18/05/2009
Javier Solana: “Non è il momento di diminuire le sanzioni, ma di aumentarle”
BRUXELLES – Mentre è in corso il processo contro la leader democratica birmana e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, da Bruxelles è
arrivata la richiesta di nuove sanzioni contro la giunta militare birmana.
La
richiesta è stata avanzata direttamente dal capo PESC Javier Solana in
occasione della riunione dei ministri degli Esteri dei 27. Permangono tuttavia le solite incertezze dell'azione europea.
Nel frattempo, LaRepubblica.it
riporta le parole di un diplomatico che si trova in Birmania. Il diplomatico avrebbe riferito all’Agence France Press (AFP) che
agli Ambasciatori europei, in particolare quelli di Italia, Francia, Gran
Bretagna e Germania è stato negato l’accesso alla Prigione di Insein, dove si
sta tenendo il processo.
“Si sono recati al carcere di Insein, ma non sono
stati lasciati passare e sono stati costretti a fare marcia indietro” ha detto
la fonte ricordando che “in uno stato di diritto le udienze giudiziarie sono
pubbliche”.
(Segue traduzione articolo Reuters)
BRUSSELS
(Reuters) – I Ministri dell’Unione Europea stanno riflettendo se indurire le sanzioni contro la Birmania in seguito al trattamento della
leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi. Secondo alcuni però solo i Paesi dell’Asia
sono in grado di influenzare la giunta militare.
Suu
Kyi sta affrontando in questo momento il processo e rischia fino a cinque anni di prigione, dopo
che la giunta ha presentato nuove accuse contro di lei, in seguito agli
avvenimenti che hanno coinvolto il cittadino statunitense John William Yettaw,
che si pensa abbia speso due giorni nella residenza della leader democratica.
Il
Ministro degli Esteri ceco, Jan Kohout ha dichiarato che i membri dell’Unione
Europea sono pronti a discutere l’inasprimento delle sanzioni già esistenti e
rinnovate in Aprile.
“Noi
vedremo quale sarà il livello della discussione e la volontà da parte
degli Stati. Siamo pronti a procedere” Kohout ha detto ai giornalisti
prima dell’incontro
dei Ministri degli Esteri dell’UE.
Il Capo della Politica estera UE, Javier Solana, ha detto che sono in programma
delle posizioni più dure. “Non è il momento di diminuire le sanzioni, è il
momento senza dubbio di aumentarle” ha detto, ribadendo “non penso ci sarà nessuna
diminuzione, al contrario”.
Tuttavia
alcuni ministri e funzionari UE hanno riferito che solo i Paesi asiatici
possono esercitare una pressione significativa sulla Birmania.
“Il
nostro problema con le sanzioni sulla Birmania è che abbiamo posto sotto
sanzione praticamente tutto” ha detto il Ministro degli Esteri svedese Carl
Bildt “Le nostre relazioni con la Birmania sono quasi non esistenti e questo
rende tutto più complicato [1]”.
Discussioni ad Hanoi
Bildt ha
anche detto che l’Unione Europea discuterà con i Ministri degli Esteri dell’Asia,
compresa la Birmania, la prossima settimana ad Hanoi.
“Loro sono
coloro che hanno una reale possibilità di influenza… noi dipendiamo dalla
pressione politica principalmente dei vicini” ha detto Bildt.
Bildt ha
riferito che gli sforzi di alcuni Stati per imporre sanzioni di carattere finanziario
e bancario, considerate da molti attivisti il modo migliore per colpire la
giunta, non si è dimostrato così facile.
Il
Commissario per le Relazioni Esterne dell’UE Benita Ferrero-Waldner ha detto di
non ritenere che ulteriori sanzioni possano funzionare, ma che l’Europa
chiederà ancora il rilascio di Aung San Suu Kyi e rafforzerà il dialogo con i
paesi vicini alla Birmania.
Il
Segretario agli Esteri britannico David Miliband ha detto che Suu Kyi
sta per
affrontare un “processo farsa”.
“Dobbiamo certamente lavorare da vicino con i nostri colleghi ASEAN” ha
dichiarato “Dobbiamo anche essere sicuri che il regime birmano capisca
pienamente i rischi
che sta prendendo”.
La giunta
militare ha ignorato lo sdegno della comunità internazionale per quello
che gli osservatori hanno definito "accuse montate ad arte" contro Suu
Kyi, incolpata di aver
infranto le condizioni dei proprio arresti, che sarebbero dovuti
terminare il
27 maggio, dopo ben 6 anni di detenzione.
L’Unione
Europea aveva esteso il mese scorso di un ulteriore anno le sanzioni sui visti e
il congelamento degli asset della giunta militare e di chi li sostiene, sulla
base di preoccupazioni su stato dei diritti umani e democrazia in Birmania.
Contestualmente Bruxelles ha anche richiesto il rilascio di Suu Kyi e degli
altri prigionieri politici.
(Reuters Jon Boyle)
(Puoi leggere l’articolo originale su
http://www.reuters.com/article/Honda/idUSTRE54H1H520090518?pageNumber=1&virtualBrandChannel=1053)
[1]
Birmaniademocratica crede invece che tra le azioni urgenti che l'Unione
Europea deve adottare c'è proprio il rafforzamento delle sanzioni
economiche, recentemente rinnovate, come richiesto da sempre dalle
organizzazioni europee a sostegno della democrazia in Birmania. Le
attuali sanzioni non includono infatti nè il settore del Gas (che nel
solo 2008 ha garantito 3.5 miliardi di dollari alla giunta), nè quelli
finanziari e assicurativi. E' ora di superare questi limiti. Si
dovrebbe inoltre rivedere, almeno temporaneamente, la partecipazione
della Birmania all'ASEM.
(Per saperne di più leggi:
http://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?catid=9667c97f990943e7a3d8fb3d673c7fc5&docid=64631f91340740d4a009b285e9dc5607)