22/06/2011
Messaggio di Aung San Suu Kyi alla Camera dei Rappresentanti USA

Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti

Commissione per gli affari esteri

Sottocommissione Asia e Pacifico

 

Audizione sulla Birmania:

“Squarciare il velo del silenzio Birmano: la verità dietro le elezioni farsa
e la difficile strada da percorrere”

22 giugno 2011

Ore 12.30, Rayburn House Office Building, Aula 2172

 

Trascrizione del messaggio video di Daw Aung San Suu Kyi

Segretario Generale della Lega Nazionale per la Democrazia, Rangoon, Birmania

Qualsiasi dichiarazione resa di fronte ad una commissione del Congresso degli Stati Uniti non può non cominciare con almeno poche e brevi parole di apprezzamento per tutto ciò che voi e i vostri colleghi avete fatto per la causa della democrazia in Birmania negli ultimi due decenni. Vi siamo molto riconoscenti e siamo certi che anche in futuro continuerete a fare tutto il possibile per sostenerci. Come è noto, lo scopo di questa commissione consiste nello scoprire cosa sia realmente accaduto in Birmania dalle elezioni del Novembre 2010, per – potremmo dire – rompere il velo del silenzio e scoprire la verità sulla situazione in Birmania. Sono certa che potrete accedere a numerose informazioni provenienti da fonti diverse che vi permetteranno di valutare correttamente la situazione.

A questo proposito, vorrei richiedervi di considerare quanto sta accadendo in Birmania alla luce della Risoluzione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, l’ultima pubblicata a marzo. Questa Risoluzione riguarda tutte le attuali necessità della Birmania, o per meglio dire tutte le attuali necessità politiche della Birmania di oggi.

Le richieste, le sollecitazioni, le istanze di questa risoluzione sono del tutto in linea con quanto riteniamo sia necessario in Birmania affinché il paese intraprenda un vero processo di democratizzazione. Considerando attentamente la risoluzione e quindi esaminando l’attuale situazione in Birmania, avrete modo di sviluppare un’idea molto precisa della nostra attuale posizione nel cammino verso la democrazia, se veramente lo abbiamo intrapreso.

La risoluzione tratta questioni molto importanti, quali i prigionieri politici, la libertà di associazione e informazione, l’indipendenza del potere giudiziario e il diritto del Professor Quintana, Relatore sui Diritti Umani delle Nazioni Unite, di recarsi in Birmania ogni volta che lo reputi opportuno. Prevede inoltre la necessità di un processo politico inclusivo in Birmania, che permetta di negoziare una soluzione che conduca alla riconciliazione nazionale.

Le richieste sollevate dalla Risoluzione del Consiglio per i Diritti Umani sono essenziali per aprire la Birmania ad una costituzione liberale e a istituzioni democratiche. Sarà un cammino lungo – è già stato un cammino lungo e difficile– e non vi è dubbio che la strada che dobbiamo ancora percorrere sarà irta di difficoltà. Tuttavia, abbiamo fiducia che con l’aiuto e il sostegno di coloro che condividono i nostri valori, coloro che, come voi, sono veri amici (perché i veri amici sono quelli che condividono gli stessi valori e comprendono perché non si intenda rinunciare a tali valori, nonostante le difficoltà), sono sicura, dicevo, che, con l’aiuto e il sostegno dei veri amici saremo in grado di percorrere il cammino della democrazia, non così facilmente e forse non così velocemente come vorremmo, ma con sicurezza e fermezza. Ed è per questo motivo che vorrei chiedervi di fare tutto il possibile per assicurare che le richieste e le istanze della Risoluzione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite siano soddisfatte nella maniera più ampia, sincera e rapida possibile dall’attuale governo della Birmania.Come già accennato, la risoluzione richiede tra l’altro l’indipendenza del potere giudiziario. Questa è la necessità più urgente per il paese, poiché senza una magistratura indipendente non può esservi stato di diritto, senza uno stato di diritto nessuno può essere difeso e quindi non vi può essere un autentico progresso verso la democrazia.

Vi è poi il caso dei prigionieri politici; se questo governo è veramente intenzionato a compiere reali passi avanti verso la democrazia per quale ragione sono ancora in carcere? Se questo governo è sincero quando sostiene di voler portare la democrazia in Birmania, in questo paese non devono esistere prigionieri di coscienza.

Democrazia significa che tutti abbiamo il diritto alle nostre convinzioni, che tutti abbiamo il diritto di cercare di vivere rispettando la nostra coscienza. Per questa ragione, il caso dei prigionieri di coscienza è cruciale per decidere se l’attuale governo sia o meno sincero rispetto alle aspirazioni democratiche.

Il Professor Quintana ha parlato della necessità di una commissione di inchiesta sulle violazioni dei diritti umani in Birmania. Appoggio la sua richiesta in merito a questa commissione, sottolineando che una commissione di inchiesta non è un tribunale, ma è appunto una commissione incaricata di verificare se siano state commesse violazioni dei diritti umani e di capire come sia possibile intervenire per assicurare che tali violazioni non abbiano a ripetersi in futuro. Apprezzerei qualsiasi sforzo volto a sostenere il Professor Quintana nel suo lavoro. Poiché, a meno che non rispettiamo il lavoro del Relatore sui Diritti Umani, non credo che saremo in grado di realizzare molti progressi nell’attuazione della Risoluzione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Non ho mai reso prima una dichiarazione davanti ad una commissione del Congresso degli Stati Uniti, quindi non sono molto sicura su come procedere. Mi piacerebbe semplicemente cogliere l’occasione per chiedervi di fare tutto il possibile per aiutarci ad attuare la Risoluzione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, poiché ciò aprirà la vera strada verso la democrazia per tutti noi.

Vorrei anche cogliere l’occasione per ripetere quanto apprezziamo tutto ciò che avete fatto, e come ciò abbia significato molto per noi. Sono certa che continuerete a esaminare la situazione e a rivedere quanto è stato fatto in passato, cercando di capire quanto debba essere fatto in futuro. La Birmania non è una società aperta e volte ci troviamo costretti semplicemente a supporre cosa sia necessario.

Ritengo tuttavia che poiché crediamo veramente nei valori democratici e poiché siamo sinceri nel rispetto dei diritti umani e delle libertà costituzionali, le nostre supposizioni non possano essere poi così sbagliate. Vorrei quindi chiedervi di proseguire nel vostro lavoro nutrendo piena fiducia in ciò che state facendo ed essendo coscienti che il vostro lavoro è molto apprezzato.

 Grazie

Aung San Suu Kyi