13/03/2011
L’NLD dichiara che le nomine del governo sono illegali
Rangoon
- L'opposizione birmana ha dichiarato mercoledì che il presidente
eletto non ha diritto a nominare i ministri. Le accuse del premio
Nobel Aung San Suu Kyi rappresenano il suo secondo attacco in meno di
una settimana alle recenti azioni del governo e confermano il ruolo
critico di primo piano dell’NLD – partito che è stato sciolto dalla
giunta militare.
Il
governo eletto a seguito della sedicente transizione dei militari verso
la democrazia, nel frattempo non si è ancora insediato, a più di un
mese dalla elezione del parlamento, dopo oltre due decenni.
Il
presidente eletto Thein Sein è un ex generale e ministro sotto la
giunta militare che guida Partito di Solidarietà dell'Unione e dello
Sviluppo USDP, che ha vinto a larga maggioranza le elezioni generali del
novembre scorso, che i critici hanno dichiarato truccate a favore
dell'esercito.
Infatti
il Parlamento lo ha nominato presidente il 4 febbraio, ma non ha ancora
prestato giuramento. Per questo la Lega afferma che non ha diritto di
nominare ministri, giudici della Corte suprema, il procuratore generale o
il capo del comitato parlamentare.
L’NLD
ha dichiarato inoltre che i partiti politici legalmente registrati
hanno il dovere di segnalare le attività anticostituzionali. Le sessioni
del Parlamento sono durate circa 30 minuti e si sono chiuse, lasciando
l'impressione che si tratti di un organismo che serve solo a ratificare
le decisioni della maggioranza dominata dai militari.
L’NLD è stata
ufficialmente sciolta l'anno scorso per non aver accettato di
registrarsi come partito intenzionato a presentarsi alle elezioni
generali dello scorso novembre, che secondo il parere dell’NLD erano
ingiuste e antidemocratiche.
Venerdì scorso, l’NLD ha criticato una
nuova legge che consente al capo militare della Birmania l’accesso a un
fondo speciale senza alcuna supervisione da parte del Parlamento. L’
organizzazione di Aung San Suu Kyi
ha denunciato inoltre il bilancio recentemente pubblicato dal governo
per la ripartizione dei troppi fondi destinati per la difesa e non
abbastanza per i servizi sociali.
(13 Marzo 2011)