15/09/2010
La politica cinese sulla Birmania potrebbe ritorcersi contro la Cina, ha dichiarato Win Tin, leader dell’opposizione democratica birmana
The Irrawaddy - Secondo quanto sostenuto venerdì scorso da un
importante leader dell’opposizione birmana, il sostegno di Pechino a favore
della giunta birmana potrebbe influenzare negativamente gli interessi di lungo termine
della Cina in Birmania e la percezione della Cina in qualità di “attore
responsabile” da parte della comunità internazionale.
Win Tin, leader della
Lega Nazionale per la Democrazia (NLD) che ha trascorso 19 anni in carcere, ha
dichiarato a The Irrawaddy nella giornata di venerdì che la Cina, una tra le
nazioni più potenti al mondo e che vanta la seconda economia mondiale, deve
assumere un ruolo di maggiore responsabilità sulle questioni birmane in
relazione a temi quali stabilità, democratizzazione e diritti delle minoranze
etniche.
“Se i leader cinesi elogiano il regime non dimostrando maggiore
attenzione nei confronti dei problemi del popolo birmano, la Cina non riuscirà
a conquistare il cuore della gente, ciò che potrebbe influenzare gli interessi
cinesi in Birmania nel lungo termine. Quanto sopra potrebbe anche minare la
speranza da parte della comunità internazionale che la Cina divenga un attore
sensibile alle questioni internazionali”, ha sostenuto Win Tin.
Sempre secondo
il leader dell’opposizione, il sostegno espresso dalla Cina a favore del regime
repressivo birmano e delle elezioni farsa che si svolgeranno attraverso un
processo politico non inclusivo potrebbero innescare tra il popolo birmano un
forte sentimento anticinese, ciò che a sua volta potrebbe minacciare la
stabilità degli investimenti cinesi in Birmania. La politica cinese sulla
Birmania si concentra primariamente sulla stabilità, ma un processo politico
incentrato su elezioni che non siano libere, eque e inclusive comporterebbe
instabilità nel paese, influenzando negativamente gli interessi cinesi in
Birmania, ha sostenuto Win Tin.
Nel frattempo in coincidenza con la visita del
capo della Giunta birmana Generale Than Shwe a Pechino il 7 settembre, la
portavoce del governo cinese Jiang Yu ha affermato nel corso di una conferenza
stampa che i leader cinesi non intendono esprimersi sulle elezioni birmane nel
corso degli incontri che si terranno con il Generale. “Le elezioni politiche in Birmania costituiscono una questione interna. La Cina sostiene sempre
il principio della non interferenza negli affari interni degli altri Stati”, ha
affermato la portavoce, aggiungendo che la Cina auspica che la comunità
internazionale fornisca un aiuto costruttivo alle elezioni birmane astenendosi
dall’intraprendere qualsivoglia misura che possa comportare “un impatto
negativo sul processo politico interno [birmano], come pure sulla pace e sulla
stabilità regionale”.
La portavoce ha proseguito affermando che una Birmania
pacifica, stabile e in crescita va a vantaggio non solamente del popolo
birmano, ma anche degli altri paesi della regione, aggiungendo che le questioni
interne della Birmania “devono essere risolte in via indipendente” dal regime e
dal popolo birmano. Secondo quanto riportato dall’agenzia stampa cinese Xinhua,
leader cinesi, quali ad esempio il Presidente Hu Jintao, il numero due cinese Wu
Bangguo e il Primo Ministro Wen Jiabao non avrebbero trattato direttamente il
tema delle elezioni in Birmania durante gli incontri con Than Shwe e la
delegazione birmana tenutisi in data 8 e 9 settembre, mentre si sarebbe parlato
più concretamente dei legami tra i due paesi.
“La politica birmana non verrà
modificata, indipendentemente dai cambiamenti della situazione internazionale”,
ha sostenuto Hu, il quale ha inoltre aggiunto che è salda intenzione politica
della Cina quella di rafforzare e di sviluppare una positiva cooperazione di
vicinato con la
Birmania.
Giovedì Than Shwe ha ribadito ai leader cinesi il
proprio impegno volto a “sviluppare relazioni strategiche con la Cina” nel
periodo post-elettorale, anche nella formazione del nuovo governo. Bates Gill, esperto
di Cina e direttore dell’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di
Stoccolma, ha affermato nel suo articolo intitolato “La Cina diventa un attore
responsabile” che la tendenza intrapresa dalla Cina che dovrebbe condurla a
divenire un attore responsabile dovrebbe proseguire nel breve-medio termine,
rientrando chiaramente negli interessi della Cina il mantenimento e il
rafforzamento di una tale posizione.
“L’approccio più responsabile che la Cina ha
assunto sulle questioni internazionali da ormai oltre un decennio può essere
attribuito a tre motivazioni il cui conseguimento riveste particolare rilevanza
per la leadership cinese: (1) attenuare le tensioni esterne in modo da
intervenire con maggiore efficacia sulle sfide interne; (2) rassicurare gli
Stati vicini sulle intenzioni pacifiche di una Cina in crescita, disinnescando
l’emergere di una tendenza a interventi di contenimento morbido o di altre
misure di contrasto nei confronti della Cina; (3) adoperarsi per giungere ad
una posizione bilanciata con gli Stati Uniti evitando il confronto”.
Sempre
secondo Gill, “sul tema dei diritti umani, e in particolare sul sostegno
fornito da Pechino a governi abusivi di tutto il mondo, la tanto auspicata
accettazione da parte della Cina del ruolo di “grande potenza responsabile”
viene pesantemente meno. Lo sviluppo di relazioni strette e di sostegno con
paesi quali Birmania e Zimbabwe, pur attraversando attualmente una fase di
ripensamento da parte cinese, non risultano tuttavia coerenti con il concetto
di attore responsabile”.
(10 Settembre 2010)