare hanno anche coinvolto direttamente l'esercito.

 

I militari avevano in precedenza pubblicato le proprie indagini sulle accuse di abusi nel Rakhine, e si sono scagionati per le infrazioni commesse, nonostante una grande quantità di testimonianze da parte dei rifugiati Rohingya che descrivono le atrocità subite.

Successivamente le autorità hanno lanciato la loro indagine sulle uccisioni di Inn Din, confermando che il massacro aveva avuto luogo e promettendo di agire contro coloro che avevano preso parte.

Sette militari sono stati condannati al carcere per il loro coinvolgimento nelle uccisioni. I militari hanno dichiarato che i soldati avrebbero scontato 10 anni di lavori forzati per "aver contribuito e partecipato all'omicidio".