Mizzima –
Per generazioni, la struttura della proprietà terriera in Birmania è stata
caratterizzata da ineguaglianze e ingiustizie. Nell’era feudale, il Re possedeva
la maggior parte delle terre, dove servi erano costretti a lavorare. Durante l’epoca
coloniale, grandi proprietari terrieri sfruttavano le differenze di classe e
etniche per difendere gli interessi britannici.
Disgraziatamente, dopo sei decadi di indipendenza, simili ineguaglianze in tema
di accesso alla terra continuano a persistere per il popolo birmano. Una delle
ragioni per cui i piccoli agricoltori e proprietari vivono nell’insicurezza
sono proprio le confische arbitrarie della terra da parte del governo centrale.
Tali confische avvengono in larga parta senza nessuna forma di compensazione o
possibilità di ricorrere in appello, attraverso il sistema giudiziario.
Questa
situazione ha fatto sì che le opportunità di vita di molti piccoli proprietari
e agricoltori siano diventate più fragili. Il governo ha operato confische con lo
scopo di riempire le tasche dei propri ufficiali e dei lori alleati con i soldi
degli investitori stranieri.
Abbiamo già
documento questo fenomeno nell’articolo “
L’accaparramento delle terre da parte del governo birmano: agricoltori senza diritti” (Più in basso sono tradotte alcune parti in italiano).
Il governo
ha continuato a confiscare terreni nella piena impunità in parte per l’inadeguata
protezione della proprietà privata nella legislazione nazionale. Ad esempio, la
Law Safeguarding Peasent Rights afferma che la Corte Civile “non emanerà un
decreto o un ordine (…) di confisca di (…) terreno agricolo (…) né di prodotti
agricoli”, mentre il paragrafo successivo permette tale confisca laddove l’azione
governativo venga presa per “ottenere un reddito per il governo” o per “motivi
di ordine pubblico” (n.d.r. "
for the obtaining of government revenue or for law
and order").
Ugualmente, la legge che dà
ai proprietari terrieri il diritto di essere ricompensati in seguito alla
confisca delle terre o all’esproprio lascia ampi margini al governo birmano. Per
esempio, il
Land Nationalisation Act del 1953, che sostituì il
Land
Nationalization Act del 1948, afferma che l’indennizzo dovrà essere assicurato “tranne
laddove i terreni agricoli possono rientrare nel demanio statale per inadempienze
o altre condizioni definite sotto qualsiasi altra legge vigente”. Se la
legislazione nazionale in molti Paesi conferisce poteri simili ai governi
nazionali, in Birmania nè un sistema elettorale democratico legittimo nè uno
stato di diritto compiuto impediscono ai funzionari del governo di riempirsi le
tasche alle spese dei piccoli proprietari. In un governo caratterizzato dall’autoritarismo
e dalla corruzione, questo è in realtà e troppo spesso quello che accade.
Le
già menzionate clausole, che permettono ogni abuso da parte dei funzionari birmani,
sono in contrasto con i sistemi di altri Paesi, che hanno leggi tese precisamente
ad evitare ogni tipo di abuso di potere da parte del governo. Gli Stati Uniti,
per esempio, includono l’idea che la proprietà privata non possa essere presa
dal governo per uso pubblico “senza giusta compensazione” nel quinto
emendamento della loro Costituzione.
In Canada,
ai sensi degli
Exproriation Acts, una compensazione adeguata deve essere
garantita dal governo per ogni esproprio di pubblica utilità. In Germania, l’esproprio
è permesso solo per il raggiungimento di un fine pubblico, e in ogni caso deve
essere specificatamente regolato da uno statuto che regoli natura e dimensione
della compensazione. Inoltre, il diritto di ricorrere è garantito dalla
Costituzione nazionale.
Mentre tutti
questi Paesi permettono allo Stato di confiscare terreni ai privati, gli stessi
Paesi hanno istituzionalizzato e posto l’enfasi sulla salvaguardia dei diritti
dei proprietari, inclusi i proprietari di semplici case o di piccoli terreni,
rispetto ai privilegi del governo. Inoltre, c’è una garanzia, in tutti questi
sistemi, sulla compensazione adeguata.
In Birmania,
a causa delle zone oscure nella legislazione, come quelle citate del Land
Nationalisation Act del 1953, non esistono queste garanzie. Né c’è un enfasi
sui diritti dei singoli proprietari, e invece il governo ha la licenza di usare
il potere dello Stato per sfrattare arbitrariamente le persone fuori dalle loro
terre senza un giusto processo né alcuna salvaguardia giuridica.
