Una città sul confine cinese crocevia del traffico di essere umani – Articolo di Keith B. Richburg
Washington
Post – Questa piccola città in crescita nella provincia cinese delle Yunnan,
dove la prosperità cinese è separata dalla desolazione birmana da nulla più di
una debole, rozza recinzione di metallo, è diventata la nuova linea del fronte
nella battaglia al traffico degli esseri umani.
Ogni pomeriggio, un flusso incessante
di persone valica la recinzione di due metri, senza preoccuparsi delle guardie
di frontiera cinese situate a poche centinaia di metri. In mezzo a uomini
birmani in cerca di lavoro giornaliero, donne venute per vendere verdura nella
più ricca Cina, il traffico è decisamente meno benigno.
Donne birmane trafficate per
matrimoni con uomini cinesi – alcune forzati, altri volontariamente arrangiati
tramite “matchmakers” (n.d.r. chi combina il matrimonio). Bambini portati in Cina
per essere venduti. E donne cinesi dalle aree povere del Paese che si muovono
nella direzione opposta, spesso finendo nell’industria del sesso dell’Asia
sud-orientale.
Nel torbido
mondo del traffico di essere umani, dicono gli ufficiali governativi e i
consiglieri delle agenzie umanitarie, la Cina è diventata contemporaneamente un Paese di origine,
di destinazione e di transito.
“Alcune delle donne e delle ragazze
dello Yunnan e pensano che troveranno un lavoro migliore in Thailandia” ha
detto Kathleen Speake,
Chief technical adviser dell’ILO a Pechino. I Birmani “stanno arrivando in Cina. Per il traffico delle adozioni e dei matrimoni”.
Non ci sono numeri certi
per misurare il traffico. Kirsten di
Martino, funzionario dell’UNICEF di Pechino, afferma che tra il 2000 e il 2007, il
dipartimento per la sicurezza pubblica cinese ha documentato 44,000 casi di traffico,
salvando circa 130,000 donne e bambini. Ma, ha aggiunto, “questa è solo la
punta dell’iceberg”.
La Cina, ha detto, “è molto
grande, ed ha lunghissimi confini – insieme a tutta un’altra serie di problemi”.
Qui a Ruili, due
gang criminali sono
state sgominate e solo nella prima metà dell'anno 14 donne sono state salvate. Queste le parole
di Meng Yilian, che lavora per il gruppo
China-Burma Cooperation Against Human
Trafficking.
Una vocazione poco raccomandabile
“Nei villaggi che confinano
con la Birmania, ci sono alcune persone che lavorano come “
matchmakers” ha
detto “e alcuni di loro trafficano esseri umani. E’ difficile dire chi è
matchmaker e chi è un vero e proprio trafficante.
“Il
Matchmaking (
n.d.r. combinare
matrimoni), pratica che ricade in un terreno piuttosto scivoloso dal punto di vista
legale, è radicato nella tradizione cinese, che permette ad un uomo di fare un
dono alla famiglia della donna in cambio del matrimonio.
In questa area di confine, i
matchmakers non sono difficile da trovare. Da Ruili, una strada di ghiaia porta
ad occidente, correndo parallela al confine birmano, vicino alle comunità di
etnia Dai che lavorano nelle risaie. Nel villaggio di Mang Sai, la
matchmaker è
un donnone di 28 anni che dice di essere dentro a questo
business da 7 o 8 anni e di aver già combinato con successo 20 coppie, tra compratori cinesi e ragazze
birmane.
La
matchmaker – che ha chiesto di
rimanere anonima perchè la sua professione è legalmente “sospetta” – ha detto
che una ragazza cinese locale costa 50,000 renminbi, circa 7,300 dollari
americani. Ma una ragazza birmana costa 20,000 renminbi, circa 3,000 dollari
americani.
Ha anche detto che la sua ricompensa è di circa 3000 renminbi, circa 440
dollari.
“Io seguo questo principio: solo se
due persone si piacciono si combina” ha aggiunto.
Più a sud, nella città di Jie Xiang, un
farmacista ha detto che spesso è difficile dire chi tra le ragazze birmane che
arrivano viene per sposare un cinese e scappare dalla povertà e chi è vittima
dei trafficanti.
Il farmacista, che ha parlato in
condizione di anonimità per paura di rappresaglie da parte dei trafficanti, ha
detto “Per le donne tra i 25 e i 30 anni vengono volontariamente. Per quelle
più giovani dei 25 anni è molto difficile stabilirlo”.
Il farmacista (43 anni) ha detto
che parla spesso con le clienti del negozio prima che vadano via con i mariti
verso la Cina.
“Sono forzate dalla loro
condizione economica” ha detto in farmacista
“Non hanno altra scelta”.
Il farmacista ha detto anche di
conoscere un trafficante in città che sta cercando di trovare un compratore per
una bambina birmana di 8 anni dopo che già la madre è stata venduta.
“Il confine è così lungo, e ci
sono molti canali. Non si possono controllare tutti i sentieri. E’ veramente
facile per la gente di passare da una parte all’altra. Non c’è un vero e
proprio confine qui”.
Un confine lungo e poroso
Poche ore al confine hanno confermato
quanto detto dal giornalista. Mentre il confine ufficiale presso la dogana di
Jie Gao era relativamente calmo – solo poche macchine e un paio di persone a
piedi – c’era un flusso sostenuto sopra la vicina recinzione, appena fuori dal
campo visivo delle guardie di confine.
Un donna birmana, Zei Nan (51 anni),
si è arrampicata sopra la recinzione portando un sacco pieno di verdure che
sperava vendere. Un giovane, Zaw Aung (29 anni), ha confidato di valicare il
confine quasi tutti i giorni nella speranza di trovare un lavoro a giornata. Un’altra
donna, Huang Shuguo (30 anni) è arrivata alla barriera per portare un cambio di
vestiti per il marito, che conduce un taxi sul lato cinese.
Il punto è molto conosciuto come zona
di passaggio ed è difficile definirlo segreto. Taxi rossi e motociclette si
avventurano su e giù lungo la stradina, sperano di tirar su manodopera birmana.
Altri si fermano per lasciar scendere passeggeri.
Parecchie persone hanno detto
che in rare occasioni quando la polizia interviene per fermare la gente, la
pena è una multa e un giorno in prigione. Ma Zaw Aung ha rivelato, “Raramente
siamo stati presi. Ma la polizia sa che scavalchiamo”.
Il governo, in ogni caso, ha recentemente
lanciato un’offensiva contro i “matchmakers” come primo passo per combattere il
traffico di essere umani. E ci sono i primi segnali che questa scelta sta
portando i primi frutti.
Nel villaggio di Huo Sai – un posto
identificato dai residenti come uno dei punti chiave di transito per trafficare
le donne birmane – non c’è stato modo di trovare il
matchmaker. Gli abitanti
del posto hanno detto che si è nascosto perché i controlli della polizia sono
aumentati.
Wang Juan ha
contributio a questo articolo
(
Puoi leggere l'articolo nell'inglese orginale su Burmanet)
(27 Dicembre 2009)