27/10/2015
Il lavoro minorile in Birmania
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Myat Noe è un bambino di 12 anni che corre fra i tavoli di un ristorante, prende ordini e spazza mozziconi di sigaretta per 1$ al giorno.

Ci sono milioni di bambini come Myat in Birmania, che è uno dei paesi con la maggior presenza di sfruttamento minorile al mondo. Sta aumentando però la pressione per l’attuazione di un cambiamento radicale.

A poche settimane dalle elezioni dell’ 8 novembre, una coalizione di gruppi di attivisti sta chiede l’apertura di un dibattito e sollecita i governanti a fornire alla popolazione un’istruzione universale, obbligatoria e gratuita entro cinque anni.

Ci si aspetta grandi miglioramenti dopo le elezioni e la possibile vittoria adella Lega Nazionale per la Democrazia di Aung San Suu Kyi che ha posto l’educazione come punto cardine per la riduzione della povertà tra la popolazione, anche se non ha avuto ancora modo di impegnarsi per tale obbiettivo.

Basta dare una rapida occhiata alle strade di Yangon per capire che c’è ancora molto da fare.

Le sale da tè per la strada – luoghi affollati di tavoli e sedie di plastica frequentati da fumatori incalliti- sono per lo più gestiti da bambini, alcuni di appena 7 anni.

“Io vengo dalla campagna e devo aiutare i miei genitori perché non hanno soldi” queste sono le parole di Myat Noe, il cui nome è stato cambiato per proteggere la sua identità.

Come molti dei bambini lavoratori a Yangon, Myat, fa parte di una delle povere minoranze etniche della Birmania e lavora per 1$ al giorno da quando ha nove anni.

Questi bambini spesso lavorano 14 ore al giorno, sette giorni su sette e dormono in grandi camerate con altri bambini o su letti improvvisati con tavoli di plastica. Non c’è tempo per studiare e ancora meno per giocare, e questo li costringe a una vida di lavoro manuale e povertà.

Stando ai dati del censimento del 2014, Myat Noe è tra i circa 4,4 milioni di minorenni,  che non frequentano la scuola nel paese.

Nella classifica mondiale sul lavoro minorile la Birmania è al settimo posto, prima di India e Liberia. Le statistiche sembrano destinate a salire di pari passo con il boom economico che da quattro anni ha portato all’apertura di nuovi hotel, bar e fabbriche, che forniscono posti di lavoro, indipendentemente dalla età, nonostante la moltitudine di leggi sul lavoro esistenti.

Nel 2013 la Birmania ha ratificato la convenzione ILO 182 che vieta le forme peggiori di lavoro minorile come il lavoro forzato e il lavoro nel settore del sesso e delle armi.

Il governo dice di voler affrontare il problema, ma finché non verrà approvata una legge specifica, tutto questo non sarà possibile.

Ci sono varie organizzazioni che stanno cercando di far fronte a questa situazione con la realizzazione di progetti, come la MyME(Myanmar Mobile Education) che tiene delle lezioni nelle sale da tè dopo l’orario di lavoro a 600 bambini di Yangon e Mandalay, e la Scholarships for Street Kids, che paga ai genitori dei bambini il reddito che perdono non mandando i propri figli a lavorare.

La situazione però resta la stessa e tutti si chiedono quale sia il destino dei bambini birmani.