03/04/2006
Programma di azione sindacati mondiali sulla Birmania
La Conferenza Birmania conclusasi il 4 aprile scorso a Katmandu, a cui hanno partecipato oltre 60 sindacalisti da ogni parte del mondo e i leaders del sindacato birmano e kareno, i rappresentanti del governo in esilio e dei parlamentari birmani, ha approvato una risoluzione ed un programma di azione che impegnerà il movimento sindacale nei prossimi mesi.

DICHIARAZIONE FINALE

  1. La quarta Conferenza sulla Birmania della Confederazione Internazionale dei Sindacati, organizzata a Katmandu dai tre affiliati CIS del Nepal nei giorni 3 e 4 aprile 2007, ha visto la partecipazione di leader e rappresentanti del movimento democratico birmano – tra cui la Federazione dei Sindacati birmani (FTUB) affiliata alla CIS, la Federazione dei Sindacati Kawthoolei (FTUK) ed il Governo di Coalizione Nazionale dell'Unione Birmana (NCGUB) –, delle centrali sindacali nazionali affiliate alla CIS di 20 paesi dell'Asia del Pacifico, dell'Europa e del Nordamerica, come pure delle Federazioni Sindacali Internazionali (GUF), dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e di altri partecipanti.
  1. Nella Conferenza sulla Birmania sono stati presentati rapporti dettagliati sull'attuale stato della repressione nel paese, con particolare riferimento ai diritti del lavoro e ai diritti sindacali. La Conferenza ha riscontrato come in Birmania le condizioni permangano critiche, nonostante lunghi anni di campagne ad opera della comunità internazionale, tra cui quella del movimento sindacale, contro le violazioni diffuse e sistematiche dei diritti umani.
  1. La Conferenza sulla Birmania esprime grave preoccupazione nei confronti del mancato avvio da parte del regime militare birmano di un dialogo efficace con la Lega Nazionale per la Democrazia e con le organizzazioni dei gruppi etnici nazionali per ripristinare la democrazia e la pace. La Conferenza sulla Birmania respinge con forza il processo di "Convenzione Nazionale" avviato dal regime ed esprime il proprio apprezzamento nei confronti dei processi di consultazione del NCUB[1] per lo sviluppo di una bozza di costituzione democratica federale.
  1. La Conferenza sulla Birmania condanna il perdurare della detenzione del Premio Nobel per la pace Daw Aung San Suu Kyi, nonché la detenzione e gli abusi perpetrati ai danni di oltre mille prigionieri politici, molti dei quali hanno perso la vita in conseguenza dei maltrattamenti durante la detenzione.
  1. La Conferenza sulla Birmania condanna la repressione dei diritti sindacali, ivi compreso il diniego della libertà di associazione, sia a livello normativo, sia nella pratica, nonostante la Birmania abbia ratificato la Convenzione n° 87. Gli attivisti del lavoro, i componenti delle rispettive famiglie, amici e conoscenti vengono costantemente arrestati, torturati e condannati a pesanti pene detentive. Il regime militare ha tentato di etichettare la FTUB come organizzazione terroristica, impedendo al suo Segretario Generale, Maung Maung, di partecipare alla Conferenza Internazionale del Lavoro e di recarsi all'estero.
  1. La Conferenza sulla Birmania condanna il tentativo operato dal regime militare di istituire le Associazioni dei Lavoratori di Myanmar, operanti sotto il suo controllo, oltre a condannare i tentativi del regime volti ad ottenere il sostegno di donatori ed organizzazioni internazionali in un quadro in cui viene totalmente negata qualunque reale libertà di associazione.
  1. Le donne sono state oggetto di più intensa repressione tramite politiche ed interventi del regime militare; ad esempio sono state sottoposte al lavoro forzato e a continui stupri e sono state utilizzate nelle aree di conflitto come arma di guerra da parte dei militari; donne e bambine sono inoltre state oggetto di traffici, tra l’altro per alimentare l'industria del sesso.
  1. I lavoratori emigrati dalla Birmania sono maggiormente esposti alle violazioni dei propri diritti fondamentali. La Conferenza sulla Birmania esprime il proprio apprezzamento nei confronti dell'opera delle organizzazioni sindacali e di altre organizzazioni di alcuni paesi volta al miglioramento delle condizioni dei lavoratori emigrati dalla Birmania e alla loro protezione.
  1. Nonostante il regime abbia ratificato la Convenzione n° 29 e malgrado l’impegno formalmente assunto nei confronti dell'attuazione delle Raccomandazioni della Commissione di Inchiesta dell’OIL in materia di sradicamento del lavoro forzato, questa pratica permane sistematica e diffusa da parte sia dei militari, sia delle autorità locali, essendo peraltro accompagnata da violazioni di altri diritti fondamentali, tra cui reinsediamento forzato, detenzione ed esecuzione arbitrarie, stupro, tortura e reclutamento forzato di bambini soldato. La FTUB ed altre organizzazioni sindacali continuano a presentare rapporti regolari, frequenti e dettagliati sul lavoro forzato imposto dall'esercito alle popolazioni civili di tutto il paese.
  1. A quanto sopra si aggiungono alcune sconcertanti iniziative assunte dal governo, che comportano gravi minacce alla sicurezza, all'integrità ecologica e alla sopravvivenza a livello locale. Tra queste, possiamo citare la costruzione di dighe sul fiume Salween, la distruzione ed il taglio illegale di foreste di teak, la produzione ed il traffico di sostanze stupefacenti e la priorità assegnata nel bilancio nazionale alle spese militari, oltre alla mancanza di un sostegno alle necessità elementari del paese in materia di sanità e di istruzione.
