Dopo
le elezioni, la dittatura militare sceglierà alcuni membri del
Parlamento che formeranno il Collegio elettorale composto da tre
gruppi. Ciascuno dei quali sceglierà un candidato per la Vice
Presidenza. Un gruppo è composto dai parlamentari delle regioni e degli
stati, un gruppo da parlamentari dalle township e delle popolazioni ed
il terzo di membri dell’esercito che sono in Parlamento.
(Puoi scaricare questo stesso articolo nel file in allegato). * * *
I
Portavoce e i Vice della Camera bassa e alta decidono successivamente
se i candidati hanno i necessari requisiti per diventare Presidente e Vicepresidenti e in seguito vi sarà un voto in entrambi i rami del
Parlamento per scegliere il Presidente. I due perdenti saranno vice
Presidenti.
Poiché i militari e i partiti alleati domineranno i rami del Parlamento avranno mano libera nella selezione dei loro candidati.
Il Presidente e i Vice Presienti
NON hanno bisogno di essere rappresentanti eletti o anche rappresentanti dei militari in Parlamento.
Se ricoprono dei seggi in Parlamento, devono dimettersi.
Il Presidente poi formerà il nuovo governo.
Il Presidente ed i Vice Presidenti devono provenire dall’esercito anche se potrebbero essere ex militari.
Il
sistema di governo è un sistema presidenziale, non parlamentare. Quasi
tutti i poteri di governo risiedono nelle mani del Presidente.
A meno che non violi le leggi, il Presidente non è responsabile di fronte al Parlamento.
Il Presidente sceglie i ministri del governo.
I ministri non devono necessariamente essere membri del Parlamento.
Il
Parlamento non ha alcun diritto di mettere in discussione il Presidente
sulle sue politiche. Il Presidente sceglie se o no desidera riferire al
Parlamento.
I PARLAMENTARI NON AVRANNO LIBERTA’ DI PAROLA
Ai
Parlamentari non sarà permesso criticare la Costituzione, invece la
devono difendere. Così se chiedono un cambiamento democratico, che
richiede cambiamenti alla Costituzione, rischiano di essere messi in
carcere.
Se
un parlamentare fa affermazioni che si ritiengono siano contrarie alla
legge, quanto detto verrà rimosso dagli atti parlamentari.
Tutte
le leggi repressive esistenti rimanogno in funzione, compresa la
censura. Così se un parlamentare fa delle critiche è molto improbabile
che queste vengano riprese dalla stampa.
I MILITARI RIMANGONO AL DI SOPRA DEL PRESIDENTE E DEL PARLAMENTO
I
militari sono indipendenti su tutte le questioni, compreso il loro
bilancio, e la gestione delle imprese di proprietà delle forze armate.
Il
capo delle forze armate decide chi sarà il ministro degli affari
interni, il ministro degli affari di confine e il ministro della
difesa. Questa prerogativa si attua sia per il Parlamento dello Stato
che per quelli regionali.
Le
forze armate hanno un diritto di veto su tutte le leggi che vengono
approvate in Parlamento, se si ritengono possano rappresentare una
minaccia alla sicurezza nazionale o alla solidarietà nazionale. (L’uso
della parola “solidarietà” si ritiene si riferisca a qualsiasi azione
delle rappresentanze delle nazionalità etniche nei parlamenti regionali
volte a promuovere e proteggere le loro culture o ad aumentare il
livello di autonomia).
I
militari possono assumere il controllo del governo in ogni momento se
si ritiene vi sia una minaccia all’unità o alla solidarietà nazionale.
I
militari possono indipendentemente assumere l’iniziativa nell’ambito
del paese senza l’approvazione del Parlamento o del Presidente.
I POTERI RISIEDONO NEL NUOVO CONSIGLIO PER LA SICUREZZA NAZIONALE E LA DIFESA, NON NEL PARLAMENTOIl
potere reale risiede nell’ambito del NDSC (
National Defence and
Security Council) composto da 11 membri, compreso il Presidente ed il
Comandante in Capo dei Servizi di difsa.
Questa
è una transizione dallo SLORC (
State Law and Order Restoration Council)
che ha preso il potere nel 1988 dopo le rivolte democratiche. Lo SLORC
poi, dietro suggerimento di una società di relazioni pubbliche
americana, di ha preso il nome di SPDC (
State Peace and Development
Council), ed ora si chiamerà NDSC.