Anche quando
i proprietari terrieri hanno provato a ricorrere per vie giudiziarie, i membri
della magistratura sostengono i militari e devono i loro incarichi – e la
permanenza nel loro incarico – ai generali birmani. Il risultato è che non sono
capaci o non vogliono agire in modo indipendente nelle dispute tra singoli
proprietari e il governo.
In un Paese
democratico, i rappresentanti eletti sviluppano e approvano frequentemente leggi
che hanno un impatto sulla proprietà terriera. Quando la legge produce l’effetto
di confiscare o espropriare la terra, i proprietari sono compensati. In
Birmania, tuttavia, l’elite al potere e i suoi soci arrivati al potere attraverso
le elezioni farsa del 2010, prendono decisioni in modo unilaterale su questo
tema. L’inadeguata protezione della proprietà privata nella legislazione
nazionale permette loro di prendere la terra senza adeguate compensazioni.
Non c’è
dubbio che gli agricoltori e i proprietari in Birmania stanno soffrendo una
crisi fondiaria. La terra può essere confiscata in qualsiasi momento da parte
del governo. Non c’è nessuna genuina possibilità di ricorso da parte dei proprietari
colpiti.
Per cambiare
la situazione sarebbe necessario inserire nella legislazione nazionale misure
che garantiscano adeguata compensazione per la confisca delle terre. Tuttavia,
rafforzare semplicemente queste misure non impedirebbe necessariamente al
governo di continuare a prendere la terra a proprio piacimento. Solo un governo
legittimo, democraticamente eletto, che risponda all’elettorato birmano,
potrebbe porre fine alle confische arbitrarie nel Paese.
(Puoi leggere l'articolo in originale su Mizzima)
(29 Luglio 2011)
* * *
Qui sotto uno stralcio dell'articolo: "
Accaparramento delle terre da parte del governo: agricoltori senza diritti" di U Myo e Lane Weir, apparso su Mizzima il 23 Maggio 2011.
Le autorità birmane stanno
vendendo i terreni birmani al miglior offerente.
Nel 2002, i terreni agricoli della provincia
di Saytoktaya sono stati occupati illegalmente per costruire un’industria
militare. I campi e i raccolti sono stati presi d’assalto dai bulldozer e
nessuna compensazione è stata concessa.
Nel Maggio del 2009, le autorità dello stato del’Arakan hanno confiscato
delle fattorie per la costruzione del gasdotto cinese dall’Oceano Indiano alla
Cina. Le promesse misure di compensazione non si sono mai realizzate.
Nel Dicemembre del 2010, il governo ha
concesso ad un’importante impresa cinese, la
Two Diamond Dragon, di confiscare
centinaia di acri di terreno agricolo alle comunità locali dello Stato Kachin.
Questi sono solo alcuni esempi
della corsa degli ultimi dieci anni da parte delle autorità birmane nell’accaparrarsi
le terre degli agricoltori per incassare i soldi delle opere, ignorando le
difficoltà create agli agricoltori, ai contadini e alle loro famiglie, che si
sono ritrovati di colpo senza i mezzi per sopravvivere.
Come risultati, a molti braccianti
e molti agricoltori non è rimasto che lasciare la Birmania per cercare lavoro
da immigrati nei Paesi vicini, in particolare la Thailandia.
Jackie Pollock, direttore della
MAP Foundation di Chiang Mai, in Thailandia, racconta che per i lavoratori
migranti “lasciare le proprie case, famiglie ed amici per lavorare in
Thailandia è una decisione significativa. Ma c’è sempre il conforto, per questa
categoria di migranti, di spostarsi sapendo che c’è una casa dove ritornare”.
Ma come Pollock afferma, “per coloro che migrano perché le loro terre sono
state confiscate, anche questo frammento di sicurezza è rubato, rendendo la
migrazione un’esperienza traumatica”.
Un’analisi della legislazione
nazionale birmana mostra chiaramente l’illegittimità di queste confische, che
non fanno altro che aumentare la vulnerabilità e l’insicurezza dei lavoratori e
degli agricoltori birmani.
[…]
(Puoi leggere l'intero articolo in originale su Mizzima)
(23 Maggio 2011)