Pubblichiamo l'urgente appello, tradotto in italiano da Birmaniademocratica, fatto da quattro importanti organizzazioni internazionali, a sostegno della relazione di Quintana - Rappresentante Speciale ONU per i diritti umani in Birmania - e per l'istituzione di una Commissione d'Inchiesta- da parte del Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU - sulle violazioni dei diritti umani commesse in Birmania.
Federazione Internazionale dei Diritti
Umani (FIDH)
Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC-CIS)
Burma Lawyer's Council (BLC)
Alternative ASEAN
Network on Burma
(ALTSEAN-Burma)
Agli Stati Membri del
Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite
Parigi –
Bruxelles, Bangkok, 23 marzo 2010
Appello al Consiglio per i Diritti Umani affinché appoggi il rapporto e le
raccomandazioni del Relatore Speciale in merito alla situazione dei diritti
umani in Myanmar/Birmania
Eccellenze,
La Federazione Internazionale dei Diritti Umani (
FIDH), la Confederazione
Internazionale dei Sindacati (
ITUC-CIS), il Burma Lawyer's
Council (
BLC) e l’Alternative Asean Network on Burma (
ALTSEAN-Burma) lanciano
un forte appello al Consiglio per i Diritti Umani affinché appoggi le
conclusioni e le raccomandazioni presentate al Consiglio del 15 marzo 2010 dal
Professor Tomas Quintana, Relatore Speciale delle Nazioni Unite sui diritti
umani in Myanmar, nel suo ultimo rapporto.
Le nostre organizzazioni appoggiano fermamente le conclusioni del Relatore
Speciale, in cui si fa riferimento a “violazioni
palesi e sistematiche dei diritti umani che si susseguono ormai da anni e sono
tuttora in corso”. Concordiamo inoltre con quanto sostenuto dal relatore
quando afferma che la mancata individuazione delle responsabilità e le
violazioni diffuse e sistematiche dei diritti umani non sono altro che “il risultato di una politica statale”
che vede coinvolti gli organismi dello Stato a tutti i livelli.
FIDH, ALTSEAN-Burma e BLC hanno già sottolineato come alcune di queste
presunte violazioni possano costituire crimini internazionali; per questa
ragione il governo birmano è tenuto a indagare, perseguire i responsabili e
riparare al danno arrecato alle vittime. Il fatto che non siano mai state svolte
indagini in merito alle responsabilità di tali presunte violazioni commesse in
tutto il paese giustifica che le Nazioni Unite “
stiano vagliando la possibilità di costituire una commissione di
inchiesta con uno specifico mandato inquirente in modo da intervenire sulla
questione dei crimini internazionali”, come indicato nel rapporto del
Relatore Speciale.
Le organizzazioni firmatarie richiedono da tempo la costituzione di una
Commissione d’Inchiesta che indaghi sulle accuse di crimini internazionali
commessi in Birmania. Come enunciato nell’ultimo rapporto e nei precedenti,
così come in quelli redatti in base ad altri meccanismi e procedure speciali
dell’ONU, la distruzione di oltre 3000 villaggi abitati dalle minoranze
etniche, il dilagante ricorso al lavoro forzato in determinate aree,
l’arruolamento di decine di migliaia di bambini soldato, lo sfollamento forzato
di oltre un milione di profughi e sfollati interni e lo stupro dilagante e
sistematico di donne delle regioni in cui vivono le minoranze etniche sono
alcuni dei crimini ripetutamente perpetrati dai militari birmani. In merito a
tali crimini è già più volte stata espressa la condanna dell’Assemblea Generale
delle Nazioni Unite, dell’allora Commissione per i Diritti Umani dell’ONU,
dell’ILO e del Consiglio per i Diritti Umani.
L’ufficio dell’ILO di Rangoon ha ricevuto numerose denunce di casi di
lavoro forzato, ma proseguono le rappresaglie nei confronti dei soggetti
collegati a tali denunce. Come sostenuto dal Relatore Speciale, ciò costituisce
una palese violazione dello spirito e della lettera delle misure di protezione
stabilite dal Protocollo d’Intesa ILO-Birmania. Sosteniamo anche l’auspicio
espresso dal Relatore Speciale per un rafforzamento della presenza dell’ILO nel
paese, oltre al significativo collegamento identificato tra settore estrattivo
e casi di lavoro forzato denunciati nel rapporto. L’imposizione del lavoro
forzato si verifica in un contesto di crescita costante delle iniziative di
sciopero in Birmania. La ITUC-CIS e la sua affiliata Federation of Trade Unions
– Burma sostengono da tempo che la libertà di associazione e il diritto di
organizzazione in Birmania costituiscono parte integrante dello sviluppo di una
vera democrazia nel paese.
Se continueranno le violazioni orchestrate e appoggiate dallo Stato senza
che vi sia posto rimedio, le elezioni politiche previste per l’anno in corso
non potranno portare né ad una vera democrazia, né ad un’effettiva
riconciliazione nazionale nel paese. Le leggi elettorali non democratiche
recentemente annunciate e il mancato intervento del governo birmano sui criteri
di riferimento chiave stabiliti dalla comunità internazionale costituiscono
altrettante chiare indicazioni della riluttanza del governo ad avviare
un’effettiva riforma politica.
È giunto il momento che le nostre Organizzazioni passino all’azione. Non è
più possibile attendere in silenzio mentre il governo birmano segue
spavaldamente un percorso che condurrà al consolidamento del governo militare e
a un’ulteriore repressione dell’opposizione politica, dei gruppi etnici e dei
lavoratori. È necessario che il Consiglio appoggi il rapporto del Relatore
Speciale e invii un chiaro segnale alle autorità birmane in merito al permanere
di un enorme vuoto di responsabilità e ai vizi di fondo della posizione sulla
riconciliazione nazionale. Ciò permetterà anche di ribadire il sostegno della
comunità internazionale ai quattro elementi fondamentali in tema di diritti
umani proposti dal Relatore Speciale, a tutt’oggi non realizzati dal regime
militare birmano.
Vi ringraziamo dell’attenzione con la quale vorrete esaminare la nostra
richiesta.
Souhayr Belhassen,
Presidente FIDH Guy Ryder,
Segretario Generale CIS-ITUC Thein Oo,
Presidente BLC Debbie Sothard,
Coordinatore ALTSEAN - Burma(Traduzione fatta da Birmaniademocratica.org. Puoi trovare lo stesso testo in allegato)
(28 Marzo 2010)