04/06/2011
INTERVENTO DI CECILIA BRIGHI CISL ITALIA ALLA SESSIONE SPECIALE DELLA 100° CONFERENZA ILO 2011 SULLA VIOLAZIONE DELLA CONVENZIONE ILO SUL LAVORO FORZATO

CECILIA BRIGHI

RAPPRESENTANTE SINDACALE –  ITALIA

SEDUTA SPECIALE SULLA BIRMANIA

CONFERENZA n° 100 DELL’ILO

100° CONFERENZA INTERNAZIONALE ILO
COMMISSIONE SULL'APPLICAZIONE DELLE NORME

SESSIONE SPECIALE SULLA VIOLAZIONE DELLA CONVENZIONE ILO 29 SUL LAVORO FORZATO
Ginevra, 4 giugno 2011

 Presidente,

una delle raccomandazioni della Commissione d'Inchiesta riguarda la garanzia che il governo preveda i necessari stanziamenti di bilancio di modo tale che i lavoratori possano essere liberamente assunti e adeguatamente remunerati.

L'Ufficio dell’ILO dovrebbe adoperarsi affinché questa raccomandazione essenziale possa essere rispettata, sempre che vi sia la volontà politica da parte del governo birmano di:

a)      Evitare la distrazione di fondi dell’investimento diretto estero;

b)      Intervenire sul problema cruciale dell'estorsione fiscale, della mancanza di responsabilità, della corruzione, come pure dell'esportazione illecita di capitali, denunciato dall’UNDP, che colloca la Birmania al decimo posto tra i paesi in ritardo di sviluppo quale esportatore di capitali illeciti, con un importo pari a 8,5 miliardi di dollari;

c)      Riallocare risorse pubbliche dal settore della difesa al settore dei lavori pubblici.

A tale proposito, denunciamo i programmi per lo sviluppo di missili tipo Scud, la costruzione di centinaia di gallerie per scopi militari e di una centrale nucleare e la sottoscrizione di contratti per l'importazione di 62 elicotteri armati dalla Russia e di armi di distruzione di massa dalla Corea del Nord.

Nel novembre del 2010 lo stesso Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha denunciato la spedizione dalla Corea del Nord alla Birmania di missili e di tecnologia nucleare messa al bando.

Le misure restrittive dell'Unione Europea, recentemente confermate nei confronti della Birmania, dovrebbero essere accompagnate da adeguate procedure di ispezione. In Italia nel mese di maggio abbiamo verificato e denunciato il protrarsi delle importazioni di tek dalla Birmania. Lo scorso mese di maggio, nel corso del primo Vertice delle imprese UE-ASEAN, i rappresentanti delle imprese dell’Unione Europea hanno esaminato le opportunità per promuovere gli investimenti e il commercio bilaterale in settori soggetti a sanzioni.

Nel mese di aprile una ventina di imprese europee, tra cui un’azienda austriaca produttrice di gioielleria e di cristalli pregiati e alcune imprese operanti nel settore della difesa, si sono recate in Birmania per un viaggio di affari, sotto la direzione dell'ambasciatore austriaco in Tailandia e in Birmania.

Secondo un rapporto del dicembre 2010, alcuni investimenti effettuati da un fondo pensione europeo sarebbero in violazione delle sue stesse linee guida del codice etico, mentre 15 imprese produttrici di petrolio e di gas di otto paesi operanti in Birmania sono accusate di complicità in abusi quali lavoro forzato, omicidi e confisca di terreni in relazione alla costruzione di condotte per il trasporto di gas e di petrolio.

Facciamo appello all’UE, ad altri governi e alle imprese affinché:

- diano attuazione ai nuovi Principi guida delle Nazioni Unite sulle imprese e sui diritti umani in base a tre pilastri: 1) il dovere dello Stato di fornire protezione nei confronti degli abusi dei diritti umani da parte di terzi, ivi comprese le imprese; 2) la responsabilità delle imprese di rispettare i diritti umani attraverso procedure di due diligence;  3) un maggiore accesso da parte delle vittime a rimedi efficaci, sia giudiziari, sia non giudiziari.

-  facciamo appello alle imprese che investono in Birmania affinché operino in conformità con la versione aggiornata delle Linee guida dell’OCSE per le multinazionali e con la Guida alla Due Diligence per Catene della fornitura responsabili nel settore dei minerali in aree di conflitto e ad alto rischio.

- facciamo appello a quei paesi che hanno adottato sanzioni economiche affinché non vengano adottate misure che allentino le sanzioni fino a quando non si sarà registrato un effettivo miglioramento della situazione dei diritti umani e un progresso verso il cambiamento democratico e affinché adottino adeguati meccanismi di monitoraggio e di supervisione.

Facciamo appello al Direttore Generale dell'ILO affinché rinnovi le azioni per un’attuazione coerente della risoluzione dell’ILO del 2000.

Da ultimo, poiché il lavoro forzato risulta ancora dilagante e in assenza di misure istituzionali sostanziali e pratiche, appare tuttora necessario che l’ILO proceda con la propria decisione di valutare la possibilità di richiedere un parere consultivo alla Corte Internazionale di Giustizia in merito alla violazione della Convenzione n° 29.