29/09/2009
La politica birmana degli Stati Uniti delineata alle Nazioni Unite - Articolo di Lalit K Jha

IRRAWADDY - Questo lunedì l’amministrazione Obama ha annunciato che instaurerà un dialogo con la giunta militare birmana, ma ha riaffermato gli obiettivi fondamentali in Birmania e ha dichiarato di aspettarsi che il processo richiederà tempo.                 

“Intendiamo iniziare un dialogo diretto con le autorità birmane per tracciare un percorso che porti a relazioni migliori” così ha detto ai giornalisti l’Assistant Secretary of State for East Asian and Public Affairs Kurt Campbell.

“Il dialogo includerà una parte specifica sulla democrazia e i diritti umani dentro Burma, sulla cooperazione in materia di sicurezza internazionale, compresa la non-proliferazione e la fedeltà alle risoluzione 1874 e 1218, e aree che potrebbero essere di reciproco interesse come la lotta al narcotraffico e la ricostruzione dei danni causati dalla Seconda Guerra mondiale” ha aggiunto.                

Campbell, che testimonierà alla Commissione del Congresso questa settimana, ha detto che gli Stati Uniti sostengono una Birmania unita, pacifica, prospera e democratica, nel pieno rispetto dei diritti umani dei suoi cittadini.                      

Per raggiungere questo scopo, noi continueremo a premere per un immediate e incondizionato rilascio di Aung San Suu Kyi e di tutti i prigionieri politici, per la fine dei conflitti con le minoranza etniche e delle violazioni dei diritti umani, per l’inizio di un dialogo politico interno credibile con l’opposizione democratica e i leader delle minoranze etniche sulla base della riconciliazione e della riforma” ha detto.                 

Contemporaneamente, l’Amministrazione Obama farà pressioni affinché la Birmania rispetti i suoi obblighi internazionali, compresa la non-proliferazione, ponendo fine ad ogni cooperazione illegale di tipo miliare o legato alla proliferazione con la Corea del Nord, nel pieno rispetto delle Risoluzioni ONU 1874 e 1718.                

“Se la Birmania prenderà delle decisioni significative in questa direzione, sarà possibile migliorare le relazioni con gli Stati Uniti passo dopo passo. Riconosciamo che questa molto probabilmente sarà un processo lungo e difficile, e siamo preparati a sostenere il nostro impegno in questo senso” ha dichiarato Campbell.             

Ha anche aggiunto che gli Stati Uniti manterranno le sanzioni esistenti fino a che non si vedano passi concreti verso la riforma.                

“Togliere le sanzioni ora manderebbe un segnale sbagliato” ha detto “Diremo ai Birmani che discuteremo un allentamento delle sanzioni solo se loro compiranno delle azioni che rispondano alle nostre preoccupazioni principali. Ci riserviamo la possibilità di inasprire le sanzioni, in base a quello che succederà in Birmania”.                
Sulle elezioni del 2010, Campbell ha detto che gli Stati Uniti assumeranno un approccio cauto fino a che non siano valutate le condizioni in cui si svolgeranno le lezioni e fino a che non si sappia se l’opposizione e i gruppi etnici possano partecipare.               

“Siamo scettici sul fatto che le elezioni saranno libere e corrette, ma non mancheremo di ricordare ai Birmani le condizioni che noi consideriamo necessarie per un processo elettorale credibile” ha aggiunto.               

Rispondendo alle domande dei giornalisti, Campbell ha detto che durante i sette mesi necessari alla rivisitazione della propria politica birmana, l’Amministrazione Obama ha riconosciuto di dover cambiare i metodi ma non gli obiettivi.             

“Penso che in questa fase iniziale, riteniamo sia importante far capire che noi siamo pronti a sederci, ma che sappiamo anche che nulla è ancora cambiato nel Paese o in merito ad alcune delle attività in cui la Birmania è stata coinvolta. Penso che questo passo iniziale sia l’approccio giusto, e può essere fatta maggiore chiarezza, speriamo, con il dialogo nelle prossime settimane” ha detto.             

Nel frattempo, parlando all’Assemblea Generale, il Primo Ministro birmano General Thein Sein ha dichiarato che le nazioni potenti del mondo stanno riproponendo le sanzioni economiche contro la Birmania per fare pressioni contro i Paesi in via di sviluppo.              

“Le sanzioni sono state usate come uno strumento politico contro la Birmania e noi le consideriamo ingiuste” ha aggiunto, chiedendo ai membri dell’Assemblea Generale di intervenire con urgenza affinché vengano tolte. “Le sanzioni devono essere fermate” ha detto.              

Poco prima, Thein Sein aveva incontrato il Segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon.          

Un Comunicato delle Nazioni Unite riferisce che il Segretario generale ha riferito nuovamente che si aspetta che la Birmania risponderà in maniera tempestiva alle proposte che ha lasciato alla leadership durante la sua recente visita.                

In particolare, Ban ha chiarito che l’ONU ha chiesto al governo di creare le condizioni necessario per elezioni credibili e inclusive, compreso il rilascio di Aung San Suu Kyi e di tutti i  prigionieri politici, e il dialogo con tutti gli attori coinvolti.                 

Parlando ai giornalisti al quartiere generale delle Nazioni Unite, l’Under Secretary-General for Political Affairs B. Lynn Pascoe ha detto che ci fosse  un serio processo politico nel Paese, leader politici come Aung San Suu Kyi dovrebbero poter partecipare. D’altra parte sembrava esserci un chiaro consenso nella comunità internazionale che “le sanzioni e basta” non funzionano. Devono essere bilanciati da un approccio positivo, ha aggiunto.               
Anche il Senatore Americano Jim Webb ha incontrato il Primo Ministro alle Nazioni Unite a New York.                

“Sono ansioso di continuare il dialogo con il Primo Ministro Thein Sein, cominciato il mese scorso” ha dichiarato Webb in un comunicato. 



(Puoi leggere l'articolo in originale su The Irrawaddy)


(29 Settembre 2009)