Irrawaddy – Ai bambini birmani apolidi in
Thailandia sono ancora negati diritti fondamentali quali l’accesso all’educazione
e all’assistenza sanitaria, situazione che li rende vulnerabili a molte forme
di sfruttamento e abuso. Così dicono gli esperti.
Viene stimato che in Thailandia vive
quasi un milione di questi bambini senza cittadinanza, di cui circa due terzi
si pensa sia nato da migranti birmani giunti per cercare una vita migliore.
“I bambini senza cittadinanza” ha
detto Kanchana Di-Ut,
Program Officer della
MAP Foundation “non possono accedere
ai diritti umani basilari da quando sono nati”.
“Viene
loro negato la registrazione alla nascita e i relativi certificati, che sono
essenziali per accedere a scuola e sanità” riferisca Kanchana.
Il
governo thailandese, che ha ratificato nel 1989 la Convenzione sui Diritti del
Bambino (CRC), ha dato istruzioni agli ospedali pubblici di emettere un
certificato di nascita per ogni bambino nato da ogni genitore,
indipendentemente dalle origini. Tuttavia, in pratica e quanto si dice, lo
staff di molti ospedali non procede in questo senso nel caso degli immigrati.
La
maggior parte delle donne birmane che non sono regolari non osa andare negli
ospedali pubblici al momento del parto , per la paura di essere arrestate e
deportate, qualora l’ospedale si rendesse conto di avere a che fare con dei
clandestini. Il risultato è che il parto avviene sul posto di lavoro, con l’aiuto
di levatrici locali.
I
genitori birmani clandestini non comprendono l’importanza dei certificate
di nascita per I loro bambini, né sanno dove e come possono averli per i loro
figli.
A rendere la situazione peggiore c’è
la possibilità di arresto arbitrario e di deportazione che rischiano i
clandestini. Questa situazione scoraggia i genitori dal portare i propri bambini alle strutture sanitarie
locali, col rischio che i bambini non siano coperti da vaccinazioni essenziali,
come l’antipolio.
I bambini apolidi non godono degli
stessi diritti nel sistema scolastico.
In Thailandia, secondo la
Peace Way Foundation, un bambino migrante può andare a scuola solo se l’insegnante
accetta di farlo e se la famiglia può permetterselo. In alcune aree, i bambini
possono frequentare, ma con poche speranza di ottenere un certificato
thailandese per i loro studi, che è essenziale per procedere nella carriera
scolastica.
Nel 2005, il governo ha adottatto una
politica chiamata “Educazione per tutti”, che intendeva dare a tutti i bambini
presenti in Thailandia eguale accesso alla scuola. La pratica non riflette
questa politica, purtroppo.
Anche
il Vice Ministro dell’Istruzione thailandese, Chaiwut Bannawat, ha ammesso che
rimane un gran numero di bambini che non riesce a ricevere un’istruzione, anche
se il regno ha cercato di garantire opportunità di studio per tutti i bambini.
Mentre
alcuni bambini hanno dei problemi di lingua nell’entrare nelle scuole
thailandesi, altri devono lavorare per contribuire al sostentamento delle loro
famiglie.
L’incapacità
di acquisire dei certificati di studio thailandesi è un’altra ragione, secondo
gli esperti, per cui i bambini birmani non continuano gli studi una volta
arrivati in Thailandia.
Una
percentuale molto bassa di bambini apolidi ha la possibilità di continuare gli
studi nelle scuole thailandesi e di andare all’estero con qualche borsa di
studio.
Aye Aye
Mar, il fondatore della
Social Action for Women (SAW), ha detto “Se i bambini non
hanno opportunità per il futuro, prendono un lavoro qualsiasi nella loro
comunità, il ché non li aiuta a migliorare le proprie condizioni” SAW è una ONG
che procura rifugio, formazione e centri di apprendimento per donne e bimbi
birmani.
Aye Aye
Mar ha anche notato che molti adolescenti vanno in città per cercare un lavoro
migliore, con l’aiuto di agenti, che spesso li fanno cadere in un giro di
prostituzione, sfruttamento e abusi.
Ci sono
molti casi di traffico di essere umani nei quali adolescenti vengono
illegalmente trasferiti in città.
Tattiya
Likitwong, un coordinatore di progetto della
Child Development Foundation, viene
citato nel dire che la situazione del lavoro minorile in Thailandia non è
migliorata perché i bambini, compresi i bambini apolidi di Birmania, Laos e
Cambogia, riescono a trovare lavoro nelle grandi città.
I
datori di lavoro hanno registrato più di 200.000 migranti minori (n.d.r.
migrant children), tra i 15 e i 18 anni, nelle loro attività, mentre moltissimi
altri non sono mai stati registrati, ha concluso Tattiya Likitwong.
(
Puoi leggere l'articolo in originale su The Irrawaddy)
(11 Luglio 2009)