Membri:
il Presidente, che deve avere una esperienza militare.
I vice presidenti che devono avere una esperienza militare.
Il Portavoce della Camera Bassa (Pyithu Hluttaw).
Il Portavoce della camera Alta Amyotha Hluttaw.
Il Comandante in capo dei servizi di Difesa (dell’esercito).
Il Vice Comandante in capo dei Servizi di difesa (dall’esercito).
Il Ministro della Difesa (scelto dai militari).
Il Ministro degli Interni (scelto dai militari).
Il Ministro degli affari esteri.
Il Ministro degli affari di Confine (scelto dai militari).
Otto
delle 11 posizioni saranno occupate da persone attualmente
nell’esercito o che sono state nell’esercito, o scelte dai militari.
Due
verranno scelte dal Parlamento controllato dai militari e la posizione
finale verrà scelta da un militare in servizio o in pensione.
UN SISTEMA NON EQUO IMPOSSIBILE CAMBIARE SENZA L’ACCORDO DELLE FORZE ARMATE
Poiché
è necessaria una maggioranza di olte il 75% per cambiare la
costituzione è impossibile promuovere un cambiamento democratico senza
l’accordo dell’esercito.
Qualcuno
osserva che mentre l’attuale Parlamento potrebbe essere pieno di
partiti pro regime e di militari, nelle future elezioni nei prossimi
5-15 anni questa situazione potrebbe modificarsi. Anche se per ipotesi
si accettasse che per i prossimi 15 anni o più il popolo birmano possa
continuare a soffrire straordinarie violazioni dei diritti umani,
compreso gli stupri, le torture, le esecuzioni arbitrarie e algri atti
che costituiscono crimini di guerra e contro l’umanità, questo
argomento ignora la realtà della situazione in Birmania.
I militari hanno un veto costituzionale sulle riforme democratiche ora e nei prossimi 15 anni.
Anche
se per miracolo le prossime elezioni del 2015 o del 2020 fossero
libere ed eque e i partiti proregime perdessero tutti i loro seggi, i
militari avend il 25% dei seggi del Parlamento ancora avrebbero diritto
di veto sui cambiamenti democratici.
Anche
se i miracoli diventassero realtà e un gruppo di militari volesse
votare con tutti i parlamentari per riformare la costituzione e quei
militari non fossero sostituiti dall’esercito prima del voto, il
Comandante in Capo dei Servizi di Sicurezza puù per diritto
costituzionale, prendere il pieno controllo del paese se decidesse che
tali riforme siano una minaccia alla sicurezza o alla solidarietà
nazionale.
È
impossibile per il Parlamento diventare un forum per fornire un
cambiamento democratico a meno che i militari non siano d’accordo.
Coloro
che affermano che nel lungo periodo il Parlamento potrebbe essere un
forum per il cambiamento politico si possono appigliare solo ad una
ipotesi, ovvero che il Comandante in Capo dei Servizi di Difesa decida
di cedere il potere.
Una
strategia che dipenda solo dalla fortuna e dall’auspicio che ad un
certo punto un militare liberale ad un certo punto diventi Comandante
in capo, non è semplicemente credibile.
Per
questo Aung San Suu Kyi e la Lega Nazionale per la Democrazia hanno deciso
che il futuro dei diritti umani e della democrazia in Birmania risieda
fuori del Parlamento e non al suo interno.
Per
molti anni il Consiglio di Sicurezza , la Assemblea Generale dell’ONU
il Consiglio ONU per i Diritti Umani, il Segretario Generale dell’ONU,
la Unione Europea, l’Assean, gli Usa e anche la Cina hano dichiarato
che la strada per un cambiamento genuino sia rappresentata dal dialogo
tra il movimento democratico, compresa l’NLD, i rappresentanti etnici e
la dittatura: Un dialogo tripartito che dovrebbe portare alla
riconciliazione nazionale e alla transizione verso la democrazia.
Un
rilancio dell’impegno ONU per assicurare la realizzazione di tale
dialogo con un forte sostegno da parte dei leader del mondo e del
Consiglio Di sicurezza ONU, rappresenta una prospettiva maggiore e più
veloce per il cambiamento invece delle elezioni farsa e di una
costituzione costruita ad arte per mantenere la dittatura.
(Puoi scaricare l'articolo nel file in allegato)
(12 Novembre 2010)