29/07/2009
Giro di vite sulla sicurezza per il verdetto contro Suu Kyi – Articolo di Saw Yan Naing
IRRAWADDY - Da mercoledì mattina sono state rafforzate le misure di sicurezza attorno alla prigione di Insein a Rangoon e ai negozi è stato ordinato di rimanere chiusi questo venerdì, giorno in cui è programmato il verdetto conclusivo del processo contro la leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi.             

Due battaglioni di polizia hanno già raggiunto le forze di sicurezza che stazionavano attorno alla prigione in vista del possible scoppio di proteste, secondo quanto riferiscono fonti a Rangoon, che raccontano anche come le autorità siano di fatto preoccupate circa possibili manifestazioni.



Foto - Forze di polizia attorno alla prigione di Insien per il verdetto
Poliziotti in tenuta antisommossa fanno guardia all'ingresso
della Prigione di Insein (Associated Press, da Irrawaddy)



Dozzine di sostenitori di Suu Kyi si sono radunati regolarmente fuori dalla prigione di Insein per ogni giorno del processo.          

Uno dei più importanti leader dell’opposizione, Win Tin, dirigente della National League for Democracy, si è aggiunto a chi è venuto a raccolta.
        
Nella giornata di martedì, Win Tin ha raccontato di essere giunto in prossimità della Prigione di Insein, rimanendo per circa quaranta minuti per manifestare la propria solidarietà alla collega, Suu Kyi.        

Martedì sono stati presentati gli ultimi argomenti del processo mentre il verdetto è atteso per venerdì.               

I diplomatici che erano presenti in aula hanno detto di aver sentito Suu Kyi usare queste parole “Temo che il verdetto sarà dolorosamente ovvio” (n.d.r. “I’m afraid the verdict will be painfully obvious”), secondo quanto riportato dall’Associated Press.            

Dopo la sessione finale di martedì, Suu Kyi ha detto al proprio avvocato, Nyan Win, che il procedimento “mostrerà se nel Paese esiste o meno lo stato di diritto”.            

Suu Kyi potrebbe ricevere fino a cinque anni di carcere se ritenuta colpevole. E’ accusata di aver violato i termini dei propri arresti domiciliari.          

Il suo processo è iniziato il 18 Maggio venendo rallentato dalla decisione della corte di aggiornare le udienze numerose volte.   

Suu Kyi ha passato circa 14 degli ultimi 20 anni agli arresti domiciliari. L'ultimo periodo da reclusa, che di fatto ancora sta vivendo, è iniziato nel Maggio del 2003. 



(Puoi leggere l'articolo in originale su The Irrawaddy)


(29 Luglio 2009)