Myat Noe è
un bambino di 12 anni che corre fra i tavoli di un ristorante, prende ordini e
spazza mozziconi di sigaretta per 1$ al giorno.
Ci sono
milioni di bambini come Myat in Birmania, che è uno dei paesi con la maggior
presenza di sfruttamento minorile al mondo. Sta aumentando però la pressione
per l’attuazione di un cambiamento radicale.
A poche
settimane dalle elezioni dell’ 8 novembre, una coalizione di gruppi di attivisti
sta chiede l’apertura di un dibattito e sollecita i governanti a fornire alla
popolazione un’istruzione universale, obbligatoria e gratuita entro cinque
anni.
Ci si
aspetta grandi miglioramenti dopo le elezioni e la possibile vittoria adella
Lega Nazionale per la Democrazia di Aung San Suu Kyi che ha posto l’educazione
come punto cardine per la riduzione della povertà tra la popolazione, anche se
non ha avuto ancora modo di impegnarsi per tale obbiettivo.
Basta dare
una rapida occhiata alle strade di Yangon per capire che c’è ancora molto da
fare.
Le sale da
tè per la strada – luoghi affollati di tavoli e sedie di plastica frequentati
da fumatori incalliti- sono per lo più gestiti da bambini, alcuni di appena 7
anni.
“Io vengo
dalla campagna e devo aiutare i miei genitori perché non hanno soldi” queste
sono le parole di Myat Noe, il cui nome è stato cambiato per proteggere la sua
identità.
Come molti
dei bambini lavoratori a Yangon, Myat, fa parte di una delle povere minoranze
etniche della Birmania e lavora per 1$ al giorno da quando ha nove anni.
Questi
bambini spesso lavorano 14 ore al giorno, sette giorni su sette e dormono in
grandi camerate con altri bambini o su letti improvvisati con tavoli di
plastica. Non c’è tempo per studiare e ancora meno per giocare, e questo li
costringe a una vida di lavoro manuale e povertà.
Stando ai
dati del censimento del 2014, Myat Noe è tra i circa 4,4 milioni di minorenni, che non frequentano la scuola nel paese.
Nella
classifica mondiale sul lavoro minorile la Birmania è al settimo posto, prima
di India e Liberia. Le statistiche sembrano destinate a salire di pari passo
con il boom economico che da quattro anni ha portato all’apertura di nuovi
hotel, bar e fabbriche, che forniscono posti di lavoro, indipendentemente dalla
età, nonostante la moltitudine di leggi sul lavoro esistenti.
Nel 2013 la
Birmania ha ratificato la convenzione ILO 182 che vieta le forme peggiori di
lavoro minorile come il lavoro forzato e il lavoro nel settore del sesso e
delle armi.
Il governo dice
di voler affrontare il problema, ma finché non verrà approvata una legge specifica,
tutto questo non sarà possibile.
Ci sono
varie organizzazioni che stanno cercando di far fronte a questa situazione con
la realizzazione di progetti, come la MyME(Myanmar Mobile Education) che tiene
delle lezioni nelle sale da tè dopo l’orario di lavoro a 600 bambini di Yangon
e Mandalay, e la Scholarships for Street Kids, che paga ai genitori dei bambini
il reddito che perdono non mandando i propri figli a lavorare.
La situazione
però resta la stessa e tutti si chiedono quale sia il destino dei bambini birmani.