  1. La Conferenza sulla Birmania condanna tutti gli investimenti diretti esteri, esprimendo particolare preoccupazione nei confronti degli aumenti degli investimenti nei settori del petrolio, del gas e minerario, dell'incremento delle esportazioni illegali di legname e del dominio di tutte le attività economiche significative del paese da parte di imprese controllate o associate al regime militare e agli ex baroni della droga; la preoccupazione riguarda inoltre il mancato sviluppo da parte dei governi di sanzioni internazionali efficaci contro il regime, il crescente sostegno economico e politico fornito al regime birmano dalla Cina e da altri paesi vicini e la portata limitata della "Posizione Comune" dell'Unione Europea, nonché le esclusioni che essa prevede.
  1. La Conferenza sulla Birmania riconosce l'importante ruolo di leadership che potrebbe potenzialmente essere svolto dall'India in qualità di superpotenza regionale e di più grande democrazia al mondo per la promozione della causa della democrazia e dei diritti sindacali in Birmania.
  1. La Conferenza sulla Birmania esprime il proprio apprezzamento nei confronti degli sforzi compiuti dalle varie commissioni sulla Birmania nei Parlamenti di tutto il mondo, con particolare riferimento al lavoro svolto dalla Commissione Interparlamentare dell’ASEAN su Myanmar (AIPMC) per la promozione del progresso verso la democrazia in Birmania.
  1. Nonostante molti anni di attenzione e le Risoluzioni approvate dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e dalla precedente Commissione sui diritti umani, con le relative richieste di riconciliazione nazionale, la situazione in Birmania continua a costituire una grave minaccia per la pace e la stabilità regionale ed internazionale. La Conferenza sulla Birmania accoglie con favore il recente dibattito all'interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, pur deplorando la mancata adozione in ragione del veto di Cina e Russia e dell'opposizione del Sudafrica, e sottolinea la relazione del Relatore Speciale Paulo Sérgio Pinheiro al Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU sulla situazione dei diritti umani in Birmania, nella quale si afferma: “Gravi violazioni dei diritti umani vengono compiute da individui all'interno delle strutture del Consiglio di Stato per la Pace e lo Sviluppo, che non solo vengono perpetrate impunemente, ma che sono addirittura autorizzate dalla legge". La relazione sottolinea come “i ripetuti abusi del sistema giuridico neghino la certezza del diritto e rappresentino un forte ostacolo alla garanzia di un esercizio efficace e significativo delle libertà fondamentali dei cittadini".
  1. La Conferenza sulla Birmania riconosce gli sforzi prodotti dall’OIL fin dal 1992, volti nello specifico a costringere il regime militare ad adempiere ai propri obblighi e a rispettare i diritti fondamentali del lavoro e le Convenzioni da esso stesso ratificate. Nel giugno del 2000 la Conferenza Internazionale del Lavoro ha adottato una Risoluzione che ha evidenziato il ricorso sistematico e costante al lavoro forzato in Birmania. La Risoluzione richiedeva ai Costituenti dell’OIL e ad altre organizzazioni internazionali di valutare i rispettivi rapporti con la Birmania e di cessare qualsivoglia rapporto che potesse comportare un effetto diretto o indiretto di aiuto e di favoreggiamento del lavoro forzato. Alla luce della mancata attuazione da parte del regime delle raccomandazioni della Commissione di Inchiesta dell’OIL, la questione birmana è rimasta all'ordine del giorno di tutte le sessioni del Consiglio di Amministrazione e della Conferenza dell’OIL tramite una Sessione Speciale del Comitato sull'applicazione delle norme. I termini della Risoluzione del 2000 sono stati ulteriormente richiamati e rafforzati dalla Conferenza OIL del 2006 tramite sedute specifiche della Commissione di Selezione della Conferenza. È stato richiesto ai Costituenti dell’OIL di relazionare sulle misure assunte ai sensi della Risoluzione del 2000 e di avviare ulteriori misure adeguate, ivi compreso nei confronti degli investimenti diretti esteri e dei rapporti con le imprese birmane statali o di proprietà di militari.
  1. La Conferenza sulla Birmania ha ricevuto rapporti dettagliati dal Direttore Esecutivo dell’OIL, Kari Tapiola, e dal Funzionario di collegamento, Richard Horsey. La Conferenza sulla Birmania sottolinea i dibattiti che si sono tenuti e le conclusioni adottate nel corso della riunione del Consiglio di Amministrazione dell’OIL del marzo 2007. Pur apprezzando il Protocollo d’Intesa tra il regime militare birmano e l’OIL sottoscritto nel febbraio del 2007, il quale istituisce un meccanismo di denunce per le vittime del lavoro forzato attraverso il Funzionario di collegamento con il regime militare, la Conferenza sulla Birmania ritiene che un tale accordo non sia di per se stesso sufficiente a garantire che si ponga fine al lavoro forzato, richiedendo quindi un più stretto monitoraggio della conformità, un aumento delle risorse a disposizione dell'ufficio OIL in Birmania e una costante pressione sul regime al fine di garantire lo sradicamento del lavoro forzato.
  1. La Conferenza sulla Birmania sostiene fortemente le decisioni del Consiglio di Amministrazione dell’OIL e le Conclusioni della Commissione di Selezione della Conferenza Internazionale del Lavoro del 2006 affinché venga sottoposta alla Corte Internazionale di Giustizia la violazione della Convenzione sul lavoro forzato 1930 (Convenzione OIL 29) da parte del regime militare birmano.

La Conferenza sulla Birmania richiede:

· Al regime militare birmano

di avviare un effettivo dialogo con la Lega Nazionale per la Democrazia e con le organizzazioni che rappresentano i gruppi etnici per il ripristino della democrazia e della pace;

di dare attuazione alle Raccomandazioni della Commissione di Inchiesta dell’OIL affinché si ponga immediatamente fine al ricorso al lavoro forzato e si perseguano i responsabili di questo crimine contro l'umanità.

· Alla CIS, agli affiliati e alle GUF, di collaborare per i seguenti obiettivi

dare attuazione e coordinare campagne sindacali internazionali per l'attuazione della presente dichiarazione;

fare ricorso a tutti i mezzi disponibili per promuovere la consapevolezza sulla questione birmana, a partire dai luoghi di lavoro fino al livello nazionale ed internazionale;

istituire e promuovere un database CIS delle imprese che effettuano investimenti in Birmania;

avviare tutte le misure possibili per persuadere le imprese operanti in Birmania a porre fine a qualunque rapporto economico e commerciale e ad interrompere qualunque investimento nel paese fino a quando non venga ripristinata la democrazia e non venga sradicato il lavoro forzato;

avviare una campagna che abbia come obiettivo le imprese multinazionali operanti con la Birmania e al suo interno, con particolare riferimento alle grandi imprese del settore del petrolio, del gas e minerario e ai progetti per la costruzione di dighe e per investimenti in infrastrutture che comportano importanti benefici economici per il regime, costituendo una fonte futura di valuta estera;

sottolineare l'importanza della campagna sulla questione birmana nell'ambito del programma del Comitato sul capitale dei lavoratori della CIS in modo da esercitare pressioni sulle imprese affinché cessino qualunque commercio ed investimento in Birmania;

identificare le compagnie di assicurazione che garantiscono la copertura di investimenti aziendali in Birmania ed assumere tutte le possibili iniziative affinché vengano persuase a interrompere la copertura assicurativa;

organizzare una Giornata di Azione Internazionale sulla Birmania ed esaminare ulteriori iniziative sindacali adeguate affinché venga esercitata una pressione efficace sul regime militare birmano;

persuadere le organizzazioni internazionali e regionali, ivi comprese le istituzioni finanziarie, ad interrompere prestiti e qualunque altro progetto relativo alla Birmania, ad eccezione di quei casi specificamente previsti per la promozione dell'attuazione delle raccomandazioni dell’OIL e per la lotta contro HIV/AIDS, malaria e tubercolosi;

intervenire tramite il Gruppo dei lavoratori in modo da garantire che l’OIL sorvegli da vicino l'attuazione piena ed efficace del Protocollo d’Intesa e affinché sostenga attivamente il rafforzamento e l'adeguamento delle risorse dell'ufficio OIL in Birmania;

adoperarsi affinché venga adottata una risoluzione sulla Birmania da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite;

fornire sostegno politico e finanziario e solidarietà alla FTUB nelle sue attività di organizzazione e di campagna, ivi comprese missioni sindacali di solidarietà nelle aree di confine;

difendere la FTUB ed i suoi leader contro le false accuse mosse dal regime militare, sostenendone gli sforzi verso l'istituzione di organizzazioni sindacali libere ed indipendenti in Birmania;

fornire la propria assistenza nell'organizzazione e nel sostegno dei lavoratori emigrati e dei profughi birmani in modo da garantire il rispetto e la protezione dei rispettivi diritti secondo il diritto interno ed internazionale;

assicurare la partecipazione delle lavoratrici birmane alle varie attività educative e sindacali della CIS;

rafforzare la campagna per il rilascio immediato e senza condizioni di Aung Sang Suu Kyi e di tutti gli altri prigionieri politici, sottolineando il caso di attivisti sindacali, tra cui Myo Aung Thant;

rafforzare il sostegno per il movimento democratico birmano, ivi compresi NCGUB e NCUB, e per le varie organizzazioni politiche e della società civile nei vari paesi;

collaborare con enti intergovernativi e parlamentari per l'istituzione di commissioni parlamentari sulla Birmania, istituendo prioritariamente tali commissioni nella regione del sud dell'Asia (SAARC).

· All’OIL

Di concerto con i Costituenti, compiere tutti i preparativi al fine di permettere al Consiglio di Amministrazione, in mancanza di un progresso rapido e tangibile, di richiedere immediatamente un parere consultivo alla Corte Internazionale di Giustizia sulla base dell'accordo tra OIL ed ONU sulle conseguenze ai sensi del diritto internazionale del persistere del mancato adempimento da parte della Birmania ai propri obblighi di cui alla Convenzione 29.

Istituire un sistema per il monitoraggio e la rendicontazione regolare delle azioni assunte dai Costituenti dell’OIL e dalle organizzazioni internazionali al fine di conferire efficacia alla Risoluzione del 2000 e alle successive decisioni del Consiglio di Amministrazione, incluse quelle relative agli investimenti diretti esteri in tutte le forme.

Organizzare conferenze con la partecipazione di diverse parti interessate (le cosiddette Multi-stakeholder conferences) con l'obiettivo di promuovere uno scambio di idee e di migliori pratiche per l'attuazione della Risoluzione del 2000, in linea con le decisioni assunte nella sessione del 2006 della Conferenza Internazionale sul Lavoro.

Esaminare tutte le possibilità per perseguire presso la Corte Penale Internazionale i responsabili del lavoro forzato e di altri crimini contro l'umanità in Birmania.

· Ai governi

Rifiutare il riconoscimento del processo di “Convenzione Nazionale” e la costituzione illegittima predisposta dal regime. La comunità internazionale deve piuttosto garantire il proprio sostegno politico nei confronti degli sforzi del movimento di opposizione democratica, che comprende il Governo in esilio della NCGUB, FTUB, NCUB ed altre organizzazioni per la promozione di una costituzione democratica federale, assistendo inoltre il movimento sindacale e l'opposizione democratica della Birmania nel proprio sforzo volto alla creazione delle condizioni per la democrazia, sostenendo la cooperazione internazionale ed i progetti di capacity building.

Dare piena attuazione alla Risoluzione OIL del giugno del 2000, istituire commissioni tripartite a livello nazionale, monitorare l'applicazione della Risoluzione e presentare all’OIL relazioni in materia su base regolare.

Rafforzare la pressione politica, diplomatica ed economica, prevedendo anche l'applicazione di sanzioni economiche efficaci contro il regime, con l'obiettivo di garantire il rispetto dei diritti fondamentali e della democrazia.

Promuovere il dialogo tra enti governativi ed intergovernativi, tra cui EU[2], ASEAN[3], ASEM[4] e SAARC[5], con l'obiettivo di spingere il regime militare ad avviare un efficace dialogo politico che preveda vincoli temporali e la partecipazione di tutte le parti interessate, ivi compresi i gruppi etnici e la Lega Nazionale per la Democrazia come condizioni indispensabili per l'istituzione di una vera e propria democrazia e dello stato di diritto.

Rafforzare la Posizione Comune dell’UE, tra l'altro completando l'elenco dei settori commerciali e delle imprese birmane relativamente ai quali sia in vigore un divieto di scambi, aggiungendovi quelli che ancora non siano stati inclusi.


[1] National Council of the Union of Burma – Consiglio Nazionale dell’Unione Birmana.

[2] Unione Europea.

[3] Association of South East Asian Nations – Associazione delle Nazioni dell'Asia Sud-Orientale

[4] Asia-European Meeting.

[5] South Asian Association for Regional Cooperation – Associazione per la cooperazione regionale dell'Asia del Sud.